Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
Ciao sono una ragazza e ho 22 anni, quando ne avevo 7-8 ho subito abusi per più volte da un conoscente della mia famiglia, non ho buoni ricordi della mia infanzia e credo di aver rimosso anche altri episodi di abusi.. Una delle molte cose che non riesco a spiegarmi è perche non ricordo quasi nulla anche degli anni precedenti agli abusi.. e ovviamente neanche nulla degli anni successivi. Non riesco a sopportare il fatto di non ricordare la mia infanzia, quasi come se non l’avessi avuta. Ho detto a poche e fidate persone di aver subito abusi, non sono mai andata da uno psicologo o uno psicoterapeuta, ma ho comunque grandi problemi di fiducia, mi sento sempre la vittima o in colpa per tutto e anche la fiducia in me stessa è molto scarsa..Nonostante questo sono riuscita ad affezionarmi ad un ragazzo che sa di questa cosa e ho delle amiche fantastiche. Vorrei solo sapere come cercare di ricostruire la mia infanzia e superare l’ostacolo della fiducia per l’altro e dell’autostima perché limita parte delle mie relazioni e della mia vita.
Gentile Martina,
non c’è una risposta univoca per la sua domanda e molto dipende da lei e il modo in cui la sua storia ha inciso nel corso della sua crescita.
Per questo motivo dovrebbe provare a rivolgersi ad un professionista che possa aiutarla proprio in questa ricostruzione.
Buonasera, io ora o 18 anni sono a nove mesi che faccio dei incubi come se fosse qualcuno della mia famiglia (mio padre e mio fratello) facesse quella cosa con me, non riesco a svegliarmi quando succede questo, io mi sento essere toccata, la mattina quando mi alzo trovo dei ematomi o dei graffi sul corpo, quando mi succede questo mi faccio schifo.
Io non ricordo molto della mia infanzia ho cercato di cancellare tutti i miei ricordi perchè mi ha fatto soffrire molto ricordare episodi di violenza molte volte venivo toccata anche li ed io piangevo. Quando avevo 13 anni un giorno mio fratello voleva che io toccasi la sua parte intima ma per fortuna non a ottenuto nulla, invece a 15 anni ci ha provato di nuovo e poi mi sentivo una cosa come se io avessi fatto qualcosa con lui. Ho raccontato tutto questo ai miei non anno fatto nulla. Io sono sempre stata triste perchè nessuno mi a mai aiutata e non sono stata compressa da nessuno, soffro anche di disturbi alimentari. Alla psicologa non sono mai riuscita ha raccontagli tutto questo.
Gentilissima,
la ringrazio per aver avuto la forza di inviare questo commento e raccontare la sua storia e la sua sofferenza. La prego di provare a considerare di fidarsi della sua psicologa e di usare quello spazio terapeutico per parlare di quanto accaduto. Si consenta di venire aiutata fornendo tutte le informazioni necessarie della sua storia a chi forse può finalmente offrirle lo spazio di un ascolto che merita e il sostegno.
Buonasera,
ho una sola domanda, sono cresciuta con vari problemi emotivi, e ora la depressione e ora disturbi alimentari etc etc. e sempre mi sono chiesta il perchè … ho sempre ricordato un episodio avvenuto quando ero piccola, un ragazzo che mi presentava a tutti dicendo che io fossi la bambina più bella di tutte e altri complimenti.
Fino qui tutto bene, ma poi ricordo anche una frase che ricordo perfettamente e che ha scaturito in me sempre molta ansia al pensiero, mi disse “mi dispiace ma tra noi non può funzionare”.
Avrò avuto 8 anni al massimo e lui 25 credo.
Secondo lei dovrei approfondire?
Grazie
Gentile Priscilla,
non posso con questi pochi elementi e in questa sede darle una risposta in merito, nè sono io che in ogni caso posso dirle se sia o meno giusto approfondire.
Spetta a lei, se sente che vale la pena, soffermarsi su questi vissuti e se la risposta è affermativa, allora certamente è una buona idea provare ad affrontarli.
La ringrazio per la risposta e si credo proprio che approfondirò.
Saluti
Priscilla
Buongiorno, sono una ragazza di 29 anni che ha subito all’età di 7 anni un abuso da parte di conoscenti che mi hanno obbligata ad avere rapporti orali.
Non ne ho mai voluto parlare con i miei genitori e ho cercato di trovare un modo per risolvere da sola questa bruttissima esperienza.
Dopo l’accaduto, negli anni, ho sviluppato dei comportamenti ossessivo compulsivi che mi aiutano a rilassarmi e a calmarmi. vorrei sapere se, dato il lungo lasso di tempo, parlare con qualcuno possa farmi bene o comunque aiutarmi anche poco a superare questi comportamenti.
Grazie
Gentile Giorgia,
certamente la risposta è affermativa. Un lavoro che analizzi la sua storia di abuso può senza dubbio aiutarla anche oggi in età adulta a superare, là dove è possibile, o almeno alleviare i disagi che esso ha originato.
Buongiorno,
Le scrivo perchè ultimamente mi sono fatta qualche domanda riguardo la mia vita sessuale. Sono sempre stata una bambina timida, insicura, ed anche abbastanza paranoica e pesante. Ricordo come da piccola io avessi delle fisse molto presenti quali: continuare ad annoiare i miei la sera pur di non farli dormire e quindi inconsciamente controllare che non facessero l’amore. Lo vedevo come un atto impuro e l’idea mi faceva provare un gran senso di schifo e repulsione (soprattutto verso l’organo maschile). Entrambi i miei genitori sono sempre stati presenti e gentili, cosa che non ricondurrebbe a nulla di male.
Ricordo quando ero molto piccola e, giocando con mia sorella minore di due anni, ho mimato atteggiamenti sessuali sentendo subito dopo un sentimento di auto-disgusto enorme. Qualche anno dopo scoprii la masturbazione provando un certo senso di “sbaglio”. Ora ho 23 anni ed ho una relazione con una ragazza, ed anche se sono innamorata di lei, ogni volta che si avvicina la possibilità di un rapporto sessuale, io non provo più nulla e mi sembra di rischiare di rovinare il sentimento. Non è sicuramente legato al fatto che io non accetti la mia omosessualità.
Crede ci siano collegamenti? Posso pensare ad un abuso rimosso o le sembra azzardato?
Lucia
Gentile Lucia,
non è necessario arrivare a pensare di avere avuto un abuso rimosso per provare a spiegare delle difficoltà che ha oggi e che sono di certo anche legate alla sua infanzia. Sono sufficienti le informazioni che ha a disposizione per poter ragionare su cosa ha influito nella sua vita odierna.
Comprendo che alcune volte si senta la necessità di spiegarsi i propri problemi e disagi con fatti che, seppur gravi, almeno sembrano chiari e indiscutibilmente comprensibili. Più difficile invece comprendere come delle piccole cose abbiano poi portato assieme, nel corso dello sviluppo, ad avere delle conseguenze. Mi fermerei a ragionare più su questo che su altre ipotesi, soprattutto se parliamo di abusi rimossi, che hanno un loro decorso e modo di manifestarsi anche se non li si ricorda su un piano di coscienza e non possono essere semplicemente avvenuti e dimenticati per sempre.
Buongiorno Dottoressa,
grazie infinite per il Suo articolo. Mi ha fatto capire come quello che io ritenevo un gioco, in realtà è stato qualcosa di ben oltre.
Ho 42 anni e da sempre ho problemi con la quasi totale assenza di interesse sessuale. L’unica parentesi felice l’ho vissuta con mio marito, all’inizio della nostra storia. Sono spesso insicura e mi sento costantemente inadeguata e timorosa.
Credo di aver avuto 8/9 anni e all’epoca dormivo in camera con mio fratello che ne ha 5 più di me. Non ricordo precisamente come mi ha approcciata, sicuramente con la proposta di un gioco. Questo gioco è andato avanti per qualche giorno, fino a quando mia madre si è accorta di qualcosa. Ciò che ricordo anche è stato il ricatto di mio fratello di non dire nulla ai genitori dietro la minaccia di qualcosa.
Ho già chiesto un appuntamento alla psicologa che tempo fa mi aveva seguito per altri motivi e ne parlerò con lei, non senza vergogna e riluttanza. Vorrei vivere una vita sessuale serena, vorrei non sentirmi poco adeguata, a disagio con la gente, avere un po’ più di fiducia in me stessa e poter prendere le cose con più leggerezza.
Crede che un percorso di psicoterapia possa aiutarmi in tal senso? Grazie per l’attenzione.
Gentile Elena,
sono molto contenta che la lettura dell’articolo le abbia fornito degli spunti di riflessione importanti.
Riprendere il lavoro terapeutico ed affrontare quel tassello importante della sua storia rimasto fino ad oggi fuori dal quadro, le gioverà senza dubbio.
Piacere mi chiamo Cristian.
Da piccolo, in Colombia, sui 3/5 anni sono stato abusato molte volte da mia nonna.
Mio padre inoltre era un alcolizzato e mia madre non c’era, a stento mi ricordo il suo viso, sono certo però che almeno lei mi voleva bene.
Sono stato adottato a 6 anni dopo aver però soggiornato per un molti mesi in cinque famiglie diverse.
I primi anni con la nuova famiglia italiana sono stati critici, nonostante mi fossi affezionato a loro avevo sempre paura che mi abbandonassero come avevano fatto le famiglie precedenti.
La mia vita è incerta, il mio futuro anche, non so cosa fare, a volte non ho la forza di continuare. Odio i miei genitori che mi hanno messo in questa situazione, non che prima stessi meglio. Odio le persone e la loro indifferenza: mi hanno trascurato non sapendo cosa avessi passato. La mia sessualità la vivo in modo contorto e perverso. Io però sono un ragazzo sensibile, buono, se solo trovassi l’amore, questo è il mio sogno, amare una ragazza, penso che così riuscirei a dimenticare.
Ho 18 anni e da 11 sono qua in Italia. Io voglio solo trovare la felicità, è così difficile da capire. Anche se ho 18 mi piacciono i giochi dei bambini perché la gente che ho avuto attorno mi ha tolto parte dell’infanzia e quindi capita che io la viva in certi momenti adesso.
Gentile Cristian,
grazie della sua testimonianza. Ho dovuto per motivi di spazio e di contesto eliminare parte del suo lungo racconto.
Lei è molto giovane e alle spalle ha molte esperienze traumatiche. La sua paura dell’abbandono, il suo senso di non essere compreso, sono certamente legittimati dalla sua storia. A colpirmi molto è però la sua voglia di felicità.
Spero possa raccogliere la speranza che deriva da questo desiderio e provare ad usarla per raccontare una nuova storia. La sua giovane età può aiutarla per trovare la forza di lavorare un po’ su di sè e dare un senso utile al suo passato.
Salve, ho assolutamente bisogno di aiuto.
Una ragazza, che mi piace molto, continua a subire abusi da parte del suo ex ragazzo che l’ha violentata a 16 anni, ancora adesso però sono nella stessa scuola e lei ha molta paura, i suoi genitori non sanno niente di questo poiché lei parla solo con le sue amiche e me.
Purtroppo lei abita molto lontano da me e quindi non posso aiutarla.
Si può fare qualcosa a livello penale?
Come si può aiutare una ragazza con questo problema?
Lei ha 18 anni come me.
Gentile Cristian,
certamente si può fare qualcosa, ma è necessario che la ragazza parli con degli adulti per farsi aiutare. Una persona di fiducia o provare a confrontarsi in un centro anti-violenza ad esempio, per iniziare, se non vuole aprirsi con i familiari.
Dottoressa buongiorno,
Vorrei chiederle una cosa, l’abuso sessuale immagino crei un blocco nello sviluppo, soprattutto in età prepuberale, immagino.
Il mi ocompagno l’ha subito a 9 anni e poi successivamente in prima adolescenza, dopo di che si è chiuso al mondo, non usciva, andava a scuola perchè doveva e poi a lavoro, non sapeva cosa e chi gli piacesse, non si masturbava, non ha esplorato in mondo in tantissime sue forme da quella sessuale aquella relazionale.
Poi intorno ai 26 anni è esploso, avendo rapporti sessuali con donne e uomini, uscendo andando a serate, avendo un periodo di abuso di sostanze.
Dopo una dcina d’anni si è come calmato, fermandosi a una ragazza che ha amato e poi arrivando “a me”, alla situazione attuale.
Quello che sono curiosa di capire, è se il suo aver vissuto cos’ in età adulta fosse come per costruirsi una sua identità sotto i lpunto di vista sessuale e relazionale, se fosse un modo di conoscersi inconscio.
Purtroppo non è andato in terapia e mi piacerebbe capire come poterglielo suggerire senza che si chiuda.
G.
Gentilissima,
i percorsi terapeutici e il desiderio di intraprenderne uno sono solitamente retaggio dei protagonisti di una storia. Si può chiedere se si è mai pensato di chiedere aiuto in merito e come mai, ma non c’è un modo giusto di “suggerirlo”.
Per quanto riguarda la storia del suo fidanzato, gli abusi possono o meno creare blocchi o rallentamenti evolutivi, non è prevedibile in che modo o se incideranno nello sviluppo, poichè ci sono molte variabili che incidono. Certamente nel suo caso è possibile ipotizzare che le sue difficoltà siano derivate anche e sprattutto da quella esperienza, ma senza conoscere lui e la sua storia nella totalità è impossibile fare alcuna considerazione personale in merito. Se ha dei dubbi, preoccupazioni o domande anche per il destino della vostra storia, provi a parlarne con lui.
Buongiorno. Ho 36 anni.
Ho subito abuso sessuale a 6 anni da mio zio.
Ho riferito subito a mia madre quanto accaduto, dopo notti che non dormivo per la vergogna ed il senso di colpa.
I miei genitori non hanno fatto nulla.
Anzi abbiamo continuato a vivere in quella casa, con mio zio nell appartamento sotto.
A 17 ho iniziato ad avere problemi gravi di alimentazione e me ne sono andata di casa.
Alla ricerca di stabilità e speranza negli uomini.
Ho avuto relazioni in cui mi sono sempre annientata al fine di salvare il maschio in questione.
Ho una bambina meravigliosa di 7 anni da un uomo che mi ha plagiata psicologicamente per tanto tempo. Da cui ora sto divorziando. Lui ha lasciato me e la bimba quando lei aveva solo 8 mesi, poiché ho iniziato a ribellarmi al suo plagio.
Nei sette anni di vita di mia figlia ho instaurato relazioni sbagliate, per svariati motivi, semore cercando di tenere fuori la bimba, ma purtroppo è andata instaurandosi in lei una profonda sfiducia e malessere verso il mondo maschile.
Sette mesi fa ho incontrato un uomo, che dopo così tanto tempo, ho deciso di inserire nell unicità di vita ormai esclusiva tra me e mia figlia. E a cui ho raccontato tutto di me, compreso l abuso.
Invece è riuscito a raggirarci, con promesse, speranze e illusioni. Solo per soldi.
Ho una sola domanda: qual è il modo giusto per raccontare la vita alla mia bambina ?
Grazie ……
Gentile Giulia,
la ringrazio per la sua testimonianza. Posso dirle che non esiste un modo giusto nè uno sbagliato a priori per rapportarsi ai figli. Nel caso di un passato traumatico del genitore, l’importante resta provare a non trasmettere ai bambini le ansie e le angosce irrisolte delle proprie storie, che invece sono ancora tutte da definire e non devono, per quanto sia un compito molto difficile, venire influenzate da proiezioni adulte.
La mia domanda era molto più semplice.
Meglio dire la verità o creare per i nostri figli una finta protezione con menzogne o omertà ?
Giulia
Gentile Giulia,
chiedo scusa se in questa sede a volte è difficile comprendere a pieno le domande o essere esaustiva. Se il suo dubbio è raccontare cosa le sia accaduto, il problema non è mentire o dire la verità. Proteggere una bambina non significa essere omertosi, significa valutare cosa può e non può comprendere, dal momento che non è un adulto e non ha le sue risorse – e soprattutto se ha senso farlo e con quale scopo.
Quello che intendevo nella mia risposta, è che la necessità di dirlo o di sentirsi inautentica è un problema che riguarda la sua storia e rifletterei sul perchè vorrebbe dirlo a sua figlia e se ha davvero senso. Lavorerei di più su risolvere quello che resta di irrisolto e che crea problemi a lei e di conseguenza un clima non ottimale per la bambina.
Semplicemente mia figlia si ritrova da sette anni a vivere quotidianamente con una padre assente, che non si cura di lei solo per far pagare a me il fatto di essermi ribellata. In più adesso con un uomo che ha finto di volerci bene e di progettare un futuro con noi solo perché aveva bisogno di soldi. Ed è sparito quando ho capito il suo gioco.
Credo non ci sia molto da riflettere sul perché dirlo a mia figlia o se abbia senso farlo. Lei mi chiede le cose. Vede oltre a ciò che io le dico o ciò da cui vorrei proteggerla.
Gentile Giulia,
non ho compreso la sua domanda e me ne scuso. Mi riferivo all’eventualità di rivelare l’esperienza di abuso (argomento dell’articolo) a sua figlia, non a quanto concerne la successiva dolorosa esperienza affettiva che vi ha visto coinvolte.
Mi rincresce si sia infastidita e il non aver potuto esserle di aiuto nella risposta. Purtoppo questo canale di comunicazione è spesso foriero di fraintendimenti e per questo ci si limita solo a dare generiche risposte, che si spera possano confortare o aiutare semplicemente a capire di più alcuni temi complessi.
ciao Giulia , purtroppo per chi come noi ha avuto abusi nel età infantile le relazioni con l altro sesso non sono facili … per ogni cosa ci diamo la colpa di tutto … per quanto riguarda tua figlia , se vuoi un consiglio per ora metti da parte l idea di trovare un compagno . dedicati a te e lei . insegnale che non è necessario trovare un uomo per completarvi…. la vita glie la racconti in base a ciò che le trasmetti … non dimenticare che i bambini capiscono tutto .
Ho sedici anni ed è da un po’ che nel profondo avverto qualcosa di fastidioso, che poi ha trovato conferma quando, leggendo un libro itinerente a affetto e sessualità, sono crollata. Ho sperimentato rapporti che oltre a non aver conseguito nessuna bella sensazione mi hanno lasciato devastata fisicamente e psicologicamente: così ha avuto inizio il tormento. Sono stata violentata? cosa ho che non va? Cerco continuamente di ripercorrere ogni passo della mia infanzia senza aver alcun riferimento concreto. Mi affido solo alle innumerevoli volte nelle quali percepivo dentro di me questa cosa, agli innumerevoli incubi nei quali venivo violentata e al disprezzo che provo per il genere maschile. A tale proposito in seguito alla separazione dei miei genitori ho scelto di non volere più avere a che fare con mio padre che non ho voluto vedere per sei anni. Ora pare essere ritornato a far parte della mia esistenza, sarà per questo l’insorgere di tante difficoltà? O è possibile tutti questi problemi siano solo frutto della mia mente? Magari anche immaginazione! Non capisco, mi sento come se fossi stata abusata ma non so se, cosa, perchè e quando è successo. A nessuno ne ho mai parlato, giusto ora sento il bisogno di farlo.
Gentile Simona,
certamente non è possibile rispondere in questa sede a tali dubbi, ma essi meritano un approfondimento. La sua mente sicuramente sta provando attraverso diversi canali a comunicare un disagio che, indipendentemente dalla sua reale natura, credo meriti di essere indagato. Lei è molto giovane e già, mi pare, molto consapevole, quindi provi a chiedere aiuto ad un adulto di sua fiducia e magari un professionista che possa darle una mano ad affrontare queste angosce.
Ho 20 anni e all’età di 5-6 anni ho subito una masturbazione da un vicino anziano. Ricordo tutto molto bene ma soprattutto mi è rimasta impresso il fatto che lui mi chiese se tutto ciò mi stesse piacendo. Dall’ora ho iniziato a essere quasi ossessionata dal sesso. Ho raccontato questa cosa a molte persone senza mai essere soddisfatta della loro risposta, non sono stata mai compresa o presa sul serio poiché non c’era stata una penetrazione quindi la prendevano come una cosa da niente. Ho avuto rapporti con una mia amica all’età di 11 anni fino ai 15 anni. A 17 anni ho conosciuto un ragazzo e siamo insieme da 4 anni. Ho problemi a relazionarmi, sono subito possessiva e gelosa mi arrabbio facilmente per questo la maggior parte delle mie amicizie sono finite. Ho problemi anche con lui per questo mio comportamento possessivo. Lui non mi ha mai capita, quando glielo raccontai gli dissi anche che avevo un dubbio non sapevo se fossi stata vergine o no la prima volta che sono stata con lui non mostrò nemmeno un po’ di compassione per me. Queste parole me le porto dento come un macigno. A volte penso che sia io, il volermi sentire vittima, che mi porta a esagerare e a pensare di potere chiamare abuso ciò che mi è successo. Detto ciò mi sento frustata e incompresa e non so cosa fare.
Gentile Carmela,
la sua esperienza è certamente un’esperienza di abuso e come tale può spiegare le sue difficoltà relazionali e intime e influenzare le sue insicurezze. Quello che più conta è il suo vissuto e la precezione di quel ricordo, che nessuno può mettere in discussione poichè appartiene a lei e alle emozioni che ha provato in quel momento. Non cerchi risposte all’esterno, ma provi a dare lei significato e legittimità a quello che ha provato.
Come sempre, se può, consiglio di provare a trovare uno spazio per poter elaborare questo vissuto in sicurezza.
Salve dottoressa. Durante l’adolescenza, mi è capitato più volte, mentre dormivo, di assistere alla scena di mio fratello che palpava il seno di mia sorella masturbandosi. Poi è successo altre volte che mi svegliassi e sorprendessi mio fratello intento ad accarezzarmi le gambe o a palparmi il sedere. E lui smetteva immediatamente. Questa cosa è successa 2 o tre volte. Non ne ho mai parlato con nessuno, anche se ho sempre condotto un esistenza segnata dalla rabbia ingiustificata, atti autolesionistici e pianti isterici. Una volta mia madre mi raccontò che una mia maestra all’asilo chiamò gli assistenti sociali, perché a loro dire, io avevo detto che mio fratello mi toccava. Mia madre ha sempre letto la cosa come una cavolata, che io avessi detto questo di semplici baci fraterni, e ne sono stata convinta per un bel po’. Se vedo una violenza sessuale in un film, o ne sento parlare, comincio a gridare, a tremare e a piangere, implorando di spegnere il televisore. Soffro di bulimia, e ho rischiato di diventare anche anoressica. Ho un fidanzato che mi insulta e umilia ma non riesco a lasciarlo, una volta ci sono riuscita ma sono tornata strisciando da lui, come se sapessi di non poter meritare altro. Sento un gran vuoto dentro, tutto ciò che faccio fallisce, e se non la faccio fallire succede solo perché ho da dar conto a qualcuno. Soffro di insonnia, dormo poco e da qualche anno a questa parte mi sto sempre più chiudendo in me stessa. Nno mi sento mai abbastanza e ho paura di andare dallo spicologo. Non cerco un aiuto da Lei, so che non può darmelo, ma avevo bisogno di sfogarmi, non ho mai esposto questo ragionamento e questi dubbi a nessuno all’infuori di me stessa.
Spero lei sia in grado di incoraggiarmi a fare qualcosa. Perché da sola non ce la faccio.
Gentile Floriana,
ho ridotto il suo intervento, scusandomi come sempre, per via della sua lunghezza eccessiva per il contesto.
Penso sia già un primo passo importante aver provato a raccontare la sua vicenda e aver trovato un modo di aprirsi, anche se come lei stessa dice giustamente, posso solo incoraggiarla a provare a cercare uno spazio dove affrontare queste paure. Vi sono diverse alternative, se non si ha la possibilità economica di affrontare una terapia, come i consultori o associazioni che offrono sostegno a costi ridotti o nulli. Le scrivo ciò perchè lei stessa dice di sentire di non riuscire da sola ad affrontare questi ricordi e lo spettro di altri. Mentre scrive a me, ritengo abbia già chiaro cosa sia meglio per lei e che forse stia inziando a provare a farlo, prima in anonimato e al “sicuro”. Le auguro di riuscire ad avere coraggio nell’affrontare il suo passato, ricordando che ora è una adulta e che ha degli strumenti utili per proteggersi, diversamente da quanto poteva accadere nella sua infanzia.
Gentile dottoressa,
Ho 35 anni e quando ne avevo 12 sono stata sessualmente abusata da un amico di famiglia che frequentava di continuo casa mia e che io adoravo. Gli episodi li ricordo benissimo, durante i quali io restavo immobile pensando soltanto “io non sono qui”.
Continuo a sentirmi vittima è sbagliata insieme, sono una bella ragazza e ho sempre la percezione che gli uomini siano solo interessati sessualmente. Questo ha totalmente compromesso la mia sfera relazionale con gli uomini: non riesco ad avere relazioni stabili, anche in quei pochi così dove riesco a superare l’approccio iniziale che per me è fonte di terrore, si ripetono sempre le stesse situazioni: le persone scappano, sempre. Io mi chiedo cosa vedono che li terrorizza…per anestetizzare il dolore sono diventata una bambola vuota, in una prigione da cui non riesco a uscire. Tutto questo mi causa una sofferenza indicibile. Ho fatto un percorso con una professionista e anche se alcune cose sono cambiate la situazione è questa. Non so cosa fare…io vorrei solo una vita normale.
Gentile Nicoletta,
la sua sofferenza merita del tempo e un percorso mirato. Non tutte le esperienze di terapia possono essere risolutive per molti motivi, provi però a continuare a cercare una soluzione in questo senso che la aiuti ad alleggerirsi.
Una vita normale è la sintesi personale dell’accettazione per ognuno di noi sia delle esperienze negative che delle positive fatte, che ci rendono nel bene e nel male ciò che siamo. Non può cancellare ciò che ha subito, ma provare ad integrarlo e a trovare in quella esperienza vissuta un punto di vantaggio e non una conferma del sentirsi inadeguata. Non lasci che quell’abuso gestisca la sua identità, ma che sia lei a gestire quello che è accaduto.
Gentile dottoressa,
Non voglio far sapere il mio nome per paura che qualcuno possa scoprire chi sono…. comunque sono una ragazza di 15 anni. Da piccola all’incirca verso i 4 anni ho inviato a subire abusi da parte di due miei cugini e forse anche da uno zio. Gli abusi erano fisici ed ho ricordi frammentati. All’inizio avevo cercato di rimuovere tutto ma non c’è l’ho mai fatta completamente. Da piccola facevo incubi, poi questi hanno smesso di esserci ma nell’ultimo anno son tornati più forti che mai. Non riesco più a dormire visto che si ripetono ogni notte e io spesso parlo nel sonno. Non so come fare e vorrei dei consigli: 1) É meglio se prima provo a ricordare o a dimenticare? 2) Come posso fare per far smettere gli incubi?
Gentilissima,
putroppo non posso rispondere a queste domande molto complesse in questa sede. Il problema non è provare a ricordare o dimenticare, ma affrontare la sua situazione, avere coraggio di parlarne con un adulto fidato e chiedere aiuto a un professionista. Non c’è un modo per “far smettere gli incubi”, che non passi attraverso un lavoro su quello che è accaduto. Lei è molto giovane e questo è un vantaggio. Se riesce a trovare la forza di farsi aiutare, potrà giovare della sua età per evitare che le conseguenze di ciò che ha subito diventino ancora più importanti.
Buonasera, mi chiamo Sara e ho 33 anni. Vi scrivo per sapere se la causa dei miei problemi possa ravvisarsi in quello che mi è accaduto quando avevo 18 anni: stavo aspettando l’ascensore per salire al mio piano, erano le 5 del mattino e tornavo dalla discoteca, un uomo con solo una maglietta e un cappellino in testa( non aveva indumenti di sotto, nemmeno mutande..) mi ha minacciata con un cacciavite, mi ha detto di non urlare altrimenti mi avrebbe sfregiata e mi ha chiesto ripetutamente di voler andare con una prostituta. Dopo poco mi ha spinta sulle scale e toccandomi il sedere ma senza spogliarmi si è masturbato. Di lì a poco è andato via, per me è stato a dir poco scioccante. Mi chiedo se 18 anni sia un’età in cui il trauma può condizionare la vita futura e a che livello. Grazie mille
Gentile Sara,
molestie come queste, independetemente dall’età, sono certamente esperienze traumatiche che quindi possono disturbare e minare il normale decorso della nostra quotidianeità, dando eventualmente anche dei problemi.
Non possiamo però parlare di abuso infantile e di conseguenze in tal senso, nè mi è possibile in alcun modo in questa sede comprendere se e in che modo questo episodio possa aver inciso sulla sua vita.
Gentile Dottoressa,
premetto che di quel fatto ne ho parlato con pochissime persone e con nessun estraneo o specialista perché penso che non ci riuscirei (anche scriverlo non mi risulta meno difficile ma più fattibile), oltretutto mi sembra di dare troppa importanza a quel pervertito che sicuramente non se la merita! La mia storia comunque non è mostruosa come quella di tanti altri, anche se si avvicina e assomiglia a quella di alcuni diciamo che sono stata fortunata. Allora avevo 14 anni e stavo recuperando una lezione con un professore; mi trovavo sola con lui quando senza che potessi immaginare le sue intenzioni ha abusato di me ma mentre lui si è calato i pantaloni a me ha lasciato gentilmente i vestiti addosso. Quello che ho provato e provo tutt’ora è la grandissima vergogna di non avere fatto nulla, ero pietrificata. Ora però il problema è un altro, se Le scrivo è perché in questo periodo mi sono accorta di dimenticare diversi dettagli di quel pomeriggio, allora ne sarei stata felicissima, desideravo mi accadesse, alle volte fingevo fosse stato un incubo e basta, però adesso no. Probabilmente Le sembrerà strano ma mi mette ansia non ricordare esattamente quello che fino a qualche tempo fa era perfettamente chiaro e dettagliato. Mi sembra di perdere il controllo un’altra volta. Forse è normale dimenticare, ma è normale che mi accada adesso dopo 7 anni in cui ricordavo tutto come se mi fosse accaduto il giorno prima?
Grazie mille per l’attenzione!
Gentile Chiara,
può essere del tutto normale avere problemi a ricordare i particolari di un evento, soprattutto se traumatico. I ricordi in generale, e quelli emotivamente importanti in particolare, non sono mai la copia esatta di ciò che è accaduto e mutano col variare delle sensazioni o paure che esso porta nel corso del tempo. Ad esempio, un trauma che viene elaborato e perde la sua intensità emotiva, può diventare “sbiadito” quando proviamo a riportarlo alla mente, così come uno ancora molto disturbante essere ogni volta che lo si pensa, molto colorato e ben definito.
Ciò che è giusto è lavorare sul ricordo per lasciarlo andare, senza che ci leghi alla sensazione che il perderlo possa portarci via qualcosa di prezioso.
Gentile Dottoressa,
premetto di non avere nessun ricordo di avere subito un abuso, ma solo una forte sensazione di averlo subito…
Non ho grandi ricordi della mia infanzia in generale, è come una bolla di sapone nella mia mente…non mi ricordo nemmeno che rapporti avessi con i miei genitori…so solo che dall’età dello sviluppo, quindi da circa i 10 anni, ho iniziato a ripudiare fortemente mio padre…non volevo e tutt’ora non voglio che lui mi veda, non voglio che guardi il mio corpo…se compro un vestito nuovo e lui mi chiede di farglielo vedere provo un fortissimo disagio perché non voglio che mi guardi…
Sono stata una persona molto infantile, molto bambina fino ai 19 anni circa e ho sempre avuto paura del sesso… a 21 anni ho deciso di perdere la verginità con un amico perché volevo battere questa paura e sono contenta di essermi sforzata in questo perché ora in superficie ho un rapporto normale con il sesso… anche se nella mia mente sento che quando gli uomini adulti (dalla quarantina in su) mostrano una sorta di interesse nei miei confronti mi sento strana…come se volessi andare da loro e essere il loro oggetto, ma poi non lo faccio perché so che è sbagliato e non mi fa bene…non so se sono nata strana o se è successo qualcosa nella mia infanzia di cui non ho ricordo…ma proprio non riesco a capire…
Ha mai sentito di casi simili o comunque può gentilmente darmi il suo parere in merito?
Grazie mille
Gentile Silvia,
grazie per la sua testimonianza. Certamente quello che posso dirle è che sono sensazioni plausibili che meriterebbero di essere approfondite per aiutarla a capire meglio da dove arrivano (non importa ricordare esattamente, ma lavorare sulle sensazioni e le conseguenze di quello che prova).
Aggiungo che la condizione a cui si riferisce non è assolutamente poco comune e che non si “nasce” mai “strani”, ma molti fattori oltre alla indole personale incidono su ciò che poi diventeremo, soprattutto l’ambiente in cui cresciamo e le esperienze che viviamo.
Se può cerchi uno spazio utile che la aiuti ad approfondire questi vissuti.
Gentile Dottoressa,
Mi sono imbattuto in questo sito per caso e mi piacerebbe condividere la mia storia. A differenza di molti altri che hanno descritto i loro abusi avvenuti in età infantile, nel mio caso essi sono avvenuti appena compiuti 14 anni, per circa tre anni. La persona che li ha fatti è stato un mio insegnante, una persona fidata e che rispettavo molto. Lui conosceva anche i miei genitori e questo ha reso la cosa più difficile per me. Dopo essersi conquistato la mia fiducia in modo molto gentile e subdolo è passato alla fase peggiore, quella del ricatto psicologico e quindi sessuale. Io dovevo assecondarlo, altrimenti ero un “cattivo” studente e lui, data l’influenza che aveva su di me, avrebbe potuto “rovinarmi”. A volte mi minacciava che se la “relazione” non fosse continuata si sarebbe suicidato. Sono stati gli anni più brutti della mia vita e, nonostante ora siano passati 10 anni, viva in un’altra città, gli abbia detto tutto quello che penso di lui e abbia tagliato i ponti, la sua ombra è sempre con me. Durante e dopo quegli anni di liceo ho iniziato a soffrire di attacchi di ansia, fobie e pensieri ossessivi che ancora oggi sono parte della mia quotidianità. Per fortuna sono in cura da un terapista che mi ha aiutato molto, ma la strada sembra ancora lunga.. Non ne ho mai parlato con i miei genitori, ma penso che sia giusto farlo, ne sento l’esigenza. Secondo lei potrebbe essere uno shock troppo grosso per loro? Come è meglio comportarsi in questi casi? Loro non si immaginano minimamente, perché per questi anni ho sempre tenuto il segreto con me per paura e vergona di essere scoperto. Ma ora non ce la faccio più..
La ringrazio anticipatamente per sua risposta, saluti
Gentile Giancarlo,
non posso rispondere nello specifico a queste domande poichè ogni storia ha le sue peculiarità di cui io non sono a conoscenza, ma posso suggerirle un’altra domanda da porsi, cioè: “quale utilità ha per me e perchè sento l’esigenza di parlarne?” ed esplorare poi con attenzione le paure connesse.
Tutte cose che può fare all’interno del suo lavoro di psicoterapia e che saranno sicuramente utili ad approfondire una parte importante del suo vissuto di abuso, ovvero l’aver provato una grande vergogna in merito.
Se sente di volerne parlare sarà sicuramente qualcosa che per lei ha un significato importante e quindi partirei sicuramente da questo punto.
Salve Dottoressa, da circa un anno frequento un ragazzo un po più piccolo di me. una sera mi ha confessato che da piccolo all’età di circa sei anni ha subito degli abusi da parte della nonna (la mamma del padre) e dalla zia (che attualmente ha la mia età).Ora ha 19 anni e io 23.. con me è un ragazzo fantastico l’unica cosa che mi chiedo è se questa situazione avuta da piccolo possa continuare ad avere riscontri nella vita attuale in determinate occasioni? questo mi viene da chiederglielo perchè si è legato a me in maniera possessiva cioè è come se non riuscisse a fare a meno di me, diventando però spesso aggressivo, ha paura degli altri, paura nel senso che odia sapermi in giro anche solo per un caffè con un amica, diventando particolarmente fastidioso e pesante ed esasperandomi. io cerco ovviamente di rassicurarlo e di stargli vicino..però quando si innervosisce sta male davvero male o inizia a piangere e non vuole essere toccato avvicinato, oppure diventa aggressivo e un po violento, nel senso che trema, mi urla contro, e poi mi chiede scusa cercando di riavvicinarsi. So che magari in maniera così generale è un po difficile capire.. però non so vorrei solo capire se questo suo essere è dovuto a quell’accaduto e come posso aiutarlo. Grazie in anticipo per la risposta Dottoressa.
Gentile Francesca,
mi scuso come faccio spesso per aver dovuto tagliare il commento troppo lungo per il contesto.
E’ possibile che gli abusi siano uno dei motivi per cui il suo ragazzo ha queste insicurezze, ma difficile in questa sede dare una risposta esaustiva in merito e, come sempre dico, purtoppo non c’è nulla che si può fare per far “cambiare” atteggiamento alla persona che abbiamo accanto, poichè ci vuole tempo e un luogo adatto per sistemare queste problematiche. La domanda che mi farei non è da dove arriva questo comportamento per giustificarlo, ma quanto sia doloroso e deleterio per me, poichè mi sembra una situazione difficile quella che sta vivendo ed è sempre prioritario proteggersi, a volte anche da chi si ama se oltrepassa il confine personale prezioso, che mai deve essere oltrepassato. Anche se alle spalle si ha una storia di grande sofferenza, come un abuso, non può da sola bastare come spiegazione a consentire che l’altro ci faccia del male o diventi intrusivo.
Salve,
Vorrei sapere quali sono le sensazioni di chi ha vissuto una situazione analoga a quella che sto vivendo.Sono da diversi mesi in terapia con emdr e gia’ da un po’ sto avendo delle immagini riguardo un possibile abuso sessuale ( non so ancora di che entita’) subito all’eta’ di 2 o 3 anni. Premetto che ho avuto un’infanzia segnata da abusi fisici e verbali, ma questo tipo di abuso non lo avevo valutato, anche se oggi mi rendo conto che il mio trascorso probabilmente poteva lasciarlo intuire. Ho paura che quelle immagini possano essere dei falsi ricordi, anche se l’angoscia conseguente alla loro visione mi suggerirebbe il contrario. La mia domanda e’: come ci si sente quando si ricorda un abuso rimosso? E’ davvero possibile rimuovere? Mi sento dissociata riguardo a quel pensiero, nonostante provi una profonda tristezza, ansia e paura durante la stimolazione, quando ci rifletto dopo non provo nulla, e’ come se non empatizzassi con quell’immagine, non provo niente per quella bambina, che poi sarei io. Mi sento abbastanza confusa e spiazzata. Ultimamente mi e’ capitato anche, che ad un certo punto durante la stimolazione , la mia mente si bloccasse, le immagini ed i pensieri non andavano avanti o non volevano farlo chissa’. Ringrazio anticipatamente chiunque potra’ fornirmi la sua testimonianza.
Gentile Giulia,
è purtroppo possibile rimuovere il ricordo di abuso. Così come è altrettanto complesso portarlo nuovamente alla luce. Questo perchè il meccanismo della dissociazione, che lei ben descrive quando spiega come si sente, portato al suo estremo può arrivare a cancellarne il ricordo. Quando tenta di accedervi la mente ripete il meccanismo di difesa che ha attuato, staccandola dalla percezione di sè e impedendole così di avvicinarsi ad una fonte troppo dolorosa e quindi pericolosa per la mente.
In realtà quello che accade non è propriamente una cancellazione, ma una separazione così netta tra la parte cognitiva da quella sensoriale che impedisce alla mente di raggiungere il ricordo.
Quando vi è una situazione così estrema, quello che è importante è sempre seguire la traccia emotiva e sensoriale, poichè il ricordo potrebbe non emergere mai, oppure emergere ma in modo sfuocato. Il lavoro che si fa (e che sta facendo con l’EMDR, molto utile in questi casi), è di tentare di aprire un dialogo tra la parte razionale – cognitiva che “non ricorda l’episodio”, da quella emotiva – sensoriale che invece ha tenuto traccia e “ricorda come si è sentita”.
Come dico sempre in questi casi, contano le emozioni e le sensazioni in merito: se la mente ha prodotto un disagio, che sia reale o meno, ha sempre un valore e un significato che conta più della ricerca della verità che si sta esplorando.
Grazie mille e’ stata molto chiara.
Ci tengo a precisare che la mia paura non e’ della malattia, se e’ quella giusta! E’ molto piu semplice gestire una malattia che le persone.Preciserei anche altro,ma l’esperienza insegna. Grazie per la risposta.
Buongiorno Dottoressa,
Ho conosciuto da poco un ragazzo che in na serata particolare mi ha confessato di essere stato abusato in età infantile/pre-adolescenziale, non so di preciso quando, dal compagno della madre, abusi a cui prendeva anche parte la madre stessa, scattandogli ad esempio foto. Lui giustifica la madre dicendo che ha seri problemi psichici, il che secondo me é vero per ogni persona che abusa di un altra. Io non ho fatto altre domande, dicendogli che se voleva parlare di se io ci sono ma che non avrei fatto domande.
Gli ho scritto una lettera, dicendogli che io ci sono e ci saro’, indipendentemente dall’amore. Che capisco le sue difficoltà a lasciarsi andare anche se é quello che vuole realmente anche lui. Che capisco il perché evita di passare del tempo con me ed evita gli abbracci, e tutte le dimostrazioni d’affetto. Non parlo del fare l’amore che onestamente adesso mi interessa relativamente. volevo sapere se facevo bene a fargli sapere oppure se era meglio non dirgli niente. Non vorrei fare peggio pur volendo fare meglio. Ho paura anche a mandargli i messaggini con i baci o i cuori. A settembre, dopo le ferie, dice che riprenderà con lo psicologo. La ringrazio per la sua risposta.
Gentile Mirko,
non sono certamente io nè in questa sede a poterle dire se fa bene o meno a dire o scrivere quello che sente. Certamente non vi è un manuale che suggerisce come ci si debba comportare in certe situazioni. Quello che posso dire, sempre in merito al vissuto e alle problematiche che riguardano un adulto abusato, riguarda solamente il non insistere o combattere per tentare di risolvere il disagio della persona, poichè il prendersene cura spetta al diretto interessato e non c’è molto che una persona possa fare in merito. Per il resto, stare vicino ed esprimere i propri sentimenti certamente non è mai deleterio in sè.
Gentile Sara, probabilmente lei ha già risposto a questa domanda, ma vorrei chiederle: è possibile che un uomo di quarantanni, che soffre di depressione da diverso tempo, scopra di aver subito un abuso sessuale in tenera età (intorno ai 3, 4 o 5 anni) da un genitore, e che non ricordi quasi completamente l’accaduto? E’ possibile che anche cercando di stimolare i ricordi, si riducano a qualche flash annebbiato e a qualche ricordo incerto, mentre rimane vivo il ricordo di tipo “sensoriale?” (mi spiego, cercando di ricordare l’episodio, si viene colti da crisi di panico e da sensazioni di tipo fisico come il senso di soffocamento, tachicardia, senso di costrizione e sensazione fisica di dolore, mentre però il ricordo in senso di immagini non riesce a vedere niente?)
Gentile Massimo,
è possibile che un ricordo di abuso venga rimosso, così come è possibile che, soprattutto se avviene in età precoce, vi siano dei flash sensoriali anzichè epsiodici, poichè è così che i ricordi vengono immagazzinati dai bambini molto piccoli. Ovvero vi è il ricordo di come ci si è sentiti e di quello che si è provato, e non si riesce ad accedere alla porzione relativa all’episodio reale accaduto, poichè è una capacità che si sviluppa più tardi.
Tenga inoltre presente che i ricordi rimossi in età infantile sono sempre imprecisi per loro natura ed è necessario trattare l’argomento con molta cautela, poichè la mente adulta tende a riempire i vuoti con delle informazioni coerenti spesso sviandone i reali contenuti.
infatti la domanda non era se l’abuso può essere scambiato con il bipolarismo so che l’abuso o gli abusi sono delle azioni sbagliate non una patologia.
Insomma da abusata crescendo ho notato la differenza tra periodi di depressione e i momenti di grande tristezza, entrambe portano a pensieri brutti ma hanno una differenza di tempistica e di reazioni alle diverse situazioni, perciò di una ripresa differente, inoltre non ho avuto solo momenti depressivi ma anche momenti misti di depressione e rabbia eccessiva che comparivano nello stesso momento …per quello mi domando se è possibile che la mia depressione e la mia aggressività dovute ai miei pensieri negativi e alla volontà di affrontare le situazioni simili per principio di abuso( cioè “tu non sei nulla e fai quello che dico io che ti piaccia o no” )possano essere state scambiata per il bipolarismo. Insomma io non credo che una persona che soffra del disturbo bipolare riesca a soffrire e gioire per cause differenti nell’arco di una giornata anche se il periodo è triste, mi spiego meglio, può una persona che soffre di bipolarismo gioire di cose semplici che hanno un valore morale durante i suoi momenti depressivi e piangere per cose terribili che hanno valore morale durante la sua fase maniacale? può una persona affetta da bipolarismo riuscire a vivere in un giorno emozioni differenti nell’arco di un giorno?
grazie e scusi se ho puntualizzato
Gentile Violetta,
ho compreso benissimo la sua domanda che era molto chiara, mentre forse la mia risposta non lo è stata altrettanto.
Mi è difficile spiegare la complessità della materia poichè entriamo nel merito di tecnicismi che richiedono una preparazione specifica.
Nel tentare di semplificare al massimo la risposta non sono riuscita a chiarirle il dubbio e mi rincresce.
Purtoppo lei confonde due piani differenti, uno inerente la storia clinica e uno la diagnostica. Al momento attuale non esiste nessuna sindrome riconosciuta specifica che fa rifermento all’adulto abusato (lei parla di struttra di personalità dell’abusato, ma questa affermazione non ha alcuna valenza scientifico diagnostica, non esiste una struttra di personalità dell’abusato) e se si vuole fare una diagnosi, questa si basa si basa sui sintomi derivati certo dalla storia clinica, ma che dovranno afferire ad un disturbo relativo alle malattie mentali ufficialmente riconsciuto.
Quando facciamo psicoterapia ci riferiamo maggiormente alla storia clinica, e questi aspetti da lei evidenziati sono per noi fondamentali, ma se si tratta di fare invece una diagnosi, allora è necessario rintracciare altre variabili. Capisco che si possa essere sentita ridimensionata nella sua storia ed etichettata malamente in qualcosa di riduttivo, ma sono appunto due cose diverse, la sua storia e la sua sofferenza e la diagnosi derivata da essa.
Torno a ripeterele che la sola domanda che si deve porre e può porre a chi ha fatto questa diagnosi è se non vi sia la possiblità di un errore, se non le sembra di rientrare nel quadro sintomatologico del bipolarismo.
Mi sento intoltre di aggiungere che non si deve spaventare per una diagnosi, ma provare ad affrontare al meglio la sua situazione e la sua storia per ridurne la sofferenza e così vedrà anche la diagnosi potrà mutare o smettere di pesarle così tanto.
Salve,volevo sapere se e’ possibile che alcuni problemi che sorgono in un individuo ,dopo gli abusi subiti in eta’ infantile, possano essere scambiati con il disturbo bipolare?
Gentile Violetta,
l’abuso è un’esperienza traumatica – quindi è semmai l’origine possibile o l’amplificatore di una malattia; il disturbo bipolare una malattia mentale – quindi può esserne eventualmente la conseguenza. Sono due cose totalmente differenti e non possono essere scambiate. Si possono scambiare i sintomi di una malattia con un’altra, questo è possibile. Quindi si può dire che può essere fatta una diagnosi di malattia bipolare quando vi è un altro disturbo – una depressione ad esempio, un disturbo di personalità; ma l’abuso in sè non è una diagnosi di malattia nè una malattia, ma un avvenimento traumatico per la mente. Mi spiego con un esempio: se cado e mi rompo una gamba, mi diranno che ho la gamba fratturata. Lei non chiederebbe se sia possibile che hanno confuso i dolori e altri fastidi generati dalla caduta con la frattura. Semmai potrebbe avere il dubbio se la caduta abbia generato una distorsione anzichè proprio una frattura. La caduta e la frattura – l’abuso e il disturbo bipolare – restano due campi totalmente alieni.
Spero di essere stata utile nel chiarimento.
Salve,
sono una donna di 32 anni e ho due bambini, ho subito molestie da mio padre dall’eta di 11 anni fino ai 13, i miei si erano separati e io ingenuamente decisi di rimanere con lui per farli compagnia dato che mia madre aveva già il mio fratellino di 9 anni con se. é stata la peggior decisione che ho preso nella mia vita, cmq poi un giorno all’età di 15 anni sono riuscita ad andarmene e sono tonata con mia madre.
Ho trovato la forza di rivelare tutto a mia madre e a mio fratello quando avevo 18 anni, nn sono mai andata da uno psicologo non nè ho mai avuto il bisogno, ora sono una donna indipendente con un bel lavoro e un marito che mi ama e che sa tutto, l’ unica cosa di cui ho paura sono i miei figli, mi spiego meglio, la mia bambina ha 6 anni e tra poco andra alle elementari, è una bambina serene e spensierata e si fida di tutti , non sa dei mali del mondo e di quanto possono essere cattive le persone. ma mi chiedo se ho fatto male, forse dovrei invece metterla in guardia e insegnarle a dire di no e ad essere diffidente, io lo sono e non la perdo di vista un secondo, ma so che non potro proteggerla per sempre.
ringrazio chi ha letto il posto, in fondo mi ritengo fortunata leggendo le vostre testimonianze, a parte qualche attacco di panico ogni tanto non ho problemi di altro genere, ho un rapporto sano con mio marito a letto e non ho vizi o tic strani, se mi vedi non si direbbe mai quello che ho passato, l’unico consiglio che posso darvi e quello che mi ripeto ogni volta quando dei ricordi brutti mi passano per la mente è NON PERMETTE A NESSUNO DI FARTI STARE MALE, LA VITA è TUA SEI TE A DECIDERE! siate coraggiosi e vogliatevi bene, la vostra anima è il vostro bene più prezioso!
Grazie Desiree,
la sua testimonianza è segno di grande forza d’animo e che se vi è una buona capacità reattiva ed un ambiente che sostiene attorno, il trauma può essere riassorbito senza particolari scossoni.
E’ però normale temere, quando si ha questa esperienza alle spalle e dei figli piccoli, che qualcosa di terribie possa accadere a loro e diventare iper protettivi. Anche se questo è il mondo che ha conosciuto, non è per nulla scontato che sarà così anche per sua figlia e deve riuscire a separare le sue angosce dalla sua bambina, che sta vivendo un’altra vita, è un individuo separato e deve essere protetta dandole gli strumenti per comprendere, non castrandone le possibilità esplorative. Purtoppo anche se si vorrebbe così, non si può evitare ai figli di soffrire e non si può spaventarli guardandoli a vista emanando terrore, poichè quella potrebbe rivelarsi una grave fonte di danno.
Buongiorno,
Ho un relazione da più di un anno con un uomo di 28 anni che amo profondamente, con me lui meraviglioso e gentile, da subito mi ha detto che ha avuto rapporti con uomini in passato e con moltissime donne, che scindeva sesso e amore e da subito m iha detto di essere stato abusato per un mese da un educatore quando aveva 9 anni e poi un secondo abuso verso i tredici da un vicino di casa.
L’ho visto in due occasioni avere degli attacchi, che sembravano di panico, dove sono riuscita a calmarlo con la presenza e senza poter dire nulla.
ora io vivo un momento di confusione, vorrei costruire una famiglia con lui, l’amore è molto forte, mi tratta bene anche se a volte litigare con lui diventa difficile perchè tende a chiudersi e a inneescare u meccanismo dove io sono carnefice lui vittima e poi carnefice e si hciude con me vittima.
Il mio problema ora è un altro. sono spaventta dal fatto che possa essere omosessuale. Io sono spaventata dal fatto che lui possa essere attratto da altri uomini di conseguenza all’abuso, nonostante non abbia avuto motivi concreti per pensarlo, ho paura che questa sua fase bisessuale possa ripresentarsi.
Mi chiedo se l’abuso sessuale crea una “deviazione” della sessualità.
Lui dice di amamarmi, di essere felice e essere atratto da me. io ora sono un po’ spaventata riguardo il nostro futuro per il suo passato.
grazie per l’ascolto e attenzione
Gentile G.,
lei parla delle scelte di orientamento sessuale come qualcosa che possa “andare e venire”. In genere se abbiamo piacere ad avere rapporti sessuali con membri dello stesso, del sesso diverso o entrambi, questo resta una costante nel tempo. Come un eterosessuale sceglie, quando vuole avere una relazione stabile con una presona, di non avere avventure con altre persone, così accade per tutti – bisessuali, omosessuali compresi. Quello che voglio dire è che se il suo compagno vuole stare assieme a lei e costruire qualcosa lo farà a prescindere dai suoi gusti. Se un giorno vorrà tradirla, cosa che purtroppo può accadere in ogni coppia, lo farà con chi desidera.
Anche se un’esperienza di abuso può incidere sulle scelte di orientamento sessuale di un individuo adulto, queste non sono certamente definibili una “deviazione”. Le scelte di orientamento sessuale non sono perversioni, nè malattie – concetto sdoganato persino dalla scienza da più di 30 anni ormai.
Lei se ama il suo compagno decide di accettarlo e di accettare che ha delle aperture nella scelta della sua sessualità che restaranno tali e non sono “curabili” poichè non vi è nulla da curare. Il problema non è se si ripresenterà “questa deviazione”, ma piuttosto se lei è pronta ad accettare questa persona così come è o meno.
Grazie per l’attenzione che mi ha dedicato dottoressa.
Vorrei solo chiarire un punto, con deviazione, io no nintendo una malattia, non lo uso in termini clinici, tecnici e da operatore, sono un’ignorante del campo.
Quindi mi scuso se è stato letto in tal modo.
Con deviazione intendevo se l’abuso influisce sull’orientamento sessuale.
Se lo “devia”, lo manda su altre strade rispetto alla strada che stava prendendo.
me lo chiedo perchè sopno una persona che si sommerge di domande, probabilmente troppe, non so.
Comunque grazie per la risposta e complimeti per il sito e gli articoli e le risposte, sempre moto interessanti
Grazie a lei per le parole di sostegno.
La risposta è sempre la stessa, se pure una esperienza può incidere sulle scelte di orientamento di una persona, il problema può sussisitere solo se la persona stessa la vive con disagio. Altrimenti, indipendentemente da come sia stato generato, è necessario accettare quello che è parte della persona.
Non so se ho subito abusi, ma sento che nel mio passato c’è stato qualcosa di molto traumatico che poi mi ha portato a fare degli errori in età adulta… non riesco a ricordare o forse è solo la mia immaginazione, ma spesso ho delle strane sensazioni….
Gentile Michelina,
provi a chiedere aiuto in merito alla sua situazione.
Il mio ex ragazzo è stato vittima di abusi sessuali, ma non da parte di un adulto, bensì ad opera di bambini poco più grandi di lui, che all’epoca aveva sei anni. Sospetto che a loro volta fossero vittime di altra violenza. Si è poi appurato che lui stesso ha abusato a più riprese di una persona a cui lui è legato da parentela collaterale. Lui , che sembrava aver rimosso il fatto d’esser stato vittima, per 5 anni ha praticato autolesionismo in silenzio, cercando di soffocare un senso di colpa comprensibilmente schiacciante. Tutto è poi riemerso all’improvviso e ha avuto conseguenze devastanti per l’equilibrio familiare. Era una totale contraddizione: dentro si sentiva un mostro, sentiva di non valere nulla e aveva un’insaziabile sete di approvazione, di conferme in tutto ciò che lo circondasse, amava e quasi pretendeva che gli altri, compresa me, lo esaltassero nella sua magnificenza. Mi sono inserita in tutto questo con la spensieratezza ( si fa per dire) dei 16 anni, l’ho fatto senza pregiudizi, ma con il cuore in mano. Stare con lui era davvero frustrante ; sentivo l’impulso di doverlo aiutare in qualche modo, ma qualsiasi cosa facessi era vana. Era anche però ciò che di più meraviglioso c’era al mondo. Se non l’avessi conosciuto,sarei una persona completamente diversa. Ad oggi verso di lui nutro una profonda gratitudine, mista, certo, ad una sorta di risentimento che proprio non riesco a sciogliere.. Lui si dichiara “guarito” ( è stato per anni in terapia psichiatrica), a me sembra invece che il suo ego si stia solo accentuando a dismisura. Gli auguro tutto il bene del mondo, ma è una persona che mi ha distrutta emotivamente e che tutt’ora mi impedisce di voltare pagina, mi sento avvinta a lui da quel suo doloroso vissuto che ha voluto coraggiosamente condividere con me, ma che so dover lasciar andare. Sono stata allontanata da lui, e devo dirlo, questo, almeno un po’,mi ha salvata.
Gentile Maria,
grazie per la sua testimonianza. Nonostante la sua giovane età sembra aver compreso bene, pur mantenendo un comprensibile attaccamento nei confronti di questa persona, quanto un vissuto così complesso possa avere gravi conseguenze sul protagonista e chi vi gravita attorno.
Soprattutto ha compreso che c’è poco da fare, anche se ci impegnamo a pensare che sarà sufficente dare amore, se la persona non è in grado da sola di modificare in modo costruttivo i significati di ciò che gli è accaduto.
Anche se doloroso, è sempre bene “mettersi in salvo” e proteggerci, poichè sarebbe ingiusto ed impossibile farsi parafulmine di problematiche che non possiamo nè comprendere nè risolvere.
Buongiorno Dottoressa, scrive una ragazza di 24 anni che da quando aveva 1 anno ha vissuto con sua zia e la sua famiglia, visto che mio padre non gliene mai importato nulla e mamma doveva partire all’estero per dei motivi economici che a quel tempo avevamo ( per 12 anni ho vissuto in Moldavia). questa zia e una persona maligna che si e sempre permessa di alzare le mani per qualsiasi cosa sbagliata che facevo visto che ero l’unica bambina della casa (ho un fratello poco piu grande e cugini con quale vivevo) non ha mai mostrato dolore e poi c’e suo marito che da quando ho 7anni ha cominciato ad abusare di me fino all’eta di 12 anni. Non ne ho mai parlato con nessuno fino a 3 anni fa quando sono cominciati litigi dove nessuno mi credeva tranne mia mamma, tutti pensavano che erano solo delle immaginazioni di una bambina. Resta il fatto che da quando sono piccola sonomolto indipendente e pensavo di essere anche molto forte ma all;eta di 24 anni riesco a capire che non e cosi. Ho una bassa autostima, non riesco ad avere rapporti stabili con gli uomini, mi isolo spesso, e non sto mai bene con nessuno. Sono una persona solare ma mi rendo conto che ho sempre avuto un tipo di depressione, penso tantissimo e ho sempre pensieri negativi. Ora ho un piccolo dubbio. vivere cosi per tutta la vita non voglio, voglio ritrovare la bambina che e in me e amarla visto che nessuno lo ha mai fatto, ora invece non accetto l’amore di nessuno neanche di mia mamma.. Lei pensa ne potro mai uscire fuori?
Gentile Tania,
penso che lei abbia già fatto un primo passo decisivo, ovvero comprendere che vorrebbe prendersi cura di sè e di quella bambina che ha sofferto.
Dunque è già su una strada molto costruttiva e deve solo proseguire su di essa. Si ricordi che il primo e più importante agente di cambiamento è la nostra mente, quindi si affidi a questa volontà di cambiare le cose e cerchi un professionista di cui si fida che possa accompagnarla.
Salve.
Avrei proprio bisogno di un consiglio. Allora, la mia ragazza è di origine colombiana ed è stata adottata da genitori italiani al eta di 6 anni. Ha subito un abuso sessuale completo al età di 3 anni da parte di suo padre. Questa cosa purtroppo la so solo io, i genitori non la sanno e nessun altro, non è una bella responsabilità. Inoltre ha subito violenze in un orfanotrofio dai 3 ai 6 anni ( i segni delle frustate sono ancora visibili sulla pelle), questo è altre cose ancora i suoli genitori le sanno. lei comunque è una ragazza normalissima e non ha nessun disturbo, non ha mai avuto comportamenti strani è tutti vivono con lei tranquillamente, non so perché ma tutte queste cose non le ha vissute male anzi cioè diciamo che non ne soffre e per quanto riguarda lo stupro non l’ha rimosso ed è per questo che non ne soffre anzi mi ha detto che se lo ricorda bene, quando gli faccio qualche domanda su i segni che ha sul corpo lo racconta come se raccontasse una cosa normalissima anzi ci fa anche battute eco e ci ride pure delle volte. Non ha frequentato psicologi ecc e comunque ha sempre avuto una vita sessuale normale. Che pareri avete? Dovrei provare a dirgli di parlarne con uno psicologo o forzarla a raccontarlo ai suoi? A me non pare il caso. Poi penso che se sta bene adesso magari avventurarsi a ricordare potrebbe ripescate qualcosa e farla soffrire. Avete qualche considerazione? Vi ringrazio.
Siete bravissimi per quello che fate, rispondere a ogni persona sacrificando il vostro tempo, amate veramente quello che fate e aiutare le persone siete veramente bravissimi vi ammiro.
Gentilissimo Mike,
grazie per i complimenti, sono sempre molto graditi.
Per le sue domande, la risposta è sempre la stessa: sta alla persona interessata prendersi cura della sua storia e del disagio eventuale che ne comporta.
Non si può forzare nessuno, tantomeno se non vi è percezione del danno subito. Quindi il suggerimento migliore è quello di non fare nulla, a meno che non sia lei a chiedere un aiuto e a volersi rivolgere ad un professionista.
Mi chiamo elisabetta, avevo 16 anni quando ho iniziato una psicoterapia causa disturbi alimentari, nel tempo si è notato un atteggiamento ipersessualizzato e con conseguenze di rapporti interpersonali assurdi sessuali maniacali e violenti, alternavo periodi di depressione a normalità, fino a 3 anni fa, dopo 13 anni di psicotetapia sembravo star bene e che l unico passo mancante fosse una continuità lavorativa.. proprio li la mia terapeuta è morta e io sono crollata, o meglio ho fermato il mio processo per dar spazio al dolore, x 2 anni sono stata seguita da un altra dottoressa e sembrava che oltre wualche attacco di panico tutto filasse.. fino a che anche il mio cagnolino mi ha lasciata.. a gennaio, da li non ho più avuto rifetimenti e mi son trovata a vivere esperienze varie, anche positive ma sono tornati i problemi.. continuo a sedurre e non me ne rendo conto fino ad arrivare a situazioni in cui donne e uomini abusano di me e i come niente fosse resto impassibile, sto al gioco e poi li odio, ci sto lavorando ma dono affaticata e spesso cado in ansia paure e confusione che rallentano i miei obiettivi, fatico ad impostare la giornata come la desidero e sono fortemente attrata dal rendere succube chi ho intorno non ammettendo a me stessa che non mi importa realmente e spreco tante energie inutili.. ora a questo punto la mia psicologa mi ha consigliato di prendere in considetazione l uso di farmaci che mi aiutino ad aver più chiara la situazione ed evitare che possa farmi del male, io sono in tilt xke ho paura dei farmaci e credo lei pensi che sono matta o peggio che non può aiutarmi e allora mi rimanda alla chimica.. cosa devo fare? Io mi fido di lei, vorrei che la sola terapia fosse di sostegno a riordinare i collegamenti neuronali traumatizzati dall esperienza, ci vorrà più tempo ma non voglio intosdicarmi o alienarmi, ho paura che se non sento queste paure ed emozioni la guarigione sia fittizia e possa esserci ricaduta in sospensione, ho paura anche xke se perdo questa mia identità non so più chi voglio essere.. mi annoierebbe un identità normale.. dottoressa mi dica il suo parere.. grazie.. elisabetta
Gentile Elisabetta,
se la sua psicologa, di cui mi pare di capire si fida molto, ha deciso di proporle un intervento che comprenda anche dei farmaci, avrà sicuramente ponderato la situazione con cura.
Nella nostra cultura gli psicofarmaci e la loro funzione è sempre sovrastimata e spesso generano terrore, ma la realtà è decisamente differente.
La invito a leggere questo mio articolo scritto in merito Paura degli psicofarmaci?: Un tema controverso così da chiarirsi le idee in merito.
Buongiorno
Purtroppo la mia famiglia era un disastro un padre alcolizzato che picchiava la mamma e la ricorreva con un coltello e noi a passare le notti sotto una coperta in giardino e fui quello che spinge il comune a dividerci e io fui destinato ad un collegio….ma non sapevo ancora che il destino mi avrebbe giocato contro,un prete mi con la scusa di soffiarci il nasino ci portava in camera sua…..ha spezzato chissà quante vite,e loro uno volta saputo hanno insabbiato…Non è giusto…una violenza nella violenza…questo l’ho saputo da grande quando tornai per digli cosa accadeva.
Ma questa è la vita chi dovrebbe prendersi cura di te è il primo a tradirti.
Non sono arrabbiato mi sono anestetizzato per anni e ancora oggi quando penso che una figura autoritari abbia una dinamica simile mi ribolle il sangue ed è come se rivivessi la stessa cosa, lo so può essere una sovrapposizione ma non riesco a gestirla…oggi vado avanti a psicofarmaci ma che vita è…ne vale veramente la pena????
Gentilissimo,
se vale la pena o meno non posso essere io a dirlo. E’ lei che con la stessa forza con cui è sopravvissuto fino ad oggi, dovrà trovare il modo di dare una risposta a questa domanda importante, così da poter inziare a vivere una vita serena come certamente merita.
La prima volta che sono stata stuprata avevo 8 anni.,è la prima volta che lo dico chiaramente, non riesco neppure a dirlo sussurrando, già solo scriverlo è uno sforzo enorme. Gli abusi da parte di mio fratello maggiore sono durati anni, provai a parlarne con mia madre ma non ascoltò, mio padre era uno stronzo aggressivo che amava fare a botte con una bambina. Ora ho 20 anni, soffro di depressione e attacchi di panico, e prendo le medicine. Ho anni di sofferenza e tentativi di suicidio (di cui quasi nessuno sa) alle spalle, non saprei neanche da dove cominciare se dovessi descrivere tutti i problemi che ho avuto durante la crescita, non riuscivo ad avere rapporti normali con nessuno, ero sempre quella strana, quella aggressiva, e mi sono sempre sentita tanto sola… ora le cose nella mia vita vanno meglio, anche se per arrivare a questa piccola pace ho subito altri abusi sessuali, emotivi e fisici da un ex fidanzato a cui mi ero attaccata come se fossi l’unica in grado di tenerlo in vita e al sicuro. Ora va meglio, ma non riesco ad andare oltre a ciò che mi è stato fatto, mio fratello non ricorda, e io non so come andare avanti, ormai il mio cervello ha assimilato il mio malessere e per me è normale vivere così. Cosa posso fare?
Gentile Isabella,
trovare la forza di parlarne è il primo importante passo. E’ indice del fatto che forse dentro di lei si sta facendo strada l’idea che all’orgine di tutta questa sofferenza vi siano delle cause che devo essere ricercate e comprese, e che certamente è ingiusto che sia lei a pagare con il suo disagio per qualcosa che è arrivato dall’esterno e che non ha chiesto.
Provi ad aprirsi a qualcuno che la possa aiutare a mettere ordine a tutti questi sentimenti.
Il problema e’ che non riesco a convincermi che la colpa di quello che e’ successo quando ero “piccolo” (tra gli otto o prima, e i 12 anni) non sia mia. Era mia madre, forse anche mio padre, pochi episodi mi sono chiari quelli piu’ vicini all’adolescenza. Razionalmente lo capisco che un bambino o anche un ragazzo in eta’ puberale non puo’ avere colpa dell’abuso subito da un adulto ma non riesco a sentirlo. Sento invece un grande senso di colpa, come un marchio, una colpa che non puo’ essere rimossa o cancellata.
Gentilissimo,
questo le sembra irrisolvbile perchè spesso quando si tenta di dare un senso a ciò che è accaduto, lo si fa usando il linguaggio di un adulto, che ragiona e prova a spiegarsi l’esperienza con le risorse che ha a disposizione. Quello che invece conta in questi casi, è provare a riconnettersi con il bambino, che ragionava per sensazioni, poichè aveva solo quelle a disposizione per dare un significato a cosa stesse accandendo.
Ovvero, razionalmente arriva a capire che non poteva essere colpa di quel bambino, ma quello stesso bambino si attiva in contemporanea e semplicemente, non può fare a meno di continuare a sentirsi in quel modo. E’ con quel bambino e con il suo linguaggio che è necessario parlare, per poter risolvere il blocco.
Buongiorno. Ho diciassette anni e all’età di circa otto anni, mia madre si è fidanzata con un uomo dopo che mio padre è morto. Quest’uomo fin da subito mi ha obbligato a chiamarlo papà e per i primi due anni non mi ha toccato. Mi lasciava solo sguardi molto.. sporchi, se così si può dire. Quell’uomo mi ha sempre fatto schifo, se posso dirlo. Poi, arrivata in quinta elementare ha incominciato a toccarmi pesantemente. Mi diceva che non c’era nulla di male, e che quindi non dovevo dirlo a mia madre. Mi sento dannatamente sporca, non riesco ad avere fiducia in nessun ragazzo che ci prova con me. A volte mi sento una fallita, e che la colpa è mia se mi ha toccato in quel modo. L’idea di confessare una cosa del genere a qualcuno, faccia a faccia, non mi piace. Quando arriva una certa ora, non mi piace stare da sola. Ho la necessità che ci sia qualcuno in casa con me. Non mi sento bella, mi sento un’annullità ed ho paura di rimanere da sola. Non metto un vestito, mi vesto sempre di nero. Non voglio attirare troppo l’attenzione. Non esco molto spesso, tantomeno con le mie amiche. E mia madre si arrabbia spesso per questo. Non mi piace spogliarmi, è già tanto se lo faccio sotto la doccia. L’idea di guardarmi nuda davanti allo specchio mi fa venire i brividi. Io sono una ragazza timida di carattere, ma secondo lei, tutto questo è dovuto anche al fatto di questi abusi? Perchè per me sono abusi. Fino ai dodici anni lui ha continuato a tormentarmi. Mia madre partiva per lavoro dei mesi e io dovevo rimanere a casa sola con lui. Adesso mia madre sta con un altro uomo, ma io continuo sempre a pensare a tutto questo, e non riesco ad andare avanti. Ho paura. Grazie in anticipo.
Gentile Elisa,
comprendo la sua paura e i suoi dubbi. Certamente ciò che ha subito è qualcosa di molto grave di cui porta le cicatrici ancora oggi, in forma di timori, blocchi e poca fiducia in se stessa e negli altri. Come lei dice, questi pensieri non le consentono di “andare avanti”, dunque prenda in considerazione di chiedere un aiuto per provare a liberarsene.
Consideri che il passo più spaventoso è anche quello che dà il via ad un processo di guarigione: riuscire a sederesi davanti a qualcuno e raccontare cosa le è accaduto e poi provare ad avere fiducia in lei e in quella persona, affinchè possa stare finalmente meglio.
Ciao Elisa,
mi chiamo Giulia e anche io, purtroppo, ho subito un’esperienza come la tua da parte di un parente.
Tra tutte le testimonianze di questo forum ho deciso di commentare proprio la tua perché sei molto giovane (io ho il doppio dei tuoi anni), e rileggendo il tuo post ho ritrovato tutte le emozioni sbagliate e negative che ho provato da adolescente e mi addolora molto vedere che stai perdendo gli anni migliori a causa del trauma.
Io ho deciso di affrontare la mia situazione solamente un anno fa, ma se l’avessi fatto prima sarebbe stato molto meglio; per anni mi sono comportata da struzzo mettendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che non fosse successo niente, perché l’idea di confidarmi con qualcuno mi terrorizzava. Ora invece posso dirti (anche se non ci crederai) che parlarne è l’unico modo per cambiare. Sei giovane, e meriti di far entrare la serenità nella tua vita, di avere delle risposte. Non essere struzzo, sii artefice della tua serenità. Spero tu possa pensarci e decidere di rivolgerti ad uno psicologo che possa accompagnarti verso il cambiamento, per donare un senso nuovo all’accaduto ed avere maggiore consapevolezza della vita e di te stessa, per guardarti con occhi nuovi.
Spero di non averti infastidita con le mie parole,
un abbraccio
Salve, sono una ragazza di 25 anni. Sono giunta qui per chiederle consiglio. Ho già parlato con una psicologa della mia città, tempo fa, ma desidero chiedere ulteriore aiuto.
Tra i 12 e i 13 anni ho subito quelli che credo siano stati abusi sessuali da parte di mio fratello maggiore (all’epoca 13enne) e una molestia di gruppo da parte sua e di mio fratello gemello.
Forse rimossi tutto per lo shock al momento degli abusi, perché fino a 21 anni non ricordai assolutamente nulla. Quando, a quell’età, mi misi con il mio attuale compagno, tornò tutto improvvisamente alla luce.
Due anni dopo, durante una discussione con mia madre, le confessai la ragione per cui non voglio stare vicina all’unico fratello ancora in vita (il maggiore morì alcuni anni prima): lei, tra le lacrime, mi disse di perdonarlo. In un’altra occasione, si infuriò con me perché avevo parlato con altre persone e su un forum di quanto mi era accaduto. E di recente, mi rinfacciò implicitamente di tutto ciò dicendole che ”le ho dato un grande dolore”.
Da quando ho ricordato tutto, vivo ogni giorno con i flashback delle molestie che mi perseguitano assieme alle parole di mia madre e del mio compagno (inizialmente comprensivo, ma ora credo sia stanco di sentirmi sempre stare male per questo), oltre che ai sensi di colpa per non essermi protetta da sola, per non aver agito immediatamente e per aver dimenticato tutto fino ad ora. Provo anche dolore per la mancanza di comprensione da parte di mia madre, affiancata al senso di colpa per averla fatta stare ancora male (pur sapendo che anche lei mi ha fatto del male, non posso non provare dispiacere per averle dato ancora dolore dopo che lei ha perso il figlio 21enne).
Ho provato di tutto, ma purtroppo il ricordo rimane ancora vivo nella mia testa. Avevo anche pensato al suicidio, tempo addietro…
Gentilissima,
a fronte di tutto questo disagio, il solito consiglio, a rischio di sembrare monotona, è sempre quello di chiedere un supporto che possa aiutarla a fare ordine in questi sentimenti e sensazioni. Se essi rimarranno irrisolti, ovvero non elaborati, è probabile che continueranno a tormentarla a lungo.
Buon giorno,
ho una bambina di 2 anni e mezzo che da un po’ di tempo mi dice che non vuole essere toccata e lavata nelle zone intime, io premetto ho avuta sempre molta cura e delicatezza nel lavarla asciugarla o metterle la crema (da quando abbiamo tolto il pannolino le e’ venuta anche una dermatite)… va al nido da 2 anni e quest’ anno ha una maestra stupenda,
Ero abbastanza tranquilla fino a qualche gg fa quando ha cominciato a fare storie, a dirmi di non toccarla con il dito(????) … guai a toccare troppo il sederino.
Le ho chiesto se per caso qualcuno la toccava in asilo…. la maestra le mette la crema e vada….. ma da ieri nomina un’altra maestra….. e poi cambia versione e inventa altre storie. Non so piu’ cosa credere. la piccola e’ serena e vuole andare in asilo senza problemi, partecipa attivamente e parla in classe….. (subisce prob torti da altri bambini, a qual che so). Mi dicono che e’ molto piu’ grande della sua eta’ e che nn ci sono problemi, ma questo fatto del lavarsi mi ha preoccupato un po’. Si sentono tante cose e io vorrei che mi raccontasse, invece a casa nn racconta nulla se nn sotto sforzo nostro. Quali sono i segnali che mi devono far preoccupare ? forse non e’ nullla, ma nn voglio far finta di nulla, mia cugina ha subito un abuso a 6 anni e a 24 si e’ suicidata dopo un fallimento matrimoniale e la perdita di un bambino. Non voglio sottovalutare la cosa o non accorgermi come e’ successo ai suoi genitori, rischiero’ anche di essere super apprensiva ma meglio un’attenzione in piu’ che in meno…. io gia’ da mesi cerco di insegnarli a dirmi le cose. un cordiale ringraziamento.
S.
Gentile Stephanie,
non è possibile per me darle un responso in questa sede. Ancor di più perchè si tratta di un argomento molto delicato e un età davvero precoce.
Certamente fa bene a precoccuparsi, ma come dice lei stessa, senza diventare apprensiva, poichè ci potrebbero essere moltissime spiegazioni per questo comportamento.
Le consiglio come sempre di rivolgersi, se il problema persiste o si aggrava, ad un esperto di psicolgia infantile, per una valutazione attenta che possa tranquillizzarla o dare una spiegazione utile.
Salve, mi chiamo Nicolò ed ho 18 anni. Intorno ai 14/15 ho iniziato ad avere dei sogni strani che risultavano decisamente più vividi di altri e sono apparsi come dei flash (piccole scene e frammenti) che nel giro di poco hanno formato un vero e proprio ricordo che la mia psiche aveva rimosso. In pratica posso dire di ricordarmi nitidamente di aver subito un abuso (non fra i più gravi per mia fortuna) da parte di un ragazzo di sette anni più grande di me che si è svolto in modalità ludica e tranquilla (non violenta o troppo invasiva anche se si è verificato un contatto orale da parte mia nei suoi confronti) quando io avevo circa 8 anni (e lui 15). Attualmente dopo la fine di una relazione felice e duratura con una ragazza è emersa la mia vera natura omosessuale con la quale sono abbastanza sicuro di essere nato (da piccolo anche precedentemente all’episodio mi sono sentito sempre più una “bambina” riconoscendo me stesso e trovandomi meglio più con il sesso femminile che quello maschile. Dai giochi, ai ruoli, alla compagnia vedendo i maschietti più come “l’altro” che come me). Dentro di me quindi l’ho sempre saputo sostanzialmente a prescindere dalla relazione che ho avuto con una ragazza (errare humanum est) probabilmente l’unica donna che abbia mai veramente amato. Il punto del discorso è che già l’omosessualità è qualcosa di delicato (mille sono le domande che ti fai! In primis “Perchè sono così?” “Perchè sono diverso?” “C’è qualcosa che non va in me?”) se si incontra col ricordo di un abuso diventa veramente impossibile da vivere e da spiegare e facendo brutte associazioni potresti vivere la tua sessualità in maniera negativa sentendoti il “figlio di uno stupro”(l’espressione è forte, sicuramente per il mio caso, però rende bene l’idea). La mia domanda è: è possibile che quello che da bambino mi ricordo di aver vissuto come un gioco (e si sa che i bambini in quell’età non hanno schemi e sono abbastanza “onnivori” se si tratta di giochi di carattere sessuale/erotico) e che poi la mia psiche ha rimosso per così tanto tempo posso aver influenzato la mia sessualità? Un trauma rimosso può toccarmi ed influenzarmi a tal punto?Grazie infinite per l’attenzione.
Gentile Nicolò,
posso comprendere perfettamente lo sconforto che deriva dal pensare che le scelte riguardo la propria sessualità possano essere state in qualche modo “manipolate” da esperienze esterne e in questo caso così tragiche.
Quello su cui lavoro sempre con le persone che portano questo disagio è cercare di comprendere e quindi accettare che, indipentendemente da come ci si arriva, se si è in un certo modo, ci piacciono alcune cose più di altre, abbiamo certi bisogni, fa parte di noi e quello che dobbiamo a noi stessi è viverlo con serentità e orgoglio. Nell’evoluzione di ciascun individuo che non ha subito traumi gravi questo accade sempre. Le esperienze vissute contribuiscono a renderci ciò che siamo: le belle e le brutte.
I traumi entrano in modo imponente in questo processo evolutivo sotto tanti aspetti, ma ogni vita vissuta non è composta solo di quel trauma. Di tante altre esperienze, tutte assieme hanno contribuito a renderla ciò che è e la cosa migliore che si può fare è provare a capire come accettarlo e volgerlo al meglio a nostro favore.
Sono una ragazza di 25 anni. Ho subito abusi in età infantile dal figlio di amici di famiglia. Lui era appena entrato in adolescenza, io ero solo una bambina ma non ricordo ne come cominciò ne esattamente quanti anni avessi, con uno sforzo di immaginazione credo che il tutto sia iniziato intorno ai 6 anni e si sia protratto per qualche anno, ma davvero non ricordo molto. Solo pochi sanno di ciò, non la mia famiglia. Il dolore che causerei sarebbe più insopportabile dello stesso atto. La mia vita mi sembra sia abbastanza comune. L’unico problema che riscontro è nella mia sessualità, sono genericamente eterosessuale ma ho in passato avuto una storia omosessuale, ho spesso avuto desideri di diventare uomo e ogni tanto ho dei periodi di porno dipendenza. Sono capace di passare ore ed ore davanti a siti hot. È una cosa rara , mi succede due tre volte all’anno ma dura per almeno una settimana. Una notte iniziai alle 10.30 di sera e staccai alle 4 del mattino… mi chiedo se sia una conseguenza dell’abuso. Oltretutto durante i rapporti sessuali ho enormi difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Lei pensa che la mia condizione abbia bisogno di un aiuto specialistico? Oltre questo sono una ragazza normale, ho molti amici e le tipiche fisime della mia età
Gentile Serena,
è possibile che queste problematiche siano legate anche all’esperienza di abuso che, nel corso poi della sua crescita, si sono evolute con le esperienze da lei vissute in queste forme di disagio.
Posso dirle, per rispondere alla sua domanda, di chiedersi se sente di avere bisogno di questo aiuto. Se al di là di tutto, ritiene che questo disagio le reca problemi e se merita di prendersi del tempo per comprenderlo meglio e provare a risolverlo.
Se le risposte sono affermative, allora potrei dirle che sì, un aiuto specialistico fa al suo caso. Se ha dubbi o non sente di averne la necessità allora direi di prendersi dell’altro tempo per capire bene cosa vuole fare, poichè fondamentale per farsi aiutare non è il sentirsi dire “hai bisogno”, ma sentirlo noi di “avere bisogno”.
Salve dotoressa, vorrei come prima cosa ringraziarla per l’articolo che ha scritto e che ho sentito risuonare dentro di me. Ho una storia abbastanza complicata e cercherò di non essere prolisso. Sono un uomo di 32 anni e se guardo il mio passato non posso definire la mia vita serena e mi sento anche a disagio a scrivere qui perchè se lo sto facendo è perchè comincio a prendere seriamente in considerazione di aver subito abusi quando ero piccolo, forse molto piccolo. Non avendone ricordo è quindi molto difficile anche solo l’idea.
Ecco la mia storia.
La prima cosa che ricordo come strana erano i giochi erotici che facevo mentalmente forse fino all’età di 8 o 10 anni. Pian piano l’alcol, le sigarette e qualche canna perchè mi sentivo sempre diverso dagli altri, come non in grado di affrontare la vita. Arrivò il primo amore e il primo rapporto sessuale e due giorni più tardi il primo tentativo di suicidio.
Nel frattempo ero seguito da psichiatri e psicologi e cercai di ritrovare stabilità. Durò un annetto e poi, ubriaco e delirante mi ricoverarono in un reparto psichiatrico. Mi ripresi e per un po’ andò bene finchè l’alcol arrivò ad essere un problema serio. Mi rivolsi ad Alcolisti Anonimi e per 4 anni andò abbastanza bene, poi la fine di una storia seria in cui decisamente mi accorsi che avevo problemi con la mia sessualità e tornai a bere.
Proprio l’anno scorso mi rivolsi ad una psicologa che dopo qualche incontro mi disse cercando di trovare parole adatte che era successo secondo lei qualcosa nella mia infanzia e che dovevo cercare di indagare. La cosa mi suonò decisamente strana e… Pericolosa ma indagai con i miei genitori ma non saltò fuori nulla di strano. Cercai di ritirarmi su ma verso fine anno scorso la vita diede una scossa terribile. Emorragia cerebrale causata da una malformazione congenita in testa. Mi hanno operato d’urgenza, e dopo mesi di convalescenza mi ritrovo costantemente a guardare pornografia sempre più spinta e violenta e questo mi fa sentire male. Sono seguito da uno psicologo ora e presto anche da uno psichiatra ma ho bisogno di un suo parere. Io non so cosa sia realmente successo nella mia infanzia ma sono sempre più convinto che wualcosa sia successo e vorrei riuscire ad affrontarlo e risolverlo una volta per tutte. Ho cercato di non essere prolisso ma le cose da dire erano tante. Grazie anticipatamente per un’eventuale risposta.
Gentile Christian,
mi scuso come sempre per aver dovuto tagliare il suo intervento troppo lungo per il contesto.
Non posso, come sempre ribadisco, dirle io se è avvenuto o meno qualcosa. Quello che posso dirle è che non sempre una storia così complessa è legata necessariamente ad un abuso. Alle volte si ha più facilità nel pensare che qualcosa che non si ricorda minimamente possa essere accaduto, per meglio spiegare tutte le problematiche vissute.
Mi concentrerei su quello che si ha a disposizione piuttosto che cercare nelle memorie qualcosa di cui non vi è traccia alcuna. Questo non esclude che sia o meno possibile che lei abbia subito un abuso, ma sottolinea che se non ve n’è attualmente traccia non è utile, anzi forse controproducente, spostare l’attenzione su di esso. Si deve sempre partire da quello che si ha a disposzione quando si lavora con la mente, non aggiungere cose alla cieca, e piano piano provare ad andare in profondità, soprattutto con storie diffiicili e sofferenti come la sua.
Buongiorno a tutti mi chiamo Alice e ho 22 anni
Io ho subito abusi sessuali da mia mamma in età infantile circa dai 3 agli 8 anni..sono attualmente in terapia e la mia psicologa utilizza la tecnica emdr, è mooooooolto doloroso ricordare e rivede tutto: sensazioni orribili, tremori,forti tensioni,confusione,nausea.
I miei genitori sono separati e in perenne conflitto tra loro, trascurando me e mia sorella.
Non so onestamente come sono riuscita ad arrivare fin qui nella mia vita..ne ho superate e vissute tante.
Il senso di solitudine, trascuratezza,ipercontrollo su tutto, ero praticamente diventata una piccola robottina.
E poi il mostro è mia madre!!! Colei che mi ha messa al mondo la figura per eccellenza di amore, accudimento!! Questo mi distrugge e faccio molta fatica a convivere con questo pensiero.ho molta rabbia e spesso mi sento persa.
Spero che finalmente i ruoli si invertiranno che sarò io alice un giorno padrona felice di me stessa delle mie emozioni dei miei 22 anni leggeri e non piu pesanti come ora sempre chiusa e rigida delle regole, che finalmente sarò libera di vivere la mia sessualità , di non sentirmi in colpa se ho un ragazzo e se mi lascio andare
Spero! sono tutti sentimenti che ho nel mio cuore un po seppelliti ma sono pronti a liberarsi non appena tutto questo incubo sarà finito.
Auguro di cuore a tutti quelli che stanno combattendo la mia stessa battaglia di essere felici, lo meritiamo anche noi..nonostante tutto!!
Grazie Alice della sua testimonianza preziosa.
Salve, ho 19 anni, sono fidanzata da quasi 4 anni con un ragazzo di 5 anni più grande di me, l’estate scorsa ho tentato più volte di suicidarmi o meglio dire, facevo autolesionismo con quel fine. Non volevo più vivere. Un evento traumatico che mi porto dietro è il semi-abbandono di mio padre quando avevo 11 anni, dico “semi” perché lui spariva per mesi e poi faceva la sua ricomparsa nella mia vita. Lui è sempre stato un alcolista e io sono cresciuta dovendo scappare molte volte dalle sue collere con mia mamma, io non ho mai subito veri e propri abusi o almeno penso e spero di no, se fosse comunque non li ricordo. Lui ha sempre avuto un riferimento sessuale in ogni discorso e da quel che mi ha detto mia mamma, addirittura lui si masturbava anche davanti a me quando ero molto piccola 2/3 anni. Lei è sempre stata il muro difensivo dietro cui mi sono parata per tutti questi anni. Riguardo a mio padre, quando tornava dalle lunghe assenze mi chiedeva con la scusa che lui non era capace ( questo da 11 a 16 anni ) di scaricare le sue foto sul computer, foto in cui lui era ritratto nudo solo, o con altre donne, foto di singole parti intime ecc. Ora mi chiedo poiché molte volte risento dell’abbandono subito, se per caso io risenta anche di altro senza saperlo. Molte volte il mio fidanzato dice che gli do le colpe che in realtà sono attribuite a mio padre. Io ho vaghi ricordi della mia infanzia, ricordo pochissimo. Mio padre lo vedo e lo sento spesso ma è già qualche anno che non vive più con noi. Mi scuso per essermi dilungata eccessivamente ma avevo paura che per la mancanza di informazioni non si capisse bene il mio dilemma. Sono stata in terapia per l’abbandono da 12 a 14 anni. Purtroppo ne risento ancora. Potrei aver subito abusi che non ricordo? Io non ho problemi sessuali con il mio ragazzo, a parte che a volte mi viene il disgustoso desiderio di avere rapporti con mio padre. Ovviamente relegati ad essere solo pensieri. Ho paura che tutto ciò possa crearmi problemi quando avrò dei bambini. È possibile?
Grazie Mille
Gentile Cinzia,
la sua storia, per come la racconta qui, è già di per sè molto complesa da non necessitare certamente di un abuso in senso stretto del termine.
Se sia avvenuto qualcosa o meno che non ricorda, come dico sempre, non è certo mia possibilità da queste righe dedurlo.
Quello che non è chiaro quando si hanno questi dubbi e si pongono queste domande – e che spero possano queste mie risposte invece aiutare a comprendere – è che a fare fede è il vissuto emotivo che si vive, non la domanda sull’avvenimento concreto.
Mi spiego, se si sente deprivata, irrisolta nel suo vissuto di abbandono, se sente di avere delle sofferenze e già ne parla in merito ad alcuni suoi vissuti, ha una risposta alla sua domanda. C’è qualcosa che non va e non le consente di stare bene, ovunque sia il motivo, vale la pena soffermarsi a ragionare su di esso.
Buongiorno, la mia storia è un po’ “strana”, la conosce solo mio marito e ho difficoltà a raccontarla ad altri perché mi rendo conto che sembra poco chiara, ma ci provo. Da piccola dormivo in camera da letto assieme ai miei genitori e a mio fratello, alcune notti sentivo una mano che mi toccava insistentemente nelle zone intime e io rimanevo immobilizzata dalla paura, mi ricordo che restavo completamente paralizzata e quasi non respiravo. Non sono mai riuscita a ricordare chi faceva questo, a volte ho come la sensazione che sia tutto nella mia testa, che in qualche modo mi ricordo cose non vissute, però la sensazione di paura era reale e lo è ancora se ci ripenso, quindi mi chiedevo è possibile che la mente si inventi un ricordo del genere? Io ero troppo piccola per conoscere certe cose, inoltre vivevo in una famiglia molto all’antica, dove parlare di sesso era assolutamente un tabù. Non ho mai raccontato alla mia famiglia quello che accadeva, anche perché in casa c’era una forte crisi perché mio padre era alcolista e i miei si stavano separando e c’erano continue liti. Io ero una bambina completamente muta, timidissima e lo sono ancora. Oggi ho tantissimi problemi sociali, soprattutto nei confronti degli uomini, mi sono resa conto che ho come “paura” degli uomini, mi mettono a disagio, mentre con le donne non ho questi problemi. Sessualmente non sono molto attiva, e sono attratta sia da donne che da uomini, ma ho avuto storie solo con uomini.
Non so cosa pensare. So che dovrei fare terapia per capirne di più, ma se possibile vorrei un parere. Grazie mille.
Gentile Tati,
forse come avrà potuto leggere dando una scorsa a tutti i commenti, la sua storia non differisce molto dalle altre. Il senso di stranezza forse le deriva dalla confusione in merito ai significati che ha dato nel tempo a questi episodi, per proteggersi dalla paura di affrontarne i contenuti.
Lei ha già “pensato” molto bene e io non posso dare un parere se non evidenziare che i collegamenti con quello che è accaduto e molte delle sue difficoltà sono già scritti nero su bianco. Quello che dovrebbe fare è provare a metterli in ordine, esplorare i sentimenti che sono probabilmente rimasti sigillati in merito e quindi finalmente andare oltre.
Buongiorno, io vorrei chiedere un suggerimento. Ho una collega e amica che da anni soffre di disturbi d’ansia, disordini alimentari, ed è molto come dire apatica nei confronti della vita, di aspetto è trasandata. Ha anche una distrofia muscolare. Non si fida degli altri, ed ha sviluppato un mondo parallelo in cui si rifugia con storie ad spesso “ad alto contenuto sessuale” come dire. Solo pochi giorni fa mi ha confessato che da piccola ha avuto abusi o cmq attenzioni particolari da un adulto, e questa l’ha segnata. Io le ho detto subito di andare da uno specialista, lei mi dice che è già seguita, che però non vuole crescere, non vuole assumersi responsabilità perchè sta bene così, non vuole elaborare. Mi chiedo, come posso aiutarla? Possibile che sia un’altra storia inventata? Mi chiedo se davvero un professionista abbia “tutto sto tempo da perdere” e così poco impatto. Grazie
Gentile Monica,
non ho ben capito come mai dubita sia della storia della sua amica, che del lavoro che sta svolgendo in terapia – cosa vuol dire che il professionista ha tempo da perdere e poco impatto?
Mi pare stia dando dei giudizi frettolosi da una prospettiva di amica preoccupata che però non ha gli strumenti, come è ovvio e giusto che sia.
Giusto nel senso che i parenti e gli amici non devono essere competenti della materia, ma stare vicino con supporto senza pretendere di sostiuirsi alle persone e ai loro vissuti – quindi sospenderne il giudizio e “fare” il meno possibile. Non devono altresì sostituirsi ai professionisti, che certamente non perdono il loro tempo, ma svolgono un lavoro, in questo caso lungo e complesso, il cui impatto non è certo miracoloso ma dipende profondamente dalle possibilità della persona, le sue risorse, le sue motivazioni alla cura. Alcuni cambiamenti sono evidenti e consistenti, altri meno visibili e più sottili. Altre volte non c’è possibilità di poter aiutare. In altre situazioni può non funzionare la coppia terapeutica, aspetto fondamentale della cura – ovvero trovarsi bene nel lavoro con il proprio terapeuta. Sono sempre motivi differenti, spesso si intersecano, di certo parte di dinamiche di un lavoro, quello con la mente umana, che non può essere ridotto ai minimi termini in questo modo e le assicuro quanto di più complesso e meno semplificabile di quanto si tenda per natura a fare da una prospettiva esterna.
Buonasera dottoressa,
Volevo chiederle se è in qualche modo possibile che una persona abbia subito abusi ma non li ricordi minimamente.
Gentile Giorgia,
in molti mi fate domande a riguardo dei ricordi rimossi. A volte mi chiedete se alcune fantasie o frammenti siano o meno accaduti realmente, a volte, non trovando risposte alle esperienze vissute, mi chiedete se sia possibile allora aver subito abusi e non ricordarne affatto, poichè offre una risposta per quanto terrbile, semplice e veloce a questioni che di solito sono più diffiicli da comprendere.
E’ ovvio che a queste domande complesse e che spesso non riescono a trovare una verità solida neanche dopo mesi o anni di lavoro, non posso rispondere.
Posso dirle che i ricordi di abuso spesso vengono rimossi, che ci sono tante variabili e varianti in merito. Posso dirle però che difficilmente il meccanismo della rimozione è così efficace da cancellare la memoria e non lasciare alcuna traccia dell’esperienza (di solito attraverso disagi o sintomi disparati). Posso aggiungere che se l’esperienza di abuso è stata elaboarata in modo efficace per via di ottime risorse del bambino e un buon ambiente circostante, è perisno possibile che semplicemente non meriti di essere ricordata ai fini dell’economia della mente.
Posso dirle che è altrettanto vero il contrario, cioè che esistono i falsi ricordi, i quali possono associare ad esperienze traumatiche magari di natura differente, una natura di abuso che non hanno mai avuto e far credere fermamente, poichè le si “ricorda”, di aver subito abusi inesistenti.
In sostanza la mente, in materia di memoria, può ingannarci per difesa in molti modi e tutto può in realtà essere possibile. Dal rimuovere, all’aggiungere. Per questo una domanda del genere diventa davvero impossibile da gestire in modo utile se non si conosce la natura della sua storia e il perchè di questo dubbio e non si ha uno spazio adeguto per indagare a fondo la struttra della sua mente e le sue difese.
Ciao ho 21 anni e quando ne avevo 10 mio nonno mi ha messo ripetutamente le mani addosso e il giorno del mio 11esimo compleanno mi ha baciata fortunatamente non si è spinto oltre però per anni ho rimosso questi ricordi ma da circa 5 anni sono tornati. Non ne ho mai parlato con nessuno e non sono mai stata capace di provare reale affetto per qualcuno cioè ho amiche ma anche se non ci fossero io potrei vivere e poi passò periodi in cui spero di morire ad altri in cui mi sento un guscio vuoto. Vorrei poter essere in grado di innamorarmi ma non riesco ad avvicinarmi a nessuno appena sento che potrei anche potrei provare qualcosa non riesco a non cacciarlo via. Più passa il tempo più mi sembra che quei ricordi mi soffochino
Gentile Erica,
grazie per il suo racconto. Credo che sia condivisibile il suo stato d’animo e il suo senso di isolamento. Ma come avrà letto da tutte queste testimonianze preziose, la sua storia è la storia di molte persone ferite e che parlarne invece è il solo modo per poter provare a sistemare queste brutte sensazioni e restituirle un po’ di serenità. Spero si dia l’opportunità di tornare a respirare come merita.
Salve,
Ho subito abusi da parte di mio zio dai 4-5 anni fino ai 12 e diversi episodi dai 6 ai 18 da parte del nonno della mia migliore amica. Ho pensato di tagliarmi le vene quando facevo ancora le elementari, ma anche successivamente non ho mai tentato per non dar dolore ai miei genitori. Non ne ho mai parlato con nessuno, ho sempre cercato di dimenticare anche perché mi sentivo sporca, come se la colpa fosse mia… crescendo ho poi capito che non poteva essere mia…
Ho avuto un forte sentimento di rabbia verso mia madre durante l’adolescenza, perché convinta che una madre attenta si doveva accorgere che qualcosa non andava.
Col passare degli anni si è assopito anche questo sentimento e non provo più rancore né verso mio zio (morto recentemente), né verso l’altra persona, ho concluso che sono semplicemente malati e magari a loro volta vittime in passato. Amen.
Volevo sapere quale risvolto può avere questa storia di abusi sulla maternità.
Ho un figlio di 5 mesi che è particolarmente impegnativo poiché piange molto, sono costretta a tenerlo in braccio tutto il giorno, quando usciamo se non si addormenta mi tocca tenerlo in braccio e guidare con una mano la carrozzina altrimenti mi fermano per chiedere se piange in quel modo isterico perché deve mangiare o sta male… uno di quei bei bimbi ad alto bisogno in pratica. Beh, non sento questo grande amore verso mio figlio e mi sento quasi un mostro per questo, un alieno. Sentire il pianto mi fa infuriare e ho scatti di ira (che però controllo, non gli torco un capello! ) e vedo questo figlio, che passa il tempo a piangere senza poter giocare un minimo o far una passeggiata, come una ulteriore punizione divina.
Ho paura che per colpa mia io cresca un figlio disturbato
Gentile Daniela,
non è certamente possibile comprendere in questa sede quanto e come il rapporto difficile con suo figlio è stato compromesso anche dalla sua tragica esperienza di abuso. Certamente questi episodi possono alterare molto la capacità relazionale e la modalità con cui si gestiscono i legami affettivi.
La consapevolezza che vi sia un problema è da sola un ottimo punto di partenza.
Le sue difficoltà non devono diventare un ulteriore motivo di colpa, ma uno spunto per provare a capire come superarle, così da restituire la meritata serenità a lei e al suo bambino.
Buonasera. Ho molta confusione in testa per quanto riguarda questo argomento.
Mi sono tornati in mente i ricordi della notte in cui mi persi in uno stabilimento da bambina, le sensazioni e i ricordi visivi. Ma spesso mi chiedo se queste memorie siano realmente mie o possano essere anche solo fantasie.
Negli anni ho sviluppato complessi di inferiorità e depressione, disturbi dell’alimentazione, comportamenti autolesionistici, mi sento sempre sbagliata e in colpa per tutto ciò che succede e un profondo vuoto interiore, inoltre se penso di avere una relazione intima con un uomo mi sento spaventata e in panico.
Mi chiedevo se poteva, date queste poche informazioni, presumere se tali ricordi siano reali o solo un frutto della mia fantasia.
Grazie mille in anticipo.
Gentilissima Ilenia,
certamente io, come nessun altro, potrebbe mai avere la facoltà e la presunzione di darle un responso così netto su un argomento delicato come i ricordi o i falsi ricordi di un abuso. Specialmente in questa sede e con queste poche informazioni, senza conoscere minimamente lei e la sua storia. E’ un arduo compito anche in terapie che durano anni dare una risposta simile, e spesso non si arriva mai ad averne una certa.
Come dico sempre, il problema maggiore e più importante è capire come queste sensazioni hanno e stiano tutt’ora dando problemi alla sua vita, indipendentemente dalla loro veridicità.
Salve, sono una ragazza di 19 anni. Da qualche tempo sono riaffiorati dei ricordi confusi, a proposito di mio zio, per il quale ancora oggi provo ribrezzo e disagio in sua presenza, senza aver mai compreso realmente perché. Anche da parte sua sento in qualche modo questo disagio e imbarazzo nel parlarmi o nel vedermi. Ricordo solo dei momenti in cui ero nella sua stanza ed eravamo sdraiati a letto, altri momenti nella sua stanza o nella mia, ma nulla che mi dia conferma di fatti gravi accaduti, sono solo delle sensazioni ad essi legati. Nell’adolescenza ho vissuto varie problematiche, dalla bulimia ai 12 anni, ai tentativi di suicidio e tendenze autolesionistiche. Ma ho sempre ricondotto questi casi ad altri motivi. Come posso avere le prove o un motivo che mi spinga a ricollegare quei momenti a un abuso? Quando è il caso di approfondire? Sono solo dei flashback confusi, che potrei anche aver frainteso. La ringrazio in anticipo.
Gentile Elena,
posso solo consigliare di provare a fare un percorso che possa approfondire questi flashback, dargli un senso e una coerenza che la aiutino ad eliminare questi dubbi, immagino molto dolorosi e spaventosi per lei.
Salve, volevo chiederle un consiglio. Ho 18 anni e da un po’ di tempo mi stanno tornando alla mente ricordi dell’infanzia che non comprendo se siano realmente accaduti o solo frutto di immaginazione. Questi ricordi riguardano un mio cugino e dei particolari giochi in cui dovevo toccare le sue parti intime. Per quanto riguarda la mia sessualità credo di non averla vissuta al meglio e a volte ho anche sbalzi di umore e tendenze autolesioniste. Secondo lei sono solo mie invenzioni o fatti reali? Temo di parlarne con qualcuno. Grazie in anticipo.
Gentile Irene,
non è possibile rispondere ad una domanda molto complessa come questa senza la possibilità di prendersi del tempo per capire, esplorare e valutare al meglio la sua storia. Spero possa vincere i suoi timori e decidere di provare a parlarne con qualcuno così da avere una risposta in merito o comunque un aiuto a chiarire il perchè di questi dubbi.
Buongiorno, ho molto apprezzato la sensibilità e la delicatezza del suo approccio. Con mia moglie siamo stati fidanzati circa 8 anni, ed è stato un bellissimo periodo di condivisione, anche dal punto di vista dell’intimità, che vivevamo con libertà e soddisfazione reciproca. Non le ho mai chiesto nulla che lei non volesse o non gradisse, rispettandola ed amandola più di me stesso. Già in viaggio di nozze però sono iniziati i problemi (in 20 giorni abbiamo fatto l’amore 2 volte…) e poi, con mille motivazioni, i nostri “ritmi” si sono sempre più sfasati. Per me non era solo un problema sessuale ma di sentimento e di condivisione, ma le cose non sono migliorate, anche perchè non riuscivo ad avere spiegazioni in merito. Poi, poco tempo fa, dopo oltre 20 anni di matrimonio, la rivelazione degli abusi subiti da lei per anni in età preadolescenziale, da parte di un vicino di casa cui veniva affidata dai genitori, che non hanno mai saputo nulla e che sarebbero morti di dolore conoscendo lo stato delle cose. Ho cercato di starle vicino e di farle capire che lei non è colpevole ma vittima, che il rapporto tra una di 10 anni e uno di 35 non può essere paritario, che questi bastardi sono bravi a sottometterti anche psicologicamente e a coinvolgerti, e che le responsabilità sono tutte dall’altra parte, ma non riesco a fare breccia nel muro. E ora che il problema è emerso i nostri rapporti intimi sono ovviamente scomparsi e lei ha schifo anche di quanto ha fatto serenamente, liberamente e felicemente con me in passato. Qual che è peggio è che lei sta malissimo, sono arrivati gli incubi e la vedo soffrire, e ciò per un uomo innamorato è un grosso dolore, contro cui mi sento impotente. Sono riuscito a portarla a fare una seduta con una psicologa, ma è rimasta una soltanto, per cui ha iniziato a tirare fuori lo schifo che ha dentro ma senza poi iniziare “la cura”; in pratica è emerso il problema ma non la soluzione, e ciò ha peggiorato la situazione.
Lei si è convinta che nulla cambierà mai, se non in peggio. La situazione anche tra noi è ovviamente peggiorata, e lei pensa che io voglia farla migliorare solo per poter tornare a fare sesso, e tale pensiero mi offende e mi avvilisce, ma ormai tutto è giudicato da lei negativamente e senza speranza. Sto cercando di convincerla a iniziare un percorso psicoterapeutico che sia duraturo ma mi scontro contro un muro di gomma… Mi scusi la prolissità, ma vorrei veramente fare qualcosa per lei.
Gentile Sandro,
come mia usuale risposta in questi casi, anche se realizzare che la persona cara è in difficoltà spinge a voler intervenire a tutti i costi per poterla “salvare” dal suo stato di disagio, purtroppo c’è poco che si può fare se non è la persona stessa a sentire di dover affrontare il problema.
Spingere a fare colloqui può addirittura rivelarsi controproducente o inutile, nella migliore delle ipotesi. Può far sentire una colpa aggiuntiva alla persona che non riesce a far nulla per uscirne.
Il problema principale nel vissuto di abuso è la vergogna e la mancanza di fiducia nell’altro. Due elementi che possono da soli spiegare quanto sia difficile provare a parlarne e a chiedere aiuto.
Continui se può a stare vicino a sua moglie e consideri che per quanto possa sembrare paradossale, è molto meglio il momento in cui il problema emerge, seppure nella sua irruenza e tragedia, che quello in cui serpeggia silente in uno stato dissociato. Solo in quel momento di contatto vi è una possibilità per la persona di comprendere che vi sia un problema e quindi provare ad affrontarlo. Non perda la fiducia, senza diventare insistente, anche se non è facile.
La ringrazio per la sua risposta, che mi è stata molto d’aiuto. Anche grazie alle sue parole ho smesso di insistere, anche perché ho capito che mia moglie avrebbe fatto un percorso psicologico quasi esclusivamente per fare contento me, e non era certo quello il mio scopo. Mia moglie però si è informata, e una psicoterapeuta che conosciamo le ha proposto una serie di sedute da svolgersi anche tramite ipnosi. Questo ha sconvolto ancora più mia moglie, che teme un “lavaggio del cervello”. Ho provato a dire che forse è un metodo per tirar fuori le verità profonde e dolorose senza la consapevolezza di farlo, e quindi con minor sofferenza, ma lei teme che “qualcuno entri nel suo cervello”. E’ come se temesse di perdere il controllo della situazione… Stante quanto sopra io non ho insistito, ma secondo lei è un metodo efficace? Ce ne possono essere di “migliori”? Grazie ancora e un caro saluto. Sandro
Gentile Sandro,
mi fa piacere esserle stata di aiuto.
Se sua moglie, come lei descrive, è terrorizzata dalla sua esperienza, certamente non è importante il metodo o la sua efficacia, quanto il fatto che ad esempio in ipnosi, dovrebbe affidarsi molto della persona e rilassarsi. Questi requisiti mi sembra siano proprio il punto cardine della sua resistenza a farsi aiutare, poichè sua moglie non si fida dell’altro. Il lavoro che va fatto credo prima di tutto è quindi stabilire un rapporto di fiducia e condivisione. Più adeguato sembrerebbe optare per un rapporto terapeutico che privilegi questo aspetto.
Non so in che termini la collega abbia proposto il trattamento e non entro in merito, ma ci tengo a precisare che l’ipnosi in alcune occasioni può produrre falsi ricordi o alterare significativamente le percezioni e le memorie. Non si usa quasi più in terapie moderne, specialmente con l’idea di recuperare memorie perdute così significative. Si opta invece per metodi basati sul recupero della mente in piena coscienza.
Ciò detto non intendo escludere che possa essere utile o meno. In realtà non esiste un metodo più efficace di un altro – sebbene alcuni abbiano oggi più incisione su alcune problematiche di altri – ma è la motivazione e la capacità del terapeuta e del paziente assieme di stringere una buona alleanza, il perno fondamentale della riuscita o meno di un trattamento terapeutico.