Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

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1.079 commenti

  1. Ho 26 anni quando ero bambino circa 4/5a elementare mia madre mi lasció a casa di una vicina dopo il lavoro per nonfarmi restare solo. Questa signora di tanto in tanto aveva un nipote a trovarla.
    Un giorno lei esce io rimango solo con questo avra avuto 15 anni credo. Giocava ad un gioco di golf sul computer con un joistick. Io mi annoiavo volevo giocare. Lui lo tira fuori e mi fa credere che sto qua controlla l omino del gioco. Io non capivo poi qualcosa ho intuito guardando la sua faccia ed ho smesso. Mi convinceva a continuare a giocare io dissi di no . Poi mi mise sulle sue gambe con quello vero a giocare. Poco dopo entra la nonna . Grazie a dio senno non so che sarebbe successo. Mi ricordo che era incazzata come pochi. Poi lei esce in lacrime mi accarezza e mi da dei cioccolatini delle caramelle.
    Oggi ho difficolta a relazionarmi con la gente, non ho la minima idea di che dire per fare amicizia, non mi fido di nessuno e penso che tutti mi vogliano raggirare prendere ingiro fregarmi. Sempre avuto ragazze poi dopo anni quando ne avevo 18 circa mi é venuto fuori tutto prima non ricordavo. Da li ho avuto sensibilita quando qualcuno mi dava del gay anche solo per scherzo tra amici mi ci si arrovella il cervello mi ci imparanoio.
    Solo mio padre sa di sta cosa e la mia ex ragazza e il mio medico curante. Non so dovrei parlarne con uno psicologo di nuovo (ci sono gia stato,andavo li parlavo e stavo male mi veniva il magone, uscivo mi sentivo un dio. Pero poi stavo peggio e come una droga mi faceva stare bene per poi farmi male cosi ho smesso).
    Oggi la gente pensa che sono gay perche reagisco male quando mi ci chiamano. Ci sto lavorando su ci inizio a scherzare. Ma e cosi uguale al lavoro seriamente come con gli amici quando si cazzeggia.
    Ps: ultima nota. So che sto qua ora lavora fa il medico e ha figli. Indovinate cosa . Pediatra… Da denuciare? Voglio un po di normalita e basta. E che non faccia altri danni ad altri

    1. Author

      Gentile Lorenzo,
      grazie per la sua testimonianza. Certamente le direi di ritentare con un supporto. Purtroppo spesso alcune esperienze di psicoterapia risultano inefficaci o poco utili a chi ne usufruisce, il problema sorge quando si dà a quella esperienza non riuscita un ruolo cruciale nella convinzione di non poter essere aiutati e quindi di risolvere il proprio malessere. Colui che ne esce danneggiato è la persona che perde la fiducia di essere compreso ed aiutato. Consiglio quindi di riprovare e cercare un professionista con il quale ci si sente a proprio agio per risolvere questi disagi al meglio e di parlare apertamente di quanto prova quando affronta queste tematiche. Non abbia paura di stare male, poichè è un passaggio necessario per liberarsi delle brutte emozioni provate durante l’accaduto.

  2. Salve, mi chiamo Giulia e ho 22 anni. Sono una studentessa di psicologia, ho finito il terzo anno e attualmente sto tentando di laurearmi. La mia tesi si basa sul PTSD e sull’eventuale cura.
    Mi chiedevo se vi fossero differenze tra bambini e adulti duranre il trauma e se le cure avessero effetti diversi e in che modo.
    Grazie per la disponibilita’.

    1. Author

      Gentile Giulia,
      certamente vi sono delle differenze, se considera che un trauma in età evolutiva è potenzialmente più dannoso di uno in età adulta.
      Ovviamente se si interviene tempestivamente sul trauma, a qualsiasi età, si hanno maggiori probabilità che esso non porti danni troppo gravosi per il sistema nervoso. Per lo stesso motivo, lavorare con un bambino traumatizzato ha più possibilità di ridurre i fattori di rischio sullo sviluppo, di quanto non si possa fare con un adulto che ha subito un trauma infantile.
      In entrambi i casi è però possibile intervenire con successo se si conoscono bene gli effetti e le possibilità di cura, ma serviranno approcci differenti.

    2. Salve,sono un ragazzo di 16 anni l’anno scorso ho avuto un debito di “erba”con un pakistano,non avevo soldi mi aveva chiesto di baciarlo sennò avrei pagato duramente,accettai,era quello che voleva da quel giorno in poi mi ha chiesto sempre di più finché oggi mi ha chiesto di fargli un p…… Perche così chiudevamo la faccenda mai io Non so che fare e piu di un anno che va avanti questa storia è diventata una ossessione non so che fare ho problemi in famiglia rispondo male non mangio quasi mai non esco spesso ho il terrore che qualcuno venga a sapere il fatto mi terrorizza l’idea ho tentato più volte il suicidio

      1. Author

        Gentile Thomas,
        lei è in difficoltà e molto giovane. Conosce un adulto, in famiglia o ad esempio scuola o in qualsiasi altro contesto da lei frequentato, di cui si fida e a cui può chiedere aiuto? Sarebbe molto importante che lei trovi la forza di parlarne e di farsi aiutare, poichè c’è sempre una via di uscita anche quando non se ne vedono all’orizzonte. Se non ha una persona di cui sente possa fidarsi, può rivolgersi ad un consultorio o un associazione nella sua zona che possa occuparsi di lei? Non si perda d’animo e trovi la forza di chiedere una mano, è la via più adeguata per uscire dalla sensazione di vicolo cieco in cui si trova e ritrovare un po’ di speranza. Non è solo e le persone che ha accanto sono la risorsa migliore cui può attingere.

  3. Avevo appena finito la 3 media, estate, io e le mie amiche eravamo sempre al mare e alla sera gelato nella piazza del paese. Incontriamo questi ragazzi, villeggianti, più grandi sui 18 anni, erano interessati a noi, andavamo insieme al mare. Una sera io e una mia amica accettiamo di salire da loro. Io ero totalmente inconsapevole di quello che sarebbe successo. La mia amica va in una stanza, io in un’altra con Lui. Mi dice di spogliarmi e di stare zitta, e io lo faccio, mi spoglio, ricordo che lui non volle farmi togliere le scarpe, dei sandali alla schiava bianchi. E così ho aspettato, ferma, in silenzio che lui finisse. Finito, prendo la mia amica e vado via. Ricordo che avevo paura di essere rimasta incinta, provavo vergogna, mi sentivo sporca. Dopo un po di giorni ritorniamo sulla spiaggia di sempre insieme a tutti gli amici, un ragazzo del gruppo viene da me e dice ” Lui ci ha detto che ti ha sverginata, ti sentivamo tutti urlare”. In quel momento volevo morire. Lo sapevano tutti, Lui andava fiero di aver fatto quello che aveva fatto ad una ragazzina di 11 anni. La Troia ero io. Non so come ho fatto ad andare avanti, ho cercato di rimuovere tutto. Ancora oggi non so se si sia trattato di un abuso, se sia stata colpa mia perchè non ho avuto la forza di buttarlo via e andarmene, Non ne ho mai parlato con nessuno, mai. Oggi il gossip è pieno di ragazze che stanno denunciando gli abusi. Io le ammiro perchè hanno un coraggio enorme, coraggio che io in 26 anni non ho avuto con nessuno, ne con i miei genitori ne con il mio compagno. Non so neanche perchè lo stia scrivendo ora e qui. Forse per buttare fuori un po di veleno. Non so neanche se qualcuno mi leggerà, però mi sento già un pò meglio. S.

    1. Author

      Gentile Sara,
      sono certa che il coraggio in queste storie ha delle sfumature molteplici. Il coraggio sta nel sopravvivere a queste esperienze traumatiche terribili, nel trovare un modo di chiedere appoggio, anche se più tardi. Ogni persona ha bisogno del suo tempo che mai deve essere usato per sentirsi ancora più colpevoli. Oggi ad esempio ha avuto coraggio nello scrivere questa sua forte storia, spero che ne abbia ancora un po’ per provare a trovare uno spazio di riflessione utile a sistemare queste emozioni contrastanti e a dargli il giusto significato.

  4. Gentile dottoressa,
    Ho 16 anni e frequento già una psicologa, é da un anno a questa parte che ho nella mia testa l’idea di aver subito un abuso sessuale infantile, mi creda sto prendendo un ossessione, ho tutte le conseguenze: soffro di fobia sociale, cambio umore spesso, scarsa capacità di relazione e soprattutto ho una sessualità compromessa, mi fa paura vedere un sesso maschile. Però non ricordo niente, eppure ho questa strana sensazione, questa sera mi è venuto in mente un episodio, ero con mio cugino (tra i 6 e i 9 anni) e lui mi fa vedere il suo pene e mi chiede di vedere il mio organo sessuale, e poi non ricordo più niente, non so se si tratti di questo episodio o di un altro, so soltanto che quando ero piccola mi masturbavo (non sapendo cosa facevo), sto impazzendo mi sento spesso confusa e sola.

    1. Author

      Gentile Sofia,
      se è seguita da una collega, provi a raccontare a lei cosa sta provando e i suoi timori e vedrà che assieme, se si trova bene e sente a proprio agio, potrete fare chiarezza. Come può leggere qui, tra i molti commenti, non è sola nella sua paura e quindi anche nella possibilità di affrontarla e risolverla.

  5. Buongiorno dottoressa, non so neanche bene cosa scriverle, ma dopo anni ed anni, quasi 20, mi è tornato in mente un “abuso” subito da piccola. Da mio fratello maggiore di 7 anni (con cui andiamo molto d’accordo, che io stimo profondamente e a cui voglio davvero bene).
    Non so neanche se definirlo tale, perché non c’è mai stata penetrazione che io ricordi.
    I ricordi comunque sono confusi, anche dal punto di vista temporale, non ricordo esattamente per quanto tempo sia avvenuto, non era una cosa continuativa, succedeva qualche volta e ricordo solo qualche episodio e circostanza.
    Tutto ciò mi è tornato in mente dopo un trauma subito quest’anno e adesso non riesco a smettere di pensarci..
    Non so come comportami, vorrei un consiglio. Pensavo di contattare una psicologa e provare ad aprirmi, così da raccontare questa storia a qualcuno e liberarmi di questo brutto trauma.
    Sono stata bulimica per anni, una volta scoperta ci ho messo tutta la mia volontà per smettere, senza mai capire il perché di questa cosa per me davvero vergognosa.
    Ero riuscita a smettere, ma dopo il trauma di quest’anno, mi è successo qualche volta di ricaderci.
    Non voglio vivere la mia vita pensando di affrontare in questo modo i problemi. Questa non è certamente una soluzione.
    Grazie, davvero.

    1. Author

      Gentile Rossana,
      non posso che appoggiare la sua idea di provare a lavorare su questo accaduto e capire come e quanto abbia influito sulla sua vita. Le auguro di poter riuscire a fare chiarezza in merito.

  6. Gentile dottoressa,
    ho 46 anni. Ricordo come reale che bambina di 4 anni mio padre per farmi provare piacere mi metteva a gambe aperte sotto il getto forte della doccia. A 6 anni, mi addormentavo sperando di dormire per sempre. Piangevo spesso per una tristezza infinita. Ereo una bambina, che definivano malinconica. Mia sorella ha detto, non a me, che ho subito violenze. Sognavo, e sogno ancora leoni agressivi, mandrie che mi calpestavano, mio padre mi guarda mentre mi masturbo. A 9 anni ho subito abusi veri e propri. Oggi, nelle mie fantasie erotiche sogno di essere presa contro la mia volontà. E’ un desiderio che mi mette molto a disagio. L’abbraccio di mio padre mi pietrifica ancor oggi. La ringrazio se vorrà esprimermi la sua opinione

    1. Author

      Gentile Katia,
      spiace sempre leggere queste storie di grande sofferenza. Lei sembra però avere una buona percezione di sè e dell’accaduto, quindi sarebbe opportuno che dedichi uno spazio per riflettere su questa storia e la sua sofferenza, in modo da poter sentire di aver ripreso una sua direzione e non di vivere in balia di questa esperienza traumatica.

  7. Gentile dottoressa,
    vorrei porle un quesito. È possibile che il bambino, una volta cresciuto lo associ ad un sogno e che poi con l’età adulta non riesca più a comprendere se si sia trattato di un sogno o se invece è accaduto realmente?
    La scena è vivida, impressa nella mente. C’è sempre stata, ma rimaneva chiusa, relegata nella mente e catalogata come una cosa di futile importanza.
    Cordiali saluti

    1. Author

      Gentile Miriam,
      le rispondo premettendo che sto valutando la domanda in generale e che, se si riferisce ad un caso specifico, è sempre necessario andare a valutare caso per caso se possa o meno essere questa la risposta giusta.
      Detto ciò, è certamente possibile che, nel caso dell’abuso – quindi di una una esperienza traumatica che avviene in una fase evolutiva – lo si dissoci dal resto della propria storia in modo da confondere i piani della realtà o fantasia. In questi casi il ricordo viene rimosso o spostato in un’altra “dimensione”: percepito spesso come “fantastico”, sotto forma di sogni o fantasie, per alleviarne gli effetti emotivi altamente pericolosi per la mente. Per chiarezza, è bene dire che si può verificare anche il contrario, ovvero che si pensi di aver vissuto una reale esperienza traumatica, quando essa è stata invece immaginata – mi riferisco sempre ai ricordi infantili che possono confondersi spesso sempre per rispondere a degli stimoli emotivi complessi.
      Proprio per la complessità di tale materia, è sempre necessario andare ad approfondire di volta in volta le storie peculiari di ognuno.

  8. Salve sono un uomo ho 46 anni, quando avevo 6 anni ho subito abusi sessuali da un cugino di due anni piu grande ma molto piu sveglio di me, in quanto io di sesso non ne sapevo nulla, figuriamoci fra due persone dello stesso sesso, senza contare il mio carattere timido e introverso. Durante la crescita ho continuato a procurarmi piacere sessuale da solo con oggetti fallici, riproducendo quella sesazione, spesso penso per procurarmi del male, masochismo. Mi piacciono le donne e molto devo dire, ma ogni tanto esce fuori questa parte di me che mi trasforma in un desiderio a volte molto forte da doverlo fare per forza e con violenza. Ho avuto anche rapporti omossesuali, ma a volte era piu l’idea a piacermi, che l’atto in se. E come se mi volessi far del male, ma provo anche piacere. Quello che mi chiedo è se sono gay o no, o se posso essere un uomo normale curandomi..anche perche ho una compagna, la quale non sa nulla.

    1. Author

      Gentile Marco,
      quello che vive è un disagio, non una malattia da cui guarire o meno, che probabilmente è anche legato alla sua storia di abuso. Purtroppo non mi è possibile senza conoscerla rispondere più approfonditamente alle importanti domande che si sta ponendo. Se ci sono dei tormenti, dubbi o si sente che c’è un problema che ci impedisce di vivere serenamente, è molto importante approfondire ed è quello che in questi casi suggerisco caldamente. A maggior ragione quando c’è una storia così traumatica alle spalle che altrimenti resta “irrisolta” e necessita invece di essere elaborata.

  9. Salve, all età di 18 anni mi è stato detto da mia mamma che ad 1 anno ha scoperto e interrotto subito atteggiamenti strani nel letto col papà di mio padre. Dopo un mio urlo durante un pomeriggio in cui lui aveva l’ abitudine di addormentarsi nel letto con me , mamma decise di non portarmi più in quella casa.
    Penso me l’abbia detto per togliersi un segreto che le pesava.
    Un anno fa, non ricordo in quale momento, mi è tornato in ricordo un avvenimento che avevo rimosso: avevo 7/8 anni e ho la scena nitida di mio
    Cugino coetaneo che mi toccava le parti intime.
    L’avevo rimosso di nuovo ma stasera mi è tornato in mente di colpo.
    Non L ho mai detto a nessuno fino a stasera che l’ Ho detto al mio fidanzato: avevo bisogno di sfogarmi
    Sono stata con attacchi di panico, divento aggressiva, piango spesso, mi deprimo facilmente.

    Mi aiuti , la prego.

    1. Author

      Gentile Valeria,
      posso in questa sede dirle che se c’è la volontà e la motivazione di affrontare il proprio passato, è certamente possibile essere aiutati, in contesti appropriati e con persone di cui si sente di potersi fidare. Provi, come ha già fatto qui, ad aprirsi e a chiedere supporto.

  10. Gentile dottoressa,
    Conosco mio marito da 5 anni. Pochi giorni fa mi ha confessato di aver subito un abuso dal fratello maggiore (di circa 12-13 anni) all’età di 7 anni. Pare che non abbia mai raccontato l’accaduto a nessuno prima, sia per vergogna, per timore di ripercussioni gravi sul fratello da parte del padre, che per non denigrare il fratello a cui era molto legato. Sono stati 3 eventi ed al terzo ha minacciato il fratello di smetterla altrimenti ne avrebbe parlato al padre.
    Questo evento ha sicuramente segnato la sua vita dato che in 32 anni è la prima volte che ne parla. Soffre di tutte le patologie descritte sopra, soprattutto: depressione, disturbi alimentari, attacchi di panico, disturbi della personalità, sessualità compromessa.
    Ha già affrontato sedute di psicoterapia, visite con psicologi e psichiatri ma mi ha detto che non ha mai menzionato l’argomento e non intende farlo, soprattutto perché non crede ci sia soluzione. Con rabbia ha detto che l’unica soluzione che ha trovato in tutti questi anni è che la cosa che lo farebbe star meglio è che suo fratello subisca quello che ha subito lui…
    Anche io come qualcun altro menzionava in un racconto, ho avuto qualche ora post confessione in cui avvertivo un lieve rigetto per mio marito, ma è durato poco. Nel pomeriggio però si è improvvisamente rasato la barba.
    Comunque, come posso suggerire in modo garbato ma deciso a mio marito ad aprirsi finalmente con uno specialista? Perché non credo ci siano molte alternative nel suo caso, è molto fermo sul fatto di non aprirsi ai suoi genitori (non sono stati mai molto presenti) e ora che sono relativamente anziani, non vuole dargli un dispiacere.
    Io posso solo essere presente anche se mi ha anche detto che non vorrebbe più toccare l’argomento…io però son sicura che parlarne con uno specialista possa sbloccare tutta una serie di cose…
    Grazie, cordiali saluti

    1. Author

      Gentilissima,
      purtroppo la mia risposta in questi casi è sempre la stessa. Non c’è un modo utile e vincente per consigliare ad una persona di farsi aiutare se questa non ha fiducia, nè motivazione nel farlo. Per quanto la perdita di speranza sia comprensibile, soprattutto in chi ha subito un abuso così grave, se la persona non riesce a reagire a questo sentimento e ha desiderio di trovare una soluzione costruttiva, è poco probabile che possa giovare di un aiuto. Può però continuare a tentare, per quanto lei ritenga utile e giusto, di suggerirlo, poichè certamente questo non è dannoso e forse un giorno potrebbe riuscire a far breccia.

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