Il tema dell’abuso sessuale sui minori è sempre stato negli anni poco articolato, causa di tabù e difficoltà culturali nel prendere in considerazione e portare alla luce tali atti deplorevoli, soprattutto se perpetrati tra le mura domestiche. Solo nei tempi recenti è finalmente iniziato un processo di sdoganamento del problema, sebbene alcune sue sfaccettature restino di difficile comprensione e le informazioni a riguardo scarseggino (per un ulteriore approfondimento sul tema si veda anche l’articolo su “abuso sessuale infantile e le sue conseguenze in età adulta“).
A questo proposito un campo molto poco trattato è quello dell’abuso sessuale femminile, ovvero l’abuso perpetrato da donne ai danni di un minore.
Quando si pensa all’abuso, colui che lo agisce è sempre immaginato di sesso maschile. Sembrerebbe che si abbia difficoltà a percepire le donne, figure materne e naturalmente accudenti, come possibili abusanti.
Una delle ragioni riguarda il fatto che l’abuso femminile, specialmente se agito da una madre o comunque in famiglia, è decisamente difficile da far emergere, finanche da distinguere.
Le donne sono figure di accudimento per il bambino e una abusatrice di sesso femminile ha di per sè delle caratteristiche molto differenti da un abusatore di sesso maschile.
Per comprendere meglio distinguiamo varie tipologie di abusatrice donna:
– Donne che abusano perchè spinte da un partner a sua volta abusante: in percentuale maggiore ci sono questo tipo di abusatrici, ovvero donne solitamente vittime a loro volta di un soggiogamento da parte di un uomo violento e costrette a partecipare ad atti abusanti, oppure semplicemente a lasciare che il partner abusi impunemente di bambini, spesso anche propri figli.
– Donne che abusano di figli o bambini di cui sono custodi: questa è la tipologia più difficile da individuare, che vede donne abusare dei propri figli o bambini di cui sono responsabili – ad esempio, madri affidatarie, baby sitter, maestre.
– Donne pedofile che abusano attivamente e partecipano ad attività criminali: questa tipologia, in percentuale minima, vede protagoniste donne abusanti in parte attiva, non soggiogate ma soggioganti o facenti parti di veri e propri gruppi criminali.
Tralasciando volutamente le tipologie “criminali” , ovvero le donne che attivamente o passivamente prendono parte ad atti di pedofilia, ci occuperemo in breve del fenomeno intrafamiliare, il più complesso e meno trattato in letteratura.
Chi sono le donne, madri o custodi, di bambini da loro abusati? Perchè è così difficile far emergere questi accadimenti?
È sempre molto difficile delineare un profilo psicologico di una donna abusante tra le mura familiari. Superficialmente si pensa ad una creatura fragile, a sua volta abusata, appartenente a fasce sociali disagiate, probabilmente con dei seri disturbi mentali.
Purtroppo, come per la controparte maschile, si è invece compreso che non è possibile delineare un quadro così specifico e che una abusatrice donna può nascondersi dietro un apparente quadro di normalità insospettabile.
Quello che è possibile delineare è che le donne abusano dei bambini, più che per l’immediato piacere sessuale, per uno erotico-affettivo. Stabiliscono relazioni con gli infanti di tipo romantico e le loro azioni abusanti sono spesso camuffate e per questo di difficile individuazione, nelle normali azioni di accudimento: le donne abusano con modalità più sottili, quando si prendono cura dei bambini – nella vestizione, nelle attività di igiene, di cura. Spesso sono manipolazioni corporee sottili difficili da distinguere per i bambini stessi.
Le donne tendono ad abusare quando sono sole, utilizzano i bambini come sostituti di una figura adulta da amare che è assente, oppure per esercitare un soggiogamento in un rapporto impari, soprattutto se hanno vissuto a loro volta esperienze di violenza e rapporti di dipendenza da parte di adulti soggioganti.
Per un bambino è difficile se non impossibile distinguere dall’attenzione buona a quella malevola di una figura di accudimento. Inoltre, giacchè la maggior percentuale degli abusi intrafamiliari interessa un rapporto donna/bambino o adolescente di sesso maschile, spesso la vittima di abuso lo vive – soprattutto se in età più avanzata – come una iniziazione sessuale che è più difficile percepire come atto di abuso, rendendo il fenomeno ancora più intricato e dunque di difficile individuazione.
In conclusione, l’abuso femminile a danno di un minore, soprattutto quello intrafamiliare, è un fenomeno ancora molto difficile da indagare e di cui delineare la frequenza, le modalità e il profilo delle figure che ne prendono parte.
Importante è parlarne per aiutare le vittime a riflettere e riconoscersi, ed uscire dal senso atroce di isolamento in cui solitamente versano, pensando di essere “gli unici” ad aver vissuto una esperienza così peculiare.
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