Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
E’ possibile avere rimosso completamente un abuso? Ho dei ricordi confusi di una giornata di tanti anni fa, avevo 8/9 anni e mi trovai in un edificio con uno sconosciuto, adulto. Non so quanto possa essere un mio travisamento, forse andammo in una camera dell’edificio e li potrei avere subito un abuso. Ricordo per esempio che il giorno dopo mi guardavo sul divano il sedere nudo, e pensavo che era proprio un bel sedere da ragazza. Sono un adulto sereno, niente ansie o panico, anche se indubbiamente ho avuto una sessualità tormentata in adolescenza poi (masturbazione anale, ho più volte masturbato il cane) e ora sono un adulto che vive, salvo rari casi, il sesso come un obbligo.
Come posso ricostruire un eventuale abuso subito in quella occasione, senza avere il dubbio che sia una mia costruzione (magari per giustificare alcuni atti, anche normali, come quelli dell’adolescenza o la attuale inappetenza sessuale, o la bassa autostima e una certa difficoltà nelle relazioni interpersonali) ?
Gentile Carlo,
è possibile rimuovere un ricordo di abuso. Solitamente vi sono degli elementi che possono ricondurre ad ipotizzare che ciò sia avvenuto, giacché non è possibile che un ricordo traumatico venga totalmente escluso dalla coscienza senza lasciare alcun tipo di traccia. D’altro canto è possibile avere dei ricordi o frammenti che vengono col tempo confusi o interpretati come possibilmente traumatici quando non lo sono stati. Per capire meglio il senso di queste sue preoccupazioni e sensazioni sarebbe utile vedere un professionista che possa aiutarla ad affrontarle. Al di là di ciò che potrebbe o meno essere accaduto, più importante è il fatto che oggi vi sono delle aree in cui lei ha delle difficoltà e certamente questo va approfondito.
salve, sono una donna di 32 e vorrei condividere qui quel che mi è successo, sperando che altre/i possano trovare conforto. Ho subito abusi per molti anni da parte di un parente, dall’età di 5 -6 anni fino ai 14. Sono sempre stata molto chiusa e timida e ho sempre avuto un’autostima bassissima. Dopo i vent’anni ho avuto una relazione con un ragazzo molto dolce e sensibile, ma che ho chiuso dopo alcuni mesi perché non riuscivo a viverla né pubblicamente né privatamente. Successivamente ho conosciuto un’altra persona, più grande di me di diversi anni, di cui mi sono fidata molto. Questa frequentazione, che per mia salvezza è finita più di sei anni fa. Per farla breve, ha chiuso lui perché aveva un’altra e, da quel momento, ho colto l’occasione per tagliare i ponti con tutto, e chiedere un aiuto psicologico. Questa persona non l’ho mai più rivista né sentita.
Al momento sono in cura da una psicoterapeuta e sto cercando di aiutarmi. Non ricordo un momento della mia vita che non sia stato caratterizzato da una depressione più o meno forte, da sensi di colpa e di vergogna più o meno lancinanti.
grazie per l’attenzione.
Gentile Valeria,
grazie per la sua testimonianza.
Mi sfugge la ragione del taglio al mio commento. La invito pertanto a cancellarlo nel più breve tempo possibile. Grazie.
Gentile Valeria,
mi scuso per aver omesso il taglio del commento. Solitamente è mia premura avvertire, ma purtroppo non sempre ho la disponibilità di tempo per occuparmi al meglio di tutto e capita che io faccia degli errori. Il taglio non vuole essere offensivo o censorio, solamente i commenti molto lunghi o (ma non è il suo caso) alcuni con contenuti molto forti, vengono accorciati. Nel suo caso, per motivi semplicemente di spazio, essendo ormai la mole di materiale in questa sezione enorme, il commento è stato tagliato, così come altri prima del suo. Se ha ancora desiderio che io cancelli il suo commento lo farò certamente.
Salve, ho 31 anni e dai 6 ai 13 anni ho subito abusi (rapporti sessuali completi) da parte di mio padre. A causa di questo ho riscontrato forti problemi nell’avere rapporti completi durante gli anni dell’adolescenza. Ho iniziato ad utilizzare sostanze per non sentire quello che avevo dentro, diventando così tossicodipendente per oltre 12 anni. Ho smesso autonomamente di farmi, con tutte le difficoltà del caso ed attualmente sono pulita da circa 9 mesi con un paio di ricadute a distanza di qualche tempo. Da quando non uso più sostanze mi sono tornate in mente, vivide più che mai, le immagini, i suoni, le parole ed il profondo dolore di quegli abusi. Negli anni ho anche sempre ricordato il primo abuso con una sorta di anniversario, facendomi fisicamente ancora più male con sostanze e non solo, come a voler cancellare quel momento o a punirmi ulteriormente, è anche questo un comportamento comune? Soffro di insonnia e se dormo ripercorro quei momenti ininterrottamente. Mi sembra di impazzire e vorrei capire se è normale che a distanza di tanti anni torni tutto a fare così male come fosse successo ieri, proprio perché ho smesso di stordirmi. Questo mi spinge a tornare sui miei passi ma tengo duro per via di un legame speciale che ho, nel frattempo, instaurato ma, nonostante questo, sono spesso nervosa ed irascibile nonostante io stia cercando di minimizzare il problema lasciandolo in secondo piano e cercando di focalizzarmi su altro, nonostante io abbia raccontato tutto all’altra persona, pur sentendo il bisogno di parlarne ancora per sfogarmi, temo di passare per vittima, noiosa e ripetitiva. Non ho mai perdonato ma, anzi, ho tagliato i ponti con l’intera famiglia. Non ho seguito un percorso psicologico e non mi sento propensa ad affrontarne uno. Temo di essere una bomba ad orologeria e per questo vorrei allontanarmi da chi amo per non fargli del male a livello sentimentale.
Gentilissima,
subire un abuso di questa gravità certamente incide in modo severo con lo sviluppo e se non viene elaborato, un trauma simile continua a scavare fino a logorare corpo e mente. Sfortunatamente è proprio il dissociare, la difesa elettiva di chi ha subito il trauma, che viene utilizzata per evitare in tutti i modi di venire a contatto con l’accaduto. Questo comporta il dover placare le emozioni con azioni che annichiliscano i ricordi e le sensazioni intrusive annesse. Nel suo caso la droga ha avuto un ruolo fondamentale. Ora che non vi è più questo “anestetico” il trauma è libero di distruggere. Purtroppo è necessario invece affrontare un percorso terapeutico, il solo modo e la sola possibilità per superare queste ferite. Del resto se si ha un problema organico non si visita il dottore e si accettano le cure per guarire? Con la mente è la stessa cosa. Più difficile da comprendere perchè la “malattia” non è visibile.
Grazie per la cortese ed esaustiva risposta. Le mie remore riguardo un percorso psicologico derivano dal fatto che, data la mia situazione economica, non ho potuto far altro che appoggiarmi a strutture pubbliche come il serd e, pur capendo la mole di lavoro che hanno, mi sono ampiamente resa conto che non c’è spazio per risolvere veramente i problemi di chi si presenta alle loro porte. Spero di poter trovare il modo di affrontare tutto con un percorso serio, prima che sia troppo tardi. Penso di avere “diritto” a un po’ di tranquillità anche io.
Ho 32 anni, ho subito molestie fino ai 10 anni, non mi ricordo quando sono cominciate, era un familiare più grande di me di 9 anni. Per la non troppa differenza di età sono sempre stata confusa se trattare questi episodi come molestie o no. Sono stata io a dire basta, e lui ha smesso. I miei genitori hanno divorziato quando avevo 10 anni, dopo anni di litigi. Sono andata a vivere con mia mamma in un paese cominciando ad avere una vita più faticosa. Ho sempre vissuto tutto questo con tenacia e forza…e non incolpavo nessuno e nemmeno me. Poi c’è stato il problema…un periodo dove facevo due lavori, la sera cameriera. Sono stata molestata sul lavoro, da ragazzi della mia età parole pesanti e mani addosso ma senza lasciare segni evidenti…erano più ricchi di me, con parenti abbastanza rinomati. Non ho avuto il coraggio di fare una denuncia. E questo episodio ha aperto il vaso di pandora di quando ero piccola. Ho iniziato a soffrire d’insonnia, adesso non riesco ad avere una vita regolare, cambio posto in cui vivo e lavoro in continuazione, non riesco ad instaurare rapporti di amicizia, sono brava nel creare tanti rapporti superficiali, ma non vado a fondo. Il punto è che non so come raccontarlo di persona e non voglio che qualcuno sappia cosa è successo, non so che fare sinceramente. Ma la rabbia e l’odio che ho mi stanno dando veramente fastidio, non li voglio questi sentimenti.
Gentile Sara,
comprendo sia i suoi sentimenti di rabbia, sia il fastidio di come questo sentimento stia confondendo e creando problemi nella sua vita. Non c’è mai un modo giusto o sbagliato per raccontare certe cose. In questa circostanza lo ha fatto benissimo, anche se mi rendo conto che la scrittura è certamente facilitante in alcuni casi. Provi a prendere in considerazione di parlarne in un luogo protetto, poichè il racconto e l’approfondimento dei sentimenti che la intossicano sono già da soli un aiuto importante alla loro risoluzione.
Ho 20 anni, quando ne avevo circa 12 frequentavo una scuola di teatro. Il mio professore di teatro aveva circa 60 anni e quando capitavano quelle lezioni in cui eravamo solo, mi parlava di sesso. Mi parlava di come si facesse fare dei lavoretti dalle altre ragazzine, di come fosse tutto nomale e naturale. Mi diceve che nel mondo dello spettacolo funzionava cosí e che io mi dovevo fidare di lui. Credo che la cosa peggiore di tutta questa situazione sia il continuo senso di vergogna e di colpa che mi affliggo da sola. Provo ancora molta rabbia nei confronti dei miei genitori perché quando una ragazza denunciò il professore e lui fu cacciato dalla scuola loro lo vennero a sapere dell’accaduto, non mi hanno mai chiesto seriamente se a me avesse mai fatto qualcosa, anzi, pensavano che la ragazza avesse inventato tutto e hanno persino iniziato a difenderlo. Ho sempre pensato che si sono autoconvinti di questa cosa perché non sapevano come affrontare la situazione, come se anche loro se ne vergognassero.
Ad oggi doffro di problemi di scarsa autostima, ansia e paranoia che aumentano sempre di più, ma non ho mai parlato con uno specialista perché anche le persone più care a cui dico che forse avrei bisogno di un vero aiuto mi dicono che é “solo una fase che devo superare”
Gentile Elena,
i sentimenti che lei prova sono frequenti in storie come la sua. La colpa e la vergogna sono parte di un processo che coinvolge una errata interpretazione di quello che si è vissuto, finendo con il riversare su di sè le responsabilità che una bambina non può avere in certe situazioni. Anche la rabbia, rivolta verso coloro che non hanno saputo fornire un supporto e un aiuto a spiegarsi in modo corretto cosa stava accadendo, è comune.
Le persone care a volte ci dicono per aiutarci che quello che si prova passerà e in un certo senso è vero, poichè il dolore non è una traccia costante. Quello che però non passa se non viene affrontato sono tutte queste errate convinzioni che hanno portato a cambiare immagine di sè e percezione dell’altro. Ascolti quello che sente lei, indipendentemente da quello che le dicono, poichè nessuno può conoscere il suo vissuto o ciò che ha provato. Si fidi di quello che prova e chieda aiuto.
Gentile Dottoressa,
molto semplicemente io vorrei esporle il mio problema.
Mi chiamo Roberto, sono un uomo di 35 anni, un giovane adulto per intenderci, che da un po’di tempo a questa parte sta iniziando seriamente a chiedersi se da piccolo non è rimasto vittima di una certa forma di abuso sessuale.
Cercherò di essere breve: ho sviluppato nel corso degli anni una specie di “ossessione”, di desiderio.., di sedermi sulle persone. Ma il problema è che, questa mia ossessione del sedermi sulle persone l’ho associata ad un immagine che si è fissata nella mia mente e che riguarda sempre mia madre , seduta sulla schiena di un mio fratellino disabile, per fargli della fisioterapia prescritta da un centro presso il quale si erano rivolti. questo mi ha fortemente traumatizzato perchè oltre a provocarmi un eccitazione sessuale mentre invece non dovrebbe secondo me mi ha acceso nella mente la domanda se la mia chiusura di carattere, le mie difficoltà relazionali e la mia incapacità a gestire la mia sessualità non siano dovute ad un abuso proprio da parte di mia madre.
Secondo lei, premesso che devo indubbiamente farmi aiutare da qualcuno, è possibile aver subito una forma di abuso da parte di mia madre, che ho poi in parte rimosso ma che in qualche modo mi ha segnato e a distanza di tanti anni , è tornata alla luce, mediante tanti piccoli segnali che prima non capivo e che ora invece inizio a capire?
Lo so che non può aiutarmi e che quanto le ho detto non è sufficiente ma se anche ha avuto la pazienza di leggere per intero quanto le ho scritto per me sarà sufficiente.
Grazie di vero cuore.
Roberto
Gentile Roberto,
premesso, come lei stesso dice, che non ho possibilità di dirle se vi sono state o meno delle situazioni rimosse, le posso chiarire che per la mente di un bambino anche assistere a delle scene che possono rimanere impresse nella mente come peculiari, forti o traumatiche (anche se non lo sono nella sua sostanza generale) può da solo costituire un fatto di cui resta traccia in modo distorto. Potrebbe accadere, ad esempio, che associ ad una immagine apparentemente neutra, qualcosa che ha visto o percepito in altre circostanze e che gli dia a quel punto un significato che non ha. Questo sempre per specificare che non è necessario andare a pensare di aver rimosso un abuso per spiegare dei fatti i cui indizi sono sempre percettibili. Un abuso rimosso ha un suo decorso peculiare e non è mai del tutto tagliato fuori dalla consapevolezza.
Ho 35 anni e ho subito abusi da parte di mio zio dagli 11 ai 13 anni. Purtroppo ricordo benissimo molte cose, posti, luoghi, il terrore che provavo, la paura i miei andassero via per lasciarmi con lui, lo schifo che mi faceva a vederlo nudo. Sono borderline, autolesionista e bevo e fumo. È come se cercassi di passare la mia vita cercando di anestetizzarmi il più possibile per non sentire nulla. Mia mamma scopri tutto e invece che aiutarmi e mandare lui in galera fece ricadere tutta la colpa su di me. Mi disse che ero una poco di buono e che in fin dei conti, se non ne avevo parlato, mi piaceva. Questa cosa ancora oggi fa più male che non gli anni di violenza subiti. Ora sto con una donna che aa del mio passato e che amo tantissimo. Sono in terapia da una psicoterapeuta bravissima alla quale mi sono affezionata tantissimo e con la quale sto cercando di ricomporre le ferite del passato. Ma è difficilissimo, soffro di crisi d’ansia e di momenti in cui mi stacco letteralmente dal mio corpo e mi taglio, mi brucio, prendo a pugni e testate i muri, mi fratturo le mani prendendo a pugni i muri, fino ad addormentarmi esausta nel mio stesso sangue. Non so se ne uscirò mai e non so se un giorno potrò stare meglio. Ci provo, ma è durissima
Gentile Claudia,
grazie per la sua testimonianza. La prego di non smettere di pensare che sia possibile affrontare e superare con coraggio questi eventi. Le auguro il meglio dal suo percorso.
Salve, sono una ragazza di 23 anni e all’eall’etá di 9 anni sono stata abusata sessualmente, da mio fratello che all’eall’epoca aveva 13 anni, svariate volte, finché i miei genitori lo “scoprirono” e picchiarono me. Per tanti anni ho finto di non ricordare, era un Po un tabù nella mia famiglia… con mio fratello non ci ho mai più vissuto insieme fino ad un anno fa, momento in cui ha avuto bisogno di me ed è venuto a vivere in casa mia (io vivo da sola) in realtà è semplicemente arrivato con le valigie, io non avevo scelta. Abbiamo vissuto quasi un anno insieme finché io non mi sono resa conto dell’odio che provo nei suoi confronti, così all’ultima litigata (lui è sempre stato violento con me) gli ho rinfacciato tutto, lui mi ha risposto di essere matta, che a 10 anni in realtà io ero già una tro*a e che lui mi veniva a recuperare dalle auto della gente (cosa assolutamente falsa). Vistami negata la credibilità, mi sono gettata sull’unica persona che poteva confermare… mia mamma,perché padre non c’è più… che mamma non si può neanche chiamare poiché alla mia richiesta di parlare con la mia terapista ha detto che lei non si ricorda niente.
Mi sento capita solo un ora alla settimana… Non posso vivere cosi.
Gentile Sara,
comprendo la sua frustrazione e la sua volontà di potersi vedere riconosciuta la sua sofferenza dalla famiglia che ne è stata la causa. Prenda spunto dal fatto che, se si sente capita almeno un’ora alla settimana, questo significa che ci sono possibilità per lei di costruire delle relazioni buone con persone che possano finalmente accoglierla e riconoscerla, al di fuori della sua famiglia. Il lavoro più difficile è comprendere che a volte è necessario lasciar andare la speranza che chi ci ha tradito ci possa chiedere scusa o finalmente approvare e, quindi, cercare di costruire al di là di questo muro qualcosa di sano per se stessi. Prosegua il suo percorso con fiducia e certamente troverà una chiave giusta per uscire da questo sconforto.
Sono una ragazza di 30 anni, dopo anni e anni di tristezza e solitudine, è la prima volta che decido di raccontare un’esperienza così sgradevole. Avevo 10 anni e ricordo benissimo gli abusi che ho subito, da un amico di famiglia per un’estate intera non abusi intesi quali atti sessuali veri e propri come penetrazioni, ma proposte come un gioco, che fortunatamente non si sono spinti oltre. A distanza di anni non ho mai parlato con un psicologo per vergogna, forse perché non accetto questa brutta cosa, ho provato in tutti i modi di rimuoverla, ma spesso quando mi sento insicura, triste e incompresa, questo ricordo ritorna. Cosa ancora più brutta mi sento tanto in colpa perche questi giochi io provavo a rifarli con mia sorellina che aveva 4 anni e vivo questo con senso di colpa. Lei penso che abbia rimosso tutto, essendo piccola, ma a volte piango quando penso che lei è stata una vittima di tutto ciò. Oltre questo spiacevole ricordo, la cosa più brutta di tutto ciò è che mi capita spesso di rivedere questa persona anche se anziana ora, e non sento neanche sentimenti come l’odio che forse sarebbe normale provare, mi capita ogni tanto di provare rabbia per i miei genitori perché mi chiedo come sia possibile che sia successo tutto questo a me..dove erano loro??
Gentilissima,
la ringrazio per la sua testimonianza preziosa. Provi a pensare a questo come un primo passo per affrontare quanto è accaduto e mettere in ordine questi sentimenti di vergogna e colpa del tutto legittimi e usuali in storie di abuso come la sua. Ricordi sempre che quando pensa a ciò che è accaduto, anche in merito a sua sorella, si parla di una bambina che reagisce a quanto le sta accadendo per spiegarsi e calmare le sue sensazioni confuse o per recuperare un senso di potere che viene perso in queste situazioni. Non è certo un atteggiamento volto al dolo consapevole, ma piuttosto a gestire un accadimento che non può comprendere con i suoi soli strumenti.
La ringrazio dottoressa, questo articolo è molto interessante, la cosa più brutta come nel mio caso è che vivevo tutto come un gioco, in parte mi ero resa conto che c’era qualcosa che non andava. fortunatamente l’anno dopo ho iniziato le scuole medie e ho preso consapevolezza dai discorsi e dalle esperienze che si fanno durante l’adolescenza, lì ho incominciato a rendermi conto della gravità delle cose che quell’adulto voleva fare come mostrarsi nudo, o farsi toccare nelle parti intime, ho iniziato a mangiare e vomitare, e da lì si sono innescate tutta una serie di “difese” di cui ancora oggi pago le conseguenze silenziosamente. spero che la mia testimonianza sia utile anche per voi che studiate questi gravi problemi.
Gentilissima,
la maggior parte delle volte le esperienze di abuso sono presentate come dei giochi dagli adulti abusanti proprio perchè la coercizione passa attraverso il far credere che quello che si sta facendo è innocente e divertente. I bambini a loro volta non possono che interpretare quegli accadimenti come tali, poichè non hanno altri strumenti per comprendere che quelle azioni non sono innocui atti di gioco – anche quando percepiscono che non siano affatto divertenti.
Le rinnovo il mio augurio ad affrontare questi accadimenti.
Ciao! Ho 15 anni e ho subito abusi dall’età di 5 a 8 anni dal babysitter che avevo, dato che i miei lavoravano. In quel periodo non sapevo nulla di ciò che accadeva, sapevo solo che mi dava fastidio, avevo paura e terrore da lui, e non potevo dirlo hai miei perché lui mi diceva che era un segreto e dato che era più grande di me lo ascoltavo (i miei mi hanno insegnato a fare ciò che dicono i grandi perché hanno ragione). Come ho detto all’inizio ho subito abusi per due anni poi i miei lo hanno scoperto, l’unica cosa che hanno fatto è che gli hanno solamente detto di non farsi vedere e mia mamma mi ha sempre picchiato da quel giorno fino alla terza media. Certe volte piango, poi però penso che non era colpa mia e cerco di dimenticare ma non è facile. Lacosa che mi da più fastidio è di sentire i miei compagni che parlano di sesso come se nulla fosse.
P.S. Non ho mai parlato con nessuno, e non sono neanche riuscita a parlare di questo argomento con mia sorella. Ho voluto raccontare ciò che mi è successo per sfogo, perché non riesco a tenerlo per me.
Gentile Serena,
data la sua giovane età la invito a provare a parlare con qualcuno di queste sue preoccupazioni, poichè è molto importante che provi a farsi aiutare.
Scelga una persona di fiducia, un adulto che stima e provi a chiedere un supporto.
Grazie per il consiglio.
Salve, vorrei si parlasse anche dell’abuso subito in età adulta…se le sensazioni sgradevoli e le ossessioni di cui sono vittima possono essere la conseguenza di ciò che ho subito…Il ricordo c’è e sembra superato, ma penso che la sofferenza si stia sfogando su altri fronti come l’ansia, le ossessioni e lo spostamento ecc… grazie.
Gentile Silvana,
in questo articolo si parla di abuso in età infantile e le sue conseguenze. Per le violenze subite in età adulta si deve fare un discorso differente.
Non so a cosa si riferisce esattamente, ma se si tratta di un episodio traumatico è certamente possibile che lei abbia sviluppato una sintomatologia ad esso legata.