Il gioco di azzardo patologico (conosciuto anche con il termine di ludopatia) segue l’esponenziale diffusione del gioco d’azzardo che sta prendendo piede in modo crescente anche in Italia, complice il periodo di grave crisi economica. In America gli affetti da ludopatia sono almeno il 2-3% della popolazione e le stime sono in netta crescita. In Italia il gioco d’azzardo patologico interessa per lo più giovani maschi (soprattutto in condizioni di disoccupazione e difficoltà economiche), ma anche adulti e per le donne in genere si palesa ad una età più avanzata (30/40).
Sebbene il gioco di azzardo in sé non costituisca un pericolo per chi ne fa uso, può in alcuni individui fornire una porta di ingresso verso lo sviluppo di una vera e propria patologia.
Ancora poco noto e da poco studiato, il gioco di azzardo patologico si definisce come un comportamento compulsivo che spinge a giocare d’azzardo in maniera continuativa senza avere la capacità di fermarsi. Il gioco crea una serie di compromissioni nella vita lavorativa, privata ed economica della persona.
Il quadro patologico si innesca solitamente in condizioni a “rischio”: stress, ansia o depressione sono variabili che incrementano la possibilità di sviluppare la malattia.
La patologia ha le caratteristiche di una vera e propria dipendenza e si presenta con sintomi molto simili a quelli noti in casi di abuso di sostanze o alcol: le persone pensano costantemente alle giocate, fantasticando e pianificando le prossime; mentono e si adoperano ad investire somme di denaro crescenti per tenere vivo il piacere della giocata; sono facilmente irritabili quando non sono impegnati nell’attività e perdono spesso il controllo degli impulsi.
Il gioco di azzardo patologico, per via delle conseguenze che reca con sé, tende a distruggere la vita della persona che ne è affetta. Se presente, la famiglia (che spesso non sa come reagire ed aiutare la persona) viene travolta dal disastro finanziario e dal peggioramento delle condizioni psicofisiche del proprio caro che, giocando, cade via via in una spirale maggiore di depressione e ansia che con ogni probabilità ha innescato il comportamento patologico stesso. Come si è detto, infatti, spesso si inizia a giocare per coprire uno stato di depressione o uno stress magari creato da una situazione economica in dissesto: l’adrenalina, l’elemento di distrazione, il senso di rilassamento e spensieratezza dato dalla prospettiva di una vincita, spostano e coprono le sensazioni di tristezza, preoccupazione, colpa, solitudine, isolamento e così via.
Nonostante il progressivo deterioramento della vita, chi è affetto da gioco di azzardo patologico è incapace di interrompere la spirale in cui è caduto e soprattutto la compulsione che lo spinge a continuare a giocare.
Quando il quadro è compromesso solitamente il giocatore diviene incapace a regolarsi, non riesce a smettere fino a che ha la possibilità di giocare; spende quantità di denaro ingenti e si indebita per trovare sempre più soldi che gli consentano di continuare; ha difficoltà nell’ammettere e confessare le giocate frequenti.
Chi è affetto da gioco di azzardo patologico in genere ha buone possibilità di cura. Il primo passo è quello di riconoscere di avere un problema, poiché senza una reale presa di coscienza è molto complesso uscire da una dipendenza.
Oltre ai classici percorsi psicoterapeutici che possono sostenere ed aiutare la persona a gestire ed interrompere il comportamento compulsivo ed a reintegrare la persona socialmente, sempre di più crescono e si formano gruppi di auto aiuto – come i Giocatori Anonimi, che similmente agli Alcolisti Anonimi, attraverso il programma dei 12 passi aiutano e supportano il giocatore nel difficile percorso di uscita dalla dipendenza.
Mantenere fermo il recupero è il compito più difficile in questo caso. Chi è affetto da gioco d’azzardo patologico avrà sempre problemi e pericoli di ricadute, quindi una volta uscito dovrà impegnarsi, attuando varie strategie, ad evitare di entrare in contatto con qualsiasi attività che implichi il gioco d’azzardo.
Il supporto e l’aiuto dei familiari è infine cruciale per aiutare la persona a prendere coscienza del problema e a chiedere aiuto.