Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

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1.081 commenti

  1. Nemmeno io ho avuto una bella infanzia.
    Mio patrigno abusava continuamente di me, nell’ età di 10 anni circa. Mi resi conto che la cosa non mi piaceva, volevo che finisse ma niente, dopo molto tempo ha smesso. Non l’ ho dettolto a nessuno, nonostante mi perseguiti ogni giorno e ho sempre la tentazione, in un litigio di farlo, così perché imparidi, ma non posso. Non posso perché mia mamma è una persona divorziata e ri-sposata e non farei altro che causarle dolore. Forse è questa la vera ragione del perché non lo dico anche se lui mi ha detto di non dirlo a nessuno. Lo ammetto, non mi è mai piaciuto, e adesso ho un motivo in più per odiarlo. Aspetto un’ altra sun mossa e lo vado a dire alla mamma perché non c’è la faccio più. Spero di avere prove a sufficienza. Faccio bene ad aspettare una sua mossa o dovrei dirlo adesso? … è che vedo mia mamma così felice con lui….

    1. Author

      Gentile Elena,
      lei prova sentimenti molto comuni a chi ha vissuto una esperienza così tragica. Il senso di colpa, come se fosse stata complice e quindi il senso di responsabilità di distruggere la felicità di una persona a cui vuole bene. Il risultato è caricarsi di un fardello che certamente non ha scelto, nè voluto, ma che soprattutto non appartiene a lei. Non posso dirle io se aspettare, dire quello che sente o non dirlo. Posso suggerirle di indagare su questi suoi sentimenti prima, di chiedersi se davvero avrebbe la colpa del dolore di sua madre o se forse la responsabilità è di qualcun altro. Provare prima di tutto a trovare uno spazio per indagare su ciò che la tormenta.

  2. Salve dottoressa.
    Ultimamente, mia nonna 90enne è morta, lasciando 3 figli (il minore dei quali è mio padre), il marito, e oltre a ne altre 2 nipoti.
    Mia zia, la maggiore, ha preso male la sua morte. Piangeva e diceva di sentirsi in colpa per non essere stata abbastanza grata a mia nonna, e dal canto suo mia nonna – quando era in vita negli ultimi tempi – a volte piangeva domandandosi se mia zia le volesse bene. Avevano un rapporto molto complicato.
    Ieri mia cugina maggiore (che per inciso ha più di 25 anni) mi ha confessato che mia nonna, tempo addietro, le aveva confidato che mia zia aveva subito delle non meglio precisate “molestie sessuali” da parte di una persona di famiglia, ovvero un mio prozio, ormai defunto.
    Quest’uomo era il cognato di mia nonna, e, a quanto pare, un giorno mia nonna li lasciò soli per fare compere, e al suo ritorno trovò mia zia molto strana, tanto che le domandò cosa avesse (non pensando minimamente ad abusi sessuali). Mia zia (che aveva circa 12-13 anni) le riferì qualcosa circa suo zio,presumibilmente un dettaglio fisico di questi che non poteva conoscere e che portò mia nonna a capire che lui l’aveva molestata. Da allora mia nonna cercò di allontanare il più possibile suo cognato, ma non riferì mai a mio nonno dell’evento. So per certo che quest’uomo (che, essendo il mio prozio, ho anche conosciuto personalmente) voleva installarsi a casa loro, e mia nonna si oppose con vigore. Lui minacciava di suicidarsi se non gli avessero permesso di trasferirsi da loro, ma mia nonna si impuntò, ignorando queste minacce, e riuscì a convincere mio nonno a non farlo trasferire da loro
    Mia zia non parla mai di lui, non è mai andata a trovarlo e non è mai andata al funerale. Non sappiamo nemmeno se rammenta di questo episodio, potrebbe avwell rimosso. Vorrei aiutarla, ma non so come fare. Purtroppo con lei nessuno ha mai parlato di questo avvenimento, e allo stato attuale credo che peggiorerebbe solo la situazione…

    1. Author

      Gentile Daniele,
      comprendo il suo desiderio di essere di aiuto in questa situazione. La mente quando subisce un trauma agisce diversi meccanismi di difesa, il più delle volte molto massicci per proteggere l’integrità della salute mentale. Per questo è sempre bene, soprattutto per chi non ha gli strumenti adatti, non agire in alcun modo con interventi diretti sulla persona traumatizzata, se questa nega o non vuole affrontare l’argomento, poichè non è mai certo quali possano essere le conseguenze per l’equilibrio della mente di un approccio diretto.

      1. Salve dottoressa,
        Sono stata abusata da mio zio quando avevo 5 anni. Adesso ne ho 30 e mi sono accorta che reprimere questo episodio mi ha portata solamente a stare peggio, sempre di più con il passare degli anni.
        Sto sfogando la rabbia nell’alcool e sto mettendo a rischio la relazione con il mio compagno, che è preoccupato per i momenti di crollo psicologico che ultimamente sto avendo, che non sono affatto piacevoli. Sono preoccupata anche io..vorrei tanto uscirne ma non ci riesco

        1. Author

          Gentile Antonietta,
          provi a chiedere aiuto ad un professionista che possa supportarla nell’elaborazione di quanto accaduto e nella ripresa di una vita serena.

  3. Buonasera,
    mio marito ha 36 anni, e dopo molte difficoltà comportamentali che aveva, è riuscito a tirare fuori, dicendo di essere stato abusato all’età di 8 anni da un pedofilo, la cosa è durata fino all’adolescenza. Non l’ha mai detto a nessuno per paura di non essere creduto dai genitori, nonostante fossero evidenti da bimbo i pesanti sintomi, dovuti agli abusi. La mia domanda è, seguendo un percorso di psicoterapia, si guarisce completamente da una cosa del genere? e se decidessimo di avere dei figli, devo essere preoccupata che potrebbe avere atteggiamenti strani con i nostri ipotetici bambini?
    Grazie

    1. Author

      Gentile Anna,
      prima di tutto vorrei dirle che non trovo corretto usare la parola “guarire” nel caso di un trauma, poichè non si è affetti da una malattia o una patologia. Da una esperienza quale quella di un abuso si riportano delle ferite che vanno elaborate per aiutare la persona a lasciare che l’accaduto non influenzi più il decorso del presente e le sue relazioni con se stesso e con gli altri. Non si è dunque malati e non mi è possibile rispondere alla sua domanda nello specifico, non conoscendo suo marito. Consiglierei prima di tutto a lei di riflettere sulle paure e i dubbi che le sono sorti e sul come poterli affrontare per proseguire all’interno della sua relazione.

    2. Sono un ragazzo di 30 anni.Ho subito abusi sessuali da parte di un vicino di casa.Avevo circa 6-7 anni.Lui era adolescente,circa 15 anni.Ho sempre saputo di aver subito delle violenze,però non ho mai collegato i miei disagi,i miei stati ansiosi a questi episodi.Da diversi mesi pratico sedute di EMDR da un ottimo psicologo che mi sta aiutando a superare qusato trauma.La cosa più sconcertante è che la mia mente ha rimosso il vero nodo della questione.Ricordavo “solo”di essere stato obbligato a fare una violenza di tipo orale.In seduta è uscito che ho rimosso la parte della penetrazione.Ho sempre cercato una motivazione,soluzione,per quella sudorazione eccessiva che era accompagnata da forti stati di emotività ogni volta che dovevo uscire con amici,ragazze,fare ogni attività che non era stare a casa al sicuro.Gli effetti di uno stupro sono allucinanti.Io mi rivedo in quasi tutto quello che è descritto nell’articolo.Per essere chiaro:non riuscivo più a fare la spesa senza stare male,non riuscivo a stringere una mano,non riuscivo a fare l’amore e ad avere un’idea del sesso che non era associata al dolore o comunque ad una esperienza negativa.Ho notato grandi miglioramenti con le sedute,mi auguro che le cose continuino in questa direzione fino a raggiungere la calma e ad avere una vita soddisfacente.

      1. Anche mio marito aveva rimosso molte cose che ora stanno uscendo fuori, in 9 mesi di terapia è cambiato molto, non ha più attacchi di rabbia improvvisi (attacchi che spesso venivano fuori per motivi futili), si rapporta con le altre persone in maniera non più scorretta come faceva prima, ed è migliorata anche la nostra vita sessuale di coppia (prima invece si chudeva in bagno a riflettere ore sulla differenza dell’ avere rapporti quando lo si vuole e quando si viene costretti, cosa che ora non fa più), addirittura quello che noto ora, è che i suoi occhi sono diversi, sono più sereni e rilassati, prima che uscisse fuori la sua confessione, erano sempre tesi, preoccupati e ansiosi (cosa che si notano persino dalle fotografie, ecco forse perchè si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima). Concludo asserendo quindi che la psicoterapia sia secondo me l’unica cosa in grado di aiutare un’abusato, per poter continuare a vivere bisogna parlare dei propri problemi sempre, e mai tenerseli nascosti, diventano solo delle macchie oscure che ti fanno vivere male. Tutti abbiamo il diritto ad avere una vita serena

  4. A me la rabbia viene perché la mamma non mi credeva. .e in più o preso uno schiaffo perché mancavo di rispetto al caro vicino di casa tanto stimato..ma non mi sono più fatta toccare e appena mi vedeva e cercava di avvicinarsi con la scusa che dovevo giocare con il suo cane gli tiravo le pietre..e un’altra occasione lo fatto cadere dal motorino quando passava davanti casa ..avevo fatto una trappola di pietre affinché potesse cadere…lui andò da mia mamma a reclamare…ma io dissi che se lo meritava perché era sporco .mia mamma poi si accorse di qualcosa e gli disse di stare alla larga dalle mie bambine e disse anou di non andare più a giocare dalla parte di casa sua…però mi rimane il disgusto di quelle avanz inerenti al sesso …o il mettere la mano sotto la gonnella con la scusa di fare una carezza…tutto mi fa rabbia contro i miei genitori xké non volenano capire e nn mi anno educato per far fronte a eventuali molestie…o imparato da sola perché da bimba ero da sola..io alle mie figlie o dato molto di più …

    1. Author

      Gentile Antonietta,
      purtroppo nelle storie di abuso la parte più dolorosa è la solitudine in cui versano spesso i bambini che tentano di parlare di quanto stanno vivendo agli adulti e non riescono a farsi ascoltare o capire. Mi rincresce che la sua storia sia una di quelle e comprendo la rabbia che prova, ma uno degli aspetti che è più utile affrontare in ogni storia di rielaborazione e cura dal trauma dell’abuso, è proprio questo. E’ importante capire ed approfondire perchè non vi sia stato il supporto, per dargli un significato utile. Non sempre le risposte che si hanno al principio sono quelle giuste e trovarne di più adatte può contribuire a sanare la sofferenza.

  5. Buon giorno.
    Ero una bambina quando mia zia (sorella di mia madre) si risposo’ con “Tizio”. Ha una figlia della mia età e capitava spesso che si passasse del tempo insieme, sopratutto d’estate. Non ricordo quanti anni avessi quando ha cominciato ma ricordo che ha smesso quando io divenni maggiorenne e cominciai a tenerlo lontano da me. Es. Ogni maledetto natale in famiglia lui era li… io nella mia stanza da letto a porta chiusa pregando di non doverlo neanche salutare, c era qualcosa di molto sbagliato anche in quell’ azione, il modo in cui ti abbracciava.Molti episodi so per certo di averli eliminati ma non quelli che mi sono ritrovata a raccontare più spesso alla mia migliore amica ai miei fratelli anche a mia madre Ma nonostante anche lei da piccola avesse subito molestie in quell occasione non mi fu molto di supporto considerando che disse “bhe magari lo fa per affetto”. Un tizio che ti mette in macchina per farti vedere il suo nuovo cane per poi toccarti il seno dicendo sbalordito “ah porti il reggiseno”. Troppo piccola per quello!? Ed altri episodi simili.. ora ho 26 anni, ho un compagno e una nipote di 5anni che e’ una bambolina e quando ce lui nei paraggi non la perdo un secondo! Le scrivo per avere un consiglio. Sono arrabbiata lo sono sempre e sono anni che mi porto dietro questo bagaglio ora voglio dire basta voglio che questa storia venga fuori voglio che la mia famiglia sappia!! Ma per fare questo è inevitabile colpire anche mia zia. Quello stronzo è con le palle al vento a Tenerife e io non avrò pace finché non si saprà.. è la tipica persona che sembra tanto brava e tanto pulita e questo è uno dei miei timori il non essere creduta o che la faccenda non venga presa sul serio. Grazie in anticipo.

    1. Author

      Gentile Anilai,
      la rabbia è un sentimento molto importante da valutare nelle storie di abuso. E’ necessario fare sempre molta attenzione nella gestione di questa emozione poichè spesso espone la persona a situazioni che invece di sanare il senso di ingiustizia provato, lo compromettono ancora di più.
      Non è mio compito dirle cosa fare e come nei confronti del suo abusante, ma posso suggerirle di chiedersi sempre se sia utile per lei e ricordarsi di proteggere se stessa come priorità assoluta.

  6. Quando ha subire e’ una bambina di 3 anni…. Oggi ha 8anni e nel corso di questi anni ha avuto molti danni psicologici da anoressia tosse molto persistente andare 200volte al giorno in bagno e tanto altro allora non mi accorsi di niente ad oggi mi sono accorta di tante cose e ci sto lavorando.barbara

  7. Buonasera
    All’età di sei anni, se non ricordo male, passavo spesso i sabati pomeriggio da mia zia, la quale aveva un figlio di 14 anni all’epoca, con cui giocavo spesso. Ricordo molto bene che ad un tratto volle molestarmi, per poi poter giocare alla PlayStation con lui. Ero molto piccola, tuttavia ricordo che lo facevo e in seguito provavo una forte sensazione di.. vergogna?! Dopo qualche mese trovai il “coraggio” di dirlo a mia madre e a mia zia dopo che lui provò a farlo per l’ennesima volta, dissi ” X mi fa toccare il suo coso..” La reazione: mia madre che mi portò immediatamente via, mia zia che urlava a mio cugino e solo qualche anno dopo scoprì l’esistenza di una lettera di scuse da parte di mio cugino a mio padre, il quale era veramente furibondo e cercò di non farmi più andare da mia zia per molto tempo. Tuttavia mia zia era quella che si ritiene “preferita” quindi fu difficile.
    Crescendo, ogni volta che andavo da lei, cercavo in ogni modo di evitare mio cugino. Il punto è che ritengo che questo mio “passato” mi abbia reso precoce e particolarmente interessata alla sessualità.
    Ho avuto il mio primo rapporto completo a 15 anni, ma già dai 14 avevo iniziato a “divertirmi” con un paio di ragazzi.La sensazione era sempre stata quel disgusto che provavo da piccola. Con il passare degli anni questa sensazione è diventata insignificante, la mia vita sessuale è attualmente attiva e gratificante. Ho avuto parecchi ragazzi e forti problemi di autostima, sono stata seguita dalla psicologa della scuola per tre anni, ma mai ho aperto questo argomento.. penso sempre che se ne parlassi passerei per vittima perché oramai è passato così tanto tempo che la cosa non dovrebbe più toccarmi.
    Tuttavia mi sembra di capire che probabilmente in qualcosa della mia vita, questo evento ha influito.
    Lei cosa ne pensa?

    1. Author

      Gentile Alessia,
      il miglior interprete di se stessi è sempre la persona interessata. Non posso parlare per lei o per il suo caso specifico, perchè non ho gli elementi e la conoscenza giusta per farlo. Posso dirle che il trovarsi a leggere questo articolo e aver riflettuto su quanto le sia accaduto, è sicuramente l’indizio di un dubbio che varrebbe la pena approfondire.
      In realtà parlare degli abusi subiti, anche in età adulta, è molto utile ad elaborarli e sciogliere i nodi che essi hanno originato. Chiunque abbia subito un abuso è una vittima, ma questa non è una parola che reca vergogna o disonore, serve a capire che si è subito un danno e che questo merita di essere riparato.

      1. Dottoressa questa sera mio figlio di 4 anni mi ha detto che il suo cugino preferito di 14 ha abusato di lui. Non so proprio come comportarmi, sono disperata, per cortesia mi dica cosa fare.

        1. Author

          Gentile Lucia,
          non è mio compito dirle cosa fare. Posso solo suggerirle di far visitare suo figlio da un pediatra e da un professionista della salute mentale per accertarsi delle condizioni di salute fisica e psichica di suo figlio. In seguito starà a lei scegliere come procedere, se con una denuncia al ragazzo responsabile, oppure con un’azione di confronto con la famiglia del ragazzo e con lui, per capire cosa sia accaduto e quindi cosa fare – trattandosi di minore anche nel caso dell’abusante.

  8. Buonasera, ho letto tutte le testimonianze e mi sono state di grande aiuto…sto cercando di capire e risolvere un grosso nodo famigliare. La cosa riguarda mia mamma, di 56 anni che all’età di 7 ha subito abusi da parte del padre, mio nonno. Questo segreto è venuto fuori solo un paio d’anni, cosa che so solo io e pochissimi altri. Da allora la vita è continuata normalmente. Poche cene di famiglia ed un rapporto affiatato tra loro due che ho iniziato ad osservare…penso che in alcuni casi la vittima resti per sempre in uno stato di ambivalenza di sentimenti nei confronti dell’abusante. Senza entrare nei dettagli. Non so come comportarmi, non voglio più vederlo…tanto meno vicino a mia mamma. Ma è la mia famiglia e credo debba essere lei in prima persona a far qualcosa. Ho paura di scoppiare, provo compassione e forte disgusto per entrambi. Grazie per lo spazio ed per l’eventuale commento. Grazie

    1. Author

      Gentile Elena,
      certamente ha ragione quando intuisce nel rapporto che lega suo nonno a sua madre una sorta di complessa ambivalenza, elemento che spesso fa parte delle storie di abuso. Si prenda del tempo per capire cosa questi sentimenti significano e quanto incidano su di lei personalmente e come mai.
      Intendo dire, giacché non le è possibile entrare nel merito dell’esperienza di sua madre, che ciò che conta sono le ripercussioni dell’accaduto sul suo vissuto emotivo e il rifiuto che sta sentendo in merito ad esso.

  9. Ciao dottoressa,
    Alle età di 7 anni circa ho avuto, se si può chiamare così, un abuso sessuale visivo.
    Il paese dove abito è piccolino, quel giorno andai all’edicola con mia sorella e un’amica; sulla strada di ritorno si formò un ragazzo giovane in macchina chiedendoci informazioni stradali, noi tre si fece finta di dare informazioni però dopo poco che avevamo iniziato a parlare notai l’organo maschile al di fuori dei pantaloni, lo notai io dopo di che la mia amica invece mia sorella ignara di tutto (a quanto dice oggi). Questo ragazzo dopo aver finito di parlare e dopo aver visto le nostre facce ci salutò e continuò per la sua strada. Mi ricordo ancora il colore del veicolo, blu.
    Io vorrei sapere, ad oggi che ho 23 anni ho difficoltà ad approciarmi con ragazze e ho solo amiche donne non ho amicizie maschili e ne sento la mancanza, sto mettendo in dubbio la mia sessualità provando qualcosa per gli uomini, il mio solito sesso. Non ho mai avuto relazioni ne altro. Questo squilibrio da cosa può essere dovuto? Grazie

    1. Author

      Gentile Kevin,
      non posso rispondere in questa sede ad una domanda che implica una conoscenza approfondita della sua storia – conoscenza che ovviamente non ho.
      Posso dirle che un episodio del genere certamente può aver influito sul corso del suo sviluppo, ma non so dirle quanto e come. La sua vita è molto più complessa di un singolo episodio ed è composta da molte altre esperienze che assieme hanno dato il risultato che oggi vive. Fa sempre fede in questi casi il come si sente: se percepisce che vi sia nella sua vita uno squilibrio, sarebbe bene approfondire di cosa si tratti per alleviare il suo stato emotivo.

  10. Buongiorno d-ssa.
    Ho letto le brutte esperienze di vita,e credo che purttroppo di adulti (di conseguenza ank i bambini) che vivono questi traumi ogni giorno delle loro vite sia veramente molto di piu di quanto ci si po imaginare.
    Purttoppo anche io sono una di loro

    Vi scrivo per l instinto e rabbia k mi scatena ogni volta questo argomento.
    Ho 30,e per circa 10anni (5/15) o “sopravisuto”a questi episodi fregventi di violenzze complette in famiglia da mio padre e non solo…..che cominciavano con violenza fisica x poi poter piu facile completare il resto….

    E stato l inizio del mio incubo di vita,vivo mallissimo oggi o visuto mallissimo sempre e credo k cosi sara il mio vivere,un sopravivete,o tentato ripetutamente il suicidio,e lo penso spesso di farlo.

    Vuoglio solo chiedere cortesemente, la sua opinione da profesionista,ma sopratutto personale (dalle sue magari esperienze personale di ogni tipo di violenza subita nella vita,se li a avuti),qualle sia il rimedio,l ‘aiuto piu efficace che lo poteamo dare a noi stessi?

    Cosa dovrei,potrei fare per poter vivere almeno un po meglio.
    Con tutto rispetto non mi consigliate terapie dai specialisti.

    Vi rigrazio in anticipo dalla risposta!

    1. Author

      Gentilissima,
      proprio perchè lavoro in questo ambito e non per deformazione professionale, il miglior consiglio che posso dare a chi ha subito un abuso è di provare ad affidarsi a qualcuno. Un esperto può aiutare a fare chiarezza su cosa sia accaduto e sistemare alcune false credenze che la mente attua per sopravvivere ad una esperienza simile. Dunque rivolgersi ad uno specialista resta il suggerimento migliore che posso darle, poichè da soli è molto complesso correggere il danno che ha creato, una volta che l’esperienza traumatica ha svolto il suo corso e non è stata elaborata, come nel suo caso. Comprendo la diffidenza e il rifiuto di farsi aiutare, ma il provare da sola a liberarsi di queste preoccupazioni senza avere successo, è già una risposta al fatto che non è la strada giusta da seguire e che non esistono purtroppo frasi o formule da consegnare per porre rimedio al dramma che ha vissuto.

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