La rabbia è un sentimento complesso, socialmente stigmatizzato e per questo origine di conflitti interiori che spesso spostano gli equilibri della nostra mente, alle volte con conseguenze davvero spiacevoli.
La rabbia può essere espressa troppo frequentemente e senza filtri, oppure repressa al punto da sedimentare dentro di noi. Entrambe le situazioni sono fonte di pericolo per noi stessi e per le persone che ci sono accanto.
Esiste in realtà una “rabbia buona”, una naturale capacità di esporsi nei confronti dell’esterno o di noi stessi, che ci consente di esprimerci al meglio ed opporci a delle situazioni sgradevoli in modi estremamente funzionali: si chiama assertività. Ma se non riusciamo a controllare questa energia dirompente, perché bloccati dall’idea che non “è bene” esplicitarla, allora questa stessa energia, necessitando di uno sfogo, convoglierà altrove.
La rabbia buona, l’assertività, si può dunque esprimere sia apertamente – questo ci darà l’opportunità di confrontarci con l’ostacolo, senza danneggiare nulla o nessuno – che venire trattenuta – si potrà affrontare e assimilare, spostando l’attenzione su qualcosa di positivo o usandola come ponte per arrivare ad agire un comportamento costruttivo. La scelta delle due opzioni dipende molto dai nostri tratti di personalità.
Ma quando si reagisce ad essa, ovvero si agisce impulsivamente al presentarsi di una qualsiasi situazione frustrante, la rabbia si trasforma in un elemento dannoso. Se la si reprime in modo massiccio senza elaborarla, si può diventare “passivo-aggressivi” – si agisce cioè in modo inconsapevolmente ostacolante nei confronti di chi o cosa è ritenuto causa di stress – o si sviluppano disturbi (depressione, mancanza di autostima, malattie psicosomatiche, ne sono degli esempi frequenti).
Sicuramente la rabbia, che viene influenzata sia dalla nostra costituzione, che dall’ambiente sociale di appartenenza, è un elemento da non sottovalutare quando si tratta il benessere di un individuo. Non sempre è giusto “buttarla fuori”, così come non sempre è bene “lasciar correre”.
Quello su cui si indaga quando si ha a che fare con un simile disagio, è la personale capacità di reagire alla frustrazione per avere indicazioni preziose su come reindirizzarla adeguatamente. In ogni situazione frustrante, infatti, si frappone un ostacolo che richiede un’azione immediata e centrata per poterlo superare. Ognuno di noi, nella nostra storia, vive simili momenti e il modo in cui reagirà ad essi e registrerà le risposte dell’altro (se si sentirà approvato e sostenuto nella loro risoluzione, o rifiutato e redarguito) influenzerà il rapporto e il modo in cui gestiremo la rabbia in futuro e se questa avrà un ruolo importante o meno sulle nostre problematiche psicologiche.
In conclusione, questa particolare e temuta emozione, è tutt’altro che deplorevole. Anzi, risulta una grande alleata in momenti di stress elevato e per questo è molto importante imparare a gestirla ed intervenire quando si è persa la capacità di esprimerla adeguatamente.