Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

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1.081 commenti

  1. Gentile dott.ssa, sono un marito di una donna abusata dal fratello in giovane età, dagli 8 ai 12 13 anni presumo. La madre non la ha aiutata il padre neanche. Dopo 11 anni di fidanzamento ci siamo sposati. Da subito ansia e depressione. Poi la verità, e anche che lei prima di conoscermi, conduceva una vita dissolta. Sposati da 10 anni fin da subito mi ha fatto vivere con spietatezza l’esperienza dell’abbandono per 10 11 volte affermando che la causa del suo malessere è il matrimonio andando a vivere nella stessa casa dove c’era anche suo fratello. Mi accusa di essere stato io, sposandola a farle ricordare quegli episodi. Mi dice che non vale nulla.. Che sarebbe meglio che lei stessa non esistesse, e che non vede altro che buio. La sorella maggiore ha sempre saputo. Il fratello è morto da quattro anni, la madre ed il padre da almeno 14 anni. Sono rimaste le 4 sorelle e i 2 fratelli. Ha sempre tentare di farsi lasciare.. Ora dopo un litigio è andata a vivere di nuovo a casa della sorella, tra l’altro nella indigenza più assoluta. Mi dice sempre che sono una perla di persona, ma che lei vede buio e non è adatta a me e a fare la moglie. Dalla sua psichiatra vuole solo farmaci. Vuole dormire sempre, e non vuole parlare con lei dei suoi problemi che evidentemente non accetta. Che posso fare? Io la amo. Lei non accetta i legami e le responsabilità. Perché fa così? Da fidanzati mai un problema. È come se fosse rimasta indietro e bambina. Vuole convincersi che la sorella non è come la madre? Che ha una famiglia? Loro sono stati sempre assenti anche quando li abbiamo messi al corrente 10 anni fa. Come posso superare questo problema? Sto male anche io. Non voglio lasciarla.. Voglio stare con lei ed aiutarla. Come si può aiutare una moglie che parla di separazione, ed che vede come unico rimedio solo l’oblio e lautolesionismo? Da piccola.ha tentato anche il suicidio, è lo ha pensato anche da sposata. Grazie.

    1. Author

      Gentile Giuseppe,
      anche per lei, come per gli altri compagni delle vittime di abuso, rispondo allo stesso modo. Purtroppo non c’è qualcosa che può fare un compagno di vita per sollevare dal dolore di un trauma la persona che ama. Stare accanto e mostrare comprensione e pazienza è la sola cosa che può giovare. Faccio spesso questo esempio per aiutare a comprendere meglio. Se una persona si ammala, chi le sta accanto la porta da un medico e non pensa a come poterla guarire, perchè sa di non avere le competenze adeguate; così è per le ferite della mente, specialmente se di origine traumatica.
      Per il resto, sua moglie sembra avere davvero problematiche importanti che necessiterebbero un supporto adeguato in sede appropriata.
      Ma sta esclusivamente a lei trovare la volontà e la motivazione di voler affrontare il trauma. Accettare questo è complesso ma fondamentale per chi vive accanto a queste persone.

    2. Gentile Dott.ssa, La ringrazio di cuore. Come Lei comprendera, e’ dura’ vivere con una moglie quasi anafettiva. Io comprendo mia moglie, ma ho rabbia nei suoi confronti. Cercare l’aiuto da una sorella che si e’ conformata ai genitori, non mi sembra una mossa intelligente. Non ci sono piu’ le condizioni di quando era bimba. Ora dovrebbe essere lei ad aiutarsi e farsi aiutare anche da me. Lasciarla potrebbe essere deleterio. Mi vuole nella sua vita in un modo o nell’altro. E anche io. Che situazione!!!

      1. Author

        Gentile Giuseppe,
        per aiutarla a comprendere meglio, posso dirle che quando si tratta di queste situazioni traumatiche, in realtà si è intrappolati proprio in vecchie dinamiche infantili. Sono nodi irrisolti in cui si continua a girare a vuoto proprio perchè non si ha la capacità di dare un significato differente a cosa sia accaduto e si tenta di risolvere il problema ripetendo all’infinito lo stesso circuito – quindi si, è come se apparisse bambina ma non ha altra scelta, nè possibilità di realizzare cosa stia facendo. Per questo è molto importante che ci sia un lavoro che aiuti proprio a dare un significato nuovo al passato e quindi a trovare altre vie. Lavoro che non può essere fatto in proprio, ma necessita un supporto professionale. Le auguro il meglio. Cordiali saluti.

  2. Ciao, mi chiamo Claudia e ho appena scoperto che il mio ragazzo è stato abusato da un cugino quando era piccolo, tipo 5 anni. Gli è sfuggito ieri durante una lite e poi è scoppiato a piangere dicendo che è passato tanto tempo che non sa più se è la verità. A quanto pare i suoi lo lasciavano con lui quando avevano da fare..tipo baby-sitter. Questo è tutto quello che so, perchè non ho osato chiedergli niente…non volevo essere invasiva e peggiorare la situazione obbligandolo a richiamare dei ricordi dolorosi. A parte che mi sentivo devastata per non poter fare niente, per veder soffrire impotente la persona che amo, per non averla potuta proteggere e non sapere adesso cosa dire o fare. Lui poi si è calmato e mi ha detto che non sa perchè me lo ha detto visto che è qualcosa che ha superato già da molto tempo (adesso ha 29 anni). Il fatto è che lui è una persona molto riservata e non parla delle sue emozioni più intime, quindi figuriamoci se gli va di parlare di questa storia. Io non voglio obbligarlo a tornare sull’argomento o forzarlo a parlarmi di cose tanto dolorose se davvero le ha superate solo perchè io voglio egoisticamente che le condivida con me, però devo assicurarmi che stia davvero bene e che non mi stia dicendo che sta bene solo per farmi stare tranquilla. Che dovrei fare? Il mio istinto mi dice che devo abbracciarlo e non lasciarlo solo. Però non voglio essere soffocante e probabilmente non è il modo migliore per mostrargli che gli sono vicina.

    1. Author

      Gentile Claudia,
      penso che sia stata molto delicata e rispettosa di quello che il suo ragazzo le ha raccontato, visto anche il modo in cui poi lui ha voluto chiudere la conversazione. Come sempre alla domanda “che dovrei fare” rispondo che purtroppo non è possibile avere una risposta generalizzabile e che soprattutto non c’è nulla che possiamo fare per la persona, se non è lei stessa a voler fare qualcosa per se stessa. Le storie di abuso sono eventi critici la cui volontà di elaborazione dipende esclusivamente dalla persona che li ha vissuti. Chi è accanto può sostenere e mostrare appoggio, suggerire di intraprendere un percorso e lavorare poi su se stessa per comprendere se e come può accettare e superare questa informazione sulla vita del proprio compagno.

  3. Salve, desidero ringraziare la Dottoressa per la sua incredibile disponibilità e tutti quanti hanno parlato delle loro storie.
    Io sono una donna di 36 anni. Da bambina ho subito due episodi di abusi da parte di sconosciuti, un gruppo di giovani uomini. Due volte, perché il giorno dopo il primo episodio, io sono andata a cercarli.
    Eravamo in un albergo, all’estero. I miei genitori non si sono accorti di nulla.
    Per anni ho dimenticato. Poi il ricordo è riaffiorato, ne ho parlato con i miei genitori. Credo si siano sentiti in colpa. Mia madre, che ha un carattere fortissimo (a volte soffocante per me), mi ha portata in quell’albergo e ha parlato ad alta voce, davanti a tutti di quello che era successo. Gelo. Io mi sono sentita a disagio.
    Poi non ne abbiamo più parlato. Io credo che i miei genitori, quasi più di me, abbiano cercato di dimenticare. E credo che una parte di me li detesti per questo, anche se li amo molto.
    Faccio fatica a parlare di questo episodio di abuso. ll senso di colpa e di vergogna sono elementi ricorrenti. A volte ho bassa autostima, sono indecisa e inconcludente. Ho un rapporto problematico col sesso. Provo attrazione e desiderio forti, ma qualcosa mi blocca. Spesso non riesco a lasciarmi andare del tutto e mi forzo ad accontentare la persona in questione. Un sogno ricorrente è che io incontro un uomo che mi piace molto, iniziamo a baciarci e toccarci e stiamo per fare sesso, ma succede qualcosa di esterno che ce lo impedisce, per esempio entra un bambino nella stanza in cui siamo.
    Ho avuto anche dei bei rapporti sessuali. Sto bene con gli uomini che sono dolci e che lasciano che sia io a fare la prima mossa.
    Vorrei vedere un terapeuta. Dottoressa, se vivessi a Roma, le chiederei di accogliermi come paziente. Saprebbe consigliarmi una collega (preferirei una donna) nella città in cui vivo? Posso scriverle (o chiamarla) per questo consiglio (prometto di non dilungarmi)? Grazie

    1. Author

      Gentile Irene,
      la ringrazio per il suo apprezzamento, è molto importante per me sapere di poter essere di chiarimento e supporto.
      Può certamente scrivermi – le ricordo che non sarà possibile per me fare alcuna considerazione sulla sua storia in quella sede.

      1. Grazie Dottoressa, sì mi rendo conto che non sia possibile valutare la storia di una persona senza averla conosciuta. Le scriverò senz’altro.

  4. Gentile Dottoressa, il suo blog è di immenso aiuto, trovò conforto nel leggere che certe cose non sono successe solo a me.
    ci può parlare della mancanza di autostima che si manifesta da adulti in situazioni di abuso infantile?
    Grazie mille

    1. Author

      Gentile Elisa,
      la ringrazio per le sue parole di apprezzamento. Sono sempre lieta quando leggo che questo piccolo spazio sia di aiuto per le persone.
      Il discorso sull’autostima è certamente complesso e proverò dunque a semplificare al massimo per rispondere alla domanda.
      Brevemente, l’autostima è legata strettamente al senso di colpa che è un elemento predominante in chi ha subito questo tipo esperienza. Il bambino solitamente tende ad incolpare se stesso per ciò che è accaduto e nella vita adulta tenderà a sviluppare uno spiccato senso di colpa. Il sentirsi colpevoli porta alla costruzione di un’immagine di sè negativa, alla tendenza a sentirsi inadeguati e quindi questo inciderà sull’autostima che sarà inevitabilmente bassa e fragile.

      1. Buonasera dottoressa pero io vorrei sapere se si riesce a togliere questo senso di colpa e ad avere più autostima?
        Grazie

        1. Author

          Gentile Martina,
          in ogni lavoro mirato al trauma dell’abuso in infanzia, una delle parti principali è proprio quella di affrontare e sovvertire le dinamiche legate alla colpa e quindi conseguentemente aiutare l’autostima e la fiducia in sè e nell’altro ad ampliarsi nuovamente. Non è dunque solo possibile, ma fondamentale per la riuscita del percorso, che questo senso di colpa venga mitigato.

          1. Buongiorno Dottoressa, grazie la sua risposta soddisfa tutte le mie domande sull’autostima. Ho una vita di cui una persona normale non si lamenterebbe, un buon lavoro, certo ci sono stati periodi difficili anche sul lavoro ma ora non mi posso lamentare, ho una bella figlia, e una casa. Sono separata e single. Tuttavia ci sono momenti in cui per via del mio essere single mi sento vuota, inutile, rifiutata è come se stessi scontando continuamente una punizione divina, un senso di sofferenza così profonda che secondo me se avessi avuto un’infanzia normale senza il vissuto di abuso non sarebbe così lacerante.
            Ho avuto un matrimonio di 12 anni con un narcisista che sono riuscita a lasciare, poi mi sono innamorata di un uomo che purtroppo mi ha lasciato per un’altra. È possibile dottoressa questa interpretazione?

          2. Author

            Gentile Elisa,
            è certamente possibile che sia tutto connesso alla sua esperienza traumatica, al suo sentirsi in colpa e quindi questo potrebbe spiegare in parte la tendenza ad accettare di entrare in relazioni che la mortificano. Naturalmente in questa sede e in assenza di una conoscenza approfondita sulla sua storia nella sua interezza, non è possibile dedicarsi oltre alla ricerca di significati troppo calzanti. Le consiglio di provare a cercare un supporto, mi sembra pronta a recepire e a lavorare su questo materiale.

  5. Buongiorno, ieri il mio ragazzo si è aperto con me confidandomi un po’ di cose sulla sua infanzia/adolescenza. La sua situazione familiare era pessima, il papà era violento e manesco con la mamma e in casa c’era sempre tensione e nervosismo. Dagli otto ai quindici anni la sorella, maggiore di tre anni, lo costringeva a giocare a fidanzati… i primi episodi lui riferì ai suoi genitori, purtroppo, non intervennero(questa cosa mi distrugge) , poi diventarono dei veri e propri atti sessuali che alla fine lui, per come lei parlava, gli sembravano anche normali. Tutto questo ha danneggiato profondamente la sua psiche… dai 15anni ha cominciato a fare uso di pornografia e a vedere cose sempre peggiori fino a che si et spinto a travestirsi da donna in web e fare sesso virtuale con uomini. Non so che fare, sono distrutta. Aiutatemi!

    1. Author

      Gentile Ginevra,
      non posso dirle io cosa fare in questo caso. Deve riflettere lei su cosa sia meglio per la sua relazione, se ha voglia di continuare a stare accanto al suo ragazzo o se pensa che quanto raccontato sia per lei troppo gravoso. Per quanto riguarda la possibilità di aiutare lui, il consiglio è sempre lo stesso. Proporgli un approfondimento della sua drammatica storia in una sede appropriata, per poterlo aiutare a sciogliere i suoi nodi traumatici.

  6. Salve, ho 23 anni e sono una ragazza. Da bambina passavo la maggior parte del mio tempo con due amici che attualmente sono la mia seconda famiglia, i nostri genitori sono amici da sempre. Sono venuta a sapere che il loro nonno paterno, ha stuprato il nipote maschio per anni. Detto questo, noi abbiamo sempre fatto tutto insieme, anche dal nonno ci andavo spesso con loro. Ma ci sono cose che da tempo mi girano nel cervello. E’ come se certe volte non riuscissi a comprendermi, spesso, soprattutto in passato, mi succede che sobbalzo se qualcuno mi sfiora per sbaglio, è da un po di tempo a questa parte che ho dei flash che non so spiegarmi, ma ho la sensazione che mi sia successo qualcosa in passato di cui non ne sono consapevole. Inoltre è da poco che ho iniziato a comprendere cosa significasse il piacere sessuale (nonostante a 14 anni ho per forza voluto rompere la mia verginità), prima d’ora mi sentivo in colpa dopo rapporti sessuali, come se stessi facendo qualcosa di sbagliato. Inoltre quando sto per raggiungere un forte piacere, mi blocco, quindi non credo di aver mai avuto un orgasmo. Ci sono tante cose che davvero non mi spiego

    1. Author

      Gentilissima,
      quello che posso suggerile, visto che riporta delle diverse difficoltà soprattutto nella sfera intima, di approfondire in sede adeguata questi dubbi. E’ importante che possa essere aiutata a trovare quelle risposte, che al momento non riesce a darsi. Potrebbero non necessariamente riguardare un’esperienza traumatica, ma è comunque importante poter avere uno spazio su cui riflettere in merito.

  7. Ho 18 e fino ai 13/14, più o meno, non ho mai pensato all’accaduto né tantomeno me ne ricordavo.
    Ad un tratto è apparso nella mia mente un ricordo, prima in modo superficiale, per poi farsi sempre più spazio e diventare sempre più vivido e reale.
    Ricordo il marito di mia nonna che, con la scusa del farmi un po’ di coccole, comincio ad arrivare sempre più in basso, fino al toccarmi, avevo più o meno 7/8 anni
    Per tutta l’infanzia e successivamente l’adolescenza l’ho sempre ripudiato come persona
    Mi sono sempre rifiutata di, anche semplicemente, abbracciarlo o farmi dare un bacio sulla guancia per salutarlo, senza capire mai (fino al momento del ricordo) il perché di questo mio strano odio nei suoi confronti
    Per anni(anche prima di ricordare) ho fatto dei sogni ricorrenti, nel quale mi trovavo di fronte ad un pericolo, come una violenza fisica, nei quali c’era sempre lo stesso finale: io costretta a subire, inerme, priva di voce per urlare e capacità motorie per difendermi o anche solamente scappare
    Non ho mai pensato di ricorrere ad una consulenza psicologica, perché, oltre a queste cose e a qualche problema nel gestire rabbia non ho mai avuto problemi, e questa è la prima volta che ne parlo a qualcuno
    Riscontro però anche uno scarso desiderio sessuale ed, ultimamente, all’accaduto ci penso molto, perché mi sento come se volessi liberarmi di un peso
    Ho paura che se ne parlassi con qualche familiare distruggerei la sorta di equilibrio che c’è, ma soprattutto avrei paura di non venir considerata o creduta

    1. Author

      Gentile Anna,
      la sua paura e le sue difficoltà sicuramente sono parte di un processo comune per chi ha subito un abuso. Sarebbe bene se potesse chiedere un aiuto.
      Per farlo è sufficiente che lei individui un professionista che possa ascoltarla. Se non conosce nessuno provi prima a chiedere se qualche amico o conoscente ha un nome fidato da suggerire.

  8. Ho subito una molestia all’etá di 15 anni da parte del mio patrigno. Solo qualche mese fa ho iniziato un percorso da un professionista perchè in tutti questi anni non ho avuto il coraggio di distruggere la vita delle persone a me vicine e forse anche del senso di colpa per non essere stata in grado di fermarlo subito. Ora lo sa anche mia madre ma purtroppo il messaggio che volevo farla passare, quello dell’averla protetta da questa brutta verità non è passato.. lei è convinta che io in qualche modo mi fossi invaghita di lui. Mi trovo davanti a lei che non capisce come posso perdonarlo ma io non riesco a sentire la rabbia, non riesco a condannarlo e a vedere la situazione da esterna. Ho quasi paura di arrabbiarmi con lei perche piuttosto che chiedermi come sto o come sono stata in 13 anni punta il dito su di lui, ma per lei la risposta è semplice: hai fatto finta di niente per tutto questo tempo frequentandolo anche, è impossibile che ti abbia segnato così tanto.Il tempo mi aiuterà?

    1. Author

      Gentile Jessica,
      il senso di colpa che ha è uno degli elementi portanti di un’esperienza di abuso sessuale nell’infanzia; elemento che viene poi a influire sullo sviluppo e la vita adulta. Il percorso che ha iniziato è ancora alle sue prime fasi, si dia del tempo e vedrà che tutti questi sentimenti troveranno un ordine più adeguato.

  9. Il mio ragazzo è stato violentato da bambino dallo zio. Non ha mai detto nulla. Adesso forse l ho convinto a denunciarlo. Lui soffre di depressione da tempo ed ha scarsa autostima.
    Fa una cura di farmaci da tempo ma non me viene mai fuori. Cosa posso fare per aiutarlo? Deve superare questo trauma adesso ha 34 anni. Ed è giusto che lo zio sia punito per questo.(è già in carcere per violenza in realtà ma perché ha abusato di altre persone).
    AiutateCi

    1. Author

      Gentile Elle,
      una cura solamente farmacologica non è sufficiente per poter affrontare e sanare i danni dovuti a situazioni traumatiche. Sarebbe opportuno che provasse a trovare uno spazio adeguato per poter elaborare la sua drammatica storia.

  10. Dopo sei anni di psicoterapia, iniziando a meditare, improvvisamente rivivo un.flash back che inizialmente mi turba e mi fa indagare. Prendo consapevolezza, perché non ho ricordi chiari, che mio padre ha violentato ripetutamente mia sorella ( maggiore die di cinque anni) e me. Ho sensazioni corporee, tutto ora quadra, i miei disagi. So ma non ho ricordo che è avvenuto dai sei agli 11 anni circa. Incubo ricorrente di non riuscire a parlare. Sto assumendo un blando farmaco. Ho 45 anni, separata con una storia sessuale intensa, non sapevo dire no al mio partner che mi proponeva scambi e rapporti a quattro, ma non mi piacevano. Separandomi ho ricercato ordine in quel caos che era la mia sessualità rivivendo la per provare piacere e dominarla. Dopo tanto lavoro dal terapeuta ora frequento un uomo stabilmente. La sua relazione non è basata su sesso ed erotismo, sono felice, finalmente faccio l’amore come gesto di condivisione di sentimento, a volte mi vengono flashback perché mi sento protetta e non violata. Ma non ho più orgasmi. In parte credo che siano le gocce, ma mi accorgo che da sola ho.orgasmi solo se vedo GIF erotiche. Inizio a pensare che la mia unica capacità per venire è associarla a senso di odio, vendetta, rivalsa e poi mi sento in colpa. Invece con lui provo emozioni enormi nel mentre, di un corpo il moo unito ad un anima la mia. Lo sento che ama me non sono un suo strumento, tutto è così intenso da commuovermi a volte ma poi mi blocco. Sono felice lo stesso ma mi chiedo se ne uscirò e come. Mi pesa non avere ricordia al contempo mi terrorizzano. Come accettare che amo e odio mio padre.
    È durissima ma finalmente contemporaneamente ora mi sento felice e sto meglio. È dura accettare di essere un costante ossimoro. Troverò una sana sessualità? Saprò amare senza diventare dipendente?
    Grazie

    1. Author

      Gentile Milena,
      mi sembra che il suo lungo impegno nell’affrontare e superare il suo sentirsi un “ossimoro”, per usare le sue stesse parole, stia dando i frutti che merita. Non è possibile rispondere alle sue domande senza risultare retorici o superficiali, ma porrei al suo terapeuta questi quesiti e i dubbi sorti a seguito di queste memorie riaffiorate e proverei a riflettere in quel suo spazio prezioso sui significati possibili.

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