Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
Salve, ho 28 anni e sono in terapia dallo scorso gennaio. Provo a riassumere brevemente la mia storia; sono stato abusato per anni dal padre di mia madre. Non so bene quando abbiano avuto origine gli abusi, ma ricordo d’esser riuscito ad oppormi con decisione/forza solo in adolescenza (avevo, forse, 11 anni). Quando l’inquietudine è diventata certezza, sono riuscito a farlo cessare.
Suppongo di aver avuto 12 anni quando lo confessai a mia nonna (sua moglie), facendomi però promettere che non lo raccontasse a nessuno; un anno dopo, mia nonna, ne parlo ai miei genitori.
Ho conquistato, re-AGENDO (evidentemente non AGENDO), non con poco sforzo, successi scolastici ed affermazione professionale. Non ho mai avuto un buon rapporto coi miei; sono tendenzialmente una persona furente, impaziente, iracondo e, inoltre, non sono mai riuscito ad aver rapporti sessuali, né a instaurare nessun relazione (nonostante occasioni, corteggiamenti, etc.).
Per anni ho creduto di aver superato la faccenda; fino a quando – degli attacchi di panico – m’hanno convinto ad intraprendere un percorso psicoterapeutico. Nelle ultime sedute, a seguito di una “analisi storico-fotografica”, fatta con la mia terapeuta, credo di aver compreso che gli abusi siano iniziati attorno ai 4/5 anni di età (abusi durati, quindi, 5/6 anni). Ero solo un bambino. Ed ero suo nipote.
Ho paura d’essere stato ‘deviato’ sessualmente, fino a rendermi omosessuale. Temo che non riuscirò mai ad avere un rapporto sessuale con una donna. Non ho interesse, né desiderio alcuno. Ho paura che questa terribile esperienza – reiterata negli anni – abbia condizionato irrimediabilmente la mia vita, negandomi anche la possibilità di riscattarmi con una famiglia, con dei figli.
Domando: è possibile che io sia diventato omosessuale
a seguito di anni di abusi? V’è una soluzione?
Anticipatamente grazie.
Gentile Francesco,
non mi è chiaro da ciò che racconta se parla di un timore o se il suo orientamento sessuale è in realtà chiaro e non riesce ad accettarlo.
In generale l’omosessualità in sè non è un problema, problematico è non accettarla o soffrirne ed è su questo che si deve lavorare eventualmente.
Può certamente accadere che un abuso sia così trasformativo da modificare profondamente l’identità e le scelte future di un individuo, ma di nuovo il problema è lavorare per accettare quello che si è e capire come mai si viva con disagio parti di noi che, indipendentemente da come siano nate, meritano rispetto.
Mi rendo conto, e spesso capita, che ricollegare quello che si è da adulti alla esperienza di abuso possa generare odio o rabbia proprio verso quelle parti di sè che vi si rispecchiano. E’ necessario però lavorare su questo e sulla integrazione di queste parti con il resto, piuttosto che continuare a detestarle.
Continui a lavorare sui significati e il disagio della sua esperienza ed auspicabilmente riuscirà a raggiungere un buon equilibrio e tranquillità.
Gentile Dott.ssa, grazie per la replica.
Non ho certezza d’esser omosessuale.
È accaduto che io sia stato corteggiato/ricevuto avance sia da uomini che da donne; se a corteggiarmi erano uomini mi dimostravo impaurito, inibito e sfuggente, invece, se a corteggiarmi erano donne, mi dimostravo semplicemente disinteressato e non disposto ad alcun tipo di contatto, né apprezzamento o trasporto.
L’idea di aver un rapporto sessuale con un uomo mi spaventa (temo di rivivere la situazione di abuso o di altre reazioni); se dovessi, altresì, essere in condizione di aver un rapporto con una donna ho timore di non riuscire. Mi sento più ‘asessuato’, al momento.
Sentirsi beffeggiato oltre che ‘danneggiato’ e violato è una delle sensazioni più atroci e forti che io abbia mai provato e che, solo negli ultimi mesi, sembrano emergere con prepotenza.
Confesso di aver pensato, più volte di volerla fare finita. Non ho mai avuto sufficiente coraggio.
Ancora grazie per il suo tempo.
Gentile Francesco,
a maggior ragione, proprio perchè vi sono molti dubbi e molta confusione in merito ai suoi vissuti, continui ad esplorarli e vedrà che lentamente sarà possibile tracciare dei significati utili che le possano restituire una degna serenità e far accettare con orgoglio tutte le sue parti.
Ricordi che ci vuole molto più coraggio a provare a capire come fare a risolvere queste atroci sensazioni restando in contatto con esse, che a mollare la presa. Mi pare che lei abbia questa possibilità e si meriti di darsela.
Salve sono una ragazza di 26 anni che è in terapia dal 2009 per un abuso subito all età di 8-9 anni. Credo che la mia storia sia un po’ diversa dalle altre e volevo brevemente esporla per ricevere un consiglio o un giudizio qualsiasi. I miei genitori negli anni 80 si sono conosciuti,amati e sposati in una parrocchia del mio paese,in Sicilia. In questo ambiente hanno stretto moltissime amicizie importanti,più di quanto lo fossero dei familiari e sempre qui hanno fatto crescere,giocare me e mia sorella minore,convinti della genuinità dei loro rapporti. Uno dei figli di questi “grandi amici”,che loro stessi hanno visto crescere e aveva 25anni, si è particolarmente attaccato a me e mi faceva sempre giocare,trattandomi come una sua fidanzatina. Tra un gioco e una confidenza,un giorno mi disse che se volevo sapere come nascono i bambini sarei dovuta andare in campagna con lui. Lì mi ha portato un pomeriggio insieme ad una videocamera per filmare il tutto. Ricordo bene tutto quello che è successo,tranne se ho subito penetrazione o meno. Dopo il fatto che si è ripetuto altre volte è in luoghi diversi (anche interni alla parrocchia stessa) io non ho mai detto nulla a nessuno fino al 2005,l anno in cui viene arrestato perché è stato scoperto mentre violentava un altro vittima. Comincia il processo e i miei decidono di non esporre denuncia. Lui sconta la sua “pena” di 3 anni domiciliari e adesso è di nuovo in giro per il mio paese a fare foto e cercare di reinserirsi nella società. Io sono ancora sotto cura mentre lui tranquillo e felice si rifà una vita. Sono una studentessa universitaria,ho una relazione con una donna che nascondo perché in questa realtà ciò fa più scandalo di un “ex” pedofilo in libertà. Saluti e grazie per questo piccolo spazio messo a disposizione.
Gentile Nicoletta,
la sua storia è una storia di abuso che come tale non è diversa dalle altre, per la sua drammaticità e uso improprio che una persona adulta decide di fare di un bambino inadatto a comprendere ed assimilare al meglio quel tipo di attenzioni.
Una delle cose più complesse da fare è lavorare per “sganciarsi” da quella sottile linea che a volte sembra indissolubile tra il bimbo di un tempo e l’abusato. E’ vero che sembra ingiusto vedere il proprio carnefice a passeggio per la città mentre ci si sta sforzando di fare ordine sulla vita difficile alla quale ci ha consegnato, ma quello che va fatto è cercare proprio di staccarsi da questo destino che sembra comune. La sua felicità, la mia infelicità. Si tratta invece di costruirsi una esistenza che abbia significato al di là di quanto accaduto. Poter arrivare a guardare avanti senza sentire il peso di quella presenza che continua a condizionarla in qualche modo e da cui invece è necessario liberarsi per stare finalmente bene.
Salve io sono un ragazzo di 21 anni e sono stato abusato dagli 11 ai 12 anni da mio padre colui di cui mi fidavo più di ogni cosa sono stato raggirato dalle frasi dolci e dalla sua furbizia nel abusare di me mentre dormivo facendomi domande sulle mie preferenze sessuali adesso vivo una vita di inferno dai 16 anni in poi o cominciato a sentirmi sbagliato ad sentirmi in colpa come sporco dentro e in costante paranoia e incomincio ad essere confuso sulla mia sessualità mi piacciono le donne ma non capisco perché il mio cervello mi dice che sono gay forse perché mi identifico con l abusatore ? Io non riesco più ad avere relazioni interpersonali con nessuno o paura di essere visto come un gay o come un abusato che è impazzito vorrei sapere cosa mi sta succedendo da qualcuno di esperto
Gentile Gabriele,
è certamente possibile che una professionista possa aiutarla a rispondere a queste domande.
La sua sofferenza merita un approfondimento importante che possa aiutarla davvero a comprendere come affrontare questa storia e il suo vissuto, le sue paure. Provi a chiedere aiuto in uno spazio protetto ed adeguato; sarà utile esplorare questi dubbi e questa confusione.
Buonasera a tutti,
Anche io sono, purtroppo, una delle tante persone adulte che stanno facendo i conti con un abuso subito nell`infanzia da un parente, nel mio caso il nonno. Sono sempre stata una persona molto integra, con una vita retta e giusta (studi perfetti, relazioni di lunga durata, ecc.)e l`aver chiuso in una scatola il ricordo e non averlo affrontato ha srmpre funzionato bene… fino a due anni fa. La maternita` ha scatenato in me la necessita` di elaborare il trauma causandomi gravi disturbi del sonno; ora sono in terapia e devo dire che, benefici a parte, e` durissima. Ora sono al punto in cui sento la necessita` impellente di rivelarlo ai miei genitori ma non ne ho la forza e sono terrorizzata dall`idea che dopo potrebbe essere ancora peggio e che potrebbero dirmi `hai taciuto per trent`anni, perche`ora ce lo dici? Perche` ci fai questo?`. Pertanto desidero dire a tutti coloro che subiscono traumi di questo tipo di trovare il coraggio di rivelarlo subito, perche` piu` si aspetta e peggio e`, ed il peso delle conseguenza aumenta vertiginosamente.
Un affettuoso saluto a tutti
Gentilissima Giulia,
grazie per la sua testimonianza.
Se può esserle utile, piuttosto che chiedersi: “cosa accadrà se lo dico?” “cosa mi diranno?”, provi a porsi questa domanda alternativa: “mi potrebbe essere utile dirlo?” “quale bisogno c’è dietro questa necessità?”, indipendentemente dalla risposta.
Se si ha grande attenzione sulla risposta, significa che ci aspetta che sia l’altro a risolvere per noi quella necessità e allora ci si può destinare a continue delusioni poichè difficilmente si avrà la reazione che vorremmo, oppure, se dovesse accadere, questo ci renderà solo più dipendenti.
Più utile sarebbe provare a fortificare la nostra capacità di curarci e prenderci cura di noi, fornendo noi quelle risposte.
Buongiorno, mi chiamo Francesca ho 29 anni e da un paio d’anni sono in terapia , per degli abusi subiti in infanzia, dai 6 ai 16 anni, ancora oggi mi sembra surreale di essere riuscita sopravvivere a tutto ciò, lui fa parte della famiglia è il fratello di mia madre, ad oggi mi ritrovo in un momento molto difficile della mia vita , questa persona che un tempo mi ha fatto del male , mi tormenta , da quando ha saputo dal mio attuale compagno e futuro marito che ci sposiamo ha iniziato a farmi gli appostamenti fuori casa , perché ha capito che io ho parlato di questo mio passato con il mio compagno e non so veramente come muovermi? ho riniziato a non dormire ad avere paura , mi sento in colpa anche di averne parlato , ma allo stesso tempo sento anche un gran rabbia , una parte di me non vuole dargliela vinta .Dall’altro lato non so come muovermi i miei genitori la mia famiglia è allo scuro di tutto e non riesco a trovare la forza di parlarne . Mi sembra ancora una cosa tanto lontana da me , e difficilmente gestibile .
Tante volte mi chiedo se ho fatto qualcosa di sbagliato nelle vite precedenti per meritarmi tutto questo ! non ho mai trovato una risposta a tutti i miei dubbi . Ho molte domande sull’attuale condizione , mi sento tanto diversa rispetto ad un tempo a quando ho iniziato la terapia , ma anche tanto uguale , sento che lui , non fa più parte della mia vita su alcuni aspetti ,ma su molti altri si . Leggere sopra il suo articolo mi ha fatto tranquillizzare sul fatto di non riuscire ad avere una sessualità normale , cerco sempre di evitare il contatto fisico , vivo tutto come un dovere piuttosto che un piacere e ogni qualvolta mi ritrovi in intimità ho molte paure e e sensazioni sgradevoli , oltre a non provare piacere, non so perché però è come se vivessi il tutto come un tradimento nei confronti di quella persona che per tanto mi ha fatto del male . Mi rendo conto che tutto ciò è sbagliato, ma allo stesso tempo non riesco a togliermi questo pensiero dalla testa . Grazie per il tempo che mi dedicherà Francesca
Gentile Francesca,
mi fa piacere che abbia trovato nell’articolo degli spunti utili ad aiutarla con l’elaborazione di questa storia difficile.
Rimanere legati mentalmente al proprio abusatore è sempre una parte ardua da esplorare e comprendere, ma allo stesso tempo molto frequente. Del resto, anche se in veste di carnefice, è il solo altro attore di quell’esperienza “unica”, tragica ma molto peculiare, che crea inevitabilmente un legame. Anche se è una parte meno esplorata e quella che è collegata con la vergogna, spesso è vero che ci si può sentire complici e ancor più colpevoli per questo.
E’ sempre utile riflettere sul fatto che non è possibile applicare al bambino o al ragazzo di un tempo le stesse logiche che applichiamo oggi da adulti ad una situazione simile. Ricordarsi che quel bambino che si è stati non aveva le stesse risorse per comprendere e che, come creatura dipendente quale è, può essere del tutto comprensibile che si sia, pur nella esperienza negativa, in qualche modo legato alla persona che lo ha così tradito.
Ne parli, come suggerisco sempre, col suo terapeuta e vedrà che molti significati utili la aiuteranno in questa difficile ricostruzione di sè.
Salve,sono una ragazza di 19 anni. Ho subito abusi da piccola da parte di mio cugino,non ricordo l’età,ho solo dei flashback. Una cosa che mi sono sempre domandata e il perche io non provi timore verso la persona che ha abusato di me,ma al contrario, la ammiro e gli voglio un bene immenso quasi come se fosse un mio migliore amico. Non dovrei avere timore?
Gentile Francesca,
non vi possono essere mai risposte univoche a domande simili. Tutto ciò che ci fa sentire in equilibrio, per quanto possa essere non conforme alla maggior parte dei casi, va bene nella misura in cui non presenta un problema. Intendo dire, se sentire di non avere timore di suo cugino non rappresenta un motivo di disagio e la fa stare bene, allora perchè porsi dei dubbi?
Questo è valido a meno che non vi sia in atto un meccanismo di difesa che quindi ci ostacola inconsapevolmente dal provare ciò che davvero sentiamo poichè troppo distruttivo e pericoloso.
Per comprendere di cosa si tratta e risolvere il dubbio se la sua mente ha elaborato al punto di non provare rabbia o paura nei confronti del suo abusatore, oppure sia una difesa per evitare di entrare in contatto con sentimenti negativi, sarebbe necessario approfondire meglio.
Grazie mille..io sinceramente non so cosa fare,lui ora si trova all estero..ma la sera non riesco a dormire,e gia la seconda volta che mi capita di pensare a lui e me insieme,a lui che torna e mi violenta…non si tratta di sogni ma di semplici immaginazioni e non so perche penso queste cose,io non voglio pensarlo ma passo notti insonne a pensare che lui viene e mi violenta
Gentile Francesca,
sembrerebbe davvero che ci sia qualche pensiero irrisolto in merito.
Spero si possa concedere la possibilità di riflettere su questo per rasserenarsi.
Salve sto facendo una ricerca sulla sessualità nell’età adolescenziale e le volevo chiedere una cosa. Come può influire nell’età adolescenziale, nell’ambito della sessualità, aver avuto un abuso sessuale in tenera età?
Gentile Matilde,
come per l’età adulta, che è una delle tappe del percorso evolutivo, l’adolescenza può risentire degli abusi infantili che poi portano al consolidamento delle problematiche che vede descritte in questo articolo.
Nell’adolescenza si forma l’identità e quindi una esperienza traumatica passata può minarne le peculiarità, indebolirne i tratti o deviare la normale formazione dell’immagine di sè e dell’altro. La sfera della sessualità può venire compromessa in diversi modi: ad esempio le ragazze adolescenti sono solite negare la propria femminilità, finanche a sviluppare un’identità dai tratti mascolini, oppure assumere atteggiamenti iper-sessualizzati, come se si volesse sedurre continuamente ed amplificare così i sentimenti di colpa e vergogna.
Sicuramente può fare delle ricerche su internet e troverà molte informazioni a riguardo.
Salve ho quasi 21 anni, da anni soffro di depressione e sbalzi di umore, autostima inesistente insoddisfazione generale, non ho mai capito la causa e continuo a non comprenderla del tutto. Questa sera parlando con una persona mi sono resa conto di aver subito degli abusi tra i 13 e i 16 anni, però sono abusi particolari quindi non so se posso considerarli tali. Le spiego, da quando ho 10 ho un interesse particolare per la sessualità etc, leggevo rubriche su giornali che trovavo in casa e cose così. All’età di 13 anni però ho avuto il mio computer e ho cominciato a frequentare chat, spinta dallo stesso interesse, e mi sono ritrovata ad avere a che fare con uomini che, ad oggi, definirei dei pervertiti. Questi episodi sul momento mi facevano sentire sporca e in colpa. Ora leggendo questo suo articolo trovo molte risposte…può essere che col tempo i miei sintomi possono essere ricondotti a questo? La ringrazio
Gentilissima,
non posso rispondere a questa domanda poichè non ho gli elementi necessari, ma posso dirle che se la lettura di questo articolo ha stimolato domande e prodotto anche qualche significato utile, allora sicuramente le associazioni che sta facendo hanno una attinenza in merito che potrebbe essere utile approfondire in sede appropriata.
Salve sono Ele, all’ età di 10 anni ho subito un incontro con un uomo che mostra i genitali, fortunatamente non lo ho seguito, ma ciò mi ha provocato anni di spicologi. Questo è da ritenersi un abuso?
Grazie.
Gentilissima Ele,
tecnicamente tutto ciò che per un bambino, non in grado di poter comprendere cosa stia avvenendo, ha a che vedere con un contatto sessuale con un adulto, può definirsi abuso. Quindi anche un episodio come quello che racconta potrebbe essere definito tale.
Quello che conta però non è dargli un nome (che può essere forse più spaventoso e difficile da elaborare di quanto sia stato in realtà l’episodio in sè), ma valutare quanto un’esperienza, dalla più lieve (come per esempio questa che descrive) alla più grave, possa aver creato degli scompensi al bambino e quindi all’adulto in seguito.
Dare un nome ad un’esperienza simile può aiutare a collocarla nella sua gravità, soprattutto se si sta tentando di negarla, ma è necessario allora chiedersi come mai sia importante trovare una risposta a questo dubbio e non preoccuparsi di come questo ci fa sentire, che è invece la cosa più importante.
Se questo incontro, anche se breve e senza un coinvolgimento diretto, ha creato problemi e difficoltà che ancora oggi si ripercuotono in lei, allora bisogna certamente occuparsene.
Salve, mi chiamo Sara, ho 24 anni. Da un anno e qualcosa sono in psicoterapia per cercare do risolvere problemi di ansia, depressione, sbalzi d’umore repentini, per capirmi di più in sostanza è far pace con me stessa, sono spesso stata autodistruttiva e vivo male anche i rapporti con gli altri.
Ho una storia familiare un po’ ingarbugliata che sto analizzando. La mia infanzia fino ai 9-10 anni l’ho passata a casa dei miei genitori con mio fratello, mio padre beveva ed era certamente violento con mia madre e con mio fratello. Io ricordo poco e niente di me, non so dov’ero, che facevo. Spesso sento solo sensazioni, emozioni forti e contrastanti, confuse. A volte mi vengono in mente immagini o ricordo la voce di mio padre, provo terrore e piacere, sensi di colpa, vergogna, sento che lui mi manca e che lo amo ma allo stesso tempo lo odio e sono arrabbiata, oppure odio me… A volte ci sono immagini di carattere sessuale che invadono la mia mente e mi fanno pensare a lui, mi capita di piangerci su, di essere spaventata da morire, ma tutto è come un sogno, non so se è reale o se me lo immagino e quindi non riesco a dirlo nemmeno al mio terapeuta. Mi vergogno ed ho tanta paura…mi sento divisa e quindi bloccata.
Grazie Sara per aver condiviso questi difficili stati d’animo.
La sua storia è certamente “ingarbugliata” come lei stessa la definisce. Sembra esserci molto su cui lavorare e lentamente con coraggio ed onestà spero riuscirà a trovare una giusta collocazione a tutti questi frammenti emersi e le relative emozioni contrastanti che li accompagnano.
Le auguro di potere con coraggio provare ad indagare più in profondità queste emozioni e finalmente avere le risposte che merita per sentirsi più serena.
Ciao, io non ho mai parlato con nessuno di ciò che mi è successo e nn lo farò nemmeno adesso. Solo che ultimamente mi sto analizzando e capisco che molti lati di me sono dovuti anche a ciò che mi è successo da piccola.
A volte vorrei parlarne con il mio ragazzo per fargli capire perché sono così in parte.. Ma è giusto raccontare una cosa così pesante a chi si ama? Mi sembrerebbe di lanciargli una bomba addosso..ne avrei bisogno a volte, ma nn lo trovo giusto nei suoi confronti
Gentile Lara,
mi verrebbe da chiederle come mai sente che il peso di quella storia sia tutto sulle sue spalle, come se quel terribile evento fosse stato una sua responsabilità, divenuta un macigno da portare in silenzio, per sempre. Forse il problema è proprio il non dare l’occasione all’altro di comprendere e sostenere, condividere il dolore e magari in questo atto di comprensione trovare la forza di raccontarsi ancora e ancora. Questo perchè è proprio nel racconto continuo e quindi nel confronto con l’altro che si alleggerisce il trauma e si comprendono tanti aspetti che altrimenti non si coglierebbero. Non è necessario aver vissuto e conosciuto uno specifico evento per riconoscerne il dolore che reca.
Se infine colui o colei che ci ama dovesse rifiutarci perchè nel nostro vissuto risiede un’esperienza simile, o perchè una parte di noi non è semplice da comprendere, allora forse abbiamo una preziosa informazione in più su chi abbiamo davanti e quanto sia davvero disposto a conoscerci e ad amarci, non certo una scusa aggiuntiva per sentirci in colpa.
Grazie per la sua risposta.
Avevo bisogno di farle un’altra domanda, se è così gentile da rispondere.
Io ho elaborato a modo mio ciò che è avvenuto e non mi ha mai creato problemi a livello superficiale, ma adesso mi chiedo se a livello di subconscio mi possa aver causato qualche danno che ora mi porta ad essere come sono.
Grazie mille in anticipo
Gentile Lara,
direi che se la sua percezione è (cosa assolutamente possibile tra l’altro) di aver elaborato tutto, ma al contempo vi è una sensazione che potrebbe invece esserci qualcosa di residuo ad influenzare il suo attuale vissuto, allora da solo questo dubbio merita un approfondimento.
Dunque potrebbe essere il caso di fermarsi un po’ più a lungo a ragionare sulla risposta.
Salve Dottoressa.
Non so se questa sezione commenti è ancora attiva, ma avrei bisogno di parlarle. Da piccola ho subito abusi (avevo circa 5/7 anni, non ricordo bene) da parte del marito di mia zia. Per anni ho rimosso il ricordo, che è tornato circa 10 anni fa (quindi è passato un bel po’ di tempo). Tuttavia, non è mai stato un “problema”. Più che altro, ho sempre avuto una sorta di flash delle immagini che riguardano l’abuso, ma io sono pienamente consapevole che la colpa non è mia. Sono andata tranquillamente avanti con la mia vita, nonostante tutto. Ma è da circa un paio di mesi che il pensiero degli abusi quasi mi ossessiona. I flashblack sono sempre più frequenti e sento di sentirmi sempre più male (anche con nausea, giramento di testa, panico improvviso) ogni qualvolta si presentano, cosa sempre più frequente (anche senza degli stimoli che si collegano a ciò che è successo). Premetto che ho 21 anni, non ho mai avuto relazioni con un ragazzo e nemmeno alcun tipo di rapporto sessuale.
Non so perché stia succedendo tutto all’improvviso (non vedo quest’uomo da anni, se non sporadicamente per strada, senza che io mi fermi a parlargli o lo saluti). Mi sento sempre peggio, ho in testa queste immagini quasi continuamente. Non so cosa fare per stare meglio
Gentile Gaia,
purtroppo i modi in cui gli episodi di abuso incidono sullo sviluppo e quindi sulla sua vita attuale, sono stratificati e complessi. Il sapere di non essere colpevoli non è da solo un indice sufficiente ad impedire di avere difficoltà in diverse aree. Spesso accade che gli episodi traumatici vengano sepolti dalla mente o resi neutri per poi emergere improvvisamente. Sarebbe importante che ricevesse supporto e affrontasse questi timori in sede appropriata.
Dopo ciò che mi è successo io per i primi anni non ho mai avuto problematiche strane, negli ultimi 5 anni, sono affrant* da ricordi e negli ultimi due da ansie e problematiche nel sonno, è possibile che i ricordi siano tornati solo dopo qualche anno dall’accaduto?
Gentile Mel,
non conosco lei e la sua storia, ma posso dirle in linea generale che è possibile che i ricordi riaffiorino in diversi modi e forme.
Gentile dottoressa,
Ho 40 anni e temo di aver subito abusi da bambina. Dico temo perché non ho nessun ricordo specifico, ma da piccola ho sempre provato una forte attrazione per il sesso. Ho iniziato a masturbarmi molto presto e facevo giochi strani. Nn so spiegarmi come potevo sapere certe cose tenendo conto che all’epoca nn esisteva interne e nn c’era accesso facile a certe immagini. Nn ho altri ricordi.vorrei sapere se è possibile risalire ad eventi traumatici dell’ infanzia con tecniche specifiche. Ho paura che possa essere stato mio padre e vorrei andare a fondo soprattutto perché ho due bambini piccoli che spesso stanno con i nonni. In generale nn ho avuto problemi di comportamento o altri nel corso della mia vita. Quindi vorrei sapere se i comportamenti che le ho descritto possono essere considerati piu o meno normali on una bambina di 6-7 anni o no.
La ringrazio di cuore per il suo aiuto
Gentile Iaia,
non esistono tecniche specifiche che possano restituire con certezza un ricordo rimosso. Questo perchè soprattutto nell’infanzia subentrano molte variabili complesse nella formazione della memoria e a volte si costruiscono od alterano ricordi ad hoc (si può fare riferimento all’articolo dei falsi ricordi falsi ricordi per saperne di più).
Detto ciò, le esperienze traumatiche rimosse sono quindi un’area da trattare con molta cautela. Se è vero che spesso accade che si rimuovano ricordi avvenuti, è altrettanto vero che altri percepiti possono essere frutto di una alterazione percettiva della mente.
Non posso rispondere dunque ad una domanda simile, poichè implica un lavoro attento e mirato sulla sua storia personale. Posso dirle però che i bambini non sono esseri asessuati, come futuri adulti anche la sessualità evolve e si sviluppa. Ovviamente non è ancora mirata e specifica come quella adulta, ma inconsapevole e generalizzata. Possono esserci esplorazioni del tutto normali del tipo che descrive, come la masturbazione, che non è affatto rara nei bambini o la necessità di esplorare il corpo e le sensazioni che reca. L’elemento che le distingue è una totale incapacità di comprenderne ancora lo scopo, ma una semplice replica di un azione che si sente “piacevole”.
Non è raro quindi che i bambini giochino anche con temi simili, senza che questo comporti una precedente intrusione degli adulti, o arrivare a pensare ad un abuso subito. Ciò non esclude naturalmente che certi comportamenti siano invece repliche di “giochi” sbagliati vissuti con adulti abusanti.
Salve, nell’infanzia ho subito abusi da parte di 2 uomini. Il primo quando avevo circa 7 anni, con il secondo avevo circa 10-11 anni ed era un amico di famiglia che mi capitava di vedere a periodi. Di entrambi i casi,in quel periodo, informai i miei genitori, che però decisero di far finta di niente sia con me(forse credevano che me ne sarei dimenticata vista l’età) e sia con loro due per non avere problemi, addirittura il secondo, cioè l’amico di fam continuarono a frequentarlo! io negli anni ho continuato a pensarci ma non spesso, in genere quando sentivo al tg denunce riguardanti abusi. Qualche anno fa mi è capitato di leggere un romanzo nel quale la protagonista aveva subito uno stupro nell’adolescenza e da allora, anche se i miei abusi non sono stati così gravi, penso quasi ogni giorno a quello che mi è successo e mi sento triste, anche per il comportamento che hanno avuto i miei genitori che per ben 2 volte se ne sono fregati come se niente fosse successo,solo per non avere problemi con nessuno perchè loro vogliono andare d’accordo con tutti. In più nel secondo caso ho sempre sentito un senso di colpa perchè, essendosi lui avvicinato gradualmente a me(cioè verbalmente), avrei potuto fermarlo, invece non facendolo credo che abbia interpretato la mia “indifferenza” come un invito a continuare e quindi a spingersi oltre(cioè fisicamente) e pur avendo capito cosa avevesse in mente non lo fermi. Non so se dipende da queste esperienze, però mi ritrovo a 28 anni vergine e non per scelta. E’ frustrante essere ancora alla mia età e mi fa sentire diversa per non dire ritardata e soprattutto devo tenerlo sempre nascosto e far finta di non esserlo, per evitare che mi giudichino “male”. Da allora non ho più avuto una storia principalmente perchè non è facile che mi piaccia un ragazzo e che io piaccia a loro, in più non riesco a relazionarmi facilmente con le persone anche in amicizia. In più non riesco a fidarmi di nessuno. Di conseguenza mi ritrovo senza amici, senza un compagno e spesso con la tristezza negli occhi. So che dovrei andare da uno psicologo e forse un giorno ci andrò. Ora ho approfittato di questo sito, per raccontare per la seconda volta, gli abusi subiti, dato che dopo averlo raccontato ai miei genitori non ne ho mai più parlato con nessuno! saluti
Gentile Charlotte,
come ha avuto l’occasione di leggere, il senso di colpa, la mancanza di fiducia, la depressione, la difficoltà a relazionarsi, possono tutte senz’altro essere conseguenze delle esperienze subite, soprattutto se, come riferisce, sono ora un ricordo pressante e ricorrente che sembra non trovare pace.
Come sempre dico, trovare uno spazio di condivisione – anche questo può essere certamente un primo passo – dove si percepisca che finalmente si può parlare del dolore che si prova, affidarsi e raccontare l’accaduto per dargli un significato più utile, è fondamentale per superare un’esperienza traumatica come quella da lei vissuta.
Salve dottoressa io sono una ragazza di 26 anni e ho avuto degli abusi da piccola non ricordo bene l’età perche non ricordo neanche bene ma ho dei flesh di quei momenti che non riesco a cancellare del tutto i primi abusi le ho subiti da un mio cugino che dicendomi di giocare mi faceva toccare le sue parti intime e laltro abuso che mi ricordo e quello di mio zio e la e stato fatto piu volte mi veniva dietro e si muoveva pero nn ricordo molto bene perche come gia le ho detto ho dei flch che io avevo abolito dalla mia mente e sono ricomparsi a l ultimo abuso che mi ha fotto mio zio nell adolesceza questo lo ricordo benissimo perche avevo 14 anni lui si e avvicinato e si e accostato dietro inziando a muoversi pero io l ho allontanto e me ne sono andata e da li gli ho date le distanze pero nn ne ho mai parlato con nessuno anche se e una cosa che mi fa molto male vedere quando i miei genitori lo trattono bene anche se io nn lo odio pero nn riesco neanche a capire perche si e comportato cosi
Gentile Maria,
comprendo il suo timore nell’aprirsi o provare a raccontare a qualcuno, soprattutto i suoi familiari, l’accaduto.
Essere respinti o sperimentare reazioni di rifiuto di fronte ad una confessione simile, è forse l’esperienza peggiore di un vissuto di abuso, dove ci si sente davvero soli ed impossibilitati ad affidarsi a qualcuno che possa aiutarci ad alleviare il dolore e le sensazioni particolari che si vivono.
Spero possa trovare uno spazio per parlarne perchè sarebbe davvero utile per lei.
Salve volevo chiederle una cosa quando avevo più o meno 9/10 stavo giocando al parco giochi e un signore mi chiamò e io andai ma non mi ricordo cosa mi a fatto adesso o una relazione da otto anni e non mai avuto un rapporto completto e questa cosa mi fa molto male perché non capisco dopo tanti anni sono ancora così o provato di tutto ma niente sono giovane vorrei avere una mia famiglia ma così non posso non so più dove sbattete la testa
Gentile Desy,
comprendo la sua frustrazione. Provi a chiedere un aiuto e un supporto professionale, così da esplorare i problemi legati all’episodio e come questi influiscano sulla sua attuale vita, per tentare di sistemare le cose ed essere serena come merita.
Ho subito vari abusi sessuali da piccola…quello piu grave a 8 anni. Ho 33 e nel 1992 sono stata adottata da una famiglia italiana. Io non ho mai superato questo trauma. Un vicino di casa di mia nonna a santo Domingo già maggiorenne mi attirò dentro la stanza di mia nonna non ricordo con quale scusa…
Ricordo il dolore. Ricordo che non piangevo ma dentro sentivo un senso di disgusto e frustrazione mi dicevo che non era normale mi sentivo abbandonata e ricordo che non dicevo nulla perchè soffrivo così tanto da non poter nemmeno piangere….quella bestia una volta finito mi fece fare delle cose strane tipo mi chiese se gli portavo dell’acqua… Poi mi domandò se uscendo avessi visto qualcuno….poi tutto diventa vago non ricordo cosa ho fatto dopo. Una cosa so che in casa non c’era nessuno.
Questo trauma mi ha devastato io non provo niente sessualmente ne con donne ne con uomini…mai avuto un orgasmo con nessuno. Devo ammettere che alcuni uomini che ho avuto hanno rischiato che li uccidersi spessi mi succedeva che rivedeva in loro il mio abusatore. Ho delle strane fantasie che non sono sane di cose sporche è così che mi vedo e vedo il sesso. Non si supera. Una vita rovinata. Ho paura di parlare con un sessuologo non voglio ricordate niente altro. Grazie
Gentile Morena,
questo tragico episodio di abuso le genera una comprensibile paura e desiderio di cancellarlo dai suoi ricordi.
Come ben racconta però, è un trauma che l’ha “devastata” nel corso della vita e come tale forse merita un po’ di forza per affrontarlo e provare a respingerlo in modo utile.
Bisogna comprendere che si può rimanere vittima di un abusatore tutta la vita poichè non riusciamo a liberarcene e lo teniamo nella mente a continuare a perseguitarci. E’ una responsabilità verso noi stessi provare a trovare il coraggio di abbatterlo o darci almeno la possibilità di tentare.
Gentile Veronica,
deduco, dato il commento a margine di un articolo che parla di abuso infantile, che sospetti suo marito possa aver subito un episodio simile, tale da giustificare il suo comportamento nei suoi confronti? Se così fosse, io non ho assolutamente la possibilità di rispondere ad un quesito del genere con questi elementi e in questa sede. Il quadro che lei descrive è compatibile con moltissimi vissuti dei più disparati, compresa una totale assenza di qualsivoglia esperienza traumatica, come un “semplice” vissuto in un ambiente familiare che mal gestisce le relazioni e gli affetti.
Le ribadisco, come faccio sempre in questi casi, che la vita delle persone non necessariamente deve essere sconvolta da eventi traumatici simili per giustificare comportamenti o psicopatologie in un individuo.
Pur comprendendo la necessità di dover trovare, in situazioni siffatte, delle spiegazioni che possano giustificare le azioni incomprensibili e distruttive nei nostri confronti delle persone a cui siamo legate, non è probabilmente la domanda giusta da porsi in questi casi, nè la più utile.
Gentile dottotessa, ho scoperto da poco tramite il mio psicologo che vi è una connessione tra il mio stato d animo, che da sempre tende ciclicamente alla depressione, e un episodio della mia infanzia che avevo rimosso fino a 6 anni fa. In sostanza quando ero molto piccola (3/4 anni) mio fratello (8 anni piu grande) spesso mi chiudeva nella stanza con lui al.buio. Non era fatto con costrizione o cattiveria, lui aveva solo 10 o 11 anni e voleva capire probabilmente come son fatte le.donne. Ho dimenticato questo episodio per molti anni e l’ ho ricordato per caso a 18 anni ma non mi ha fatto né caldo né freddo, anzi mi son messa a ridere, l ho giustificato come un gioco e comunque come una cosa normale mossa dalla.curiosità di un preadolescente. Qualche giorno fa l’ ho raccontato allo psicologo, dal quale vado perche ho una costante malinconia da quando son nata nonché disturbi bulimici e frequenti crisi nervose, e lui mi ha detto che era questa la causa di tutto e che, una volta ricordato a 18 anni, l ho sottovalutato come meccanismo di Autodifesa . Non so se crederci, mi sembra assurdo che un episodio secondo me irrilevante come questo possa avermi traumatizzata, lei crede che sia di tale gravità fa aver causato la mia indole problematica? Non capisco in pratica se si possa parlare di molestia sessuale dal momento che ero consenziente e non c era cattiveria o aggressione da parte di mio fratello, insomma era quasi una normale abitudine. La prego di risolvere questo dubbio assillante.
Gentile Isabell,
mi rincresce ma non posso certamente io risolvere questo dubbio per lei, non conoscendola, nè in un contesto simile.
Le consiglio di continuare a discuterne con il suo psicologo di quanto accaduto e di ciò che ha significato per lei, delle emozioni che emergono in proposito. Esprima con tranquillità questi dubbi e lentamente provi a capire se e in che misura questo episodio possa aver compromesso il suo stato mentale e i suoi comportamenti.
Buonasera ,mi chiamo Marco
vorrei raccontarLe la mia storia.Ho 49, anni all’età di 45 anni ho iniziato ad avere dei malesseri molto profondi senza sapere il perchè(comunque dei malesseri li ho sempre avuti ma ciclicamente ) sono durati un anno un anno e mezzo fino poi a sfociare con dei flesc di violenze e abusi che ho avuto all’incirca dall’età di 4 anni ai 6 anni 6 anni e mezzo insomma intorno a questo periodo da parte dei miei fratelli piu grandi di me uno di 10 e l’altro di 7 anni. Sono sicuro che mia madre lo scoprì così che a iniziato a nascondere tutto fino ad oggi. Purtroppo fino a questa età non sono mai riuscito ad avere amici oppure gruppi di coetanei che si frequentano come in partite a calcetto a tennis o quant’altro(di questo ho sofferto immensamente)nonostante tutto sono riuscito a farmi una famiglia con due figli penso di essere riuscito a fare il padre perchè recitavo una parte ed è stata moto dura .Purtroppo soffro ancora ma molto meno da quando è uscita la verità perchè ho capito che il mio modo di essere non reattivo e un pò giù di tono in realtà non è dipeso da me ma da questi schifosi e squallidi eventi.Ho provato a parlare con i miei genitori ma ho trovato una porta chiusa.
in questo momento non riesco a perdonare definitivamente i miei genitori di avermi fatto dormire in quella camera insieme ai miei fratelli che sapevano già che davano molti problemi.
Dico a tutti di non forzarsi mai, di volersi più bene perchè non riusciranno mai a diventare egoisti e poi dico a tutti che trovino un hobbi una passione e si dedichino a coltivarli con tanto amore.SI PUO’ USCIRE DAL TUNNEL non odiando nessuno ma volendoci bene e non forsandoci mai a fare i superuomini e chiedendo aiuto ai Dottori e a Dio.Mi scuso se non ho scritto bene in italiano perchè sono andato di getto e mi scuso se sono stato un pò troppo lungo ,spero di essere di aiuto agli altri.Avrei moltissime altre cose da raccontare delle violenze da me subite anche psicologiche che sono aimè ancora piu gravi ma dico a tutti di non mollare mai e reagire sempre l’importante è di non fare noi del male agli altri perchè in questi casi è meglio avere subito dei torti piuttosto che farli.VOLETEVI BENE CHE DIO VI VUOLE BENE
saluti
Marco
Gentile Marco,
come sempre prima mi scuso per la necessità imposta dal contesto, di accorciare gli interventi più lunghi.
Grazie della sua testimonianza e del suo coraggio, sono certa, come tutte le altre, sarà molto utile a chi condivide un vissuto simile al suo.
buona sera non ricordo a che età….ma credo prima dei 6/7 anni…frequentavo casa di mia zia materna…ho dei flash che non riesco a spiegare nel bagno della casa….che essendo una casa vecchia aveva il bagno esterno all’appartamento….sono flash….niente di piu….ma ho paura che sia successo qualcosa di grave li dentro con mio zio….mio zio a sua volta ha avuto una brutta infanzia….chiuso in collegio all’età di 6 anni….violento con mia zia…ecc.. il risultato è che fin da piccolo avevo bassa autostima e risvegli mattutini riempiti da pianto che non erano ricollegabili a niente di palese e dei gran mal di testa di cui soffro anche oggi anche se in maniera molto meno frequente….crescendo…verso i 12 anni ho iniziato a fare uso di alcool…a 14/15 di sostanze leggere e dai 16 anche di droghe pesanti….ne ho abusato per diversi anni….oggi mi ritrovo a 35 anni che frequento ancora il sert, faccio colloqui dalla psicologa, faccio una terapia contro l’alcolismo che si è ripresentato in maniera pesante a 25 anni con il culmine a 30….e sono seguito da uno psichiatra per un presunto disturbo bipolare…solo 3 giorni fa sono riuscito a parlare della storia di mio zio alla mia psicologa…e mi sono uscite delle lacrime…un grande senso di tristezza…inadeguatezza….depressione, bassa autostima, facilita d’ira, sono state fino ad ora la costante che mi ha accompagnato in tutti questi anni….è possibile che non sia solo la mia immaginazione ma che veramente in quel maledetto bagno sia successo qualcosa di sgradevole per me??? non riesco a ricordare…sono solo un paio di flash che a volte mi tornano alla mente…la mia psicologa ha spiegato che a volte per “salvarsi” si dimentica le cose….può essere il mio caso??? lei mi ha detto che ne continueremo a parlare…. grazie 1000!!!
Gentile Stefano,
se sia o meno il suo caso, ovvero se vi sia stato un episodio di abuso poi rimosso, per ovvi motivi non ho elementi per dirlo.
Sicuramente il vissuto che racconta è di grande disagio. Continui a lavorare con la psicologa e vedrà che piano, piano, le cose si metteranno in ordine, con la dovuta calma e cautela e che, senza paura, troverà una strada utile a spiegare e quindi forse poter superare tutta questa sofferenza.
Salve.
Sono un ragazzo di 24 anni.Convivono da circa 3 con una ragazza di 19,che dall’ eta’ compresa tra i 3 anni e i 5/6 ha subito abusi sia “visivi”(foto,video ecc..) sia psicologici da parte del padre.Come c’é ovviamente da immaginare questo ha portato difficoltà sia tra noi come coppia che per lei nel relazionarsi e fidarsi delle persone. Io questa cosa lo saputa poco qualche mese fa al culmine di una lite dove per farMI capire il perché del suo nervosismo ė riuscita a sputare fuori quelle parole.Ovviamente una volta saputo questo il mio atteggiamento e cambiato per cercare di starle più vicina e “confortarla” se cosi si può dire,ma ovviamente parlando con me si arriva fino a una certo punto poi la cosa supera le mie capacità anche “comprensive” diciamo non avendo studiato psicologia.Io mi rendo conto che la soluzione credo anche l unica sia rivolgersi a uno psichiterapeuta,il problema sorge quando lo propongo a lei.Lei ė convinta che non ci sia nessuno in grado di aiutarla,che l unica soluzione sarebbe cancellare il ricordo.Chiedervi un modo per aiutarla io so che non e possibile pero vi chiedo qualche consiglio sul come potrei fare per alleggerire il più possibile questa cosa e come “convincerla”ad andare da uno psicologo.Grazie per l attenzione.Saluti
Gentile Mario,
come giustamente intuisce, non vi è un modo consigliabile su come comportarsi, anche perchè ogni persona reagisce in modo complesso e personale, soprattutto quando parliamo di eventi traumatici. Inoltre, se non vi è una spinta personale a chiedere aiuto, è altresì difficile, non tanto convincere la persona, quanto poi “agganciarla” per far sì che resti in terapia e possa fare un lavoro utile.
Quello che mi pare di capire è che lei si stia comportando in modo rispettoso e comprensivo, semplicemente offrendo ascolto e questo è molto importante.
Non sia pressante, vedrà che sperimentando fiducia nei suoi confronti, forse lentamente potrà abbracciare l’idea di provare a fidarsi di un esperto che possa darle l’aiuto specifico che merita.
Quando avevo 6 anni ho subito degli abusi sessuali da parte di un vicino di casa amico di famiglia che veniva in vacanza d’estate. è durato tutta un’estate. non posso dire esattamente il numero di volte, non ne ho il minimo ricordo esatto.
gli abusi non sono stati nè violenti, nè costrittivi, sono di natura diciamo “seduttiva”. il che significa che da parte mia ci fu partecipazione, per me era un gioco, strano, un gioco segreto, ma era divertente.
il trauma è nato dopo, una volta raggiunta la consapevolezza di quello di cui ero stata parte “consenzientemente” (se così si puo’ dire, considerando che non avevo la minima idea di cosa stessi facendo).
mi ritrovo a 35 anni e non essere mai riuscita in vita mia a raggiungere un orgasmo se mi tocca un uomo. devo allontanarmi e finire con la masturbazione l’atto sessuale in solitudine, con il mio compagno affianco, ma devo essere io a continuare a provocarmi piacere, altrimenti se continua lui, proprio non riesco a raggiungere l’acme.
volevo solo rendere testimonianza anche della mia storia, nel caso ci fosse qualcuno che sta sperimentando le stesse difficoltà o le abbia sperimentate e con una psicoterapia sia guarito da questo blocco.
Grazie Roberta per la testimonianza.
Buonasera a tutti.
Ho 32 anni e ricordo perfettamente gli abusi sessuali subiti attorno agli 8 anni circa. Era un fidato amico di famiglia che, per un certo periodo, era quasi ogni giorno a casa con noi a fare delle riparazioni. Questi “giochini” sono andati avanti per qualche giorno, fino a quando non ha finito i lavori e non si è più visto così spesso in casa nostra. Ricordo che io non mi sottraevo perché lui si comportava come se fosse tutto un gioco o come se mi stesse coccolando. Qualche volta, sempre a quell’età, in camera scoppiavo a piangere perché mi prendevano delle angosce quando ci ripensavo, forse mi vergognavo all’idea che i miei lo potessero venire a scoprire, come se fosse colpa mia per il fatto che glielo lasciassi fare senza dire niente. Nel frattempo sono cresciuta e, quando mi capitava di rivederlo, sempre per via delle frequentazioni familiari, e sia io che lui ci comportavano come se niente fosse mai accaduto. L’essere andata avanti come se tutto fosse stato normale nella mia vita, non me lo spiego, anche perché non ho rimosso niente e spesso ci ho pure ripensato con rabbia perché a parte le sue, non ho mai avuto sul mio corpo le mani di nessun uomo, non sono mai riuscita ad avere un fidanzato, mi sono innamorata più volte ma me lo sono sempre tenuto per me e avevo il terrore che il ragazzo in questione lo scoprisse, se accadeva negavo con forza e mi comportavo in modo odioso ed estremamente antipatico, faccio fatica ad affrontare situazioni sociali come lo stare in mezzo a troppa gente, conoscerne di nuova, frequentare posti vari, mi sento più a mio agio in casa, da sola o con le pochissime persone di cui mi fido, penso sempre alle fregature che potrebbero darmi gli altri, che tutti siano sempre migliori di me e che non riesco ad uscire dall’Università perché non sono in grado di fare niente. Da qualche anno soffro di forte ansia da esame, non quella normale di qualunque studente, ansia che mi blocca, mi fa star male anche fisicamente, mi fa scoppiare a piangere, mi fa disperare e parlare da sola, mi fa sentire quasi una psicopatica. Tutto questa perché mi terrorizza il fallimento e il giudizio di un estraneo che mi fa delle domande, mi terrorizza la delusione che potrei dare alla famiglia e la convinzione di non fare mai niente nella vita. E in questi momenti, così come in altri, mi ritorna alla mente quello che mi succedeva a 8 anni, e mi infurio dicendomi che mi va tutto male sin da quando ero piccola, non ho un uomo che mi ami, ho pochi amici, sono sola la maggior parte delle mie giornate, non ho realizzato niente nella vita, mi sento una fallita perché l’idea di un semplice esame mi fa stare male e ho tremendi sensi di colpa nei confronti dei miei genitori perché non gli ho dato nulla di buono a parte un diploma. Quando mi capitano questi momenti penso sempre a quel viscido perché mi fa male sapere che nemmeno da piccola potevo farmi del bene. Non ne ho mai parlato con nessuno.
Gentile Sascia,
è molto utile che lei abbia deciso di condividere la sua difficile storia, per provare a mettersi in una prospettiva differente riguardo ciò che le è accaduto.
Potrà forse aiutarla a sentire che il suo racconto è simile nelle angosce e nelle emozioni più contrastanti ad altri e che vi sono sempre vie d’uscita costruttive anche quando si pensa sia impossibile.
Buonasera sono una ragazza di 30 anni. Quando ero piccola mio padre abusava di me. Non atti sessuali veri e propri ma mi toccava e mi molestava quasi ogni notte. Non ho mai detto niente a nessuno. Fino ad ora, poiché ho un figlio di 5 anni e per paura che potesse capitargli qualcosa. Ho detto tutto a mia mamma eba mio fratello. Ho problemi grossi relazionali. Sessuali disturbi del sonno sessuali e aggressivi. Non so cosa fare. Non mi piango addosso mai. Ma ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare adesso. Ho paura di crollare.
Gentile Naomi,
grazie per aver condiviso il suo racconto.
Posso accogliere il suo sfogo e la richiesta di aiuto suggerendole, come faccio sempre in questi casi, di non sottovalutare questa angoscia e paura. Provi a chiedere aiuto ad un professionista che possa ascoltare il suo disagio ed aiutarla a capire come affrontarlo.
Salve. Ho letto le testimonianze presenti nel suo sito perchè da anni sto facendo un percorso personale di psicoterapia per rimettere insieme le parti di me, le fratture dovute ad una vita di abusi sessuali e mal accudimento familiare, nonostante l’apparente normalità di tutti e in questo momento sto affrontando la solitudine che ha contrassegnato il tutto e la necessità che solo ora emerge consapevolmente, a 44 anni, di aver bisogno e di voler condividere. I primi episodi di abuso sessuale di cui ho memoria risalgono all’età di 5, 6 anni e il tutto è terminato a circa 22 anni, una vita appunto. L’abusatore era un vicino, di mezz’età, amico di famiglia, a casa del quale andavo ufficialmente per per giocare con la nipotina o guardare la tv, invece mi faceva “giocare” lui, altre volte era lui a venire da me per farmi compagnia mentre i miei non c’erano o lavoravano. Agli abusi e violenze sessuali seguirono anni di stolking e telefonate oscene, poichè dopo i 17 anni cominciai a sfuggire fisicamente all’abusatore. Il tutto terminò un pomeriggio, nel modo più devastante per una persona che per una vita era stata abusata: la moglie sentì una delle telefonate oscene e pensò, visto che ero maggiorenne, che fossi colpevole io. Non provai a giustificarmi. Nessuno seppe mai ciò che avevo subito prima dell’inizio della spicoterapia e questo tempo ha appesantito ulteriormente gli abusi. E’ stato un incubo, dal quale mi sono dissociata come se non fosse successo a me, come se fosse colpa mia e come se non ci fosse nulla di male in tutto ciò o addirittura non fosse neppure accaduto, fino all’età di circa 30 anni, quando stavo troppo male e non ce la facevo più e ho cominciato a farmi seguire da uno psichiatra prima, da una psicologa dopo per tutt’altro motivo.
Vorrei dire a chi come me ha subito gravi traumi di fidarsi, di volersi bene e cercarsi uno\a psicologo\a per farsi aiutare. Di pensare alla psicoterapia come ad un regalo meritato che si fa a sè stessi, un’opportunità di vivere in maniera più armonosa con se stessi. Non è semplice, è un percorso che richiede molte energie, ma è fattibile e dopo che si guarda a quelle foto interiori del passato, dell’orrore e si accetta che fanno parte di sè stessi non si dimentica, magari neppure si cambia ma cambia il modo di percepirsi e anche ciò che prima era pesante diventa più leggero, non meno grave, ma più nitido e più leggero. Diventa possibile guardare e accettare come parte di sè stessi anche i particolari che sembravano inaffrontabili. A piccoli passi. Ecco tutto. Scusi per la lunghezza del mio intervento. Volevo solo condividere per me stessa e per chi come me è stato abusato.
Gentile Francy,
mi scuso anche con lei, ma come sempre capita con i commenti estremamente lunghi, ho dovuto per necessità di spazio omettere alcune parti del suo inteso e generoso racconto.
La ringrazio per la condivisione.
salve dottoressa, volevo chiederle quando un abusato prende parte alla vita di tutti i giorni, come affronta le situazioni che gli si pongono di fronte? Per fare un esempio, un ragazzino di 12 anni , se ha dei problemi indipendenti dall’abuso, come quelli scolastici o di relazione, possono cmq essere più difficili da superare del solito? E in qualche misura, possono essere connessi all’abuso stesso?
Gentile Amos,
nel ringraziarla per la fiducia accordatami, le vorrei dire che mi è impossibile continuare a rispondere in modo così generico ai suoi molti quesiti, proprio nel rispetto di un coinvolgimento che colgo e di cui per ovvi motivi non posso farmi carico in questa sede al meglio, poichè non è luogo per approntare una consulenza.
Le consiglio di prendere in considerazione di potersi rivolgere privatamente ad un professionista che possa darle indicazioni più utili e che consenta a lei di essere più specifico in una sede maggiormente consona e privata, magari conoscendo la sua storia.
Buongiorno.
La situazione è alquanto complicata… E ho paura a parlarne. Non ricordo nemmeno quanti anni avevo, dai 3 ai 6 mi pare… Durante l’estate la mia famiglia e dei nostri amici andavano in vacanza in Sardegna, affittavamo una casa e stavamo lì. I nostri amici avevano un figlio adolescente, massimo 15 anni, e visto che c’erano solo tre camere io e lui dormivamo assieme, letti separati. A volte… Ho come il ricordo di lui che si faceva toccare lì sotto da me… È un ricordo che non so nemmeno sia un ricordo, ma è ricorrente… Magari mi torna in mente, poi se ne va, poi dopo un tot torna. Non mi pare abbia un criterio… Lo sa solo una mia amica, mai l’ho detto a qualcuno, anche perchè ho questo dubbio se mai sia accaduto o meno… Se fosse stato, che ne so, un sogno? E se invece fosse accaduto? Mi sento bloccata… Ma anche se trovassi un modo per pensare ogni ragionevole dubbio che sia accaduto, avrei una paura folle a dirlo alla mia famiglia e il mio ragazzo…
Gentilissima,
come già accennato altrove, la questione dei ricordi traumatici rimossi, il loro recupero, la possibilità che non appartengano al vissuto reale, è una questione molto delicata e andrebbe affrontata in sede appropriata proprio per coglierne tutti gli aspetti, le motivazioni e le ricadute.
Tenga presente che la mente, indipendentemente dalla veridicità di ciò che ci propone, ci presenta sempre dei contenuti per noi importanti anche se a volte usa vie complesse da decifrare. Quindi non va sottovalutato comunque questo ricordo chiamiamolo “ipotetico” e l’angoscia che porta con sè, che invece è reale e verificabile da come si sente e da ciò che prova. Mi pare infatti che nel suo caso sia più utile per lei interrogarsi sul come questa immagine che riaffiora in modo ricorrente la preoccupi e le rechi difficoltà e paure e cosa fare per affrontarla.
Per questo sarebbe utile trovare uno spazio dove potersi sentire abbastanza al sicuro da poter affrontare meglio questo ricordo “vago”, i suoi significati e le paure connesse, per farla uscire dalla situazione di stallo doloroso in cui si trova.
Anche se può sembrare paradossale, solitamente il nodo da sciogliere non è il dilemma “se sia accaduto o meno”, ma piuttosto comprendere come affrontare e superare le sensazioni terribili che questo pensiero reca con sè.
Sono stato per 17 mesi con una ragazza che è stata adottata in Russia per diventare l’amante del padre. I rapporti completi sono iniziati l’estate della 5 elementare e sono proseguiti con “amore” sinché a 14 anni lei ha capito l’errore. Allora il padre ha preso a violentarla. Tutto è durato sino a quando lei si è ribellata più decisamente grazie al sostegno mio e di mio padre.ora il mostro è stato condannato a 10 anni piú tre di condizionale. Tutti sapevano/intuivano ma nessuno l ha mai aiutata. Madre compresa. Ora la nostra storia è finita: troppe bugie e sotterfugi, troppe ricerche di attenzione da parte di altri maschi anche adulti. Alla fine, ho premuto sulla leva della mia “insopportabile” gelosia e mi son fatto lasciare per non darle un altro abbandono. La nostra storia è durata tra i miei 16 e 17 e mezzo. Lei ha un anno esatto meno di me. Mi manca, ma non potevo vivere con il terrore dei suoi tradimenti, dei rapporti con l orribile madre che poi è apparsa come vittima anche lei, lei che non ha avuto mai cura di quella figlia se non per farsela amica ai fini processuali
Gentilissimo,
grazie per aver raccontato la sua storia, che ci suggerisce quanto sia importante trovare degli ambienti sicuri dove potersi finalmente sentire protetti e provare a cercare giustizia e sostegno per gli abusi subiti.
Lei è molto giovane, ma la sua maturità in questa vicenda colpisce senz’altro.
Ma e possibile che la mia ex, madre di mia figlia di nazionalita rumena, faceva sesso come 50 anni fa fantasia zero e comunque mi piaceva tantissimo….poi per colpa del gioco d’azzardo per 4 anni letti separati ho fatto un percorso terapeutico e ho provato a mettere apposto la famiglia … lei niente terapia di coppia niente sesso mi a detto piu volte che il sesso non le interessa e che potevo tranquillamente trovarmi un’altra…insomma io penso che abbia subito violenze dal padre alcolizzato cosi come dice lei, oppure semplicemente non mi amava piu
Gentile Toni,
come mi è capitato già di rispondere a domande simili, le ribadisco che le eventuali difficoltà sessuali nella vita di una coppia non sono tutte certamente imputabili a passate esperienze di abusi. Le difficoltà nel campo della sessualità possono insorgere come conseguenze di un abuso, ma non “tutti” coloro che abbiano una vita sessuale poco soddisfacente o disinteresse nella stessa, hanno subito abusi in infanzia. Nè tantomeno chi ha subito abusi necessariamente ha poi difficoltà nella vita sessuale.
Pur comprendendo il desiderio di trovare una causa esterna (per quanto tragica e spesso invalidante da questo punto di vista), alle difficoltà sessuali di coppia, è bene sempre tenere a mente che si tratta di un’insieme complesso di cause che riguardando il più delle volte entrambi le componenti della coppia stessa e quindi è necessaria una profonda riflessione sulle responsabilità personali di entrambi i partner.
La mia esperienza… ho subito abusi all età di tre anni circa… nono so con precisione per quanto tempo dovrei chiedere a mia mamma ma non ne parla volentieri e io mi sento a disagio nel chiederle questo. è successo con mio padre..
Mio padre era malato veniva da una famiglia di persone disturbate, ha passato tutta la sua vita in cliniche, invece di aiutarlo non vedevano l’ ora di rinchiuderlo. Quando mia madre seppe dalle suore all asilo che avevo dei problemi e di conseguenza se ne seppe il motivo si separò da mio padre. Lui non ebbe mai pace. Dopo tutta la sua vita di problemi di cui non aveva colpa anche questo colpo non gli fece bene, e al mio primo anno di superiori si suicidò.
Io non riuscivo a vederlo, mio fratello si. Ora avrei voluto conoscerlo, credo di averlo perdonato mi rendo conto che la colpa per come era non era dovuta a lui ma a chi avrebbe dovuto prendersene cura e non l ha fatto, con questo non giustifico il comportamento ma mi rendo conto che era “malato” e nessuno lo aveva aiutato.
Mia madre si è risposata con il mio attuale patrigno. All’età di 18 anni me ne sono andata a vivere per conto mio. Ora la mia adolscenza è stata un pò traumatica ero molto chiusa, mi sentivo bruttissima e di ragazzi non ne parliamo.
A 18 anni andando via di casa non so cosa mi fosse successo, mi sono svegliata!! Ora da tre anni convivo.
Sto scrivendo perchè mi rendo conto di avere un serio problema nel crearmi amicizie. Dove vivo è una grande città sarò stupida ma non capisco come potrei farmi amiche in un posto così dispersivo, così quasi pericoloso, non saprei nemmeno di chi fidarmi.
Non avevo tutte queste paure anni fa, non ero una persona super socievole, ma ero molto più sorridente e non facevo così fatica a fare amicizie. In questi anni ho avuto anche paura a guidare!!! Mi veniva voglia di urlare dal nervoso in qualsiasi posto fossi!! Poi sono riuscita a calmarmi e a ritrovare il sorriso. La mia vita è una continua lotta se supero una cosa, ne ho altre mille. Manca molto la fiducia in me ci sto lavorando ma è dura.
A chi potrei rivolgermi per capire se questi miei problemi sono portati da cosa ho vissuto?? una volta ero spesso aggressiva, permalosa, sono moooolto cambiata facendomi degli esami interiori, ma questa cosa del fidarmi degli altri e del trovarmi totalmente a mio agio a ridere spensierata non riesco davvero a superarla.
grazie mille ho 27 anni
Gentile Carla,
innanzi tutto chiedo scusa ma ho dovuto tagliare molte parti della sua testimonianza poichè troppo lunga e impossibile da pubblicare per intero.
Per rispondere alla sua domanda, spesso una buona capacità di recupero dal trauma fa sì che la persona possa superare al meglio delle sue possibilità delle esperienze tragiche. Altre volte la mente dissocia e restituisce una parvenza di normalità, quando ad un piano meno consapevole invece gli elementi non elaborati continuano a fare dei “danni” senza che si possa capire a pieno a cosa siano dovuti. Può in questi anche accadere che si prosegua un’esistenza relativamente tranquilla fino a che un banale accadimento, o qualcosa di più rilevante faccia emergere questi contenuti latenti.
Solitamente le nostre paure, ansie o problemi hanno una storia complessa che riguarda tutte le nostre esperienze che piano piano si intrecciano.
Può cercare un professionista nella sua zona che possa aiutarla con un percorso psicoterapeutico a ripercorrere le fasi più critiche della sua vita e a trovare questi nodi, elaborarli e poterli finalmente sciogliere.
Chiedo scusa se intervengo ancora in questa discussione, pur avendo postato già la mia esperienza prima, ma la cosa, dal momento che l’ho vissuta sulla mia pelle, e ancora oggi, a oltre 40 anni ci sto lavorando con il mio psicologo, la cosa mi coinvolge molto emotivamente. Cara dottoressa, mi riconosco totalmente nelle risposte che ha dato a Amos, che sembrano descrivere in pieno il mio caso. Sul discorso della responsabilità del bambino, beh, il grande scoglio che è emerso spesso durante la terapia, oltre al senso di impotenza, il terrore e il livello dell’autostima sotto le scarpe, è quell’inspiegabile senso di colpa, anche se razionalmente sono consapevole che a quell’età non potevo essere colpevole, e ho solo potuto subire in quanto fisicamente non potevo fare altro. Ma mio padre nel tempo ha sempre cercato di scaricare su di me molte colpe, quasi per mettere le mani davanti, dal momento che nessuno sapeva cos’era successo, aveva un atteggiamento di “prevenzione” e questo lo portava a “difendersi attaccando” come per proteggersi in anticipo dal momento in cui io ne sarei diventato consapevole o qualcuno avesse scoperto la situazione.
Oltre a questo, per quanto riguarda la mia personale relazione con lui, è sempre stata un disastro. Finché ero piccolo scappavo da lui perché mi terrorizzava l’idea di trovarmi anche solo per un attimo da solo con lui, mentre nel periodo dell’adolescenza provavo per lui un odio molto intenso, e il problema era che non riuscivo a capire perché. dal momento che non ero consapevole di quanto accaduto, e questo mi faceva sprofondare ancora di più nel senso di colpa, e lui per difendersi faceva leva proprio su questo. Ma a parte questo, non solo avevo problemi a relazionarmi con lui, ma anche con gli adulti della sua stessa età, o che in qualche modo mi richiamavano qualcosa di lui.
Chiedo ancora scusa per questo mio intervento, ma l’argomento è per me un po’ spinoso. Grazie.
Gentile Luca,
la ringrazio nuovamente per il suo contributo, che precisa e chiarisce molto meglio dei miei più “professionali” interventi, il vissuto e il tormento interiore di un bambino vittima di abuso, specialmente se parliamo del delicatissimo tema di abuso intrafamiliare.
Ne approfitto per spostare l’attenzione su situazioni di apparente tranquillità che invece spesso andiamo a riscontrare; ovvero là dove il bambino non mostra queste difficoltà dirette nell’interazione con l’abusante o gli adulti. Questo perchè il bambino è tormentato dal dilemma del temere per se stesso e allo stesso tempo dipendere per la sua sopravvivenza dall’adulto e quindi questo lo blocca dall’esternare anche solo in minima parte un disagio vissuto. L’abusante o gli adulti che tendono a negare i danni di queste azioni, si appoggiano spesso a ciò che “vedono” per giustificare il rifiuto di assumersi le responsabilità del danno recato: il bambino sta bene, non mostra segni di disagio con l’adulto, è tranquillo. Da qui le mie considerazioni in risposta alle domande sollevate dal signor Amos.
Buongiorno,
Le scrivo perche mi sto accorgendo sempre più di come abbia dei comportamenti sessuali confusi e abbia sentimenti ambivalenti verso gli uomini, sentimenti che cambiano in modo repentino ( attrazione – repulsione).
Quando avevo circa 13 anni ricordo mio padre…io facevo finta di dormire. Ho sempre pensato che questo evento non fosse importante ma forse mi sbaglio.
All’età di 15 anni dormivo con mio fratello più piccolo di me di 2 anni e per un’,estate mi ha masturbata la notte (anche in questo caso facevo finta di dormire). Mi sono sempre sentita responsabile per questo perche più grande di lui. Mio fratello lo racconto a mia madre che da allora mi vietó di girare per casa anche in costume. Crede che questi eventi possano avere a che fare con le mie forti sensazioni ambivalenti?
Gentile Laura,
come già risposto ad altri commenti su questo argomento, è decisamente possibile che queste ambivalenze siano connesse alla sua esperienza di abuso.
Naturalmente è necessario approfondire la sua storia, le sue risorse per capire se e come l’abuso abbia compromesso la serenità della sua vita affettiva. Quindi come sempre consiglio di provare a concedersi uno spazio per indagare e comprendere meglio queste percezioni e provare a risolverle.
Salve io da piccolo sono cresciuto in una famiglia molto turbolenta mio padre alzava le mani sia a me, a mia sorella e a mia madre. Ho avuto problemi di relazione sia con gli amici che con le persone adulte. Ero sempre nervoso, agitato e manesco. Ho avuto piu volte voglia di farla finita e a12 anni sono finito in comunità per circa 3 anni. Il problema piu grande e stato mio padre che aveva il vizio di alzare le mani su tutta la famiglia anche in modo pesante. A distanza di anni mi è venuta l’ansia e mi viene la domanda “magari mi ha pure abusato” ma non ho ricordi, ho solo una grossa rabbia repressa contro i suoi confronti. Potrebbe sta rabbia essere causata solo dal aver visto mio padre picchiare per anni me e la mia famiglia o anche perche ce stato di piu. Aspetto una sua risposta grazie
Gentile Andrea,
in questo articolo si parla esplicitamente delle conseguenze in età adulta di chi ha subito un “abuso sessuale nell’infanzia”. Questo non significa che le altre forme di abuso, fisiche o psicologiche di vario tipo, non siano altrettanto dannose. E’ semplicemente una scelta argomentativa, poichè sono forme diverse che necessitano di essere spiegate una ad una per comprenderne i differenti risultati psicologici e comportamentali.
Quindi decisamente gli abusi fisici, la violenza intrafamiliare, rappresentano a tutti gli effetti una forma grave e dannosa di abuso al pari di quella sessuale. Non è dunque necessario arrivare a pensare di aver anche subito un abuso sessuale, per sentire che quel danno sia più giustificato. Anche da sola, purtroppo, l’esperienza di violenza vissuta può certamente spiegare e legittimare la sua rabbia.
Esiste un caso in cui un bambino coinvolto in attività sessuali, può essere ritenuto responsabile e quindi non vittima? O è pura follia pensarlo?
Gentile Amos,
la risposta secca è decisamente “no”, non esistono casi in cui un bambino possa, anche qualora sia parte apparentemente attiva dell’atto, avere una minima responsabilità nell’abuso e questo perchè non può avere la stessa percezione cognitiva, emotiva nè la sessualità di un adulto; ovvero non parliamo di rapporto “alla pari” tale che entrambi possano decidere consapevolmente cosa volere o meno o capire cosa stia realmente accadendo.
Ora argomenterò meglio, scusandomi per la lunghezza della risposta, ma ritengo importante fare chiarezza su questo punto.
Non è “follia”, per usare le sue parole, pensare che un bambino possa essere ritenuto responsabile di simili fatti. Nel caso degli abusanti o di coloro che li difendono ad esempio, è molto comune sentir frasi quali: “mi ha provocato”, “sono io ad essere stato sedotto” e simili.
Per rispondere a questa domanda interessante è necessario comprendere prima di tutto che i bambini nel corso del loro sviluppo evolvono tutti i sistemi fisiologici e quindi anche il loro concetto di sessualità e piacere. I bambini non sono esseri asessuati, anche se è difficile notarlo. La loro sessualità è inizialmente mescolata ad altre esperienze piacevoli, fino a via via distinguersi fino all’adolescenza, dove lo sviluppo ormonale dà il via definitivo alla sua maturazione e consapevolezza. Ecco perchè vi sono casi in cui il bambino abusato può provare del piacere (che non è un piacere adulto si intenda), soprattutto se l’esperienza non è violenta o la costrizione non è diretta, ma manipolata. Potrà quindi accadere anche che il bambino tenderà a ripetere queste esperienze in solitudine o a coinvolgere altri bambini o avere atteggiamenti ambigui con altri adulti, ma lo farà appunto replicando un azione per lui “meccanica e priva del suo reale significato”, senza comprenderne realmente le implicazioni, nè le conseguenze dannose. Un po’ come se fosse un gioco come un altro, che però non avrebbe mai dovuto apprendere, poichè di gioco non si tratta.
Ciò che non può essere minimamente confuso è proprio il piano evolutivo e quindi la capacità di intendere e soprattutto volere certe attenzioni.
Un bambino, qualora anche replichi un atteggiamento adulto (appreso in circostanze in cui è stato esposto suo malgrado ad esperienze o immagini che hanno a che vedere con la sessualità adulta), non ha raggiunto la consapevolezza adulta dell’ambiente circostante e di se stesso e non può fare un uso consapevole, nè ricercare un piacere sessuale pari a quello dell’adulto.
Ecco perchè non possiamo minimamente pensare che un bambino possa essere seduttivo o provocare un adulto e il fatto che sembri non reagire con ritrosia o mostrare evidente dispiacere in alcune di queste circostanze, non è assolutamente segno di consenso, nè di assenza di danno, tutt’altro. Di fronte ad un adulto il bambino è sempre vulnerabile, incapace di reagire, si fida e tenderà a subire non certo per piacere, ma primariamente per paura o assenza totale di comprensione reale del danno che sta avvenendo.
Il bambino tenderà ad avere un buon rapporto con l’adulto dopo un fatto di questo tipo? Quali tipi di rapporti ( cordiali, amore-odio, brutti) si instaurano tra l’abusante e l’abusato? Esistono dei casi in cui il bambino ha un ottimo rapporto con la persona che lo ha , in qualche maniera, usato attraverso l’abuso? Scusi le troppe domande ma l’argomento mi interessa.
Gentile Amos,
sono domande anche queste molto specifiche e possono variare da caso a caso. In linea molto generale un bambino, anche se in apparenza tranquillo o cordiale con la persona che ha abusato di lui/lei, vivrà un rapporto conflittuale molto complesso e doloroso, e la natura della relazione sarà compromessa indelebilmente. Un bambino, torno a ribadire, non ha e non può avere le stesse reazioni di un adulto e non si può pensare che, vedendolo in apparenza tranquillo, questo stia bene, applicando un metro di paragone erroneo in partenza. Il bambino vive i suoi conflitti più atroci internamente e li esprime all’esterno con le risorse che ha a disposizione (ad esempio: smette di mangiare, ha difficoltà di apprendimento, disturbi del sonno). Solo in seguito, da adulto potrà esprimerne le sfumature dell’accaduto con più precisione.
Quindi la preoccupazione non dovrebbe essere sul come si comporterà il bambino con l’abusante (cosa che appunto potrà variare di molto anche a seconda del grado di parentela e non mostrare apparenti cambiamenti), ma quali danni starà subendo e subirà da un simile atto; e la risposta a questa domanda purtroppo, dalla situazione meno grave alla più grave, è sempre negativa.
Nella mia personale esperienza posso aggiungere inoltre che non ho mai conosciuto un adulto abusato in infanzia che abbia, a seguito dell’elaborazione dell’accaduto, salvato la memoria del rapporto che aveva con l’abusante, come è comprensibile che sia.
Grazie di cuore, sapere che ci sono persone che si interessano è un grande sollievo.
Mi sembra tutto surreale: il fatto non sentirsi complete come identità fa molto male, uomini, donne, preti, insomma le persone di cui ne avevo una grande fiducia feriscono molto e in molto profondo. Mi sembro da racconto quanto penso a queste storie e alla mia storia, ma dalle tre persone incluso il prete quello che mi fa proprio male il fatto di mio fratello, cavolo ancor oggi mi sembra che non sia vero, eppure sono distrutta per questo. Tolgono la voglia di assaporare la vita, e anche per questo il mio più grande desiderio e di non vivere molto.
Gentile Angelica,
comprendo il suo senso di sconforto e il desiderio di annullamento che ne deriva. Ricordi però che per quanto altri possano recarci danno, la responsabilità della nostra serenità appartiene a noi, per cui con le proprie risorse si possono certamente cambiare prospettive e significati restituendoci scopi e vitalità. Le auguro di poterci riuscire.
Avevo meno di tredici anni e ad un certo punto ho sentito mio fratello che si stringeva verso di me, allora dormivamo insieme, siamo dieci in famiglia, non ricordo quante volte sia successo ma si tante. Ora ne ho 39 anni ma è come se non avesse passato mai il tempo. Lo sento ora che ho molta difficoltà a gestire me stessa, è come se fosse in una trappola dove da sola entro ma non vorrei stare. Rimane sempre questa cosa orribile di sentire e non voler, di avere solo bisogno ma di non voler ne essere cosciente di quel che succede. Il senso di colpa è molto forte soprattutto perchè rimane in mente il dubbio di esserne stata d’accordo pur sapendo che non dipendeva da me. Non è una esperienza gradevole ma odiosa, una esperienza da incubo, una esperienza che non si dimentica, più si combatte più uno si rende conto che è una battaglia persa già prima di iniziare. Qualche mese dopo è capitato anche con una donna che volevo come una mamma per cui mio padre mi lascia una sera dormire con lei, ora per me tra femmine e maschi non c’è differenza. Sono donna e a volte vorrei essere maschio, vorrei essere maschio ma non per stare con donne ho un problema di relazionale anche con me stessa. Sentire queste esperienze da ambi sessi non è da desiderare ma da voler dimenticare a tutti i costi ma è impossibile. A volte le cose ritornano in sogno. Le relazioni sono limitate perchè si costruiscono delle strutture come una tartaruga che il guscio molto forte senza che nessuno la possa tirare fuori soltanto lei sa quando, dove e come uscire o come una casa dalla quali solo io possiedo le chiave ma si può aprire solo da dentro e con una chiave che permette di aprire solo quando le relazioni sono pulite e limpide. Si sente molto l’affetto materno, quel bisogno di abbracci materni e carezze che ti fanno sentire fiducia ed accoglienza. Ho molte relazioni di amicizia ma le persone di cui mi fido veramente sono solo e unicamente due. Esse sanno la mia storia e mi sono vicine ma soffrono per me sapendo che si soffre molto. Non so se mai riuscirò a stabilire me stessa i miei ricordi, se riuscirò a recuperare la fiducia nelle persone. Sono anche molto protettiva verso i più piccoli forse perchè a me in quei momenti è mancato l’affetto di mamma che fino ora sa niente, come non lo sa mio padre. E’ possibile recuperare almeno un pizzico di sicurezza e lasciare almeno per un tempo sentire addosso mio fratello, il suo respiro? Mi sembra che spesso vivo in tempo reale tutto questo nonostante gli anni siano passati.
Gentile Angelica,
non mi stanco mai di ringraziare per la condivisione coraggiosa di queste tragiche esperienze.
Allo stesso modo non mi stanco di ripetere che “sì”, vi è sempre la possibilità di rileggere queste stesse esperienze traumatiche trovando dei significati nuovi, utili che restituiscano serenità.
Non potendo cancellare il passato o i ricordi, si possono però certamente modificarne i risultati, i convincimenti che sono nati in seguito: il senso di colpa, di responsabilità, la vergogna, la rabbia, il dolore, a volte persino la colpa per aver provato una sorta di piacere e quindi la sensazione di complicità e il senso di sporcizia, per fare solo alcuni esempi delle molteplici emozioni e sensazioni negative che possono insorgere.
ho inizaito a cercare su internet non per me , ma per mio zio ,che esattamente tre giorni fa mentre dormivamo nel letto come succede ogni natale ,comincia a muoversi in modo strano.spesso mi sembra surreale .come se non fosse mai avvenuto e come se fosse una balla inventeta da me. mi chiedo spesso come mai sono stata zitta in silenzio e come mai sentissi quell’impotenza nei suoi confronti.ed ora sono preoccupata per lui, l’uomo che ora temo, un uomo solo con relazioni instabili , ma sono tanto preoccupata quanto arrabbiata e non capisco i miei sentimenti riguardo a lui che sono tanto odio in contrasto al bene che gli volevo. vorrei non fosse mai successo e non so se raccontarlo ai miei genitori.non so se dimenticare tutto .ho paura che sia talmemne tanto surreale questa situazione che nessuno mi creda. e ho paura che per colpa della mia rivelazione i miei parenti lo isolino , ma ho anche paura che se non dicessi niente i miei parenti non lo isolino.
Gentile Eugenia,
uno degli abusi più difficili da elaborare è quello intrafamiliare. Questo perchè l’abusante, colui che reca un danno, è anche un membro della famiglia, una persona di cui solitamente ci si fida e a cui spesso si vuole anche bene. Di solito entrano fortemente in contrasto questi buoni sentimenti con l’esperienza di abuso, che invece viene sentita come fortemente negativa, quando anche dolorosa e ricolma di paura. Per un bambino questi contrasti emotivi sono difficilissimi da mettere assieme in un quadro coerente e il risultato è una spaccatura che si sente quasi insanabile tra il dover proteggere e il voler punire colui che ha abusato. Il bambino se è chiamato a scegliere tra il darsi la colpa di un evento che non riesce a comprendere bene o il darla all’adulto, solitamente sceglierà la prima. Questo perchè il bambino deve preservare sempre la bontà delle figure che lo accudiscono poichè da esso dipende: per sopravvivere, per ricevere l’affetto di cui ha bisogno, perchè le teme come figure che regolano ciò che è giusto e sbagliato.
Per questo, a seguito di un’esperienza simile, è comune sentirsi in trappola, tra la rabbia per il familiare e la paura che parlando gli potrebbe avvenire qualcosa di brutto, come se la colpa fosse di chi ha subito il danno e non di chi lo ha compiuto. In più c’è la paura che in caso si decida di parlare, la famiglia possa rifiutare l’accaduto negandolo. Anche se purtroppo questa è una possibilità, che se si avvera aumenta il senso di colpa e di vergogna che già si prova, è sempre importante parlare ad un adulto dell’accaduto. E’ necessario dunque trovare il coraggio di ascoltare la parte ferita, quella che si rende conto che ciò che è accaduto (nonostante sia stata una persona di cui ci si fidava a farlo, un “adulto responsabile”), ha leso profondamente la propria intimità e la volontà e che questo è sempre inaccettabile.
Si può allora provare a scegliere un membro della famiglia o anche un esterno da cui ci si sente accolti e compresi e confidarsi con lui.
In ogni caso è sempre bene avere in mente che non esistono colpe o responsabilità per qualcosa che si è subito e per cui non ci è stata data la possibilità di scegliere.
grazie mille mi è stata davvero di aiuto, ma nel caso che i genitori non mi credano è sempre meglio riferirlo ad un altro adulto ?
nel caso che il familiare sia benvoluto da tutti i parenti conviene sempre dirlo ?
Gentile Eugenia,
purtroppo le mie sono solo indicazioni generali che possono rispondere solamente a delle domande altrettanto generiche.
Non mi è possibile rispondere in modo preciso a quesiti che impongono una conoscenza specifica della sua situazione e che potrebbero portarla a decidere sulla base di informazioni troppo superficiali. La sua protezione è prioritaria e questo contesto non è purtroppo adatto nè appropriato a discussioni di tal genere. Se desidera può inviarmi una email in privato, tenendo conto che anche in quel contesto le mie possibilità sono molto limitate sara.bakacs@gmail.com
Ne approfitto per ribadire a chiunque si trovi in queste situazioni, che è importante trovare un riferimento adulto fidato che possa, conoscendo gli accadimenti e la situazione familiare, assistere in fasi delicate e indicare meglio il da farsi. In caso di isolamento, se si ha paura, dubbi o non si sa come muoversi nel contesto familiare, si può chiedere un aiuto allo psicologo scolastico o una figura simile, oppure chiedere in famiglia di voler incontrare un esperto per alcune difficoltà che si stanno vivendo, così da poter avere un riferimento specifico che conoscendo i fatti sia in grado di guidare al meglio in queste complicate situazioni.
Buongiorno sono in cura da uno psicologo per attacchi di panico, ansia e agorafobia (non esco più di casa se non per brevi tratti) premetto che ho iniziato a soffrirne poco dopo che mio padre si è ammalato di cancro ormai lui è morto mi sono piano piano ripresa e poi tutto è ricominciato da qui la decisione di farmi seguire da uno psicologo sono sposata ed ho una bambina ed ho sempre avuto pochissima voglia di fare l’amore fra i 7 e gli 8 anni ricordo che una ragazza di 15/16 anni amica di mio fratello quando eravamo sotto casa mi portava nel suo portone fino all’ultimo piano e mi toccava le parti intime ricordo perfettamente che mi diceva essere un gioco e non ne ho mai parlato con nessuno Perché me ne vergognavo ma ricordo che io a mia volta poi a scuola facevo rivedere “questo gioco” ad una mia compagna di classe può questa cosa avermi toccato? può essere questa l’origine del mio non star bene del non fidarmi delle persone? e la motivazione per cui non ho mai avuto un vero e proprio desiderio sessuale ma viverlo sempre come se fosse un obbligo? Ma poi questa cosa può essere definita abuso? Mi sono sempre chiesta se era una cosa giusta o sbagliata non sono mai riuscita a giustificare a pieno quella persona perché nonostante i suoi 15/16 anni comunque a quel età dovresti sapere che sono cose che non si fanno ho sempre pensato che forse era colpa mia che andavo con lei quando sapevo cosa stesse per accadere non lo so sono un po confusa in merito. Mi scusi tanto per la lunghezza ma era una cosa un po’ complessa non ne ho mai parlato con nessuno e vorrei evitare di parlarne con lo psicologo
Gentile Giada,
certamente la sua esperienza potrebbe, come già scritto altrove nei commenti, aver inciso sui suoi problemi di fiducia, sui suoi sensi di colpa e sulle sue difficoltà nella sfera sessuale.
Come al solito è importante (a costo di sembrare ripetitiva nelle mie risposte) ribadire che ogni storia ha le sue motivazioni e complessità e che, al di là delle generalizzazioni, merita un approfondimento specifico per comprendere se e quanto tutto ciò stia incidendo oggi sulla sua vita. Dunque queste domande legittime ma molto specifiche, non possono andare oltre al fornire dei meri spunti di riflessione.
A questo proposito le consiglio vivamente di parlarne con il suo psicologo. Nonostante la vergogna e la difficoltà che immagino possa provare, è fondamentale per lei, per il buon proseguimento e la riuscita del lavoro terapeutico che ha intrapreso, fornire questo tassello fondamentale della sua storia al professionista. Torno a fare uso, per meglio comprendere quello che sto dicendo, all’esempio medico, che solitamente per nostra cultura è più semplice ed immediato da comprendere: se al medico non fornisco tutti gli elementi del mio malessere, ma ne tengo nascosti alcuni, esso non sarà probabilmente facilitato a scegliere la cura migliore per me, fino anche a sbagliare prescrizione e rischiare addirittura in alcuni casi di essere dannosa. Se sente di non riuscire a fidarsi, provi prima a chiarire questo punto, altrettanto importante, e a valutare in seguito se può provare a confidare le sue preoccupazioni.
Salve, ricordo solo la prima parte…la seconda non la ricordo, un uomo amico di famiglia mi raccolse da terra ero in un ippodromo mio padre lavorava li dentro e lo conoscevano tutti, ricordo mia madre che dopo 10 giorni e’ morta d’infarto a soli 43 anni.
Io adesso ne ho 33 e vedo che nonostante i miei sforzi vedo che la rabbia sta sempre aumentando, sono ossesionata da um eventuale tradimento non mi vedo bella e da quando sono mamma ho il terrore che a mio figlio possa accadere, lo tengo nascosto perché nonostante mi stavo separando da mio marito perché lui non poteva più accettarmi così nonostante gli è ne abbia parlato lui non comprende e non ammette che sia per questo la risposta che mi da e’ quella che il passato va dimenticato….per non perderlo ho cercato di redimere la mia rabbia e nascondere la mia gelosia ma mi rendo conto che è una continua lotta.
Ho disturbi nel cibo mangio ma non mi sento soddisfatta appena ingrasso dimagrisco e subito dopo di nuovo a mangiare, cerco sempre qualcosa di buono che mi faccia stare bene ma appena finisco sento sempre quel.senso di vuoto.
Sono andata in terapia ma continuo sempre così che devo fare….mi aiuti perfavore
Gentile Miluna,
è certamente mia premura, come in tutte le risposte che provo a fornire in questo contesto difficile, cercare di dare un aiuto. Mi scuso sempre se alle volte mi trovo, proprio per questo stesso contesto, a tagliare parte delle vostre preziose testimonianze.
Ciò premesso, non posso purtroppo aggiungere nulla di più e me ne rincresce, se non che questa situazione, conseguenza di un trauma di abuso evidentemente grave, può e deve da lei con coraggio essere affrontato in un percorso che la faccia sentire a proprio agio.
Alle volte paradossalmente in queste situazioni ci si “affeziona” al proprio malessere, quasi ad avere timore di stare bene, come se il bambino abusato in qualche modo meritasse di continuare a soffrire. Spesso ci si rivolge a quel bambino incolpandolo e chiamandolo sciocco per essersi messo in una situazione di tale pericolo.
Con queste premesse l’adulto che cerca aiuto da una parte vuole stare finalmente bene, dall’altra non riesce a rinunciare alla rabbia, la colpa, la vergogna nella quale vive da tempo e quindi crea un ostacolo al trattamento stesso.
Non le dico ciò ovviamente perchè penso sia il suo caso specifico di cui non mi stanco di ribadire non posso in questa sede dire molto, ma per offrire altri spunti di riflessione che magari potrebbero esserle utili a lei o a chi legge di queste storie. Intendo dire che a volte le terapie non vanno perchè non ci si sente pronti, oppure involontariamente ci si pongono degli ostacoli e magari non si ha il tempo di affrontarli assieme al terapeuta perchè si “fugge via” prima di provare un ennesimo fallimento. Altre volte è possibile non trovarsi a proprio agio con il terapeuta, ma questo è umano e allora è necessario parlarne e provare a risolvere cercando sempre di tenere a mente che è importante sentirsi bene e accolti nella stanza terapeutica.
Buon giorno, putroppo ho scoperto a malincuore che durante la festa di mia figlia di 3 anni, la cuginetta di 10 ha obbligato la sorella di quasi 6 anni e la piccola ad un atto prossimo alla masturbazione con un giocattolo.
Dal racconto in lacrime di mia figlia grande, gli ha fatto sentire dei sensi di colpa. Tutto questo l’ho scoperto nella notte, perchè la grande diceva di provare dolore.
Non mi sembra che ci sia qualcosa di grave fisicamente, e il dolore le è passato quando io e mia moglie saputo l’accaduto l’abbiamo coccolata e consolata dicendole che la cosa era sbagliata ma che non doveva sentirsi in colpa lei e che avrebbe dovuto reagire.
Come posso sapere fin a quanto le bimbe abbiano subito un traumo psicologico?
Grazie
Gentile Mario,
ovviamente non mi è possibile dare una risposta specifica e il mio primo consiglio è sempre di rivolgersi ad un terapeuta infantile per una consulenza in modo tale da avere le risposte adeguate alle vostre giuste preoccupazioni.
In linea generale, la sua domanda offre spunto per precisare che in casi come questo di primaria importanza è non allarmarsi nè drammatizzare l’episodio.
Se il minore ha un buon ambiente di riferimento, come pare in questa situazione, è fondamentale farlo sentire a proprio agio, ascoltato ed evitare frasi o comportamenti che possano provocare sensi di colpa o vergogna, senza appesantire troppo l’accaduto.
Questi episodi sono solitamente ridimensionabili se vi è una buona rete e attenzione in questo senso.
Naturalmente l’insorgere o meno di problematiche dipende anche dalla capacità reattiva e dalle risorse del minore. Da qui l’impossibilità , senza avere un quadro specifico, di rispondere alla domanda se vi siano stati o meno danni.
Utile può essere monitorare senza diventare “ossessivi” se vi sono dei cambiamenti visibili comportamentali – che nel caso ad esempio di un minore di 3 anni potrebbero essere: disturbi del sonno, mancanza di appetito oppure eccessive reazioni di paura.
Salve io alla età di 9/10 mio cugino di 3 anni più grande di me mi costringeva a fingere di fare sesso si metteva su di me e tentava di toccarmi…questo lo ripeteva ogni volta che sapeva che fossi sola in casa lui voleva farlo passare come un gioco ma io ero terrorizata quando lo sentivo bussare alla porta dapendo del gioco che voleva fare con me ed ho sempre creduto che avendo quasi la stessa età nn fosse un abuso.sta di fatto che oggi ho 30 anni ( e con questo cugino mi vedo spesso ed e come se nn fosse mai successo nulla ci comportiamo da normalissimi cugini) solo che dall adolescenza sono eritrofobica con fobia sociale e nn so se sia dovuto a questa cosa che mi è successa!
Gentile Lucia,
non è possibile stabilire in questa sede quali siano state le conseguenze di questa esperienza, sebbene sia una ipotesi fattibile quella che questo episodio possa aver influito sulle sue difficoltà relazionali. Sarebbe opportuno approfondire questi dubbi, poichè le sue preoccupazioni devono certamente ricevere accoglienza ed essere affrontate come meritano.
Per anni e anni ho combattuto contro depressione, dipendenze e disturbi sessuali di vario tipo. Per anni ho combattuto contro la sensazione di essere una sottospecie di essere umano, diverso dal resto del mondo. Per anni ho combattuto contro il desiderio di lasciarmi morire e l’atteggiamento autodistruttivo. Per anni ho sempre avuto problemi nelle relazioni con persone che ricordavano in qualche modo mio padre. Ho sempre odiato mio padre, senza mai sapere il perché, e lui questo me lo rimarcava, facendomi sentire in colpa. Dopo aver sospeso per diversi anni la psicanalisi, sono cominciate le crisi di panico oltre a un fastidiosissimo disturbo che è l’anginofobia. Così sono tornato dallo psicologo. Mio padre è morto 10 anni fa. Indagando su strani e confusi ricordi che mi portavo dentro da sempre, a cui non ho mai dato peso, un po’ per paura perché li vivevo con una sensazione che la parola terrore non può spiegare pienamente, un po’ perché si trattava di ricordi molto imprecisi, poche immagini, offuscate che si ripresentavano come flash, che non erano ben chiare ma piuttosto confuse ma accompagnate da vere e proprie crisi di panico e di terrore, alla fine ho dovuto affrontare la realtà: mio padre aveva abusato di sessualmente di me quando avevo 5 o 6 anni, non sono perfettamente sicuro dell’età. Così, con il psicologo che mi segue, abbiamo intrapreso l’EMDR, e devo dire che mi sono trovato molto bene. Per prima cosa sono riuscito a focalizzare i ricordi in modo più chiaro e preciso, poi ho quasi completamente eliminato le crisi di panico. Sto decisamente meglio adesso, anche se stiamo lavorando sul recupero dell’autostima. Niente, volevo solo raccontare la mia esperienza, tutto qui. Grazie e scusatemi.
Gentile Luca,
grazie per questa sua testimonianza. Lei racconta con chiarezza una delle situazioni più complesse e delicate che possano accadere in una situazione di abuso infantile, ovvero la rimozione di un ricordo e le sue conseguenze; il duro percorso della scoperta e in questo caso gli effetti buoni di un intervento, che può davvero essere risolutivo e migliorare la qualità della vita. In questo caso EMDR resta uno degli strumenti al momento più preziosi ed efficaci nell’affrontare questo tipo di disagio. Le auguro un buon proseguimento e la buona riuscita del trattamento.
Salve, solo oggi sono venuta a conoscenza del fatto che mio marito è stato abusato sessualmente in età infantile nel suo paese d’origine. Stiamo insieme da 6 anni ed abbiamo due bimbi piccoli e dei suoi comportamenti sempre un po evasivi, delle esplosioni di rabbia nei momenti in cui non riusciva a tenere sotto controllo la situazione, della tendenza a tenersi dentro ogni problema, mi ero data la spiegazione che fosse solo parte del suo carattere. Da oggi molte cose hanno un significato nuovo. Non sono a conoscenza di quali violenze abbia subito, né a che età e nemmeno se si siano protratte nel tempo, ma se ho capito bene gli effetti nell’adulto abusato sfociano anche in un concetto distorto della sessualità; ma ho letto che mediamente i soggetti rifuggono dalla natura dell’abuso da loro subito, mentre lui invece è sempre stato ossessionato dal sesso, ricercandolo in continuazione, in modo, appunto, ossessivo. Può essere visto anche questo come effetto collaterale? (Le faccio questa domanda in relazione a delle vicende recenti che hanno avuto come conseguenza la confessione dell’abuso). Ho una marea di domande e di preoccupazioni, ma ho paura di ferirlo dato che non ne vuole assolutamente parlare, e non ne vuole sapere nemmeno di parlare con un professionista. Sono molto confusa e frastornata ed assolutamente non ho idea di come affrontare la situazione.
Cordiali Saluti,
G.
Gentile Ginevra,
come già detto in risposta ad un commento precedente, le ripercussioni in età adulta di un abuso sessuale infantile riguardano spesso la sfera della sessualità e della regolazione degli impulsi (quindi una difettosa gestione del controllo della rabbia, ad esempio). E’ possibile che si sviluppi anche una attenzione particolare alla attività sessuale, ovvero ad una “ipersessualità” anziché ad una “asessualità” – sono entrambe varianti possibili.
Purtroppo, in generale, se non si hanno motivazioni a farsi aiutare è molto difficile poter dare un supporto adeguato. Tenga presente che dietro una grande reticenza a parlare e ad affidarsi, che spesso porta a reazioni anche aggressive, vi è di solito paura, vergogna, timore e mancanza di fiducia nell’altro – questo compatibilmente a delle storie in cui “l’altro” ha tradito nel modo peggiore la loro fiducia.
Salve. All’ età di 9 anni vidi mio padre prendere mia madre x i capelli e portarla in bagno conyro la sua volontà. Io ancora non sapevo nulla sul sesso, ma capii cosa stava succecendo. Uscii di casa e cercai di arrampicarmi sulla finestra, che però era alta così mi sbucciao gambe e braccia. Urlavo dosperata e battevo sul vetro. Non ricordo bene cosa vidi. Nessuno mai parlò più di quella cosa e io non posso dire di averla mai scordata, ma è come se x 20anni io non l’ abbia mai ammessa a me stessa, sebbene la scena e l’ orrore non mi abbiano mai più lasciata. È una violenza questa? Io ho avuto successivamente un sacco di problemi fi panico, depressione, rabbia, problemi sessuali,e le colpe dei miei problemi le hanno sempre attribuite s me.
Gentile Sabrina,
assistere ad episodi di violenza per un bambino è sempre un’esperienza traumatica che ha spesso delle ripercussioni anche gravi.
Non si può in questo caso parlare di abuso (nè posso azzardare senza risultare imprudente altre definizioni non conoscendo la sua storia), ma non per questo il suo racconto perde di impatto. Quello che posso dire è che per lei sicuramente si è trattato di una esperienza traumatica a tutti gli effetti e che sta avendo ancora oggi delle forti ripercussioni sulla sua vita.
Sarebbe quindi opportuno che si prenda del tempo per affrontare questa memoria così violenta nei ricordi per cercare di elaborarla e restituire così a lei una meritata stabilità.
È possibile che gli abusi sessuali subiti all’età di 11 anni e che non ho mai raccontato e che ho sempre cercato di allontanare dalla mia mente come se non fossero accadute a me si ripercuotono sulla vita sessuale di coppia? Sono sposata con quello che fu il mio ragazzo all’età di 18 anni. Non sono una ragazza sessualmente attiva anzi a volte mi da proprio fastidio…mi accadeva anche da fidanzati ma ho sempre saputo fingere quando avevo questi momenti…mio marito non ha mai saputo nulla quindi a volte ha anche pensato che io avessi qualcun’altro. C’è da dire che io ho 31 anni e lui poco più di me e che abbiamo due figli(giustamente giovani e quindi dovrebbe essere normale avere quella voglia di intimità che io sopperire a volte dolo con momenti di pura dolcezza e abbracci) ….quindi ho poi anche preso scuse di stanchezza e cose varie. Comunque per fortuna non accade sempre ma io mi sento anche estremamente in colpa e ho pensato anche che non mi attirare più ma poi quando facciamo l’ amore e quei pensieri dono fuori da me io sono totalmente coinvolta.grazie e mi scuso or essermi dilungata.
Gentile Stella,
non solo è possibile, ma è uno degli aspetti che più frequentemente si presentano in età adulta in conseguenza ad una storia di abuso infantile.
La normale evoluzione della sessualità può alterarsi a seguito di uno o più episodi di abuso in molti modi, dai più lievi ai più gravi. Può essere costante nel tempo, ovvero una persona può sviluppare una difficoltà permanente nella sfera sessuale o forte confusione in merito, oppure essa può presentarsi in svariate forme e in momenti o situazioni specifiche.
Si crea un vincolo tra un’esperienza che naturalmente dovrebbe evolvere nella mente come una ricerca di piacere e soddisfazione, ad una esperienza traumatica di costrizione. Quindi si associa alla sessualità una componente negativa che normalmente non ha e se ciò accade, questo avrà conseguenze nella vita sessuale della persona.
Naturalmente è sempre bene specificare che tutto ciò dipende da caso a caso e al di là delle generalizzazioni, queste varianti si delineano da persona a persona in modo peculiare. Potrebbe infatti non accadere nulla di tutto ciò e la vita sessuale non avere ripercussioni alcune.
La ringrazio per la risposta. Da qualche mese ho iniziato un percorso terapeutico, ho problemi a lavoro con il mio responsabile tanto da non riuscire ad andare a lavoro , un periodo di forte stress con insonnia e attacchi di panico e depressione. Ho cmq subito in etaadolescenziale la perdita di mio padre e dopo tre anni la convivenza di mia madre con un uomo che ha avuto una forte influenza su di lei e con cui io non ho mai avuto un buon rapporto ma naturalmente ho sofferto dentro. Spero che con questo percorso riuscirò a tirar fuori quello che ho dentro. Fin’ ora faccio terapia di coppia in seguito non so cosa deciderà la dott. La ringrazio nuovamente
Buona sera! Mi chiamo Giulia e e sono una donna di 31 anni. Da quando ho memoria agli 11/12 anni ho subito ripetuti abusi sessuali da parte di uno zio e, all’insaputa l uno dell altro, anche da parte di uno dei miei fratelli. Ho deciso di parlarne a 13 anni ma un po’ non venni creduta, un po’ si cercò di sotterrare la cosa quanto più possibile nascondendola. I miei genitori non sono mai riusciti ad affrontare una cosa del genere, hanno sempre preferito vietarmi di parlarne perché il dolore è troppo forte. Dunque sono andata via di casa appena maggiorenne, mantenendo un rapporto discreto con i miei negli anni ….ho lavorato su me stessa tramite psicoterapia da quando ho 15 anni, con lunghi periodi di stacco però. Ho un compagno che mi sta accanto da più di un anno (finalmente una persona buona e per bene con sentimenti onesti). Dopo tanti tanti anni di lavoro su me stessa e di consapevolezza sempre più maggiore, ciò che rimane che mi fa più soffrire è il fatto di non avere alcun desiderio sessuale…temo che questo possa compromettere la mia relazione a cui ovviamente tengo inestimabilmente. Leggo di emdr e altre pratiche ma io sono molto legata alla mia attuale psicoterapeuta…ho piena fiducia in lei (dopo averne testati abbastanza) e non vorrei abbandonarla per un percorso che non capisco come e in che modo possa darmi una soluzione … La cosa più strana è che per anni ho avuto periodi in cui il sesso era un ossessione…una cosa da fare e anche di cui parlare…da quando conosco quello che reputo finalmente l amore della mia vita, ovvero il mio fidanzato, è calato molto il mio desiderio sessuale ed è accresciuta una sorta di ansia continua dovuta al fatto di non provare proprio tale desiderio…un cane che si morde la coda insomma…potreste darmi la vostra opinione? Grazie infinite
Gentile Giulia,
se il percorso che sta facendo la soddisfa e si trova bene, certamente con il tempo dovuto potrà trovare una via che riterrà utile alla risoluzione di questo problema. Per quanto riguarda la sua perplessità in merito a metodi di intervento differenti, posso dirle che naturalmente di importanza fondamentale è sempre il terapeuta e il trovarsi bene con lui/lei. Altro aspetto però da tenere in considerazione nell’ambito della psicoterapia è che, pur essendo formati ad affrontare i disagi della mente di ogni tipo, ci sono professionisti specializzati in determinati ambiti che garantiscono una conoscenza maggiore e quindi una capacità specifica di intervenire al meglio su alcune problematiche. La differenza è simile al medico di base e al medico specialista. Nello specifico di una storia di abuso ad esempio, affidarsi alle cure di uno specialista nel trattamento del trauma può fare la differenza (indipendentemente dalla tecnica usata – emdr o altre). Detto ciò, è sempre possibile aprire e chiudere dei piccoli percorsi, in accordo con il proprio terapeuta, con specialisti di questo tipo senza compromettere il lavoro base con il proprio psicologo e lavorare proprio su quegli aspetti che riguardano tematiche che richiedono conoscenze e interventi mirati.
avevo 9 anni quando fui adottata, da subito fui molestata da mio padre, mia madre invece mi infliggeva ogni sorta di tortura fisica e psicologica diceva che mi avevano adottata per far loro da governante.. poi a 15 anni fui violentata dal mio ex marito e subii anche da lui ogni sorta di violenza fisica e psicologica, per avere il pieno controllo su di me mi isolò da tutto e tutti questo durò per cira 28 anni ….sembrava che avessi rimosso tutto ma mi faceva schifo essere toccata avere rapporti sessuali, essere baciata, col tempo ho avuto 3 figli ma ho contratto una depressione acuta, ho tentato più volte il suicidio, non ho mai raccontato niente a nessuno ripeto pensavo di avere rimosso…poi quando in fine ebbi la forza di ribellarmi e lasciare mio marito mi successe qualcosa d’inspiegabile, uscivo con un uomo e benchè mi faceva schifo essere toccata gli chiedevo di possedermi…e dopo mi facevo schifo questo con tutti quelli che uscivo era come se non riuscissi a difendermi, come se in qualche modo era il trattamento che meritavo..ora per paura che qualcuno possa abusare di me evito di uscire con un uomo, sono tanto arrabbiata con me stessa per non essermi difesa ma anzi dopo la riluttanza ai primi approcci addirittura li incoraggiavo…ho spesso pensieri suicidi perchè? dovrei fare un percorso psicologico? posso sperare di guarire un giorno? grazie mille
Gentile Gianna,
la sua difficile storia certamente spiega la grande portata di sofferenza e persino il desiderio di annullamento che a volte sembra pervaderla.
Non mi stancherò mai di ripetere che parlarne, cercare un sostegno, è sicuramente fondamentale e che quindi anche nel suo caso è una opportunità che dovrebbe essere colta. Può permetterle di provare a ragionare sul perchè si incolpa di questa sofferenza che altri hanno inflitto e si condanna ad essere poi lei stessa per prima una sorta di carnefice personale che continua a perseguitarla in un circuito che sembra infinito e privo di speranza.
Spesso quindi ci si incastra nella ripetizione quasi maniacale di relazioni che ci fanno sentire come forse per primi crediamo fermamente di essere: indegni, immeritevoli e pieni di colpe da espiare.
Ho 34 anni e ho fatto 13 anni di terapia per arrivare oggi all’evento traumantico. Mi sono ammalata di anoressia e bulimia all’età di 19 anni. Ma non era quello il mio problema. Un uomo che mi teneva come baby sitter all’età di 3 anni abusava di me. E i miei genitori entrambi disturbati e in guerra tra loro non si rendevano conto di quello che mi stavano facendo. Superati i traumi dei miei genitori. Perdo mia madre un anno e mezzo fa. E proprio oggi scopro l’orrore che emerso alla mia coscienza durante una terapia. Ora ho iniziato da una seduta l’emdr e sono tornata a casa che mio padre che non mi è d’aiuto per nulla. Ignora il problema. E a volte io sono caduta in abuso di alcol per il troppo sentire. Vedendomi ubriaca ora lui non mi parla più e il mio senso di solitudine aumenta.
Gentile Monica,
la ringrazio per questa preziosa testimonianza che evidenzia quanto le conseguenze di un abuso possano essere devastanti non solo nel loro esplicarsi, ma anche in età adulta (argomento sempre troppo poco trattato).
Le auguro che il suo lungo sforzo di poter uscire da questo stato di malessere prolungato possa dare gli effetti desiderati.
Salve
Sono un ragazzo di 22 anni. Le scrivo perché vorrei capire se quanto mi è accaduto può essere considerato o no un abuso sessuale. Il ricordo più remoto risale all’età di 9 anni. È successo qualche volta, non ricordo quante quell’anno e nemmeno se è successo di nuovo fino ai miei 13 anni. Ero consenziente all’inizio, impaurito, ma mi fidavo di lui. Mi vergognavo molto. Dopodiché è tutto continuato fino a qualche anno fa. Gli incontri li vivevo con immobilità e paura, senza guardarlo negli occhi.
Nel frattempo mi sono piaciute ragazze di cui mi sono innamorato. A 17 anni ho iniziato a sentitre attrazione per i ragazzi. Mi sento in ansia e ho paura. Mi sembra una cosa sbagliata e sporca. Arrivo a questa età a domandarmi perché vivo in questa situazione di dualismo.
Spero che Lei mi aiuti a migliorare la mia vita esprimendo il suo parere, su cosa dovrei fare, sui miei dubbi: se mi sono immaginato tutto e se l’abuso sia per me un argomento per giustificare una omosessualità che non mi sento bene addosso.
Mi scuso per essermi dilungato troppo.
Grazie infinite, saluti.
Gentile Paolo,
innanzitutto mi scuso, ma come avrà notato ho ridotto un po’ il suo commento, sia per motivi di lunghezza che per limitare e proteggere i particolari che lei ha esplicitato in questo contesto pubblico.
Trovo il suo commento utile a comprendere i sentimenti contrastanti che chi ha subito un abuso spesso si trova a vivere. L’abuso è una esperienza indesiderata di cui non si era pronti da un punto di vista evolutivo, ma a volte accanto al senso di oppressione e costrizione, si può provare del piacere nel vivere queste stesse esperienze traumatiche, che data la giovane età non si è in grado di gestire o comprendere. Da qui le conseguenze possono essere quelle di vivere perennemente in uno stato altalenante di attrazione e repulsione, vergogna e colpa, e questo può creare un senso di incertezza e confusione anche identitaria.
Quello che mi sento di dirle è fare affidamento sulla sua sensazione di “ansia e paura” che denota uno stato di malessere. Non esistono risposte o esperienze generalizzabili, ma sicuramente una spia di allarme per noi deve sempre essere la percezione di come ci si sente.
In questo caso, può provare a partire dal suo non stare bene che è reale e non immaginato. Questo è sufficiente affinchè possa pensare di interrogarsi sul vero senso di questa esperienza vissuta e capire come essa incida oggi nella sua vita e stia compromettendone un decorso sereno.
Salve a tutti. . .ho 36 anni e all età di 3 anni e per tutto il tempo della scuola materna ho subito abusi da parte di mio papà.il tutto veniva passato come un gioco. Ero piacevolmente divertita da questa cosa e non ho mai detto niente a nessuno per paura di rovinare questo rapporto con mio papà. .che per altro era un idolo per me. Mia mamma soffriva di gravi problemi psicologi e da lei ho ricevuto solo che botte ogni volta che la contrastavo. I bambini non riescono a capire quanto sia grave una cosa così.l ho capita dopo.anche perché. . Mi ricordo tutto.sono cresciuta tra sensi di colpa e senza mai prendere posizioni mie.non hai avuto il coraggio di dire la mia.mai.in nessun campo.nemmeno nella sfera privata.tanto che dopo due anni di matrimonio in una casa voluta ,comparata e pagata dai suoceri sono sbottata e finalmente ho trovato il coraggio di vivere una mia vita da sola.mi sono sempre lasciata tutto scorrere e non mi è mai importato gran che di niente e di nessuno.la mia grande capacità di adattamento e indipendenza mi hanno reso impassibile di fronte a tutto. Ora sto ripartendo da zero. Ovviamente i miei sono contrari alla mia separazione e. . Ancora una volta mio papà sembrava d accordo ma poi mi ha di nuovo tradito voltandomi le spalle. Non credo nel perdono.Cos è stato quello che ho passato?amore?per anni me lo sono chiesto. . .
Gentile Giulia,
lei è riuscita in questo breve commento a racchiudere tutti i nodi principali e le difficoltà più traumatiche che una storia di abuso crea. Il senso di colpa, l’incapacità di distinguere uno scambio di amore da uno disfunzionale, la perdita della stima di sè e la sfiducia negli altri.
Ad oggi la sua confusione sembrerebbe essere ancora retaggio di quella che da bambina viveva durante gli scambi confusi con suo padre. Come suggerisco sempre, sarebbe importante prendersi uno spazio per esplorare tutto questo e provare a rispondere in modo adeguato alle sue domande.
Salve volevo chiederle se gli abusi nel primo anno di età manifestano le medesime problematiche nell’età adulta qui descritte , sono determinanti per le difficoltà nella vita sessuale anche se sono stati abusi fisici e non sessuali nel senso stretto del termine ?
grazie
Gentile Emma,
le primissime fasi di vita, anche se non lasciano un ricordo consapevole, sono fondamentali per la crescita e il corretto sviluppo di un individuo e vengono comunque tracciate dalla mente su livelli così detti “impliciti”.
Purtroppo non è possibile prevedere come l’abuso inciderà nello specifico, ma le conseguenze evidenziate dagli studi fatti in merito si concentrano sullo sviluppo cognitivo (specialmente nell’area del linguaggio) e le capacità relazionali, che come si intuisce vengono altamente compromesse proprio dal rapporto disfunzionale tra colui che si prende cura del bambino che è abusante e il bambino abusato.
Quindi non si può escludere che le difficoltà nella vita sessuale, che è parte del modo in cui stiamo in relazione con gli altri, possano venire compromesse da questi accadimenti precoci.
Naturalmente l’ultima parola è sempre legata alla storia del singolo e si deve evitare di pensare a queste considerazioni come delle risposte esaustive del problema specifico.
Salve,
sono su questo sito perché da circa quattro anni mi sono tornati alla mente ricordi spiacevoli. Ne ho 19, e tra i 5 e 10 anni ho ripetutamente avuto rapporti sessuali con una donna più grande di me.
La mia vita è ferma da un po’ e tutto quel che ho attorno mi fa schifo. Non so se le cose che mi fanno schifo nella mia vita dipendono da me o sono conseguenze di quel che é successo.. Francamente credo sia colpa mia.. Sono una mollacciona.. Ma leggendo alcune cose su questo sito mi rendo conto che potrebbe essere un 50 e 50..
Scusate lo sfogo.. Non ne ho mai parlato con nessuno.. Ho un po’ di timore.
Gentile Arianna,
è normale provare timore e avere quei dubbi, sentirsi in colpa ed essere confusa in merito alle responsabilità su quanto accaduto.
E’ altresì un passo davvero importante che si stia iniziando ad interrogare su quanto questa esperienza abbia invece un peso nelle difficoltà che vive oggi e da chi dipenda realisticamente questo stallo in cui si trova.
Se riesce, provi a vincere il timore e a trovare uno spazio per sè in cui poter iniziare a porre queste domande ed essere aiutata a trovare delle risposte che le possano essere utili a ripartire con la sua giovane vita.
Buongiorno, o una convivenza da circa tre anni,a una vita normale,solo poco desiderio sessuale sono sempre io a prendere iniziativa, x alcuni fatti mi sono insospettita lo messo sotto controllo con registrazioni,o scoperto Ke chiama e va con prostitute,trans,gli piace il sadomaso e poi racconta queste cose a una nostra amica. È normale secondo lei o avuto degli abusi. Grazie
Gentile Daniela,
non è assolutamente possibile trarre delle conclusioni simili partendo dalle scelte comportamentali di una persona, anche se si tratta di scelte che riguardano la sfera della sessualità. Non c’è alcun collegamento diretto tra preferenze legate alla vita sessuale e abuso, quindi trarre queste conclusioni è del tutto sbagliato. Mi spiego meglio con un esempio: una persona che sviluppa un disturbo alimentare può avere subito un abuso in età infantile, ma questo non significa che TUTTE le persone che hanno un disturbo alimentare siano state abusate.
Tali considerazioni possono essere fatte solamente dall’esperienza di abuso al come questa sia evoluta in età adulta, ma mai viceversa.
Forse in questo caso sarebbe più utile ristabilire una comunicazione diretta tra voi per capire assieme cosa stia succedendo alla vostra coppia.
Buongiorno, mi trovo all’età di 45 anni ad affrontare una depressione che sembra avere radici molto profonde. Non ho mai subito veri a propri abusi, ma dall’età di circa 3 anni fino ai 15 ho avuto problemi in campo urologico, con tutte le visite, esami e cure ad esso connessi.
Non posso fare a meno oggi di domandarmi dove sia la linea di demarcazione fra abuso e cura nella mente di un bambino, specie in un epoca in cui all’espetto psicologico del paziente si dava pochissima importanza.
Grazie
Gentile Ella,
tale linea di demarcazione di cui parla è molto complessa e indubbiamente sottile. Va sempre analizzato il caso singolo e la storia della persona, ma possiamo certamente dire che vi sono molti tipi di abuso e di sicuro al di là dell’inequivocabile abuso sessuale o fisico, vi sono delle forme più sottili (non meno gravi) che vanno da quello verbale, all’incuria in cui potrebbe rientrare ciò che lei definisce “cura della mente” in questo caso manchevole.
Ciò detto, è necessario fare molta attenzione anche ad “abusare del termine abuso” che ha una sua etimologia precisa ed indica sempre un elemento di consapevolezza del danno recato che altri tipi di traumi possono non contenere. Dunque per evitare di confondere piani differenti in questi casi è bene parlare più correttamente di esperienze traumatiche.
Salve, ho 55 anni, all’età di 8 sono stata abusata da un ragazzo di 16, poi ci sono stati altri episodi con ragazzi diversi perché venivo ricattata dicendomi : se non fai questo lo diciamo ai tuoi fratelli! Preciso che ero costretta a fare cose che ancor oggi mi ripugnerebbero benché in un rapporto sono normali. Finalmente 10 anni fa mi sono messa con una donna con lei riesco a far l’amore liberamente senza ansie e paure. Sono felice e non mi sembra di avere problemi è normale? Per tantissimi anni non ne ho parlato con nessuno , ora lo faccio con amiche e con la mia compagna, ma non mi sembra di star male, leggendo qua e la pare che tutti riportino delle conseguenze è possibile che a me non sia capitato? Grazie per una Sua risposta, cordiali saluti
Gentile Susanna,
non è mai la storia a fare fede, anche di fronte a tragedie enormi, ma come ci si sente. Per questo se lei prova serenità, non c’è di fatto motivo di metterla in dubbio.
La mente ha una naturale tendenza alla cura e le risorse di ognuno viaggiano a livelli differenti. E’ plausibile che la sua mente abbia già sistemato l’accaduto in una forma accettabile e che possa conviverci tranquillamente.
Non posso chiaramente dare una risposta certa ed esaustiva: ci sono diverse sfumature in tutto ciò e certamente vi sono molti casi di abuso in cui la mente può essersi difesa al punto da anestetizzare il trauma in apparenza. Di certo non è questa la sede per capire se ci troviamo di fronte a questa ipotesi.
Quello che posso dirle è che non è il caso di farsi problemi là dove non ve ne sono.
Grazie mille della Sua risposta, io non ero preoccupata, ma la mia compagna quando gliel’ho detto sembrava non mi credesse e che avessi bisogno di uno psicologo: perché non parli con questo, vuoi venire dal mio psicologo io ti starò vicina! Ma io ho molta più difficoltà a parlarne con persone che non conosco, (psicologo, psicoanalista ecc…) che con persone a cui voglio bene e che so che mi vogliono bene. Grazie ancora. Cordiali saluti
Salve, ho cercato informazioni che riguardano i traumi da abusi subiti da piccoli in età adulta perché non riesco più a vivere con mia moglie, e vedo in lei la sofferenza di una persona disturbata che non si fida veramente di nessuno e crede che tutti si approfittino di lei e quello che ne paga le conseguenze più dei nostri figli sono io!! Io sono la persona al mondo che più la amata e credo che la persona che più l’abbia ferita sia stata sua madre a cui a chiesto aiuto in quel periodo e che non le ha creduto quando le ha parlato del l’abuso subito all’età di 10 anni da un parente!! Sono stanco, Cosa devo fare!!??
Gentile Michele,
mi spiace se la mia risposta potrà sembrarle scontata, ma in questi casi è necessario che la persona si rivolga ad un professionista che possa aiutarla a superare il trauma subito. E’ comprensibile che ci si senta traditi dagli altri e si abbiano difficoltà nella situazione di sua moglie, ma creare un clima di accoglienza e sicurezza è il nostro compito primario. Con questo voglio dire che è possibile che sua moglie, pur con le sue insicurezze, riesca a vincere le sue resistenze e farsi aiutare.
Purtroppo le persone che sono vicine a coloro che vivono una condizione di difficoltà simile si sentono spesso frustrate perchè, pur aiutando, non riescono ad ottenere miglioramenti. Ciò accade perchè, pur con l’amore e la dedizione, un parente o un caro non ha gli strumenti necessari a risolvere la situazione, nè può farsene carico. Quindi comprendo bene il suo senso di impotenza, poichè si vengono a creare circoli viziosi in cui il disagio si estende anche alle persone vicine.
La pensi un po’ in questi termini: se sua moglie fosse affetta da una malattia organica la porterebbe certamente da un medico, non proverebbe a curarla da sè, o se così facesse si sentirebbe comprensibilmente frustrato dai suoi fallimenti. Il fatto che un disagio originato da un’esperienza traumatica non abbia (come del resto le problematiche legate alla mente) un riscontro evidente, come accade nelle malattie organiche, non vuol dire che non segua le stesse logiche.
Caro Michele, sono colpita dalla attenzione con cui lei come marito, non solo abbia compreso i problemi di sua moglie, ma capisca di quanto sia importante sostenerla e appoggiarla. Le assicuro che non sempre succede. A differenza di lei, mio marito non ha mosso un dito, non se ne è affatto preoccupato ne occupato, se non attraverso un semplice ascolto che non ha avuto alcun effetto, anzi ha solo mostrato fastidio e incomprensione per la mia depressione, pensando che fossero tutte fisime mie che ho fatto pesare su di lui. Non credo che abbia mai cercato di capire, di leggere qualcosa su questo tema, mai incoraggiato a parlare con una psicoterapeuta.
Le auguro di aver iniziato un percorso che possa aver aiutato sua moglie e anche la vostra coppia. F.
Salve, ho 24 anni e fino ai 13 anni non ricordo nulla, fuorché alcuni piccoli episodi. Sono in terapia da due anni e in molteplici volte mi ha chiesto se fossi stata abusata anche sessualmete ( ho subito violenze fisiche e psicologiche sin da quando avevo 1 o 2 anni da parte di mia madre e mia nonna), quindi non ricordando nulla mi è venuto il dubbio.
Ho degli amici ma non riesco a provare nei loro confronti quel bene che è comune nelle amicizie, se non ci fossero più io starei bene lo stesso.
Mi sono dichiarata lesbica 4 anni fa, perché non provavo niente per e con uomini e anche perché ero follemente innamorata della mia migliore amica. Ho avuto rapporti sessuali con un po’ di ragazze ma anche qui niente non sento nulla. Questa cosa per me è frustrante perché non riesco a capire chi sono.
Mi sono tagliata pesantemente per anni fino all’estate scorsa quando ho scolato una boccetta di en insieme all’alcool, mi ha dato un forte scossone e da li non ho fatto più nulla. Ma la voglia di farlo ancora c’è.
Io vorrei dire certe cose alla terapeuta ma non vorrei che pensasse che sia diventata paranoiaca sotto questo punto di vista. Non so cosa fare.
grazie
Gentile Dana,
il fatto che teme un giudizio della terapeuta è forse il problema principale. Perchè una persona che ha il compito di aiutarla dovrebbe considerarla paranoica? I suoi vissuti e la sua storia sono strettamente collegati, che sia o meno accaduto qualcosa; il problema è lo stato d’animo ed i blocchi che la paura sta generando e su questo vale la pena di lavorare.
Ripeto anche a lei, come mi è già capitato di commentare altrove, che da sola una lunga storia di abusi fisici e psicologici, anche se non necessariamente sfociata in atti inerenti la sessualità, è sufficiente per generare traumi e conseguenze altrettanto devastanti. Non è necessario pensare che debbano essere accaduti anche fatti differenti per giustificare il suo vissuto, soprattutto se al momento nella sua memoria non vi è nessun richiamo in merito.
quello che ho capito é che sentirsi vittima é un modo per non sentire il dolore, ma anche per non vivere. sentirsi vittima significa chiedersi “perché a me”, cercare giustizia, sentirsi sempre in pericolo e cercare di dimostrare a sé o agli altri che non ce lo siamo meritati. invece non c é giustizia, non c é vittima e la domanda si completa con “perché non a me”. sentire il dolore permette di tornare a vivere.
Grazie Tiziana per questo commento.
Lo condivido a pieno e la ringrazio per averlo saputo spiegare con queste parole chiare e sentite.
vorrei condividere con michele alcune riflessioni, sperando che legga questo post. Caro michele, anche io da bambina ho subito degli abusi. Come Sua moglie, mi son ritrovata a non riuscire a comunicare il mio disagio agli adulti, coloro che hanno il computo di prendersi cura dei bambini, proprio perchè sono fragili e “dipendenti” dalle cure degli altri. si cresce con la convinzione che il mondo sia sempre stato altrove quando noi si aveva bisogno. il senso di impotenza, vergogna e sopratutto senso di colpa dopo vengono ovviamente aggravati se attorno si ha una situazione di omissione. i bambini abusati imparano quindi a fare da soli: a provvedere a se stessi, nascondendo quella sofferenza, ponendo rimedio da soli ai propri danni.
la forza che abbiamo avuto io e Sua moglie, come tantissimi altri bambini che hanno subito abusi è stata notevole perchè effettivamente abbiamo condotto una vita “normale” pur essendo frammentate all’interno. L’unico modo è che Lei intraprenda subito un percorso da uno psicoterapeuta, non è mai troppo tardi, ma solo con lo psicoterapeuta si puo fare un lavoro di “rammendo” come si deve. i rattoppi vanno scuciti e ricuciti bene. e capisco benissimo che per chi è accanto a una persona “instabile” e fortemente demotivata, frustrata e accanita sul mondo, non sia un percorso sereno. quel che deve cercar di fare è visualizzare Sua moglie bambina, si immagini questa piccola donna, e la prenda per mano. lo faccia in silenzio perchè qualunque cosa dira tanto sarà inutile. la guarigione deve partire da sua moglie non da lei! purtroppo! ci vuole il doppio dell’amore per una donna come Sua moglie e come me. perchè deve avere amore anche per compensare quella parte di Sua moglie che non si ama. spero di averle dato un valido supporto
Ciao, anche io vittima di abusi, cerco di risolverli da me, ma mi ritrovo nel tuo discorso a differenza che a mio marito ho solo accennato. Vorrei parlargli ma penso che non regge e perdo tutto. Vorrei trovare persone che hanno vissuto cio e parlargli, forse parlando ci sapremo sostenerci e capirci
salve , diciamo che questa è la prima volta c
in 29 anni che ammetto questa triste realtà ad altre persone , anche io come tanti ho avuto un abuso da piccola , credo sotto i 6 anni da mio zio che avrebbe dovuto averne 15…. il mio compagno non sa nulla perché con mio zio continuiamo a stare in contatto. purtroppo nella mia infanzia ho diversi fantasmi che tutti ora mi perseguitano e quandò ci penso diventano macigni insormontabili perché mi fanno vergognare di me stessa . vorrei tanto Fat pace con questo duro passato senza però dirlo a nessuno ….
Gentile Vally,
mi sembra importante che si sia concessa almeno di poterne parlare in questa sede.
La ringrazio per la sua preziosa condivisione, sperando possa trarne un minimo di sollievo.
Ciao anche io ho subito abusi da bambina e gli avevo rimossi fino a pochi mesi fa che sono scoppiata con una amica. Ho fatto bene perché mi sembra che sto elaborando il problema e mi sto rendendo conto anche degli errori che faccio nella vita dovuti a quello. A mio marito non l’ho mai detto e non intendo farlo solo perché non voglio che mi veda come una vittima ma voglio che veda la donna che sono oggi. Ci sono periodi in cui soffro terribilmente ma piano piano mi riprendo da sola. Non credo che supererò mai completamente ma spero di riuscire a laciare andare con la consapevolezza del fatto che non posso cambiare nulla ma posso accettare.
Io oggi ho 60 anni e ho subito violenza da mio padre x 10 anni a partire dai 7 anni. Ti posso consigliare di cercare aiuto da seri professionisti e ti spiego il perché. Io ho vissuto sempre convinta di tenere la “cosa” sotto controllo e anche orgogliosa di non essere diventata una “poco di buono” o una matta..Ma a dir di tutti sono una in gamba..Una che sa gestire mille cose etc.etc…
Ma è un inganno personale…E ora mi sta scoppiando tutto dentro…Faccio sempre più fatica a sopportare contatti fisici ..Sto tornando indietro con sensi di disgusto anche al tatto con la persona che amo..Non fare da te..Lasciati aiutare… Ciò che abbiamo rimosso è lì..Come una bestia cattiva dentro.
Io sto pensando seriamente di chiedere aiuto..
Circa all’età di 8 anni il vicino di Casa dei miei nonni,mi baciò con la lingua. Ricordo perfettamente la sensazione di stranezza,ma non ne feci parola con nessuno fino a molti anni dopo…neglio anni ho sviluppato un rapporto stranissimo col sesso, repulsione in adolescenza, quindi anorgasmia e disinteresse, tutto ciò che si correla con il sesso occasionale mi suscita sensazioni quasi rabbiose. Ora mi chiedo: tutto questo può essere scatutito da quel singolo episodio? È possibile che io abbia bsubito abuso più gravi che non sono riuscita a ricordare nemmeno dopo anni di psicoterapia?
Gentile Giulia,
ogni storia di abuso esiste inserita in un contesto di vita più ampio e ogni reazione, indipendentemente dal tipo di abuso, è personale e su di essa incidono le risorse individuali e l’ambiente in cui il bambino vive. Dunque è sicuramente possibile che una esperienza di questo tipo abbia inciso significativamente sul suo sviluppo, ma al contempo bisognerebbe analizzare meglio tutto il suo percorso evolutivo per comprendere le origini e le cause di queste difficoltà, che hanno un substrato certamente più complesso.
Non è necessario pensare alla rimozione di ricordi più gravi in questo senso, ma è sufficiente pensare che quella esperienza e probabilmente altre dinamiche più sottili si siano incastrate in modo da generare le sue difficoltà.
Gentile Dottoressa, sarò breve…ho 26 anni e da parecchi anni è come se alcuni miei ricordi di quando ero bambina siano riemersi dall’abisso. Si tratta ovviamente di ricordi legati a traumi di tipo sessuale; quello che le chiedo è se fosse possibile che sia solo frutto della mia immaginazione. Preciso che ho sempre avuto dei problemi legati alla sfera sessuale: fino ad un certo punto della mia vita sono sempre stata estremamente timida di fronte ai partners, con l’esperienza tutto è migliorato mentre ora non riesco a provare vero desiderio sessuale. Secondo Lei i ricordi che ho degli abusi subiti (pressapoco a 5 anni e da una persona a me tuttora vicina) sono da me inventati, esagerati oppure possono rivelarsi realtà? La ringrazio anticipatamente.
Gentile Anni,
mi rincresce ma è impossibile rispondere a questa domanda molto delicata in questa sede. Non so nulla di lei e della sua storia per poter anche solo avere degli indizi utili a poterle dare un responso.
Sarebbe opportuno che si rivolga ad un professionista per avere un supporto in questo senso. In genere ci vuole del tempo e del lavoro profondo per rispondere a queste domande in modo soddisfacente. Posso dirle che è molto importante, quando si hanno questi dubbi, approfondire le sensazioni legate e a non lasciarli irrisolti.
Anche io ho subito violenza da un cugino…x tanti anni..fin..da piccola…l ho raccontato a mio padre…e ora a mio fratello. .mai creduta…è una doppia violenza. ..state vicini a chi ha subito ciò dai mostri….aiutate..capite..amate