Capita spesso che nella vita di tutti i giorni sperimentiamo la difficoltà ad accettare che i risultati di scelte fatte non equivalgano alle nostre aspettative. In quel caso si entra sovente in uno stato di inquietudine conseguente alla incongruità che proviamo tra quello che ritenevamo giusto e che si è invece rivelato totalmente sbagliato: la dissonanza cognitiva.
Articolo aggiornato a Ottobre 2025
Questo articolo è stato arricchito con nuove sezioni strutturate per facilitare la lettura e rispondere alle domande più frequenti. Il contenuto clinico rimane invariato e basato sulla letteratura scientifica aggiornata.
Questo accade perché la nostra mente è costantemente impegnata a far combaciare ogni pensiero, emozione ed esperienza fatta e non sostiene di buon grado che una di queste variabili non vada nella stessa direzione delle altre. Detto più sinteticamente: la nostra mente deve sentirsi sempre in armonia, la percezione di una dissonanza ci pone in una condizione di disagio ed insofferenza.
Indice
Cos’è la Dissonanza Cognitiva: Definizione
La dissonanza cognitiva non è altro che la tensione che deriva nell’affrontare uno stato di conflitto tra due pensieri (emozioni o combinazioni di entrambi) che vanno in direzioni opposte. La dissonanza aumenta più l’argomento è rilevante; più i sentimenti, i pensieri e le azioni coinvolte si allontanano dal nostro sistema di credenze (dalla idea che abbiamo di noi stessi).
Per ridurla la mente lavora duramente affinché si ristabilisca la congruenza perduta, spesso cambiando comportamento o trovando una giustificazione alternativa che possa spiegare l’accaduto.
Facciamo un esempio banale: per molte settimane Giorgio ha riflettuto se comprare o meno un prodotto pubblicizzato online. Alla fine ha deciso di rischiare e credere alle promesse che lo spot faceva sulla qualità del prodotto. Una volta arrivato a casa però si accorge che quello che ha comprato non risponde assolutamente alle sue aspettative. Entra quindi in uno stato conflittuale tra quello che ha fatto (comprato il prodotto) e la realtà (essere stato ingenuo nel credere alla pubblicità).
La mente inizia a combattere tra l’accettare di aver “preso una cantonata” – cosa che lo metterebbe in una posizione di inferiorità – e il non voler accettare di aver compiuto una scelta sbagliata. Le soluzioni che potrebbe trovare sono: “Sono stato imbrogliato” (dando così la colpa a chi ha venduto il prodotto) oppure “Me lo aspettavo, non importa” (sminuendo la sua azione e restituendogli un senso di efficacia “come se” avesse saputo in anticipo della fallacia del prodotto, ma avesse voluto provare lo stesso). Quello che sta rifiutando di accettare è di aver sbagliato e di provare il senso di fallimento che ne deriverebbe.
Dissonanza Cognitiva: Sintomi e Segnali
La dissonanza cognitiva si manifesta con segnali psicologici caratteristici:
- Tensione mentale: sensazione di disagio e inquietudine difficile da definire
- Conflitto interno: percezione di pensieri contrastanti che “lottano” tra loro
- Razionalizzazione: tendenza a giustificare comportamenti incongruenti
- Evitamento: fuga da situazioni che potrebbero aumentare il conflitto
- Cambiamento improvviso: modifiche repentine di opinioni o comportamenti
Questi “sintomi” non indicano una patologia, ma una normale dinamica cognitiva temporanea che la mente attiva per ristabilire coerenza interna. L’intensità varia in base all’importanza del tema e alla distanza tra l’azione compiuta e il proprio sistema di valori.
Teoria di Festinger: Origine del Concetto
La teoria della dissonanza cognitiva fu formulata negli anni ’50 dallo psicologo sociale Leon Festinger, che la sviluppò osservando un gruppo di seguaci di una setta apocalittica. Quando la profezia della fine del mondo non si avverò, invece di abbandonare le proprie credenze, i membri intensificarono la fede giustificando l’errore con nuove interpretazioni.
Festinger comprese che la mente umana fatica ad accettare l’incongruenza tra credenze forti e realtà oggettiva, attivando meccanismi di difesa per preservare la coerenza interna. Questo esperimento rivelò quanto potente sia il bisogno umano di sentirsi coerenti.
Ad oggi molte critiche e molti aggiustamenti sono stati fatti (ad esempio, è difficile trovare un buon modo per evidenziare questo processo mentale e fare degli esperimenti), ma il concetto resta comunque uno dei più forti ed affascinanti della psicologia generale e con diverse letture e nomi differenti compare spesso in diverse ipotesi e teorie della mente.
Esempi Pratici di Dissonanza Cognitiva
Esempio 1 – Salute: Marco fuma pur sapendo che danneggia la sua salute. Per ridurre la dissonanza: “Conosco persone che fumano da anni e stanno bene” oppure “Lo stress mi farebbe più male che il fumo”.
Esempio 2 – Relazioni: Laura resta in una relazione insoddisfacente dopo averci investito anni. Giustificazione: “In fondo tutti hanno problemi di coppia” o “Ho già dedicato troppo tempo per lasciare ora”.
Esempio 3 – Acquisti: Come Giorgio nell’esempio, molti sminuiscono acquisti sbagliati (“costa poco, non importa”) invece di ammettere l’errore.
Esempio 4 – Valori: Un vegetariano che mangia carne a una cena: “È maleducazione rifiutare” oppure “Una volta tanto non conta”.
La dissonanza aumenta quando l’incongruenza tocca aspetti centrali dell’identità personale.
Come Risolvere la Dissonanza Cognitiva
La mente risolve spontaneamente la dissonanza cognitiva attraverso tre strategie:
1. Cambiare il comportamento
Modificare l’azione che ha creato il conflitto (es. smettere di fumare, lasciare la relazione)
2. Cambiare le convinzioni
Aggiustare pensieri per allinearli al comportamento (es. “fumare non è così dannoso”)
3. Aggiungere nuove cognizioni
Introdurre pensieri che giustificano l’incongruenza (es. “lo stress è peggio del fumo”)
Come affrontarla consapevolmente:
- Riconoscere il conflitto senza giudicarsi
- Valutare quale elemento (comportamento o credenza) è più modificabile
- Accettare che cambiare opinione non è debolezza
- Chiedere supporto se la tensione persiste
Persone con una elevata autostima e una buona capacità di adattamento sono più inclini a risolvere la dissonanza accettando e prendendo coscienza della discrepanza generatasi dentro di sé senza sentirsi in colpa o svalutati dall’accaduto, mentre persone più fragili, ansiose e insicure avranno più difficoltà – cercheranno di liberarsi dalla tensione aggiustando la realtà esterna, per evitare di affrontare il senso di fallimento che deriverebbe dal pensarsi attori protagonisti del conflitto.
Del resto se pensiamo al concetto stesso di senso di colpa non stiamo forse parlando di dissonanza cognitiva?
FAQ
I sintomi includono tensione mentale, disagio, conflitto interno tra pensieri contrastanti, tendenza a razionalizzare comportamenti incongruenti ed evitamento di situazioni che aumentano il conflitto. Non è una patologia ma una dinamica cognitiva temporanea che la mente attiva per ristabilire coerenza.
Esempi comuni: fumare pur conoscendo i rischi (giustificandosi con “lo stress è peggio”), restare in relazioni insoddisfacenti dopo anni investiti, sminuire acquisti sbagliati per non ammettere l’errore, o agire contro i propri valori giustificandosi con circostanze esterne.
La mente la risolve in tre modi: cambiando il comportamento incongruente, modificando le convinzioni per allinearle all’azione, o aggiungendo nuove cognizioni giustificative. Consapevolmente: riconoscere il conflitto, valutare cosa è modificabile, accettare che cambiare idea non è debolezza.
Articolo scritto molto bene. Grazie. La connessione tra il senso di colpa e la dissonanza cognitiva e’ appropriata. Interessante studiare la reazione emotiva al binomio discordante pensiero-azione.
Buongiorno,
Concetto chiaro e spiegato perfettamente. Ero cosciente di questa dinamica, ma non l’avevo mai formalizzata.
Grazie. Molto istruttivo anche per chi, come me, non ha alcuna infarinatura di psicologia.
Saluti
Io ho avuto una cantonata sul lavoro con il mio datore .. ora nn riesco ad affrontare quei luoghi che mi si scatena nella mente la dissonanza cognitiva. .cosa posso fare? ?lasciare il lavoro o continuare anche se ho i sintomi che derivi la dissonanza cognitiva? ?
Gentile Angela,
sarebbe importante approfondire in sede adeguata questo dubbio che le si è generato. Pensare di lasciare il lavoro è una decisione molto importante su cui vale sempre la pena prendersi del tempo per riflettere e magari attendere per non rischiare che ansia ed emozioni annesse possano affrettare movimenti, poi rivelati inadeguati. Per quanto riguarda la dissonanza cognitiva, non è una patologia, quindi non ha “sintomi”. La dissonanza cognitiva è una semplice dinamica cognitiva che “blocca” temporaneamente la mente in un apparente cortocircuito, poichè si trova di fronte a due pensieri contrastanti su una stessa situazione. Come tale è incline a risolversi da sè, poichè è una fase di passaggio da una credenza che si era formata in precedenza, ad una nuova che subentra, ma opposta alla precedente (per questo si crea il blocco momentaneo).