Capita spesso che nella vita di tutti i giorni sperimentiamo la difficoltà ad accettare che i risultati di scelte fatte non equivalgano alle nostre aspettative. In quel caso si entra sovente in uno stato di inquietudine conseguente alla incongruità che proviamo tra quello che ritenevamo giusto e che si è invece rivelato totalmente sbagliato: la dissonanza cognitiva.
Questo accade perché la nostra mente è costantemente impegnata a far combaciare ogni pensiero, emozione ed esperienza fatta e non sostiene di buon grado che una di queste variabili non vada nella stessa direzione delle altre. Detto più sinteticamente: la nostra mente deve sentirsi sempre in armonia, la percezione di una dissonanza ci pone in una condizione di disagio ed insofferenza.
Facciamo un esempio banale: per molte settimane Giorgio ha riflettuto se comprare o meno un prodotto pubblicizzato online. Alla fine ha deciso di rischiare e credere alle promesse che lo spot faceva sulla qualità del prodotto. Una volta arrivato a casa però si accorge che quello che ha comprato non risponde assolutamente alle sue aspettative. Entra quindi in uno stato conflittuale tra quello che ha fatto (comprato il prodotto) e la realtà (essere stato ingenuo nel credere alla pubblicità).
La mente inizia a combattere tra l’accettare di aver “preso una cantonata” – cosa che lo metterebbe in una posizione di inferiorità – e il non voler accettare di aver compiuto una scelta sbagliata. Le soluzioni che potrebbe trovare sono: “Sono stato imbrogliato” (dando così la colpa a chi ha venduto il prodotto) oppure “Me lo aspettavo, non importa” (sminuendo la sua azione e restituendogli un senso di efficacia “come se” avesse saputo in anticipo della fallacia del prodotto ma avesse voluto provare lo stesso). Quello che sta rifiutando di accettare è di aver sbagliato e di provare il senso di fallimento che ne deriverebbe.
Dunque la dissonanza cognitiva non è altro che la tensione che deriva nell’affrontare uno stato di conflitto tra due pensieri (emozioni o combinazioni di entrambi) che vanno in direzioni opposte. La dissonanza aumenta più l’argomento è rilevante; più i sentimenti, i pensieri e le azioni coinvolte si allontanano dal nostro sistema di credenze (dalla idea che abbiamo di noi stessi).
Per ridurla la mente lavora duramente affinché si ristabilisca la congruenza perduta, spesso cambiando comportamento o trovando una giustificazione alternativa che possa spiegare l’accaduto.
Spesso la dissonanza cognitiva si attiva quando compiamo un’azione che sembra molto distante con l’immagine che abbiamo di noi o il nostro sistema di valori.
Persone con una elevata autostima e una buona capacità di adattamento sono più inclini a risolvere la dissonanza accettando e prendendo coscienza della discrepanza generatasi dentro di sé senza sentirsi in colpa o svalutati dall’accaduto, mentre persone più fragili, ansiose e insicure avranno più difficoltà – cercheranno di liberarsi dalla tensione aggiustando la realtà esterna, per evitare di affrontare il senso di fallimento che deriverebbe dal pensarsi attori protagonisti del conflitto.
La dissonanza cognitiva è stata teorizzata da Festinger, uno psicologo sociale, negli anni ’50.
Ad oggi molte critiche e molti aggiustamenti sono stati fatti (ad esempio, è difficile trovare un buon modo per evidenziare questo processo mentale e fare degli esperimenti), ma il concetto resta comunque uno dei più forti ed affascinanti della psicologia generale e con diverse letture e nomi differenti compare spesso in diverse ipotesi e teorie della mente.
Del resto se pensiamo al concetto stesso di senso di colpa non stiamo forse parlando di dissonanza cognitiva?
Articolo scritto molto bene. Grazie. La connessione tra il senso di colpa e la dissonanza cognitiva e’ appropriata. Interessante studiare la reazione emotiva al binomio discordante pensiero-azione.
Buongiorno,
Concetto chiaro e spiegato perfettamente. Ero cosciente di questa dinamica, ma non l’avevo mai formalizzata.
Grazie. Molto istruttivo anche per chi, come me, non ha alcuna infarinatura di psicologia.
Saluti
Io ho avuto una cantonata sul lavoro con il mio datore .. ora nn riesco ad affrontare quei luoghi che mi si scatena nella mente la dissonanza cognitiva. .cosa posso fare? ?lasciare il lavoro o continuare anche se ho i sintomi che derivi la dissonanza cognitiva? ?
Gentile Angela,
sarebbe importante approfondire in sede adeguata questo dubbio che le si è generato. Pensare di lasciare il lavoro è una decisione molto importante su cui vale sempre la pena prendersi del tempo per riflettere e magari attendere per non rischiare che ansia ed emozioni annesse possano affrettare movimenti, poi rivelati inadeguati. Per quanto riguarda la dissonanza cognitiva, non è una patologia, quindi non ha “sintomi”. La dissonanza cognitiva è una semplice dinamica cognitiva che “blocca” temporaneamente la mente in un apparente cortocircuito, poichè si trova di fronte a due pensieri contrastanti su una stessa situazione. Come tale è incline a risolversi da sè, poichè è una fase di passaggio da una credenza che si era formata in precedenza, ad una nuova che subentra, ma opposta alla precedente (per questo si crea il blocco momentaneo).