Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.

1.113 commenti

  1. Buongiorno,
    Le scrivo perche mi sto accorgendo sempre più di come abbia dei comportamenti sessuali confusi e abbia sentimenti ambivalenti verso gli uomini, sentimenti che cambiano in modo repentino ( attrazione – repulsione).
    Quando avevo circa 13 anni ricordo mio padre…io facevo finta di dormire. Ho sempre pensato che questo evento non fosse importante ma forse mi sbaglio.
    All’età di 15 anni dormivo con mio fratello più piccolo di me di 2 anni e per un’,estate mi ha masturbata la notte (anche in questo caso facevo finta di dormire). Mi sono sempre sentita responsabile per questo perche più grande di lui. Mio fratello lo racconto a mia madre che da allora mi vietó di girare per casa anche in costume. Crede che questi eventi possano avere a che fare con le mie forti sensazioni ambivalenti?

    1. Author

      Gentile Laura,
      come già risposto ad altri commenti su questo argomento, è decisamente possibile che queste ambivalenze siano connesse alla sua esperienza di abuso.
      Naturalmente è necessario approfondire la sua storia, le sue risorse per capire se e come l’abuso abbia compromesso la serenità della sua vita affettiva. Quindi come sempre consiglio di provare a concedersi uno spazio per indagare e comprendere meglio queste percezioni e provare a risolverle.

  2. Salve io da piccolo sono cresciuto in una famiglia molto turbolenta mio padre alzava le mani sia a me, a mia sorella e a mia madre. Ho avuto problemi di relazione sia con gli amici che con le persone adulte. Ero sempre nervoso, agitato e manesco. Ho avuto piu volte voglia di farla finita e a12 anni sono finito in comunità per circa 3 anni. Il problema piu grande e stato mio padre che aveva il vizio di alzare le mani su tutta la famiglia anche in modo pesante. A distanza di anni mi è venuta l’ansia e mi viene la domanda “magari mi ha pure abusato” ma non ho ricordi, ho solo una grossa rabbia repressa contro i suoi confronti. Potrebbe sta rabbia essere causata solo dal aver visto mio padre picchiare per anni me e la mia famiglia o anche perche ce stato di piu. Aspetto una sua risposta grazie

    1. Author

      Gentile Andrea,
      in questo articolo si parla esplicitamente delle conseguenze in età adulta di chi ha subito un “abuso sessuale nell’infanzia”. Questo non significa che le altre forme di abuso, fisiche o psicologiche di vario tipo, non siano altrettanto dannose. E’ semplicemente una scelta argomentativa, poichè sono forme diverse che necessitano di essere spiegate una ad una per comprenderne i differenti risultati psicologici e comportamentali.
      Quindi decisamente gli abusi fisici, la violenza intrafamiliare, rappresentano a tutti gli effetti una forma grave e dannosa di abuso al pari di quella sessuale. Non è dunque necessario arrivare a pensare di aver anche subito un abuso sessuale, per sentire che quel danno sia più giustificato. Anche da sola, purtroppo, l’esperienza di violenza vissuta può certamente spiegare e legittimare la sua rabbia.

  3. Esiste un caso in cui un bambino coinvolto in attività sessuali, può essere ritenuto responsabile e quindi non vittima? O è pura follia pensarlo?

    1. Author

      Gentile Amos,
      la risposta secca è decisamente “no”, non esistono casi in cui un bambino possa, anche qualora sia parte apparentemente attiva dell’atto, avere una minima responsabilità nell’abuso e questo perchè non può avere la stessa percezione cognitiva, emotiva nè la sessualità di un adulto; ovvero non parliamo di rapporto “alla pari” tale che entrambi possano decidere consapevolmente cosa volere o meno o capire cosa stia realmente accadendo.
      Ora argomenterò meglio, scusandomi per la lunghezza della risposta, ma ritengo importante fare chiarezza su questo punto.
      Non è “follia”, per usare le sue parole, pensare che un bambino possa essere ritenuto responsabile di simili fatti. Nel caso degli abusanti o di coloro che li difendono ad esempio, è molto comune sentir frasi quali: “mi ha provocato”, “sono io ad essere stato sedotto” e simili.
      Per rispondere a questa domanda interessante è necessario comprendere prima di tutto che i bambini nel corso del loro sviluppo evolvono tutti i sistemi fisiologici e quindi anche il loro concetto di sessualità e piacere. I bambini non sono esseri asessuati, anche se è difficile notarlo. La loro sessualità è inizialmente mescolata ad altre esperienze piacevoli, fino a via via distinguersi fino all’adolescenza, dove lo sviluppo ormonale dà il via definitivo alla sua maturazione e consapevolezza. Ecco perchè vi sono casi in cui il bambino abusato può provare del piacere (che non è un piacere adulto si intenda), soprattutto se l’esperienza non è violenta o la costrizione non è diretta, ma manipolata. Potrà quindi accadere anche che il bambino tenderà a ripetere queste esperienze in solitudine o a coinvolgere altri bambini o avere atteggiamenti ambigui con altri adulti, ma lo farà appunto replicando un azione per lui “meccanica e priva del suo reale significato”, senza comprenderne realmente le implicazioni, nè le conseguenze dannose. Un po’ come se fosse un gioco come un altro, che però non avrebbe mai dovuto apprendere, poichè di gioco non si tratta.
      Ciò che non può essere minimamente confuso è proprio il piano evolutivo e quindi la capacità di intendere e soprattutto volere certe attenzioni.
      Un bambino, qualora anche replichi un atteggiamento adulto (appreso in circostanze in cui è stato esposto suo malgrado ad esperienze o immagini che hanno a che vedere con la sessualità adulta), non ha raggiunto la consapevolezza adulta dell’ambiente circostante e di se stesso e non può fare un uso consapevole, nè ricercare un piacere sessuale pari a quello dell’adulto.
      Ecco perchè non possiamo minimamente pensare che un bambino possa essere seduttivo o provocare un adulto e il fatto che sembri non reagire con ritrosia o mostrare evidente dispiacere in alcune di queste circostanze, non è assolutamente segno di consenso, nè di assenza di danno, tutt’altro. Di fronte ad un adulto il bambino è sempre vulnerabile, incapace di reagire, si fida e tenderà a subire non certo per piacere, ma primariamente per paura o assenza totale di comprensione reale del danno che sta avvenendo.

      1. Il bambino tenderà ad avere un buon rapporto con l’adulto dopo un fatto di questo tipo? Quali tipi di rapporti ( cordiali, amore-odio, brutti) si instaurano tra l’abusante e l’abusato? Esistono dei casi in cui il bambino ha un ottimo rapporto con la persona che lo ha , in qualche maniera, usato attraverso l’abuso? Scusi le troppe domande ma l’argomento mi interessa.

        1. Author

          Gentile Amos,
          sono domande anche queste molto specifiche e possono variare da caso a caso. In linea molto generale un bambino, anche se in apparenza tranquillo o cordiale con la persona che ha abusato di lui/lei, vivrà un rapporto conflittuale molto complesso e doloroso, e la natura della relazione sarà compromessa indelebilmente. Un bambino, torno a ribadire, non ha e non può avere le stesse reazioni di un adulto e non si può pensare che, vedendolo in apparenza tranquillo, questo stia bene, applicando un metro di paragone erroneo in partenza. Il bambino vive i suoi conflitti più atroci internamente e li esprime all’esterno con le risorse che ha a disposizione (ad esempio: smette di mangiare, ha difficoltà di apprendimento, disturbi del sonno). Solo in seguito, da adulto potrà esprimerne le sfumature dell’accaduto con più precisione.
          Quindi la preoccupazione non dovrebbe essere sul come si comporterà il bambino con l’abusante (cosa che appunto potrà variare di molto anche a seconda del grado di parentela e non mostrare apparenti cambiamenti), ma quali danni starà subendo e subirà da un simile atto; e la risposta a questa domanda purtroppo, dalla situazione meno grave alla più grave, è sempre negativa.
          Nella mia personale esperienza posso aggiungere inoltre che non ho mai conosciuto un adulto abusato in infanzia che abbia, a seguito dell’elaborazione dell’accaduto, salvato la memoria del rapporto che aveva con l’abusante, come è comprensibile che sia.

  4. Grazie di cuore, sapere che ci sono persone che si interessano è un grande sollievo.
    Mi sembra tutto surreale: il fatto non sentirsi complete come identità fa molto male, uomini, donne, preti, insomma le persone di cui ne avevo una grande fiducia feriscono molto e in molto profondo. Mi sembro da racconto quanto penso a queste storie e alla mia storia, ma dalle tre persone incluso il prete quello che mi fa proprio male il fatto di mio fratello, cavolo ancor oggi mi sembra che non sia vero, eppure sono distrutta per questo. Tolgono la voglia di assaporare la vita, e anche per questo il mio più grande desiderio e di non vivere molto.

    1. Author

      Gentile Angelica,
      comprendo il suo senso di sconforto e il desiderio di annullamento che ne deriva. Ricordi però che per quanto altri possano recarci danno, la responsabilità della nostra serenità appartiene a noi, per cui con le proprie risorse si possono certamente cambiare prospettive e significati restituendoci scopi e vitalità. Le auguro di poterci riuscire.

  5. Avevo meno di tredici anni e ad un certo punto ho sentito mio fratello che si stringeva verso di me, allora dormivamo insieme, siamo dieci in famiglia, non ricordo quante volte sia successo ma si tante. Ora ne ho 39 anni ma è come se non avesse passato mai il tempo. Lo sento ora che ho molta difficoltà a gestire me stessa, è come se fosse in una trappola dove da sola entro ma non vorrei stare. Rimane sempre questa cosa orribile di sentire e non voler, di avere solo bisogno ma di non voler ne essere cosciente di quel che succede. Il senso di colpa è molto forte soprattutto perchè rimane in mente il dubbio di esserne stata d’accordo pur sapendo che non dipendeva da me. Non è una esperienza gradevole ma odiosa, una esperienza da incubo, una esperienza che non si dimentica, più si combatte più uno si rende conto che è una battaglia persa già prima di iniziare. Qualche mese dopo è capitato anche con una donna che volevo come una mamma per cui mio padre mi lascia una sera dormire con lei, ora per me tra femmine e maschi non c’è differenza. Sono donna e a volte vorrei essere maschio, vorrei essere maschio ma non per stare con donne ho un problema di relazionale anche con me stessa. Sentire queste esperienze da ambi sessi non è da desiderare ma da voler dimenticare a tutti i costi ma è impossibile. A volte le cose ritornano in sogno. Le relazioni sono limitate perchè si costruiscono delle strutture come una tartaruga che il guscio molto forte senza che nessuno la possa tirare fuori soltanto lei sa quando, dove e come uscire o come una casa dalla quali solo io possiedo le chiave ma si può aprire solo da dentro e con una chiave che permette di aprire solo quando le relazioni sono pulite e limpide. Si sente molto l’affetto materno, quel bisogno di abbracci materni e carezze che ti fanno sentire fiducia ed accoglienza. Ho molte relazioni di amicizia ma le persone di cui mi fido veramente sono solo e unicamente due. Esse sanno la mia storia e mi sono vicine ma soffrono per me sapendo che si soffre molto. Non so se mai riuscirò a stabilire me stessa i miei ricordi, se riuscirò a recuperare la fiducia nelle persone. Sono anche molto protettiva verso i più piccoli forse perchè a me in quei momenti è mancato l’affetto di mamma che fino ora sa niente, come non lo sa mio padre. E’ possibile recuperare almeno un pizzico di sicurezza e lasciare almeno per un tempo sentire addosso mio fratello, il suo respiro? Mi sembra che spesso vivo in tempo reale tutto questo nonostante gli anni siano passati.

    1. Author

      Gentile Angelica,
      non mi stanco mai di ringraziare per la condivisione coraggiosa di queste tragiche esperienze.
      Allo stesso modo non mi stanco di ripetere che “sì”, vi è sempre la possibilità di rileggere queste stesse esperienze traumatiche trovando dei significati nuovi, utili che restituiscano serenità.
      Non potendo cancellare il passato o i ricordi, si possono però certamente modificarne i risultati, i convincimenti che sono nati in seguito: il senso di colpa, di responsabilità, la vergogna, la rabbia, il dolore, a volte persino la colpa per aver provato una sorta di piacere e quindi la sensazione di complicità e il senso di sporcizia, per fare solo alcuni esempi delle molteplici emozioni e sensazioni negative che possono insorgere.

  6. ho inizaito a cercare su internet non per me , ma per mio zio ,che esattamente tre giorni fa mentre dormivamo nel letto come succede ogni natale ,comincia a muoversi in modo strano.spesso mi sembra surreale .come se non fosse mai avvenuto e come se fosse una balla inventeta da me. mi chiedo spesso come mai sono stata zitta in silenzio e come mai sentissi quell’impotenza nei suoi confronti.ed ora sono preoccupata per lui, l’uomo che ora temo, un uomo solo con relazioni instabili , ma sono tanto preoccupata quanto arrabbiata e non capisco i miei sentimenti riguardo a lui che sono tanto odio in contrasto al bene che gli volevo. vorrei non fosse mai successo e non so se raccontarlo ai miei genitori.non so se dimenticare tutto .ho paura che sia talmemne tanto surreale questa situazione che nessuno mi creda. e ho paura che per colpa della mia rivelazione i miei parenti lo isolino , ma ho anche paura che se non dicessi niente i miei parenti non lo isolino.

    1. Author

      Gentile Eugenia,
      uno degli abusi più difficili da elaborare è quello intrafamiliare. Questo perchè l’abusante, colui che reca un danno, è anche un membro della famiglia, una persona di cui solitamente ci si fida e a cui spesso si vuole anche bene. Di solito entrano fortemente in contrasto questi buoni sentimenti con l’esperienza di abuso, che invece viene sentita come fortemente negativa, quando anche dolorosa e ricolma di paura. Per un bambino questi contrasti emotivi sono difficilissimi da mettere assieme in un quadro coerente e il risultato è una spaccatura che si sente quasi insanabile tra il dover proteggere e il voler punire colui che ha abusato. Il bambino se è chiamato a scegliere tra il darsi la colpa di un evento che non riesce a comprendere bene o il darla all’adulto, solitamente sceglierà la prima. Questo perchè il bambino deve preservare sempre la bontà delle figure che lo accudiscono poichè da esso dipende: per sopravvivere, per ricevere l’affetto di cui ha bisogno, perchè le teme come figure che regolano ciò che è giusto e sbagliato.
      Per questo, a seguito di un’esperienza simile, è comune sentirsi in trappola, tra la rabbia per il familiare e la paura che parlando gli potrebbe avvenire qualcosa di brutto, come se la colpa fosse di chi ha subito il danno e non di chi lo ha compiuto. In più c’è la paura che in caso si decida di parlare, la famiglia possa rifiutare l’accaduto negandolo. Anche se purtroppo questa è una possibilità, che se si avvera aumenta il senso di colpa e di vergogna che già si prova, è sempre importante parlare ad un adulto dell’accaduto. E’ necessario dunque trovare il coraggio di ascoltare la parte ferita, quella che si rende conto che ciò che è accaduto (nonostante sia stata una persona di cui ci si fidava a farlo, un “adulto responsabile”), ha leso profondamente la propria intimità e la volontà e che questo è sempre inaccettabile.
      Si può allora provare a scegliere un membro della famiglia o anche un esterno da cui ci si sente accolti e compresi e confidarsi con lui.
      In ogni caso è sempre bene avere in mente che non esistono colpe o responsabilità per qualcosa che si è subito e per cui non ci è stata data la possibilità di scegliere.

      1. grazie mille mi è stata davvero di aiuto, ma nel caso che i genitori non mi credano è sempre meglio riferirlo ad un altro adulto ?
        nel caso che il familiare sia benvoluto da tutti i parenti conviene sempre dirlo ?

        1. Author

          Gentile Eugenia,
          purtroppo le mie sono solo indicazioni generali che possono rispondere solamente a delle domande altrettanto generiche.
          Non mi è possibile rispondere in modo preciso a quesiti che impongono una conoscenza specifica della sua situazione e che potrebbero portarla a decidere sulla base di informazioni troppo superficiali. La sua protezione è prioritaria e questo contesto non è purtroppo adatto nè appropriato a discussioni di tal genere. Se desidera può inviarmi una email in privato, tenendo conto che anche in quel contesto le mie possibilità sono molto limitate sara.bakacs@gmail.com
          Ne approfitto per ribadire a chiunque si trovi in queste situazioni, che è importante trovare un riferimento adulto fidato che possa, conoscendo gli accadimenti e la situazione familiare, assistere in fasi delicate e indicare meglio il da farsi. In caso di isolamento, se si ha paura, dubbi o non si sa come muoversi nel contesto familiare, si può chiedere un aiuto allo psicologo scolastico o una figura simile, oppure chiedere in famiglia di voler incontrare un esperto per alcune difficoltà che si stanno vivendo, così da poter avere un riferimento specifico che conoscendo i fatti sia in grado di guidare al meglio in queste complicate situazioni.

  7. Buongiorno sono in cura da uno psicologo per attacchi di panico, ansia e agorafobia (non esco più di casa se non per brevi tratti) premetto che ho iniziato a soffrirne poco dopo che mio padre si è ammalato di cancro ormai lui è morto mi sono piano piano ripresa e poi tutto è ricominciato da qui la decisione di farmi seguire da uno psicologo sono sposata ed ho una bambina ed ho sempre avuto pochissima voglia di fare l’amore fra i 7 e gli 8 anni ricordo che una ragazza di 15/16 anni amica di mio fratello quando eravamo sotto casa mi portava nel suo portone fino all’ultimo piano e mi toccava le parti intime ricordo perfettamente che mi diceva essere un gioco e non ne ho mai parlato con nessuno Perché me ne vergognavo ma ricordo che io a mia volta poi a scuola facevo rivedere “questo gioco” ad una mia compagna di classe può questa cosa avermi toccato? può essere questa l’origine del mio non star bene del non fidarmi delle persone? e la motivazione per cui non ho mai avuto un vero e proprio desiderio sessuale ma viverlo sempre come se fosse un obbligo? Ma poi questa cosa può essere definita abuso? Mi sono sempre chiesta se era una cosa giusta o sbagliata non sono mai riuscita a giustificare a pieno quella persona perché nonostante i suoi 15/16 anni comunque a quel età dovresti sapere che sono cose che non si fanno ho sempre pensato che forse era colpa mia che andavo con lei quando sapevo cosa stesse per accadere non lo so sono un po confusa in merito. Mi scusi tanto per la lunghezza ma era una cosa un po’ complessa non ne ho mai parlato con nessuno e vorrei evitare di parlarne con lo psicologo

    1. Author

      Gentile Giada,
      certamente la sua esperienza potrebbe, come già scritto altrove nei commenti, aver inciso sui suoi problemi di fiducia, sui suoi sensi di colpa e sulle sue difficoltà nella sfera sessuale.
      Come al solito è importante (a costo di sembrare ripetitiva nelle mie risposte) ribadire che ogni storia ha le sue motivazioni e complessità e che, al di là delle generalizzazioni, merita un approfondimento specifico per comprendere se e quanto tutto ciò stia incidendo oggi sulla sua vita. Dunque queste domande legittime ma molto specifiche, non possono andare oltre al fornire dei meri spunti di riflessione.
      A questo proposito le consiglio vivamente di parlarne con il suo psicologo. Nonostante la vergogna e la difficoltà che immagino possa provare, è fondamentale per lei, per il buon proseguimento e la riuscita del lavoro terapeutico che ha intrapreso, fornire questo tassello fondamentale della sua storia al professionista. Torno a fare uso, per meglio comprendere quello che sto dicendo, all’esempio medico, che solitamente per nostra cultura è più semplice ed immediato da comprendere: se al medico non fornisco tutti gli elementi del mio malessere, ma ne tengo nascosti alcuni, esso non sarà probabilmente facilitato a scegliere la cura migliore per me, fino anche a sbagliare prescrizione e rischiare addirittura in alcuni casi di essere dannosa. Se sente di non riuscire a fidarsi, provi prima a chiarire questo punto, altrettanto importante, e a valutare in seguito se può provare a confidare le sue preoccupazioni.

  8. Salve, ricordo solo la prima parte…la seconda non la ricordo, un uomo amico di famiglia mi raccolse da terra ero in un ippodromo mio padre lavorava li dentro e lo conoscevano tutti, ricordo mia madre che dopo 10 giorni e’ morta d’infarto a soli 43 anni.
    Io adesso ne ho 33 e vedo che nonostante i miei sforzi vedo che la rabbia sta sempre aumentando, sono ossesionata da um eventuale tradimento non mi vedo bella e da quando sono mamma ho il terrore che a mio figlio possa accadere, lo tengo nascosto perché nonostante mi stavo separando da mio marito perché lui non poteva più accettarmi così nonostante gli è ne abbia parlato lui non comprende e non ammette che sia per questo la risposta che mi da e’ quella che il passato va dimenticato….per non perderlo ho cercato di redimere la mia rabbia e nascondere la mia gelosia ma mi rendo conto che è una continua lotta.
    Ho disturbi nel cibo mangio ma non mi sento soddisfatta appena ingrasso dimagrisco e subito dopo di nuovo a mangiare, cerco sempre qualcosa di buono che mi faccia stare bene ma appena finisco sento sempre quel.senso di vuoto.
    Sono andata in terapia ma continuo sempre così che devo fare….mi aiuti perfavore

    1. Author

      Gentile Miluna,
      è certamente mia premura, come in tutte le risposte che provo a fornire in questo contesto difficile, cercare di dare un aiuto. Mi scuso sempre se alle volte mi trovo, proprio per questo stesso contesto, a tagliare parte delle vostre preziose testimonianze.
      Ciò premesso, non posso purtroppo aggiungere nulla di più e me ne rincresce, se non che questa situazione, conseguenza di un trauma di abuso evidentemente grave, può e deve da lei con coraggio essere affrontato in un percorso che la faccia sentire a proprio agio.
      Alle volte paradossalmente in queste situazioni ci si “affeziona” al proprio malessere, quasi ad avere timore di stare bene, come se il bambino abusato in qualche modo meritasse di continuare a soffrire. Spesso ci si rivolge a quel bambino incolpandolo e chiamandolo sciocco per essersi messo in una situazione di tale pericolo.
      Con queste premesse l’adulto che cerca aiuto da una parte vuole stare finalmente bene, dall’altra non riesce a rinunciare alla rabbia, la colpa, la vergogna nella quale vive da tempo e quindi crea un ostacolo al trattamento stesso.
      Non le dico ciò ovviamente perchè penso sia il suo caso specifico di cui non mi stanco di ribadire non posso in questa sede dire molto, ma per offrire altri spunti di riflessione che magari potrebbero esserle utili a lei o a chi legge di queste storie. Intendo dire che a volte le terapie non vanno perchè non ci si sente pronti, oppure involontariamente ci si pongono degli ostacoli e magari non si ha il tempo di affrontarli assieme al terapeuta perchè si “fugge via” prima di provare un ennesimo fallimento. Altre volte è possibile non trovarsi a proprio agio con il terapeuta, ma questo è umano e allora è necessario parlarne e provare a risolvere cercando sempre di tenere a mente che è importante sentirsi bene e accolti nella stanza terapeutica.

  9. Buon giorno, putroppo ho scoperto a malincuore che durante la festa di mia figlia di 3 anni, la cuginetta di 10 ha obbligato la sorella di quasi 6 anni e la piccola ad un atto prossimo alla masturbazione con un giocattolo.
    Dal racconto in lacrime di mia figlia grande, gli ha fatto sentire dei sensi di colpa. Tutto questo l’ho scoperto nella notte, perchè la grande diceva di provare dolore.
    Non mi sembra che ci sia qualcosa di grave fisicamente, e il dolore le è passato quando io e mia moglie saputo l’accaduto l’abbiamo coccolata e consolata dicendole che la cosa era sbagliata ma che non doveva sentirsi in colpa lei e che avrebbe dovuto reagire.
    Come posso sapere fin a quanto le bimbe abbiano subito un traumo psicologico?
    Grazie

    1. Author

      Gentile Mario,
      ovviamente non mi è possibile dare una risposta specifica e il mio primo consiglio è sempre di rivolgersi ad un terapeuta infantile per una consulenza in modo tale da avere le risposte adeguate alle vostre giuste preoccupazioni.
      In linea generale, la sua domanda offre spunto per precisare che in casi come questo di primaria importanza è non allarmarsi nè drammatizzare l’episodio.
      Se il minore ha un buon ambiente di riferimento, come pare in questa situazione, è fondamentale farlo sentire a proprio agio, ascoltato ed evitare frasi o comportamenti che possano provocare sensi di colpa o vergogna, senza appesantire troppo l’accaduto.
      Questi episodi sono solitamente ridimensionabili se vi è una buona rete e attenzione in questo senso.
      Naturalmente l’insorgere o meno di problematiche dipende anche dalla capacità reattiva e dalle risorse del minore. Da qui l’impossibilità , senza avere un quadro specifico, di rispondere alla domanda se vi siano stati o meno danni.
      Utile può essere monitorare senza diventare “ossessivi” se vi sono dei cambiamenti visibili comportamentali – che nel caso ad esempio di un minore di 3 anni potrebbero essere: disturbi del sonno, mancanza di appetito oppure eccessive reazioni di paura.

      1. Salve io alla età di 9/10 mio cugino di 3 anni più grande di me mi costringeva a fingere di fare sesso si metteva su di me e tentava di toccarmi…questo lo ripeteva ogni volta che sapeva che fossi sola in casa lui voleva farlo passare come un gioco ma io ero terrorizata quando lo sentivo bussare alla porta dapendo del gioco che voleva fare con me ed ho sempre creduto che avendo quasi la stessa età nn fosse un abuso.sta di fatto che oggi ho 30 anni ( e con questo cugino mi vedo spesso ed e come se nn fosse mai successo nulla ci comportiamo da normalissimi cugini) solo che dall adolescenza sono eritrofobica con fobia sociale e nn so se sia dovuto a questa cosa che mi è successa!

        1. Author

          Gentile Lucia,
          non è possibile stabilire in questa sede quali siano state le conseguenze di questa esperienza, sebbene sia una ipotesi fattibile quella che questo episodio possa aver influito sulle sue difficoltà relazionali. Sarebbe opportuno approfondire questi dubbi, poichè le sue preoccupazioni devono certamente ricevere accoglienza ed essere affrontate come meritano.

  10. Per anni e anni ho combattuto contro depressione, dipendenze e disturbi sessuali di vario tipo. Per anni ho combattuto contro la sensazione di essere una sottospecie di essere umano, diverso dal resto del mondo. Per anni ho combattuto contro il desiderio di lasciarmi morire e l’atteggiamento autodistruttivo. Per anni ho sempre avuto problemi nelle relazioni con persone che ricordavano in qualche modo mio padre. Ho sempre odiato mio padre, senza mai sapere il perché, e lui questo me lo rimarcava, facendomi sentire in colpa. Dopo aver sospeso per diversi anni la psicanalisi, sono cominciate le crisi di panico oltre a un fastidiosissimo disturbo che è l’anginofobia. Così sono tornato dallo psicologo. Mio padre è morto 10 anni fa. Indagando su strani e confusi ricordi che mi portavo dentro da sempre, a cui non ho mai dato peso, un po’ per paura perché li vivevo con una sensazione che la parola terrore non può spiegare pienamente, un po’ perché si trattava di ricordi molto imprecisi, poche immagini, offuscate che si ripresentavano come flash, che non erano ben chiare ma piuttosto confuse ma accompagnate da vere e proprie crisi di panico e di terrore, alla fine ho dovuto affrontare la realtà: mio padre aveva abusato di sessualmente di me quando avevo 5 o 6 anni, non sono perfettamente sicuro dell’età. Così, con il psicologo che mi segue, abbiamo intrapreso l’EMDR, e devo dire che mi sono trovato molto bene. Per prima cosa sono riuscito a focalizzare i ricordi in modo più chiaro e preciso, poi ho quasi completamente eliminato le crisi di panico. Sto decisamente meglio adesso, anche se stiamo lavorando sul recupero dell’autostima. Niente, volevo solo raccontare la mia esperienza, tutto qui. Grazie e scusatemi.

    1. Author

      Gentile Luca,
      grazie per questa sua testimonianza. Lei racconta con chiarezza una delle situazioni più complesse e delicate che possano accadere in una situazione di abuso infantile, ovvero la rimozione di un ricordo e le sue conseguenze; il duro percorso della scoperta e in questo caso gli effetti buoni di un intervento, che può davvero essere risolutivo e migliorare la qualità della vita. In questo caso EMDR resta uno degli strumenti al momento più preziosi ed efficaci nell’affrontare questo tipo di disagio. Le auguro un buon proseguimento e la buona riuscita del trattamento.

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