Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
Salve mi chiamo Stela ho 16 anni ed è da anni che ho sto problema non so se l’ho sognato quando ero piccola anche se non lo trovo probabile a quella età ma credo verso 6/7 anni il marito di mia zia, ma da allora ma da allora continuo a fare fare incubi riguardo la pedofilia mi sveglio di colpo durante la notte . Quello che non riesco a capire è se me lo sono immaginato oppure è accaduto visto che mi ricordo la sensazione dell’atto fisico.
Gentile Stela,
non possiamo qui dire nulla che riguarda questo suo dubbio. Per comprendere meglio cosa accade e perchè ha questi timori sarebbe importante che trovi il modo di chiedere aiuto. Lei è giovane e in questi casi consiglio sempre di individuare un adulto di cui si fida cui poter parlare e chiedere come poter ottenere un supporto adeguato. Se non riesce a parlare di questo, provi solo a specificare che sente il bisogno di ricevere un aiuto per un disagio che vive e provi a farsi indirizzare da uno specialista. Altrimenti controlli se nelle vicinanze c’è un centro specifico o un consultorio dove potersi recare per parlarne.
Gentilissima,
Innanzitutto grazie per la condivisione delle sue competenze in questo spazio. È cosa rara.
La mia è un’esperienza indiretta che però sto vivendo male,o meglio, non so bene come affrontare. Ho conosciuto circa due anni fa quella che adesso è la mia partner. Notai subito aspetti particolari del suo carattere (abbastanza aggressivo), che interpretai come strategie di difesa che molte persone attuano prima di iniziare a fidarsi. Decido altresì,dopo circa un anno di relazione a distanza di interrompere questo rapporto, ed è in quella occasione che lei accenna,con palese riaffioramento di lancinanti paure e dolori potenti, alla sua terribile esperienza adolescenziale (aveva 15 anni quando fu abusata). Decidemmo di tornare a casa assieme e da allora tutti i problemi che avevo individuato sono ovviamente passati in secondo piano. Ancora non si sente pronta ad affrontare la situazione con uno psicologo specializzato ed io, per ovvi motivi, non voglio insistere. Pochi giorni fa lei mi ha detto che raccontarmi tutto per filo e per segno l’accaduto la potrebbe far stare meglio. Le ho detto che va bene, se la cosa può farle bene, ma che comunque, se vuole star bene, dovrebbe parlarne con le persone giuste, è che io non ho intenzione di essere il suo psicologo anche perché non lo sono. Insomma, le mie domande sarebbero tante, ma quelle che più mi piene porgerle sono:faccio bene a farmi raccontare tutto?devo insistere affinché lei affronti la sua condizione con uno psicologo,visto che tende a rimandare?faccio bene a continuare una relazione che mi crea facili frustrazioni e senso di arrendevolezza (mi sento come una pallottola di carta gettata nei flussi di un torrente in piena)? L’ultima domanda è di tipo legale:entro quanti anni la vittima di abusi può sporgere querela?
Grazie mille per l’attenzione. Spero in una sua risposta che mi sarà di certo d’aiuto.
Cordialmente
Gentile Stefano,
mi scuso per il taglio del commento, ma come specificato a margine dell’articolo, viene fatto per motivi di spazio e contesto.
Non posso certo dirle se fa bene o meno a stare in relazione con la sua partner e questo indipendentemente dalla storia di abuso, poichè è una questione che riguarda la coppia. Quanto sia disposto o meno a lavorare per questo legame è una problematica cui può dare risposta solamente lei.
Per l’esperienza di abuso della sua partner, affrontarla è compito suo e sarà lei a dover maturare questa volontà. Da parte sua posso dirle che il suo atteggiamento mi pare giusto e sensato. Accogliere le sue richieste di appoggio, ribadendo e avendo chiaro che purtroppo il suo non è un ruolo professionale, ma sentimentale.
E’ vero, dovrei valutare la nostra relazione indipendentemente dalla storia di abuso, ma io ho il timore che,invece, assecondando il suo isolamento, il suo silenzio e la sua mancata volontà di affrontare la questione, seppur dopo tanti anni, elaborando così il trauma con il supporto di un professionista, io possa passivamente contribuire al perpetuarsi delle sue angosce latenti, senza la ricerca di una solizione.
Come lei stessa scrive nel suo articolo, tali eventi traumatici possono influire in qualche misura sullo sviluppo di capacità relazionali e sessuali e mi chiedo, vista l’età al momento dell’evento ed il numero di anni passati da allora, quanto un percorso specifico possa aiutare in tal senso.
Gentile Stefano,
lavorare su esperienze traumatiche non ha mai una scadenza di tempo e il numero di anni passati non incide sulla possibilità di elaborare e superare le maggiori difficoltà che queste hanno creato. La volontà di affrontarle invece è l’elemento che fa la differenza. Non dipende da lei, ma dalla persona interessata e, seppure possa sembrare frustrante, non vi è nulla che si possa fare per risolvere al posto di qualcun altro i propri disagi.
Salve io sono massimo e vorrei raccontarle La mia esperienza per capire un po e soprattutto per liberarmi nell attesa della psicoterapia.
Una breve anticipazione nasco nel 1982 e mio padre e gia malato di sclerosi e mia madre con disturbi mentali di un certo spessore..
A 7 anni vengo Ovviamente prelevato dalla famiglia e portato in casafamiglia per bambini con situazioni famigliari disagiate. A 11 anni mi fanno conscere uns nuova famigkia Di cui la stessa estate di prova mi mandano da loro in prova
Ricordo ancora una roulotte di un campeggio Io riposavo questo signore aveva all incirca 56 57 anni ricordo un dialogo mio di rabbia e disagio avevo interotto. Poi ricordo numerevoli regali e numerevoli rapporti durati anni …fino quasi i 16..per rapporti intendo rapporti estremi purtroppo…
Da quel periodo soffro di paura ansia anche del buio e a volte se sale l ansia nella notte o anche paura del buio a 35 anni…
All apparenza sono semvro forte invece nn lo sono affatto..oltre al fatto che in certo casi perdo il controllo di me stesso fortunatamente finisco col farmi male a me
Concludo dicendole x anni mi sono sentito colpevole sporco sbagliato diverso..Quello che le chiedo come mai ancora mi autocolpevolizzo ..io ho sofferto molto. Davvero ma nn ho mai parlato x 20 anni …
Gentile Massimo,
come specificato a margine dell’articolo, il suo commento molto lungo è stato per motivi di spazio e contesto tagliato.
Il problema del senso di colpa, ovvero di sentirsi parte attiva e coinvolta in un abuso, è l’elemento cruciale di ogni dinamica traumatica di questo tipo. Non avendo elementi “maturi” per giudicare quello che accade, il bambino tende a pensare di aver commesso qualcosa di sbagliato che ha portato l’adulto – visto come protettivo e degno di fiducia – ad assumere dei comportamenti lesivi. Da qui si genera il senso di colpa che lentamente plasmerà l’immagine che si ha di se stessi, viziandola. Sicuramente, se inizierà un percorso di terapia, potrà affrontare e lavorare su di esso, alleggerendosi.
ciao.Spero troviate conforto tutti.
Gentile dottoressa,
Non voglio far sapere il mio nome per paura che qualcuno possa scoprire chi sono….Ho 42 anni e vorrei farle una domanda.Credo di essere stato abusato all’età di 12/13 anni da un mio coetaneo. Era sadico.Richiedeva in continuazione e diceva che prima facevo a lui e poi faceva a me. Lui “sadico” si divertiva a nn mantenere le promesse. Ha messo in dubbio la mia virilità con frasi scoonnesse circa la maturità sessuale e la possibilità di avere figli. Gli adolescenti maturano in modo diverso ed in tempi diversi. Ho sempre avuto ansia da evitamento, depressione, ossessione compulsione. Fino ad un cero punto credevo di essere bisex.Poi ho creduto di essere gay. Sono stato seguito da diversi psichiatri e psicologhi anche con EMDR. Mi sento un bisex atipico (mi piacciono entrambi i sessi, ma nn vado mai a fondo né sessualmente ,né emotivamente), e nn so se anche ciò che mi sembrava nn fosse abuso perché da coetaneo abbia fatto fare confusione nella mia mente. Molte volte mi sento asessuato , ed ho paura di essere giudicato omosex .Cosa che mi irrita molto, divento scontroso, ecc..
Grazie per la lettura , se le capiterà di farlo e buona giornata.
Gentilissimo,
mi pare che questa esperienza abbia ancora lasciato dentro di sè molta confusione. Certamente, al di là delle etichette che si possono dare o meno alle esperienze vissute, anche se tra coetanei, la sua esperienza è stata forte e non desiderata e questo è sufficiente per aver creato problemi nel corso del suo sviluppo. Il punto è sempre chiedersi se, indipendentemente da come ci si sia arrivati, si può comunque arrivare a vivere bene e serenamente il proprio stato e lavorare perchè accada questo.
Buonasera mi chiamo Gabriele,ho 50 anni,ho subito degli abusi all’età di 9 anni fino ai 13 da due fratelli i quali a loro volta dopo anni ho saputo essere stati abusati dal padre.
Ti parlo di quello che di più sadico possano fare due ragazzi di 18 e 19 anni circa.
Dall’essere rinchiuso al buio legato, imbavagliato,picchiato,spaventato con maschere durante l’abuso……
Potrei andare avanti a raccontarti quello che mi hanno fatto ma sarebbe troppo lungo.
Da allora la mia vita è cambiata…..sono diventato cosi anch’io.
E non c’è psicologo che riesca a sradicare quello che sono.
Gentile Gabriele,
nel suo commento, molto forte, ho sentito – giustamente – rabbia e rassegnazione per le circostanze terribili che a volte segnano e deviano in modo crudele le vite di una persona, come lo è stato per la sua. Ha ragione su un punto fondamentale. Non c’è psicologo che possa fare questo. Nessuno può, caro Gabriele, cambiare il corso delle cose per qualcun altro. Non possiamo indurre cambiamento se non è la persona a volerlo. Non abbiamo potere alcuno sulle persone in questo senso e troppo spesso diventiamo oggetto di biasimo perchè non “siamo riusciti a compiere un miracolo”, biasimo che diventa scudo per continuare a non cambiare. A volte certo commettiamo degli errori, come capita a qualsiasi professionista, ma questo è un altro punto. Possiamo accompagnare le persone, se hanno voglia e volontà di riscrivere le loro storie. E se questa volontà è presente, non esiste trauma che possa impedire che accada.
Salve. Sono una ragazza di 29 anni e quasi sicuramente, mio padre ha abusato di me in età infantile. Io non ho in mente scene inerenti al sesso. Però l’ho sempre odiato. O meglio…quando ero bambina mi viziata terribilmente. Se litigato con mia sorella maggiore, anche nel caso in cui fossi io ad avere torto, lui prendeva sempre le mie difese. Mi diceva che ero la sua fidanzata.
Fui etichettata come quella “strana”. Mia madre sin da bambina mi ha trattata come tale. Sono cresciuta con l’idea di essere strana. Diversa. Crescendo ho sempre avuto vergogna anche di farmi vedere in costume da mio padre, perfino in gonna. Vedevo in lui una certa malizia anche con un solo sguardo. Subito dopo pensavo fosse frutto della mia immaginazione. Da circa tre anni è come se stessi iniziando a ricordare. I miei dubbi son praticamente diventati certezze. Ho iniziato da qualche anni a soffrire di crisi di ansia e attacchi di panico. I miei gusti sessuali, sin da bambina, sono stati sempre molto confusi. Sono sempre stata molto malinconica. Sono spesso tanto arrabbiata e le mie storie finiscono sempre male, perché le vivo male. Malissimo. Sono andata a letto con troppi uomini. Non riesco a portare a termine praticamente nulla, sono diffidente e sono stata anche autolesionista. Penso quasi sempre al suicidio ma non ne trovo mai il coraggio. Ho raccontato molte cose a mia madre riguardo mio padre. Ma nonostante lei sappia, lo copre. Però pretende che io parli con lei, che mi confidi. Ma non serve a nulla. Quando lo faccio mi dice: “Perché non parlavi prima? Che cosa vuoi, non lo vedi che è malato? Se non ti conviene te ne vai!” Ed io mi sento terribilmente sola e incompresa. La prego di rispondermi dottoressa. Io non ce la faccio più. La mia vita è un inferno. Sono morta dentro.
Gentile Roberta,
comprendo la sua sofferenza, il senso di solitudine e i desideri di annullamento che questa sua storia porta con sè. Posso dirle poco, ma spero che sia comunque utile, se non che da adulta ha lei in mano le sorti della sua vita e può affrontare la sua vicenda, invece di soccombere ad essa. Può uscire da quella sensazione di inferno, è necessario volerlo e vedrà che se avrà la forza di chiedere un aiuto potrà provare a cambiare le cose.
Buonasera a tutti volevo anch’io confidarmi con qualcuno perché non ne vengo a capo ! Ho 42 anni e ho subito abusi sessuali da parte del mio patrigno dall’età di 8 anni ai 12 fino alla scoperta di madre che era stata disastrosa perché mi sono presa i peggiori insulti premetto che sono cresciuta in situazioni di disaggi e trascuratezza affettive . Mia madre è morta da quasi 9 anni e abbiamo sempre avuto un rapporto di conflitti tra amore e odio perché io ho dovuto sempre aiutare lei e i miei fratelli ma la mia domanda adesso è: sono sposata da 21 anni , ho due figli bellissimi un marito stupendo ma io non sono felice , non riesco mai a vivere la mia vita sessuale sembra che io continui a subire abusi e tormenti da sempre e non sono riuscita neppure allattare mio figlio perché era un maschio che toccava una parte intima mia . Riuscirò prima o poi a stare bene o rimarrò in questa prigione per sempre perché mio marito sa ma non capisce perché ho tale repulsione per i rapporti e crede che non lo ami ! Grazie se risponderà alle mie domande . Ciao da Yvonne!
Gentilissima Yvonne,
certamente potrà stare bene, ma dipenderà da lei e dalla sua volontà. Provi a chiedere un aiuto e ad affrontare questo passato. Mi pare che abbia delle ottime risorse che le hanno permesso di non farsi schiacciare da questa esperienza, ma di vivere e costruirsi una sua realtà, una bella famiglia. Si prenda quindi ora del tempo solo per lei, per sistemare queste esperienze sospese e provare a lasciarle nel passato, dove è giusto che restino.
Volevo solo riportare la mia testimonianza per gridare che i casi sono troppi e non se ne parla abbastanza.Ho subito gli abusi di mio nonno per troppi anni e nonostante qualcuno avesse percepito il problema è statao insabbiato tutto e mi sono trovata sola a gestire tanto dolore. Avrei potuto scegliere strade sbagliate e invece ho lottato con tutte le mie forze per essere una persona di esempio e di riferimento per gli altri ottenendo grandi soddisfazioni in termini di amici e amori.
Gentile Anto,
grazie per il suo bel commento. Mi dà l’opportunità di dire che le risorse e la forza di chi ha subito un trauma di questo tipo sono inimmaginabili e ho piacere di testimoniarlo nel mio lavoro di tutti i giorni. Un lavoro che non finisce mai di stupirmi e stupire chi ha un tale vissuto, poiché spesso queste possibilità restano ignote per tanto tempo e quando vengono alla luce è sempre la sorpresa più grande e importante.
Buongiorno sono Elisa, quando ero piccola circa 5 o 6 anni sono stata oggetto di attenzioni da parte di mia cugina che aveva un anno in più di me è tutto molto confuso ma ricordo che mi toccava e guardava le parti intime io al epoca lo dissi anche ai mie genitori che naturalmente parlarono con mia zia , però non so come spiegarlo in me era scattato un qualcosa che successivamente mi ha portato ad essere complice con mia cugina anche se per me era stata una cosa non voluta .. poi al età di 18 anni ho conosciuto un ragazzo ci sono uscita una sera e lui mi ha diciamo rubato un bacio ed io non sono riuscita a dirgli che non lo volevo ero come bloccata il problema è che da li e scattato un meccanismo che mi ha portato a fare tutto quello che voleva lui senza mai riuscire a dire che in realtà non lo volevo. Io volevo sapere è possibile che sia stata una conseguenza di ciò che mi era successo da piccola ? Ed è possibile che lui non abbia mai capito che non lo volevo ? Come si fa a con capirlo ? E possibile che anche lui se ne sia approfittato? Io non ho mai provato piacere con lui ma solo dolore ma ero come bloccata e pensavo che ormai era troppo tardi per tornare indietro e lasciarlo. Questa storia diciamo malata è durata due anni poi per fortuna ho trovato l’uomo della mia vita che mi ha fatto capire cos’è l’amore perché non sapevo cos’era. Ora ho 30 anni ma ancora questo passato mi tortura sembra che più passi il tempo è più ci pensi …
Gentile Elisa,
certamente è possibile che una esperienza come la sua possa aver compromesso la serenità di uno sviluppo sessuale più naturale e meno traumatico. Soprattutto mi sembra molto importante il fatto che si stia ponendo dei dubbi in merito e che questo possa essere sfruttato per riflettere sul suo passato e far sì che questo non la tormenti più, intossicando il suo presente.
Grazie della risposta, ne ho parlato con mia mamma e solo il fatto di averlo detto a qualcuno in automatico mi ha tolto un peso che mi portavo dentro ..non credo che mia mamma abbia capito bene quello che le dicevo ma a me è bastato per sentirmi meglio ..ha ragione non devo intossicare il presente .Grazie per il lavoro che fa.
Ringrazio lei Elisa per il suo commento.
Sapere che anche solo poche parole possono essere di aiuto e incoraggiamento ad affrontare questi traumi terribili, è il riscontro migliore.
Ciao,
Sono un ragazzo di 15 anni e sono stato abusato quando avevo circa 6/7 anni varie volte da due persone adulte..io penso che da quel giorno sono cambiato e non sarei la persona che sono adesso e che mi schifo di essere.
Quell’esperienza e stata talmente brutta che non ne ho parlato fino a questa sera..vorrei avere magari dei consigli su come andare avanti perché così non ne posso più..
Gentile Daniele,
lei è molto giovane e se può chieda aiuto ad una persona fidata, un adulto di cui sa potersi affidare e con lui valutare un supporto. Se non ha un adulto in grado di aiutarla, provi a cercare un centro al quale fare riferimento. E’ importante che cerchi supporto per poter affrontare e superare l’accaduto al meglio e ritrovare un equilibrio adeguato. Non si perda d’animo, poichè anche quando non la si vede, vi è sempre una via di uscita.
Buongiorno sono figlia di un abuso subito da all’età di 9 anni fino all’età di 15 anni ed è rimasta incinta di me . Ho scoperto molti anno fa che faceva parte della famiglia ero una ragazzina , è un paio di anni fa mi disse chi era il mio papà era il mio Nonno .. Mi crollò tutto .. Lui ormai è morto da un anno , prima di morire vollero fare il DNA perché lei indiane a me raccontammo tutto ,positivo al 98% …Ora fratelli e sorelle la odiano con me non parlano … Però purtroppo che a subito violenza è stata mia Mamma che era appena una bambina ed è andata avanti fino che è rimasta incinta.. Ma non è finita io all’età di 7 anni quando mia mamma si è sposata ho subito altrettanto con il mio patrigno ma per mia fortuna non violenza solo farsi toccare e toccarmi non è mai andato oltre . E di questa cosa non ne dovevo parlare con lei .. Ora ho capito il motivo .. Sono stata vittima di un pedofilo che volevo bene perché finalmente avevo un papà… Da lì è crollata la mia vita
Gentile Michela,
la sua storia è molto dolorosa e complessa. La ringrazio per la forza con la quale condivide questa sua esperienza e le auguro di poter trovare una meritata serenità.
Buonasera,
scrivo perchè mia moglie, dopo aver dato alla luce nostra figlia, ha smesso di avere rapporti intimi ed anche affettivi con me. Ho provato a parlare a molte riprese, ma si chiude in un offeso silenzio. Mi ha rivelato di essere stata seguita e violata da un uomo quando era piccola. Ora con me è gelida e completamente anaffettiva. Da cinque anni. Non capivo il perchè, ho analizzato comportamenti e vicende, e sono entrato in crisi parecchie volte. Ricordo che una mattina mi ha urlato che se volevo del sesso potevo “andare a puttane”….sono rimasto sconvolto. da lì, non è mai più stata la stessa cosa, e ho smesso di cercarla, e sinceramente, di volerle bene. C’è solamente un ruolo genitoriale, al quale è attentissima e deditissima. Non saprei cosa decidere per il nostro futuro….
Gentile Vincenzo,
comprendo il suo sconforto e la difficoltà ad approcciare un così drammatico aspetto della vita di sua moglie. Non posso dirle cosa decidere, ma le auguro di poter trovare una strada che la faccia sentire bene, nel rispetto di un problema complesso che purtroppo richiede di essere necessariamente affrontato dalla persona coinvolta per ottenere un superamento. Al di là delle problematiche di coppia, provi a suggerire un aiuto a sua moglie per affrontare quanto accaduto in passato.
Buonasera, sono una ragazza di 27 anni, ho subito violenza sessuale da quando ero alla materna fino alla adolescenza da un parente stretto.
Ora ho due figli e un marito splendido.. ma purtroppo ogni giorno mi viene in mente qualcosa.. molte cose l’ho cancellate ma a volte ritornano nella testa.. ho provato tante volte a suicidarmi, svenivo spesso, non mangio in modo corretto, anche se guardo la mia bellissima famiglia io mi sento sempre sbagliata.. i miei genitori sapevano ma no hanno mai fatto niente! È assurdo!
Sono cresciuta troppo in fretta, da sola, senza un abbraccio ne una carezza, solo botte e violenze sessuali e psicologiche (altro capitolo).
Quando dico piangendo a mio marito la frase “non voglio più” lui non mi lascia sola un secondo per paura di quello che posso fare ae stessa.
Io al contrario di quello che ho ricevuto sono una mamma dolce, prottettiva e riempio di Amore i miei bimbi e mio marito, questo è il lato positivo.
Per tutto il resto mi sento solo uno schifo anche se dicono che sono davvero bella, etc. non ci credo.
Vorrei solo tornare in dietro nel tempo e fermare tutto ma non si può e continuerò a farmi domande su domande senza avere risposte.. i bambini non devono passare tutto questo! Aiutateli vi prego, fermate tutto! Lo dico in lacrime!!!!!
Gentilissima,
posso dirle per esperienza che l’aiuto che chiede è fondamentale anche per gli adulti come lei, che sono stati anch’essi dei bambini indifesi.
Intendo con questo dirle che non è mai troppo tardi per prendersi cura di sè e di quella sofferenza. Ogni domanda ha una risposta, quando non la si trova è probabilmente perchè si sta cercando un interlocutore sbagliato o la si sta ponendo in modo errato. Una aiuto e un ascolto potrebbe guidarla verso una strada adeguata.
La ringrazio per avermi risposto. Buona giornata
Mi chiamo Noemi, ho 14 anni. Vivo a Roma e anche se sono ancora “piccola” ne ho passate di cotte e di crude… Una di queste è stata lo stupro carnale.
È durato dai miei 4 anni ai quasi 8, ed è stato il padre della mia sorellastra(attualmente in carcere). È un grande trauma per me. Ricordo tutto, ma non ricordo dolore/piacere, e dovrebbe essere un modo che ha utilizzato il mio cervello per proteggermi. Sono stata in silenzio per circa 7 anni ed è una di quelle cose che mi hanno fatto toccate il fondo… Io non cerco un parere, avevo solo bisogno ddi cercare di accennare di questo a qualcuno che non mi conosca. Grazie
Gentile Noemi,
sperando che questo commento l’abbia aiutata in qualche modo ad aprirsi, la ringrazio per la sua testimonianza con l’augurio che possa trovare una strada utile a superare quanto le è accaduto.
Salve, volevo chiedere un’opinione, anche se non so fino a che punto lei possa aiutarmi a capire. Sono una ragazza di 17 anni e soffro di fobia sociale da quando sono molto piccola, fobia che si “proietta” (la prego di passarmi il termine poco scientifico) in maniera molto intensa anche sugli animali, in particolare sui cani. Nonostante la mia età, non ho amici intimi nè un fidanzato, e non ho mai avuto nè gli uni nè l’altro. Ho inoltre un rapporto con il cibo complicato, con atteggiamenti che ricordano la bulimia, e dunque anche una visione di me stessa molto negativa.
Oltre alle cose già scritte, provo una sensazione di fortissima ansia all’idea di toccare i miei genitali, e forte disgusto nell’osservarli, cosa che non faccio mai e che ho fatto per la prima volta nella mia vita giusto quest’anno. In secondo luogo ricordo un fortissimo desiderio di avere rapporti sessuali, presente in me circa dai 7 agli 11 anni, che si è sfogato talvolta, in realtà in maniera non violenta abbastanza blanda (non l’ho mai costretta a fare nulla, mi limitavo a richieste) sulla mia sorellina minore, cosa della quale ora, essendo consapevole del significato delle mie azioni, provo forte vergogna e senso di colpa. Infine, ho sempre provato intenso disgusto verso i cambiamenti che si sono verificati nel mio corpo durante la pubertà.
La ringrazio ancora per l’attenzione.
In realtà non credo che questi fattori possano indicare un passato abuso sessuale, ma volevo un’opinione professionale. La ringrazio in anticipo.
Gentilissima,
ho accorpato i suoi due commenti in uno unico, come può notare, per avere più facilità nella risposta.
Proverò ad esserle utile, compatibilmente al contesto, dicendole che nel suo caso certamente la storia e le difficoltà che descrive, sia in merito a se stessa, che alla relazione con gli altri – includendo anche la sfera della sessualità – potrebbero suggerire una storia infantile problematica e la possibile presenza di un trauma a qualche livello (non è possibile in questo contesto nè accertare, nè tanto meno escludere che si sia trattato di un abuso). Certamente vi è la necessità di approfondire l’origine di questi malesseri e una loro risoluzione. Le consiglio caldamente di provare a lavorare sulla sua storia per ritrovare un benessere meritato.
Grazie mille!
Ciao, mi chiamo S.
Mio padre ha 51 anni… ha 3 fratelli ed una sorella… lui ha tradito mia madre e, nonostante fossimo 4 figli, quando è stato scoperto ha abbandonato tutto e tutti quando avevo 13 anni (ora ne ho 27).
Il fratello gay di mio padre parlando con la sua ex moglie, in una occasione piangendo a dirotto gli ha confessato che lei non sa cosa ha dovuto sopportare da piccolo è che è stato abusato da parte del padre…
Questo “nonno” ha sempre ritenuto che i panni sporchi si lavano in casa ed i figli non hanno mai raccontato nulla di tutto questo. si proteggono e difendono a vicenda… quasi vivono insieme, e tutti sono intorno a questo padre che giustifica tutti e ha accusato di cose più o meno gravi tutte le nuore.
Ora mi chiedo… questi effettivamente sono segnali che parlano di un probabile conseguenza di abusi consumati sotto il tetto di casa dove tutti sanno e nessuno parla? Fino a che punto un adulto abusato da bambino può continuare a proteggere l’uomo che ha fatto grandi danni nella sua e nella vita dei suoi fratelli-sorelle? Come si può aiutarli visto che nessuno parla? In ultimo… ci può essere effettivamente un collegamento tra questi fatti accaduti nel passato e la decisione di uno di loro di diventare gay così come degli altri due fratelli ad avere tendenze gay e lesbiche?
Sono letteralmente sconvolta di aver saputo tutto questo ed ora mi sembrerebbe avere delle risposte su atteggiamenti più o meno strani di questo mio nonno è di questi miei zii… risposte che poi anche mamma ha potuto dare su fatti passati e che per lei erano inspiegabili…
Ti ringrazio per la tua risposta,
Grazie S.
Gentile Simona,
come specificato a fondo articolo, per motivi di lunghezza ho dovuto tagliare il suo commento.
Per rispondere alla sua domanda, l’omertà che si crea quando si ha a che fare con gli abusi intrafamiliari è piuttosto comune. Difficilmente si parla di abusi avvenuti all’interno della famiglia e si tende a coprire questi avvenimenti per evitare l’esposizione del nucleo familiare all’esterno. I bambini tendono ad incolparsi per qualsiasi cosa gli accada e soprattutto se ad abusare è uno dei due genitori, tenderanno a sviluppare un forte senso di colpa e ad alzare il livello di protezione nei confronti del genitore.
In ultimo, non si “decide” di diventare omosessuali, ma certamente gli episodi di abuso incidono in modo molto forte nello sviluppo dei bambini e spesso è possibile che essi maturino un orientamento sessuale differente da quello che avrebbero sviluppato in sua assenza, così come tanti altri fattori. Certamente questo non costituisce un problema, a meno che non venga vissuto come patologico dai diretti interessati.
Gentile dottoressa, oggi vorrei condividere la mia storia con tutti voi, sia per i lettori che chi come me ha subito un abuso.
Ho subito una violenza psicologica visiva da parte di mia madre. Ero molto piccolo, in base ai ricordi avevo tra i 2 e i 4 anni e ho il ricordo ben preciso di mia madre che aveva rapporti sessuali con un nostro amico di famiglia. Io reagivo a crisi di pianto ininterrotto ma venivo ignorato. Durante questo periodo di infanzia cominciai ad essere in un certo senso attratto da mia madre. Ricordo che ero attratto dai suoi odori, specialmente quello del piedi e crescendo nell’età quando scoprii la masturbazione avevo quelle scene impresse e ne traevo piacere pensando a ciò che ricordavo ! Come lei dice gentile dottoressa, crescendo ho cercato di rimuovere questo brutto ricordo ma ovviamente il trauma esiste ancora. Adesso ho 27 anni e sono fidanzato da 4 anni con una ragazza fantastica, ma il problema di ora è (a parte la bassa autostima e deprimermi facilmente) che sono diventato feticista, mi piace pensare situazione di sesso con la mia ragazza il quale si fa sesso con altre coppie. Ovviamente io ne ho parlato con la mia fidanzata di queste mie voglie ma ovviamente lei non è d’accordo con queste. Lei sa tutto di me e in questo mi sta molto vicino. Io non riesco a controllare queste voglie, mi piacciono e ci pensò sempre. Adesso la mia domanda è: il fatto che io sia diventato così perverso in molti lati del sesso tutto ciò è causato da questo trauma che ho avuto ?
Gentile Vincenzo,
risponderle affermativamente sarebbe davvero riduttivo rispetto alla lettura più complessa che andrebbe fatta della sua storia. Questi eventi presumibilmente hanno influito nella sua evoluzione psicologica, ma per essere adeguatamente assimilati e compresi necessitano di essere inseriti nel contesto più ampio del suo racconto di vita.
Salve a tutti, da 5 anni frequento un ragazzo che solo ora è riuscito a parlare del fatto che ha subito un abuso sessuale da parte del vicino di casa. Mi ha raccontato alcuni particolari che ricorda dell’abuso (all’epoca aveva solo 8 anni) ..in realtà molto pesanti. Hoi parlato con i suoi genitori, che da come ho capito (e ne sono sicura) sapevano ma hanno sempre nascosto per paura di cosa dicesse la gente. la mia domanda dottoressa è: come è possibile che una madre non si sia mai accorda di nulla? pur vedendo che il bambino dopo la violenza tornava a casa e vomitava di continuo o aveva svenimenti inspiegabili? ed inoltre..com’è possibile che io parlandone con la sua famiglia..elencando tutti questi particolari sconcertanti, vedo nei loro volti soltanto una totale indifferenza, come se nulla fosse successo? Più volte ho parlato con loro per cercare di capire..ma come possono una madre ed un padre far finta di nulla, anzi mi dicono di non fare più loro domande perchè non ne vogliono sapere nulla?
Gentile Alessandra,
pone una domanda molto complessa e di difficile sintesi nella sua risposta. Ci sono molti motivi che portano ad un livello di negazione elevato da parte dei genitori di un bambino che mostra i sintomi di un abuso. Alcuni esempi, il senso di incapacità di affrontare un evento che non si è preparati ad affrontare, nè a comprendere. Il pensare che un “bambino” può recuperare e dimenticare facilmente, eliminando così il doversi impegnare ad affrontare la questione o battaglie legali che esporrebbero il nucleo familiare. La vergogna e la paura. Questo solo per darle una idea della minima parte di eventuali possibili ragioni. Ogni storia è a sè e ogni famiglia ha, nella sua personale dinamica, la precisa risposta a queste sue domande. Non è corretto colpevolizzare a prescindere, ma valutare di caso in caso quale siano stati e perchè, le motivazioni dietro alle reazioni di rifiuto dei genitori è sempre importante.
Ho 15 anni, mi sento proprio come lei ha descritto una persona che ha subito un abuso sessuale infantile, mi sento morta dentro, soffro di fobia sociale, ho una bassa autostima e soprattutto spesso mi sento in colpa per niente. Sono sotto una psicologa ma lei sa soltanto che soffro di fobia sociale, comunque il mio è solo un sospetto, perché ricordo che già da molto piccola mi ma*turbavo.
Gentile Sofia,
parli di questi dubbi in terapia. Sicuramente è molto importante per lei condividere queste paure. Il percorso di terapia è un suo spazio e lo usi al meglio pensando al terapeuta come ad un alleato, che con le informazioni giuste, può aiutarla ad affrontare il suo vissuto nel modo migliore possibile.
Buonasera, ho 23 e credo di aver subito da piccola un abuso sessuale da parte di mio fratello maggiore.. io ho questa immagine nitida nella testa, ricordo le sensazioni che provavo, ciò che mi diceva ma il problema è che non ne sono sicura. Io ho questo ricordo ma non riesco a capire se è accaduto sul serio. Per anni l’avevo totalmente rimosso, fino a quando un giorno parlando al telefono con mio fratello è ritornato fuori questo ricordo, nitido, e con sè ha portato un dolore lancinante che è durato giorni.. da quella volta ,sporadicamente, il ricordo dell’abuso ritorna ma sempre accompagnato dal dubbio che non sia mai accaduto (anche se non credo sia possibile ricordare con una tale nitidezza determinati particolari). Anche perché una volta durante un litigio ricordo di avergli detto “guarda che io ricordo quello che mi hai fatto” e lui mi rispose che non sapeva di cosa stessi parlando. All’epoca di questo litigio frequentavo le scuole medie. Inoltre da piccola erosempre triste, piangevo sempre, preferivo stare da sola che con gli altri bambini (non ero asociale, ma semplicemente stavo bene anche da sola). Spesso capitava che i miei fratelli mi prendessero in giro e mi infastidissero..e dalla rabbia e disperazione che provavo in quei momenti tiravo pugni al muro, mi premevo i cuscini sul volto cercando di soffocarmi oppure prendevo un coltello da cucina e me lo premevo in mezzo al petto fino a sentire male. Pensavo sempre alla morte, e una sera ricordo di aver detto a mia madre che volevo morire, avevo circa 8 anni credo. Inoltre ho sofferto di bulimia nervosa dall’età di 13 anni fino ai 22, con condotte di evitamento, attacchi di panico, depressione e autolesionismo..ora sono in cura da un anno presso una struttura e il problema della bulimia lo sto risolvendo, ma permane la depressione accompagnata dall’ansia e da questo ricordo di abuso che non riesco a capire se è accaduto o meno.. come faccio a capire se è accaduto davvero?
Gentile Lisa,
mentre tenta giustamente di superare l’angoscia che questo dubbio le porta, tenga presente che la sua mente le sta sicuramente dicendo qualcosa. La domanda che deve porsi, per il momento, è che cosa sta cercando di dirle. Sembrerebbe si stia concedendo di poter prendere in considerazione la sua sofferenza di bambina e legittimarla. Si sente uno stato di allarme che probabilmente e sfortunatamente le è familiare. Dunque è necessario approfondire questa sofferenza e i dubbi emersi, ascoltarsi come merita, affrontando prima di tutto la paura che sta provando al momento.
Salve, ho confidato qualche anno fa ai miei figli le molestie sessuali da parte di mio padre. Bene è successo che ora sono io ad essere sotto accusa.Le mie figlie hanno preso le distanze da me,in pratica mi accusano di aver messo loro a rischio.Sono sempre stata attenta che nn accadesse a loro.Ma a quanto pare me sfuggito.Una delle mie figlie ,facendo una sorta di ipnosi ,Mi dice che stata molestata da mio padre. Era molto piccola appena due anni.Nn so che dire,sono alquanto sconvolta.Mi sento in colpa ,Nn ho avuto mai il coraggio di scappare via dalla mia famiglia.
Gentile Rosa,
a volte non si ha scelta, soprattutto quando si è bambini e non si può certamente provvedere a se stessi o proteggersi, in particolare dagli adulti. Incolperebbe un bambino di non aver avuto coraggio? A volte, anche crescendo, le dinamiche in cui ci si ritrova coinvolti sono così radicate che non si ha più la possibilità di pensare ad alternative, quali la fuga. La colpa è il vissuto più devastante e distruttivo di chi ha subito un abuso. Se può non resti sola ad elaborare tutto questo dolore, ma chieda l’aiuto che merita.
Salve sono una ragazza di 24 anni in terapia da un anno e mezzo per ansia e attacchi di panico e per affrontare al meglio i miei problemi di salute. Ho una malattia ereditaria che è venuta fuori qualche anno fa. Sto insieme ad un ragazzo da quasi un anno e mi ha raccontato degli abusi subiti nell’infanzia. Credevo di saper affrontare bene la situazione, ma da qualche giorno ho riversato questa cosa su di me e sto vivendo nella paura più totale perché per qualche motivo ho paura che sia successo anche a me ma non lo ricordo. La mia famiglia è una bella famiglia non ho mai notato atteggiamenti strani o malsani da parte di nessuno di loro, non ho nessun ricordo, neanche vago, neanche lontano di violenza, non ho mai fatto incubi ricorrenti o su questo tema, non ho ricordi neanche di luoghi che mi mettono a disagio, ho la completa fiducia nei miei genitori e non ho mai avuto dubbi prima. Nel percorso di terapia sto scoprendo che mi sento in colpa per avere ansia ma senza motivi “gravi”. Infatti avevo ansia già prima che uscisse la malattia. È possibile avere subito un abuso e averlo rimosso completamente? Non ho nessun problema relazionale e/o sessuale.
Gentile Federica,
come riporto spesso, il processo di rimozione di un abuso è un fenomeno complesso che lascia tracce ad altri livelli, poichè le memorie sono segnate in noi non solo visivamente. Un percorso di terapia, ad esempio, può essere in grado di mettere in evidenza uno di questi canali, in generale meno consapevoli, a chi li vive.
Detto ciò, non posso certamente rispondere alla sua domanda, ma il quadro di ansia che descrive mi pare indichi il suo essere incline a sviluppare molte paure. Mi soffermerei di più sul perchè si sia spaventata così tanto da arrivare a pensare che potesse essere accaduto anche a lei, quando lei stessa non trova nessun elemento a spiegazione di questa ipotesi. Parlerei delle sue preoccupazioni in terapia, visto che sta già facendo un lavoro, così da poter affrontare al meglio la cosa.
Ho subito un abuso sessuale quando avevo 9 anni da uno sconosciuto,con la scusa di farsi leggere delle cose(mi disse che non vedeva bene) mi convinse a salire sul suo camper,mentre leggevo iniziò a toccarmi pesantemente e poi a masturbarsi..io ero pietrificata..non ho avuto nessuna reazione..come se non fossi io su quel camper…fino a quando non è passata una donna poco distante..improvvisamente ho iniziato ad urlare “mamma,mamma!!” anche se non era la mia mamma…ma lui ha mollato la presa ed io sono fuggita.Ho raccontato con vergogna ai miei genitori,mi aspettavo che andassero dai carabinieri..invece hanno minimizzato ed insabbiato tutto.Il ricordo e’ sempre stato vivo ma e’ come se fosse un film,come se non fosse successo a me..Poi ho vissuto una vita all’apparenza”normale” successo negli studi,il lavoro in banca,come desideravano i miei..una famiglia.Ma sempre triste dentro…con il desiderio di addormentarmi la sera e non svegliarmi più…2 anni di psicoterapia che poco mi hanno aiutata..Ma sempre sorridente con tutti,disponibile con tutti..anche in modo eccessivo.Ho una figlia che ho desiderato tantissimo e iper-protetto perché non le accadesse nulla.E’ cresciuta serena,solo estremamente sensibile e molto timida.Da un paio d’anni ha iniziato ad avere problemi comportamentali sempre più gravi e adesso,a 12 anni e mezzo ,dopo un anno di psicoterapia le è stato diagnosticato il disturbo borderline di personalità.Mi hanno detto che la causa è genetica ma io non posso fare a meno di sentirmi in colpa perché a causa della mia scarsa autostima e felicità “finta” di sicuro non sono stata una buona mamma.Grazie per una eventuale risposta
Gentile Debora,
non posso dirle se e come il suo modo di percepirsi abbia potuto interferire con la crescita di sua figlia, ma certamente posso affermare che il senso di colpa è invece uno degli elementi principali su cui è necessario soffermarsi quando si parla degli adulti che hanno subito abusi nell’infanzia. Ovvero il suo sentirsi colpevole ha una relazione molto stretta con ciò che ha vissuto – è come se avesse erroneamente creduto di essere stata causa e colpa di quello che è capitato e lo applicasse come regola a tutto ciò che la circonda, anche ora nella sua vita adulta. Per mia esperienza, a volte una terapia può essere poco incisiva per molti motivi, ma non smetta di cercare un luogo dove poter ragionare su quanto accaduto e un professionista di cui sente di potersi fidare per risolvere queste problematiche.
Salve volevo sapere se quando si è piccoli tipo 3 anni e il bimbo chiede di essere masturbato dalla madre e la madre acconsente e il bimbo prova piacere che danno può esserci in lui? Perché conosco un ragazzo che ha avuto questo periodo non lungo nella sua infanzia e lui adesso,ormai adulto, ama molto l autoerotismo.mi chiedevo se questo comportamento è da addebitarlo in quella fase della sua vita.grazie per l’eventuale risposta
Gentile Luce,
vorrei chiarire che per motivi evolutivi a tre anni non è pensabile che un bimbo faccia una richiesta simile. Sebbene i bambini, anche molto piccoli, manipolano spesso gli organi genitali – perchè danno una sensazione di piacere – non possiamo parlare di attività masturbatoria, giacchè la maturità sessuale non è stata raggiunta. Per questi motivi non è neanche possibile che possa consapevolmente richiedere ad un adulto di essere manipolato in tal senso. “Adultizzare” i comportamenti dei bambini è invece tipico degli adulti impiegati in attività pedofile. Ovvero pensare che sia il bambino che richieda attenzioni sessuali di qualsiasi tipo, come se fosse in grado di comprenderne il significato. Se questo è accaduto al suo amico, la sola cosa che posso dirle per certo è che non può aver fatto lui una richiesta simile, non nel senso adulto del termine.
Ciao, da un anno circa frequento un uomo, che ho da poco scoperto essere stato abusato da un parente prossimo. La ns non è stata né attualmente è una vera relazione, ho sempre osservato atteggiamenti che non capivo. Banale il fatto di rimanere abbracciati per più di 4 secondi. .. oppure il suo chiedere conferma se mi aveva fatto veramente stare bene. A volte mi ha anche chiesto se era bravo a letto… Poi sparire per giorni…. insomma molto avvilente come situazone. Dopo la sua rilevazione per me molte cose hanno preso forma, ma nonostante la mia formazione psicopedagogica non so davvero come sia giusto comportarmi. Gli voglio un mondo di bene e vorrei aiutarlo ma non so proprio come fare.
Vorrei dargli un aiuto reale e cocreto, per quello che posso come persona che gli sta vivina, e che all’interno di questa relazione non-relazione aiuti anche me. Perché alcuni atteggiamenti mi fanno perdere la pazienza. E nonostante prima fi sapere avessi cercato di chiudere con lui non lo si è mai riusciti. Ogni svusa era buona per riavvicinarsi.
Grazie se mi darà qualche consiglio.
Gentile Maria,
la mia risposta in questi casi è sempre la stessa. Non ci sono consigli da dare (nè questo è il mio ruolo), di stare accanto a chi ha subito un abuso nell’infanzia, se non quelli che si ritiene più opportuni. Si può aiutare la persona ad affrontare il suo vissuto suggerendole un percorso che la aiuti a trovare un senso personale a quanto accaduto e non è possibile sostituirsi a questo processo.
Salve …ho anche io l esigenza di dire la mia sofferenza …..sono già in cura ….
Ho dei vari fotogrammi di un abuso sessuale subito e non solo …ma vedo queste immagini come se fossero accaduti ad un altra persona …le mie difficoltà sono enormi..non riesco ad avere una ragazza ..per colpa mia ovviamente…..tanto di pensare di essere omosessuale…..ho capito di non. Esserlo
Però vivo costantemente.. Nel disagio di non essere capace di avere una qualsiasi relazione ,approccio …questo mi ha portato alla depressione ..odio verso.me stesso a. Livelli .paurosi ….
La mia psicologa dice che ho rimosso il trauma infantile.. Ma nell inconscio ho tutto vivo purtroppo ….l abusi sono stati prolungati nel tempo .nel senso che non è stato in singolo episodio….all epoca vivendo in una famiglia con regole ferree..si è optato per insabbiare .il tutto……adesso ha 44 anni mi ritrovo HS combattete una doppia vita quella apparentemente e quella infernale interiore …..ho anche pensato al suicidio .ma lotto ogni giorno per cercare di vivere.. Serenamente……
È molto dura dire e scrivere quello che si è diventati…. Cerco di andare avanti ma .non è facile ..
Mi ha colpito una frase che ho letto .nelle varie lettere…” io non esisto “…….be questo è fedelmente quello che provo …il non esistere essere morti dentro……..la mia domanda è questa se ricordo solo poche immagini e per lo più in de realizzazione come ha potuto condizionare cosi pesantemente la mia vita ?
Gentilissimo,
quello che le accade è ricorrente nelle dinamiche di chi ha subito un abuso nell’infanzia. Proverò a spiegarle cosa accade, sperando di essere chiara, poichè è un processo complesso.
Lei non ha rimosso nulla, giacchè ricorda dei frammenti e ha delle percezioni in merito. Quando si vive un trauma del genere la mente si distacca dall’evento per sopravvivere al devastante impatto emotivo e fisico che un’esperienza del genere porta (ecco spiegato perchè le immagini che rievoca non le sente come sue). La memoria di un evento non è tracciata in un modo univoco, ma viene registrata a diversi livelli: visiva, emotiva e corporea. Quello che le è accaduto è che la memoria si è frammentata, come dei pezzetti che vengono sparpagliati in luoghi diversi e così, quando lei “ricorda”, porta alla mente solo alcuni di quei frammenti (in questo caso visivi, come se guardasse un film muto). Nella sua mente e nel suo corpo ve ne sono però degli altri di cui ha meno consapevolezza. Per questo l’abuso condiziona gli eventi della sua vita, perchè parti di esso di cui non ha percezione attiva, ne hanno influenzato il decorso. Lavorando piano piano a rimettere tutto assieme si riapproprierà della memoria complessiva e potrà rispondere al meglio alla sua domanda.
salve ho 54 anni nn so nn ricordo da quando o subito abusi,ma ricordo che li ho subiti anche da mio fratello che avrebbe dovuto difendermi mentre quando, mi trovavo ,insieme agli amici dei mie fratelli ,coloro che hanno abusato di me x la prima volta,i mie “fratelli” l unica cosa che mi dicevano, era sparisci si può immaginare,cosa provavo,il fatto che i miei fratelli mi mandavano via,nn lo capivo.ho un figlio,22 anni,ma nn ci siamo,gli sto facendo vivere,una brutta situazion,s intende io di mio figlio nn ho mai abusato,nn lo farei ma,e nn lo mai fatto.ho retto x tutti questi hanni ma adesso,nn c’è la facio piu,o provato a confidarmi,con una specie di psicologa,ma nn son stato bene,x niente,anzi adesso sto provando con il sert,del mio paese,perché ho un passato da tossico dipendente,ma mi sembra di stare ancora ,peggio,nn so perchè scrivo………………………..arrivederci
Gentile Valter,
forse scrive perchè vorrebbe un aiuto e una comprensione che a quanto leggo non è ancora riuscito a trovare. E’ comprensibile avere paura e la sua sofferenza per ciò che ha vissuto merita di venire accolta al meglio. Provi, se ha un referente di fiducia al sert, a confidare i suoi dubbi sul percorso che sta facendo e non smetta di cercare un supporto che possa darle lo spazio di ascolto che desidera.
Salve sono una donna di 57 anni,Da piccola sono stata molestata da mio padre.Molestie leggere che mi hanno segnato profondamente. In seguito avevo circa 17 anni,quando un giorno mi chiama nella sua senza,dicendomi che mia madre nn sapesse baciare.Semplicemente voleva essere baciato da me.Io ho resistito.Sono sempre vissuta nel terrore,era un padre padrone.Mi sono confidata con mia sorella nel corso degli anni,nn mi ha creduto.Ancora adesso mi porto i segni dello shok. Nn riesco a perdonarmi di nn aver gridato che sei un porco.Terrore allo stato puro.Soffro di cistite cronica,dovuta allo stress.Più volte mi imbottito di farmaci,e aprivo il gas per addormentarmi per sempre.Ma nn sono riuscita a farla finita.Sposata anche forzatamente, ad un uomo che nn amavo e che nn amo ancora.Tutta la mia vita è una forzatura.
Gentile Giovy,
mi rincresce leggere di queste sue esperienze. Mi sembra però che abbia una buona consapevolezza di ciò che è accaduto e potrebbe esserle molto utile provare a considerare un aiuto per lavorare su questo senso di costrizione e superarlo.
Omertà e paura…bisogna avere il coraggio di parlare. Se dovessi proteggere mia figlia andrei all’inferno con un sorriso
Mia madre mi ha odiato. Sfogava su di me la frustrazione per il pessimo rapporto con mio padre. Era colpa mia se lei lo aveva sposato. Ho un ricordo preciso di alcuni pestaggi all’età di 7 anni e di una frase incredibile: “maledetto il giorno in cui sei nato”. Ricordo vagamente altri episodi in età precedenti: il dolore della testa sbattuta sul muro… la paura. Solo la notte, il silenzio erano un sollievo.
Ho vissuto fino ad oggi, 56 anni, con la morte nel cuore: depressioni periodiche, pensieri suicidi, psicofarmaci. Da 3 anni, una terapia ha individuato i sintomi di un disturbo dissociativo dell’identità. Ho avuto dai 23 ai 53 anni anche una personalità “normale” efficiente, vincente: nonostante il dolore interiore, ho avuto successo negli studi e una buona carriera. Una bella famiglia dai 23 ai 43 anni. Ho cresciuto e amato un figlio che ora ha 25 anni. Ma non mi sentivo “io”, era come guardare un film di cui ero il protagonista. Non provavo una felicità vera. Io, dentro, ero disperato e avevo voglia di morire. Due vite parallele, assurdamente diverse. Adesso, anche il personaggio vincente comincia a perdere colpi, dopo il divorzio e vari problemi di lavoro. Non riesco più a dissociarmi e a fingere di essere normale. Mi porto sulle spalle la mia tristezza infinita dappertutto. E si vede. Sono più vero, ma anche più solo. Pochi sopportano l’infelicità. Perdo colpi anche nelle cose più semplici: non pago le bollette, non ho cura della casa. Ho paura che sia l’anticamera della schizofrenia. La mia terapeuta dice di no: che posso farcela: speriamo abbia ragione.
Gentile Marco,
le esperienze abusanti sono traumatiche e questo comporta spesso lo sviluppo di sintomi dissociativi. Semplicemente la mente per sopportare la paura e il dolore annesso ad una esperienza simile distacca il ricordo da ciò che ha provato. Quello che sente come una personalità forte, non è altro che l’adulto cresciuto in modo efficiente che ha smesso di comunicare con il “bambino” sofferente, perchè lo “disturbava” nella sua ricerca di equilibrio e funzionalità. E’ un quadro molto comune in questi vissuti e non ha nulla a che vedere con la psicosi. Provi a lavorare per far comunicare le due parti, poichè sono importanti entrambe, ognuna per la sopravvivenza e salvezza dell’altra e devono lavorare assieme. Si affidi al lavoro di terapia e vedrà che riuscirà in questa complessa ma possibile impresa.
Anche io scrivo di mio marito, ho 33 anni, sono sposata da 2 anni. Solo mesi fa ho scoperto che mio marito fu abusato sessualmente all’età di 5 anni dal vicino di casa, che lo minacciava di raccontare tutto a suo padre. Già da fidanzata avevo notato dei disturbi sia nel comportamento che nell’alimentazione, che mi marito aveva, ma non avevo mai indagato (forse per non voler vedere). solo dopo sposati ho trovato un vecchio cellulare su cui aveva lasciato in memeoria dei messaggi sconcertanti…messaggiava con ragazzi maschi minorenni e non, e faceva con loro dei giochi erotici, ma solo via messaggi. la Psicoterapeuta da cui è in cura ci ha spiegato che è uno di quei casi in cui l’abusato si identifica con il suo violentatore, e per capire cosa quel mostro provava verso di lui, aveva bisogno lui stesso di “provare”, a sua volta con altri minorenni. non è mai stato aiutato dalla sua famiglia, che hanno pensato solo di nascondere e non vedere i suoi disturbi, che non erano altro che rischieste di aiuto. Ora con me, dopo 34 anni per la prima volta è riuscito a parlare di quello che gli è successo, da allora spesso ha incubi e flash della violenza e prova senso di vomito e bruciori intensi di stomaco durante il sonno. Per me è stato un duro colpo, soprattutto perchè visti i messaggi, non capisci se tuo marito è gay e ti senti come se non sai chi hai sposato. Ora stiamo seguendo una psicoterapia, alli’nizio di coppia, ora fa da solo il suo percorso per far riaffiorarei ricordi..non so quanto durerà, ma voglio lasciare la mia testimonianza per incitare le donne ad essere forti e soprattutto a non fermarsi all’apparenza, ma cercare di capire se c’è un problema di fondo. Un saluto a tutti
Ciao proprio questa sera ho visto un bel film su Sky: Mustang. Sono scoppiata a piangere nella scena in cui lo zio entrava in camera per abusare delle nipoti. Poi ho aperto internet e letto questo articolo e via via le mie lacrime non finivano di scendere. Ho avuto una crisi isterica perché per ogni parola che leggevo un pezzo del mio alto muro si sgretolava. Ho tutto…bassa autostima, problemi di gestione dello stress, aggressività e dipendenza. Io ricordo tutto. Non ho dimenticato nulla e dio sa quanto la mia vita non è vita. Mio padre è morto fortunatamente non sapendo di questo segreto. Solo mia madre sa chi è e mi ha giurato di non dire niente. qualche giorno fa ho visto una sua foto su facebook. Era così spensierato e mi chiedo perché lui può esserlo ed io no. Perché la mia famiglia non è stata in grado di proteggermi. E soprattutto come posso confessare a mio marito che non voglio avere figli perché ho paura di non essere in grado di proteggerli come hanno fatto la mia famiglia.
Gentile Rosalinda,
le sue domande e la sua rabbia sono più che legittime. Se può, non lasci che questo prezioso canale che si è aperto sulla sua storia venga richiuso senza prendere in considerazione di affrontarlo. Provi a lavorare su questi sentimenti, a crearsi uno spazio dove ritrovare fiducia e risposte adeguate a questi dubbi e calmare le sue paure. Quello che prova, come ha percepito nella visione del film e nella lettura dell’articolo, è un sentimento comune a chi ha vissuto storie come la sua. Non è sola e può essere certamente compresa.
Ho scoperto da poco che l’uomo che frequento faceva foto alla madre nuda in collant e si masturbava anche davanti a lei.
Gli ho detto che mi sembrava strano questo e che sua madre non gli ha fatto bene facendo questo.
Mi ha risposto benissimo ed ha chiuso i rapporti con me.
Sono alquanto preoccupata per lui.
Gentile Elisabetta,
essendo l’abuso su minore principalmente operato con manipolazione, a volte è complesso per un adulto che ha subito questo tipo di trauma, valutare il senso di determinate azioni come dannose. Questo avviene specialmente quando ad abusare sono persone di famiglia, in particolar modo genitori. Purtroppo non vi è molto da fare se la persona non ha da sé una presa di coscienza dell’accaduto, anzi è meglio non insistere perché possono presentarsi situazioni come la sua, con rabbia, rifiuto e fuga.
Buongiorno, sono stata abusata sessualmente attraverso rapporti orali da mio fratello all età di 7 anni, lui ne aveva 14.. Inizialmente avevo dimenticato la cosa, poi con la psicoterapia ho ricordato ma solo ricordi confusi, sparsi qua e là… Ho assunto droghe, bulimica poi obesa, sessualmente promiscua…mi sono fatta tanto del male.. A 35 anni l ho rivelato ai miei genitori, ho parlato con mio fratello, credo di averlo perdonato, ne ho parlato in un gruppo di donne eppure… Eppure sono ancora grassissima, fumo, ho problemi sessuali CN mio marito e l argomento ancora mi scuote parecchio… Non capisco cosa ancora devo fare per riprendermi in mano, per la prima volta, la mia vita e non farmi più condizionare dal passato
Gentile Silvia,
le possibilità di elaborare e superare il trauma dell’abuso dipendono da storia a storia. Posso solo dirle che sia fondamentale per ottenere un risultato, lavorare miratamente sul trauma.
Gentile dottoressa, ho 20 anni ed è la prima volta che rendo concreti alcuni miei pensieri che non ho mai detto a nessuno. Circa all’età di 3 anni concretamente da un giorno all’altro ho deciso di non mangiare più. Io del periodo intorno ai 3 anni non ricordo completamente nulla. Vivevo in un contesto sereno in linea generale. Durante gli anni delle elementari ricordo ci fosse questa mia compagna di classe con la quale passavo molto tempo e con cui facevo dei giochi strani o comunque gli anni delle medie ricordo di aver iniziato a vedere video porno e cose del genere, ma il tutto molto saltuariamente ed innocentemente. E un altra cosa fondamentale che è per me fonte di stress è questo senso di colpa che mi porto da sempre credo, o comunque dalla separazione dei miei genitori, perché mi sono sempre sentita una delle cause dei loro problemi. E’ come se la questione del cibo fosse solo una conseguenza ad un trauma che ho vissuto in quel periodo di età, in quei giorni in cui da un momento all’altro decisi di non mangiare più. Ultimamente mi sta capitando che sto notando che le storie di violenze sui minori mi colpiscono particolarmente, è come se avessi quasi la sensazione di essere legata a quel mondo. E mi sono ritrovata così su questa pagina e ho subito in un certo senso ricollegato a questa frase : “Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.” Come le ho scritto prima è come se in me stessa ci fossero due persone una che è piena di vita, positività e determinazione, e un altra che spesso vince sull’altra piena di 0 autostima, e convinzione di non farcela in niente. Insomma in sintesi mi chiedevo, sapendo che è molto difficile giudicare solo da poche parole scritte su un computer, se questo disturbo del cibo sia una conseguenza ad un trauma, violenza che ho subito nell’infanzia e che la mia memoria ha completamente rimosso?
Gentile Benedetta,
come specificato nella nota a margine dell’articolo, per motivi di contesto e spazio i commenti molto lunghi non possono essere pubblicati per intero e quindi vedrà il suo tagliato.
Come scritto in risposta ad altri commenti, non è necessario pensare di aver subito un abuso e rimosso dalla memoria per giustificare reazioni traumatiche ad eventi che avvengono nella vita di un bambino, soprattutto in età precoce (prima dei 4 anni), dove l’immagazzinamento della memoria non è ancora evoluto e funziona in modo molto differente. Il bambino reagisce all’ambiente in cui vive e si sviluppa e se questo ambiente non è sufficientemente supportivo può avere dei contraccolpi anche valutando la sua indole e risorse personali. L’ambiente teso tra due genitori può già da solo creare grandi scompensi, ad esempio. Le aree di compromissione che ha letto e che l’hanno colpita e in cui si è rispecchiata sono sfere delicate che vengono colpite da molte altre situazioni e che vanno viste poi caso per caso.
Sempre come altrove specificato, un ricordo traumatico di abuso sessuale rimosso porta inoltre delle evidenze alla coscienza e non è mai del tutto eliminato dal campo.
Un lavoro approfondito mirato a rileggere la sua storia piuttosto che pensare ad accadimenti possibili che possano spiegarla, senza dubbio potrà esserle di aiuto. Certamente la sua storia merita di essere approfondita in un contesto appropriato a prescindere e le consiglierei di rivolgersi ad un professionista per una valutazione puntuale e coerente.
Buongiorno,
qualche mese fa ho avuto una crisi di panico (la 3^ in pochi mesi) con ricovero ospedaliero e dimissione in 24h, ma sono riuscito a convincermi ad iniziare un percorso che mi possa aiutare a superare alcuni “limiti” che per me sono insuperabili. Ho grossi problemi relazionali, tendo ad attaccarmi a chi mi dimostra affetto e a mandare tutto a rotoli e nel caso dell’Amore, ho difficoltà a esternarlo e quando lo faccio mi sembra sempre di aver sbagliato momento, finendo con l’allontanare la donna che amo o per cui provo sentimenti forti.
Nell’ultimo incontro con la psicologa è uscito fuori che io le sto parlando della punta dell’iceberg e da quel momento mi si è aperta una voragine, sto ricordando degli episodi che pensavo di aver rimosso: da bimbo ho subito delle molestie sessuali da parte di un venditore porta a porta. Credo di averlo raccontato decenni fa a mio fratello e di non averne mai più parlato. Con lui da piccoli abbiamo assistito inermi anche a parecchi episodi violenti in famiglia. Nel frattempo la mia vita sessuale si è “ingarbugliata”/accartocciata su se stessa, ho sempre più difficoltà a relazionarmi con gli altri e tendo a comportarmi male con le persone che più amo. E per quanto sia insano e non credo di volerlo fare veramente, ogni giorno che passa aumenta sempre più il desiderio di farla finita.
Grazie per l’attenzione
Gentile Tony,
è comprensibile che al riaffiorare di ricordi traumatici ci sia un contraccolpo molto forte e quasi una perdita di senso di sè. I traumi, anche se non sono coscienti e respinti dalla memoria, lavorano su altri piani in modi a volte impercettibili ed è, seppure doloroso, molto importante riconnetterli alla propria storia. Questo lavoro importante che ha iniziato consentirà di trovare spazio e significati adeguati a questa esperienza.
Mi scuso se è lungo, ma anche io utilizzo questo spazio per cercare una soluzione, più che una soluzione, una risposta. Io sono stato abusato (non sessualmente), seviziato.
Da bambino ero molto attaccato a mia madre, all’asilo piangevo senza motivo e mi ricordo ancora come i maestri mi trattavano, mi ricordo due episodi: il primo episodio è avvenuto quando, in uno dei miei pianti, le maestre m’isolarono e tutti gli altri a cerchio che raccontavano storie e si divertivano, e io da parte dall’atra parte della stanza, da solo a piangere. Il secondo episodio è anche peggio: sempre in uno dei miei pianti, le maestre mi rinchiusero in un armadietto con la porta dell’armadietto semi-chiusa. Questo non è abuso ?
Alle superiori è iniziato il mio calvario. Diventai vittima di bullismo, e per 5 anni dovetti subire, tutti i giorni, sevizie e abusi, davanti a tutti i miei compagni. Nella pelle nascondo, cicatrici di sigarette spente, tagli di coltellini. Come vittima di bullismo, nessuno stava accanto a me, tutti si allontanavano da me. Quando tornavo a casa stavo solo, e vedevo video hard, mi masturbavo continuamente in maniera compulsiva. Dopo ogni atto masturbatorio, mi sentivo peggio perché avevo una forte fede in Dio. Ma io dovevo sfogare tutta la merda che mangiavo ogni giorno.
All’università non riuscii ad allacciare bei rapporti e vissi anche quell’esperienza da solo. Conobbi una ragazza che ha conquistato il mio cuore, una pura ragazza, buona, gentile e spensierata, che crede in Dio. Ho aspettato il matrimonio per fare l’amore, ma la mia capacità di soddisfarla sono mediocri, lei ci rimane sempre male e io sempre più giù.
Alcuni anni fa, uno dei miei carnefici è morto, di fronte alla sua lapide gli ho detto che la mia vita è finita nel momento delle loro sevizie. Mi chiedo se è davvero così, mi chiedo se tutto questo, tutto questo malessere possa nascere dalll’abuso non necessariamente sessuale dell’asilo ?. Vedo qui gente che asserisce di essere stata abusata sessualmente da bambino e ha figli, il che significa buon rapporti sessuali, perché io che non sono stato abusato sessualmente ma solo seviziato devo patire tutto questo calvario ? Devo essere bloccato sessualmente ?
Gentile Jacque,
come specifico a margine dell’articolo, mi scuso per i tagli al suo commento, purtroppo troppo lungo per il contesto.
Questo articolo tratta esclusivamente l’abuso sessuale nell’infanzia ma, sebbene abbia delle caratteristiche precise, è certamente possibile ampliare il concetto agli abusi fisici o psicologici. Essi sono traumi infantili di elevata gravità che, come lei mi pare lucidamente riesce a comprendere, possono avere conseguenze molto importanti nello sviluppo di una persona. Il bullismo e gli abusi all’asilo sono state esperienze devastanti per lei e, anche se può apparire sconnesso, certamente le sue difficoltà relazionali e quindi anche sessuali possono avere un collegamento.
Più importante ancora delle domande e dei dubbi che pone, sarebbe poter affidarsi ad un percorso che possa aiutarla a sistemare questo passato terribile e le paure che ha generato.
Buongiorno, sono una ragazza di 22 anni, scrivo perchè avrei bisogno di un consiglio. Durante la mia infanzia, credo dai 6 agli 8 anni (se non oltre) sono stata abusata da mio fratello di tre anni più grande di me. Si è trattato per lo più di abusi fisici a carattere sessuale non troppo spinti, ma di cui ho iniziato a comprendere il significato solo dopo essere entrata nella adolescenza e di cui, con il senno di poi, mi vergogno. A tutto questo si aggiunga il fatto che la maggior parte delle volte sono stata costretta a partecipare, spesso ricattata, contro la mia volontà e ricordo periodi di tempo in cui piccole molestie continue erano diventate un tormento, uno stress psicologico a cui non riuscivo a sottrarmi.
Al giorno d’oggi, mi sono resa conto di non essere capace di gestire le relazioni e di non comprendere la mia sessualità. Sebbene gli uomini mi attraggano, non riesco a provare nulla di profondo.. mi sono chiesta se in realtà non fossi attratta dalle donne, ma qui si presenta il problema inverso: se anche sono molto coinvolta dalla personalità di una donna, non riesco a spingermi oltre all’amore platonico. Sono completamente confusa, e stò prendendo in considerazione l’idea di afidarmi all’esperienza di uno psicologo professionista, ma non so se ne valga la pena. Non ho mai parlato a nessuno di quello che ho passato da piccola, e vorrei anche sapere se aprirmi con una amica possa essermi in qualche modo utile.. affrontare una terapia potrebbe essere d’aiuto?
Gentile Federica,
per aiutarla a decidere posso dirle che i problemi e i dubbi che presenta sono molto comuni nei vissuti di chi ha subito un abuso nell’infanzia. Certamente rivolgersi ad un professionista preparato è la via migliore per affrontarli, poichè può fornirle gli strumenti giusti per affrontare e spiegarsi in modo costruttivo quanto accaduto e poter finalmente alleggerire le sue ansie.
Scrivo di mio marito, 47anni, sposati da 17anni tre splendidi figli , ci amiamo , ci siamo sempre amati. Eppure solo pochi giorni fa di notte al buio dopo l’ennesima discussione per il suo continuo allontanarsi da me mi confessa di essere stato abusato tra I 5 E I 7 anni dal classico vicino, in maniera oscena, in diversi modi, che squallore ..penso ai miei figli! E’ finita perché sono stati scoperti ,lui fu accusato dai suoi familiari. Sono scioccata! lui un bimbo fu accusato! Sono triste c’ha impiegato 23 anni per dirmelo. Mi ha parlato degli abusi, del dolore del senso di colpa, Mi ha raccontato di come lui non avesse opposto resistenza , mi ha detto una tristissima frase: ho fatto una cosa orribile; lo ho corretto: ti hanno fatto una cosa orribile, eppure lui si sente in colpa, non vuole parlarne con nessuno e si è già pentito di averne parlato con me.
Ci sono ancora molte cose da chiarire ma non voglio fargli il terzo grado, odio la sua famiglia fortemente per come lo ha trattato, sono arrabbiata con lui ma non glielo dico, per tutti gli anni che ha fatto passare , per il male che ci siamo fatti in tutti questi anni, abbiamo sempre avuto periodi difficili sessualmente parlando , ora capisco perché e se me ne avesse parlato sarebbe stato diverso, insieme avremmo affrontato il problema . Sento il bisogno di sfogarmi, ma lui non vuole se ne parli e non voglio ferirlo…Voglio aiutarlo ad essere sereno, ad avere quella serenità verso se stesso che non ha mai avuto, a non sentirsi deviato malato o sporco, e voglio perdonarlo per avermi tenuta fuori da un pezzo di vita cosi importante, ma non so da dove cominciare.
Come ci si comporta in queste situazioni…Non so cosa fare.
Grazie
Gentile Angela,
i suoi sentimenti, la rabbia e la commozione per quanto suo marito ha raccontato, sono naturalmente comprensibili in una situazione come la sua. Anche la sua angoscia e il desiderio di fare qualcosa per “riparare”. Come ho detto ad altri compagni e compagne di adulti abusati nell’infanzia, non è possibile però sostituirsi a chi ha sofferto una esperienza simile, nè si può fare qualcosa per curare quel senso di colpa e i pensieri tipici se non è il protagonista stesso a prendere il coraggio di farsi aiutare. Quello che sta facendo, il sostengo, la comprensione (nonostante le sofferenze da lei stessa vissute nel rapporto), mi pare già molto positivo. L’essersi aperto è già un ottimo passo avanti per suo marito e, nell’attesa che abbia desiderio di affrontare la sua storia personalmente, può provare lei a chiedere per se stessa un sostegno a questa situazione nuova.
Ciao Angela, la tua storia è molto simile alla mia, di cui ho riportato una sintesi..anche io dopo questa esperienza ho sviluppato odio e disgusto verso la sua famiglia che non lo ha mai aiutato, anzi gli dava colpe, ed in più per me è molto difficile fidarmi di nuovo di mio marito, anche noi abbiamo avuto difficoltà nei rapporti sessuali, quello che mi sento di dirti, da donna a donna col medesimo problema, è quello di cercare di convincerlo a farsi seguire da una psicologo, in quanto mio marito con la terapia, è migliorato tantissimo, non soffre più di fame nervosa, è diventato molto più sereno e affettuoso verso di me, addirittura ora è lui che sessualmente mi cerca, cosa che prima non faceva mai. in bocca al lupo!
Salve sono un ragazzo di 22 anni e ho subito abusi sessuali dal convivente di mia madre che mi ha cresciuto da quando avevo 4 anni gli abusi sono iniziati intorno a gli 11-12 fino hai 13/14 gli volevo molto bene perché avevo presi fiducia in lui era come un secondo migliore amico mi faceva guidare la macchina mi dava soldi insomma un padre perfetto se non per i suoi sporchi scopi…la paura è il freddo privati in quelle sistuazio i erano a livelli altissimi.. non riuscivo a crederci mi sembrava impossibile.. di giorno vedevo un padre buono e di notte vedevo il mostro allora una notte L ho sorpreso sul fatto e gli chiesi perché lo facesse e lui mi rispose che mi voleva bene e che mi stava solo abbracciando ma non era così.. adesso che ho 22 anni ho un sacco di paranoie su di me sulla mia sessualità anche se mi piacciono le ragazze mi sembra come se tutti mi vedrai come un gay nel modo di fare e di parlare anche se non è così.. sono molto stressato e ho scatti d ira in certi momenti.. ma adesso sono in psicoterapia e ho imparato ha conoscere la paranoia dalla realtà.. purtroppo ha fatto danni anche mia madre che bevendo perché alcolizzata mi ha sempre dato le colpe insultato con ogni genere di insulto impossibile ed immaginabile.. comunque ho sempre avuto carattere e sento che riuscirò ad uscire da questo baratto del mio passato ho fatto davvero tanti passi e spero più avanti di guarire da questa vita di colpe e paranoie su tutto
Gentile Gabriele,
grazie per la sua testimonianza. Spero che sia di aiuto ad altre persone e che lei riesca nel suo percorso a trovare la serenità meritata.
salve, mi ritrovo nel ritratto che il marito fa della moglie che non si fida di nessuno e sta male.
solo che dopo anni di terapia, non arrivo alla fine.
che consigli mi può dare?
Inoltre non ricordo assolutamente niente a parte i sintomi:depressione, insonnia, mangiare la notte, problemi relazioali.
ricordo solo che da bambina mia madre mi aveva instillato una paura quasi fobica della violenza sessuale e di conseguenza degli uomini ma non so quali ragioni a parte delle ragioni sue personali.
grazie dell’aiuto.
stefania
Gentile Stefania,
i sintomi attraverso il quale un bambino esprime un disagio sono solamente indicativi di un problema la cui origine va verificata di storia in storia. Intendo dire che non necessariamente si tratta di un abuso o di qualcosa di rimosso. La fobia di sua madre, ad esempio, potrebbe da sola indicare la presenza di un ambiente non ottimale e ansiogeno, cosa che può giustificare la presenza di questi sintomi infantili.
Non posso darle consigli, non è il mio lavoro, soprattutto non conosco lei e il suo vissuto. Come lei dice il suo problema è il non fidarsi e dunque esso merita l’attenzione principale. Sta chiedendo a me un aiuto, ma c’è la sua terapeuta con cui può confrontarsi e parlare. Forse è importante riflettere su questo e sul perchè non può parlarne con lei. Iniziare a dare all’altro una occasione per sentire che può aprirsi e fidarsi è la cosa principale.
Buongiorno
Sono Amalia e ho 33 anni e la mia storia è un po’ lunga..
All’età di 8 anni circa ho subito un abuso da parte di mio zio. Per 17 anni ho vissuto col dubbio, ricordi confusi, immagini sfocate, senza mai capire se fossero reali oppure frutto della mia immaginazione.
Guardando in tv una trasmissione sulla pedofilia e gli abusi sessuali sui minori sono scoppiata a piangere presa da un enorme sconforto soprattutto per il fatto che mio padre non prese in considerazione le mie parole quando gli parlai da bambina. Ho parlato con mio padre, lui era l’adulto, il mio punto di riferimento quando è successo, poverino non ha saputo dirmi perché non diede importanza alle mie parole, mi spiace per lui ma dovevo chiederglielo. Ho poi scritto a mio zio (abitiamo in paesi diversi) dicendogli che ricordo e che mio padre lo sa, che è comunque un’ingiustizia che io porti questo peso da sola, che dovrebbe avere la dignità e chiedermi scusa.
Ero pronta negasse tutto ma speravo chiedesse scusa.Mi ha risposto che lui non ha mai fatto nulla, che dovrei andare da uno psicologo e magari fare pure un test della verità, che lui ha sempre fatto del bene agli altri e viene ripagato così… Sono di nuovo caduta nel dubbio fosse la mia immaginazione… e poi la rivelazione… io ricordo come lui chiedeva se mi era piaciuto e di non parlare con nessuno.
Adesso però so perché sono così diffidente con le persone, perché ho avuto problemi a definirmi etero o gay, nutro una rabbia fortissima dentro pur essendo una bella persona, sono aggressiva con le persone, perché sono così sensibile e altrettanto forte. C’è tanto da lavorare su di me, sulla mia rabbia e irritabilità, coloro che mi stanno intorno non hanno alcuna colpa ed io non ho ragioni per aggredire chi mi vuole bene.
La cosa più difficile è stata parlare!
Sto iniziando un nuovo percorso, provo da sola e se mai troverò necessario mi rivolgerò ad uno specialista.
Un abbraccio a tutti voi!
Gentile Amalia,
mi scuso per il tagli al commento, ma purtroppo per motivi di spazio è necessario accorciare i vostri interventi.
Grazie per il racconto e la sua testimonianza e si ricordi che chiedere aiuto quando si ha bisogno è sempre sinonimo di forza e coraggio e che può forse permettersi per una volta di non “farcela da sola”, ma di avere l’appoggio che merita.
E’ possibile avere rimosso completamente un abuso? Ho dei ricordi confusi di una giornata di tanti anni fa, avevo 8/9 anni e mi trovai in un edificio con uno sconosciuto, adulto. Non so quanto possa essere un mio travisamento, forse andammo in una camera dell’edificio e li potrei avere subito un abuso. Ricordo per esempio che il giorno dopo mi guardavo sul divano il sedere nudo, e pensavo che era proprio un bel sedere da ragazza. Sono un adulto sereno, niente ansie o panico, anche se indubbiamente ho avuto una sessualità tormentata in adolescenza poi (masturbazione anale, ho più volte masturbato il cane) e ora sono un adulto che vive, salvo rari casi, il sesso come un obbligo.
Come posso ricostruire un eventuale abuso subito in quella occasione, senza avere il dubbio che sia una mia costruzione (magari per giustificare alcuni atti, anche normali, come quelli dell’adolescenza o la attuale inappetenza sessuale, o la bassa autostima e una certa difficoltà nelle relazioni interpersonali) ?
Gentile Carlo,
è possibile rimuovere un ricordo di abuso. Solitamente vi sono degli elementi che possono ricondurre ad ipotizzare che ciò sia avvenuto, giacché non è possibile che un ricordo traumatico venga totalmente escluso dalla coscienza senza lasciare alcun tipo di traccia. D’altro canto è possibile avere dei ricordi o frammenti che vengono col tempo confusi o interpretati come possibilmente traumatici quando non lo sono stati. Per capire meglio il senso di queste sue preoccupazioni e sensazioni sarebbe utile vedere un professionista che possa aiutarla ad affrontarle. Al di là di ciò che potrebbe o meno essere accaduto, più importante è il fatto che oggi vi sono delle aree in cui lei ha delle difficoltà e certamente questo va approfondito.
salve, sono una donna di 32 e vorrei condividere qui quel che mi è successo, sperando che altre/i possano trovare conforto. Ho subito abusi per molti anni da parte di un parente, dall’età di 5 -6 anni fino ai 14. Sono sempre stata molto chiusa e timida e ho sempre avuto un’autostima bassissima. Dopo i vent’anni ho avuto una relazione con un ragazzo molto dolce e sensibile, ma che ho chiuso dopo alcuni mesi perché non riuscivo a viverla né pubblicamente né privatamente. Successivamente ho conosciuto un’altra persona, più grande di me di diversi anni, di cui mi sono fidata molto. Questa frequentazione, che per mia salvezza è finita più di sei anni fa. Per farla breve, ha chiuso lui perché aveva un’altra e, da quel momento, ho colto l’occasione per tagliare i ponti con tutto, e chiedere un aiuto psicologico. Questa persona non l’ho mai più rivista né sentita.
Al momento sono in cura da una psicoterapeuta e sto cercando di aiutarmi. Non ricordo un momento della mia vita che non sia stato caratterizzato da una depressione più o meno forte, da sensi di colpa e di vergogna più o meno lancinanti.
grazie per l’attenzione.
Gentile Valeria,
grazie per la sua testimonianza.
Mi sfugge la ragione del taglio al mio commento. La invito pertanto a cancellarlo nel più breve tempo possibile. Grazie.
Gentile Valeria,
mi scuso per aver omesso il taglio del commento. Solitamente è mia premura avvertire, ma purtroppo non sempre ho la disponibilità di tempo per occuparmi al meglio di tutto e capita che io faccia degli errori. Il taglio non vuole essere offensivo o censorio, solamente i commenti molto lunghi o (ma non è il suo caso) alcuni con contenuti molto forti, vengono accorciati. Nel suo caso, per motivi semplicemente di spazio, essendo ormai la mole di materiale in questa sezione enorme, il commento è stato tagliato, così come altri prima del suo. Se ha ancora desiderio che io cancelli il suo commento lo farò certamente.
Salve, ho 31 anni e dai 6 ai 13 anni ho subito abusi (rapporti sessuali completi) da parte di mio padre. A causa di questo ho riscontrato forti problemi nell’avere rapporti completi durante gli anni dell’adolescenza. Ho iniziato ad utilizzare sostanze per non sentire quello che avevo dentro, diventando così tossicodipendente per oltre 12 anni. Ho smesso autonomamente di farmi, con tutte le difficoltà del caso ed attualmente sono pulita da circa 9 mesi con un paio di ricadute a distanza di qualche tempo. Da quando non uso più sostanze mi sono tornate in mente, vivide più che mai, le immagini, i suoni, le parole ed il profondo dolore di quegli abusi. Negli anni ho anche sempre ricordato il primo abuso con una sorta di anniversario, facendomi fisicamente ancora più male con sostanze e non solo, come a voler cancellare quel momento o a punirmi ulteriormente, è anche questo un comportamento comune? Soffro di insonnia e se dormo ripercorro quei momenti ininterrottamente. Mi sembra di impazzire e vorrei capire se è normale che a distanza di tanti anni torni tutto a fare così male come fosse successo ieri, proprio perché ho smesso di stordirmi. Questo mi spinge a tornare sui miei passi ma tengo duro per via di un legame speciale che ho, nel frattempo, instaurato ma, nonostante questo, sono spesso nervosa ed irascibile nonostante io stia cercando di minimizzare il problema lasciandolo in secondo piano e cercando di focalizzarmi su altro, nonostante io abbia raccontato tutto all’altra persona, pur sentendo il bisogno di parlarne ancora per sfogarmi, temo di passare per vittima, noiosa e ripetitiva. Non ho mai perdonato ma, anzi, ho tagliato i ponti con l’intera famiglia. Non ho seguito un percorso psicologico e non mi sento propensa ad affrontarne uno. Temo di essere una bomba ad orologeria e per questo vorrei allontanarmi da chi amo per non fargli del male a livello sentimentale.
Gentilissima,
subire un abuso di questa gravità certamente incide in modo severo con lo sviluppo e se non viene elaborato, un trauma simile continua a scavare fino a logorare corpo e mente. Sfortunatamente è proprio il dissociare, la difesa elettiva di chi ha subito il trauma, che viene utilizzata per evitare in tutti i modi di venire a contatto con l’accaduto. Questo comporta il dover placare le emozioni con azioni che annichiliscano i ricordi e le sensazioni intrusive annesse. Nel suo caso la droga ha avuto un ruolo fondamentale. Ora che non vi è più questo “anestetico” il trauma è libero di distruggere. Purtroppo è necessario invece affrontare un percorso terapeutico, il solo modo e la sola possibilità per superare queste ferite. Del resto se si ha un problema organico non si visita il dottore e si accettano le cure per guarire? Con la mente è la stessa cosa. Più difficile da comprendere perchè la “malattia” non è visibile.
Grazie per la cortese ed esaustiva risposta. Le mie remore riguardo un percorso psicologico derivano dal fatto che, data la mia situazione economica, non ho potuto far altro che appoggiarmi a strutture pubbliche come il serd e, pur capendo la mole di lavoro che hanno, mi sono ampiamente resa conto che non c’è spazio per risolvere veramente i problemi di chi si presenta alle loro porte. Spero di poter trovare il modo di affrontare tutto con un percorso serio, prima che sia troppo tardi. Penso di avere “diritto” a un po’ di tranquillità anche io.
Ho 32 anni, ho subito molestie fino ai 10 anni, non mi ricordo quando sono cominciate, era un familiare più grande di me di 9 anni. Per la non troppa differenza di età sono sempre stata confusa se trattare questi episodi come molestie o no. Sono stata io a dire basta, e lui ha smesso. I miei genitori hanno divorziato quando avevo 10 anni, dopo anni di litigi. Sono andata a vivere con mia mamma in un paese cominciando ad avere una vita più faticosa. Ho sempre vissuto tutto questo con tenacia e forza…e non incolpavo nessuno e nemmeno me. Poi c’è stato il problema…un periodo dove facevo due lavori, la sera cameriera. Sono stata molestata sul lavoro, da ragazzi della mia età parole pesanti e mani addosso ma senza lasciare segni evidenti…erano più ricchi di me, con parenti abbastanza rinomati. Non ho avuto il coraggio di fare una denuncia. E questo episodio ha aperto il vaso di pandora di quando ero piccola. Ho iniziato a soffrire d’insonnia, adesso non riesco ad avere una vita regolare, cambio posto in cui vivo e lavoro in continuazione, non riesco ad instaurare rapporti di amicizia, sono brava nel creare tanti rapporti superficiali, ma non vado a fondo. Il punto è che non so come raccontarlo di persona e non voglio che qualcuno sappia cosa è successo, non so che fare sinceramente. Ma la rabbia e l’odio che ho mi stanno dando veramente fastidio, non li voglio questi sentimenti.
Gentile Sara,
comprendo sia i suoi sentimenti di rabbia, sia il fastidio di come questo sentimento stia confondendo e creando problemi nella sua vita. Non c’è mai un modo giusto o sbagliato per raccontare certe cose. In questa circostanza lo ha fatto benissimo, anche se mi rendo conto che la scrittura è certamente facilitante in alcuni casi. Provi a prendere in considerazione di parlarne in un luogo protetto, poichè il racconto e l’approfondimento dei sentimenti che la intossicano sono già da soli un aiuto importante alla loro risoluzione.
Ho 20 anni, quando ne avevo circa 12 frequentavo una scuola di teatro. Il mio professore di teatro aveva circa 60 anni e quando capitavano quelle lezioni in cui eravamo solo, mi parlava di sesso. Mi parlava di come si facesse fare dei lavoretti dalle altre ragazzine, di come fosse tutto nomale e naturale. Mi diceve che nel mondo dello spettacolo funzionava cosí e che io mi dovevo fidare di lui. Credo che la cosa peggiore di tutta questa situazione sia il continuo senso di vergogna e di colpa che mi affliggo da sola. Provo ancora molta rabbia nei confronti dei miei genitori perché quando una ragazza denunciò il professore e lui fu cacciato dalla scuola loro lo vennero a sapere dell’accaduto, non mi hanno mai chiesto seriamente se a me avesse mai fatto qualcosa, anzi, pensavano che la ragazza avesse inventato tutto e hanno persino iniziato a difenderlo. Ho sempre pensato che si sono autoconvinti di questa cosa perché non sapevano come affrontare la situazione, come se anche loro se ne vergognassero.
Ad oggi doffro di problemi di scarsa autostima, ansia e paranoia che aumentano sempre di più, ma non ho mai parlato con uno specialista perché anche le persone più care a cui dico che forse avrei bisogno di un vero aiuto mi dicono che é “solo una fase che devo superare”
Gentile Elena,
i sentimenti che lei prova sono frequenti in storie come la sua. La colpa e la vergogna sono parte di un processo che coinvolge una errata interpretazione di quello che si è vissuto, finendo con il riversare su di sè le responsabilità che una bambina non può avere in certe situazioni. Anche la rabbia, rivolta verso coloro che non hanno saputo fornire un supporto e un aiuto a spiegarsi in modo corretto cosa stava accadendo, è comune.
Le persone care a volte ci dicono per aiutarci che quello che si prova passerà e in un certo senso è vero, poichè il dolore non è una traccia costante. Quello che però non passa se non viene affrontato sono tutte queste errate convinzioni che hanno portato a cambiare immagine di sè e percezione dell’altro. Ascolti quello che sente lei, indipendentemente da quello che le dicono, poichè nessuno può conoscere il suo vissuto o ciò che ha provato. Si fidi di quello che prova e chieda aiuto.
Gentile Dottoressa,
molto semplicemente io vorrei esporle il mio problema.
Mi chiamo Roberto, sono un uomo di 35 anni, un giovane adulto per intenderci, che da un po’di tempo a questa parte sta iniziando seriamente a chiedersi se da piccolo non è rimasto vittima di una certa forma di abuso sessuale.
Cercherò di essere breve: ho sviluppato nel corso degli anni una specie di “ossessione”, di desiderio.., di sedermi sulle persone. Ma il problema è che, questa mia ossessione del sedermi sulle persone l’ho associata ad un immagine che si è fissata nella mia mente e che riguarda sempre mia madre , seduta sulla schiena di un mio fratellino disabile, per fargli della fisioterapia prescritta da un centro presso il quale si erano rivolti. questo mi ha fortemente traumatizzato perchè oltre a provocarmi un eccitazione sessuale mentre invece non dovrebbe secondo me mi ha acceso nella mente la domanda se la mia chiusura di carattere, le mie difficoltà relazionali e la mia incapacità a gestire la mia sessualità non siano dovute ad un abuso proprio da parte di mia madre.
Secondo lei, premesso che devo indubbiamente farmi aiutare da qualcuno, è possibile aver subito una forma di abuso da parte di mia madre, che ho poi in parte rimosso ma che in qualche modo mi ha segnato e a distanza di tanti anni , è tornata alla luce, mediante tanti piccoli segnali che prima non capivo e che ora invece inizio a capire?
Lo so che non può aiutarmi e che quanto le ho detto non è sufficiente ma se anche ha avuto la pazienza di leggere per intero quanto le ho scritto per me sarà sufficiente.
Grazie di vero cuore.
Roberto
Gentile Roberto,
premesso, come lei stesso dice, che non ho possibilità di dirle se vi sono state o meno delle situazioni rimosse, le posso chiarire che per la mente di un bambino anche assistere a delle scene che possono rimanere impresse nella mente come peculiari, forti o traumatiche (anche se non lo sono nella sua sostanza generale) può da solo costituire un fatto di cui resta traccia in modo distorto. Potrebbe accadere, ad esempio, che associ ad una immagine apparentemente neutra, qualcosa che ha visto o percepito in altre circostanze e che gli dia a quel punto un significato che non ha. Questo sempre per specificare che non è necessario andare a pensare di aver rimosso un abuso per spiegare dei fatti i cui indizi sono sempre percettibili. Un abuso rimosso ha un suo decorso peculiare e non è mai del tutto tagliato fuori dalla consapevolezza.
Ho 35 anni e ho subito abusi da parte di mio zio dagli 11 ai 13 anni. Purtroppo ricordo benissimo molte cose, posti, luoghi, il terrore che provavo, la paura i miei andassero via per lasciarmi con lui, lo schifo che mi faceva a vederlo nudo. Sono borderline, autolesionista e bevo e fumo. È come se cercassi di passare la mia vita cercando di anestetizzarmi il più possibile per non sentire nulla. Mia mamma scopri tutto e invece che aiutarmi e mandare lui in galera fece ricadere tutta la colpa su di me. Mi disse che ero una poco di buono e che in fin dei conti, se non ne avevo parlato, mi piaceva. Questa cosa ancora oggi fa più male che non gli anni di violenza subiti. Ora sto con una donna che aa del mio passato e che amo tantissimo. Sono in terapia da una psicoterapeuta bravissima alla quale mi sono affezionata tantissimo e con la quale sto cercando di ricomporre le ferite del passato. Ma è difficilissimo, soffro di crisi d’ansia e di momenti in cui mi stacco letteralmente dal mio corpo e mi taglio, mi brucio, prendo a pugni e testate i muri, mi fratturo le mani prendendo a pugni i muri, fino ad addormentarmi esausta nel mio stesso sangue. Non so se ne uscirò mai e non so se un giorno potrò stare meglio. Ci provo, ma è durissima
Gentile Claudia,
grazie per la sua testimonianza. La prego di non smettere di pensare che sia possibile affrontare e superare con coraggio questi eventi. Le auguro il meglio dal suo percorso.
Salve, sono una ragazza di 23 anni e all’eall’etá di 9 anni sono stata abusata sessualmente, da mio fratello che all’eall’epoca aveva 13 anni, svariate volte, finché i miei genitori lo “scoprirono” e picchiarono me. Per tanti anni ho finto di non ricordare, era un Po un tabù nella mia famiglia… con mio fratello non ci ho mai più vissuto insieme fino ad un anno fa, momento in cui ha avuto bisogno di me ed è venuto a vivere in casa mia (io vivo da sola) in realtà è semplicemente arrivato con le valigie, io non avevo scelta. Abbiamo vissuto quasi un anno insieme finché io non mi sono resa conto dell’odio che provo nei suoi confronti, così all’ultima litigata (lui è sempre stato violento con me) gli ho rinfacciato tutto, lui mi ha risposto di essere matta, che a 10 anni in realtà io ero già una tro*a e che lui mi veniva a recuperare dalle auto della gente (cosa assolutamente falsa). Vistami negata la credibilità, mi sono gettata sull’unica persona che poteva confermare… mia mamma,perché padre non c’è più… che mamma non si può neanche chiamare poiché alla mia richiesta di parlare con la mia terapista ha detto che lei non si ricorda niente.
Mi sento capita solo un ora alla settimana… Non posso vivere cosi.
Gentile Sara,
comprendo la sua frustrazione e la sua volontà di potersi vedere riconosciuta la sua sofferenza dalla famiglia che ne è stata la causa. Prenda spunto dal fatto che, se si sente capita almeno un’ora alla settimana, questo significa che ci sono possibilità per lei di costruire delle relazioni buone con persone che possano finalmente accoglierla e riconoscerla, al di fuori della sua famiglia. Il lavoro più difficile è comprendere che a volte è necessario lasciar andare la speranza che chi ci ha tradito ci possa chiedere scusa o finalmente approvare e, quindi, cercare di costruire al di là di questo muro qualcosa di sano per se stessi. Prosegua il suo percorso con fiducia e certamente troverà una chiave giusta per uscire da questo sconforto.
Sono una ragazza di 30 anni, dopo anni e anni di tristezza e solitudine, è la prima volta che decido di raccontare un’esperienza così sgradevole. Avevo 10 anni e ricordo benissimo gli abusi che ho subito, da un amico di famiglia per un’estate intera non abusi intesi quali atti sessuali veri e propri come penetrazioni, ma proposte come un gioco, che fortunatamente non si sono spinti oltre. A distanza di anni non ho mai parlato con un psicologo per vergogna, forse perché non accetto questa brutta cosa, ho provato in tutti i modi di rimuoverla, ma spesso quando mi sento insicura, triste e incompresa, questo ricordo ritorna. Cosa ancora più brutta mi sento tanto in colpa perche questi giochi io provavo a rifarli con mia sorellina che aveva 4 anni e vivo questo con senso di colpa. Lei penso che abbia rimosso tutto, essendo piccola, ma a volte piango quando penso che lei è stata una vittima di tutto ciò. Oltre questo spiacevole ricordo, la cosa più brutta di tutto ciò è che mi capita spesso di rivedere questa persona anche se anziana ora, e non sento neanche sentimenti come l’odio che forse sarebbe normale provare, mi capita ogni tanto di provare rabbia per i miei genitori perché mi chiedo come sia possibile che sia successo tutto questo a me..dove erano loro??
Gentilissima,
la ringrazio per la sua testimonianza preziosa. Provi a pensare a questo come un primo passo per affrontare quanto è accaduto e mettere in ordine questi sentimenti di vergogna e colpa del tutto legittimi e usuali in storie di abuso come la sua. Ricordi sempre che quando pensa a ciò che è accaduto, anche in merito a sua sorella, si parla di una bambina che reagisce a quanto le sta accadendo per spiegarsi e calmare le sue sensazioni confuse o per recuperare un senso di potere che viene perso in queste situazioni. Non è certo un atteggiamento volto al dolo consapevole, ma piuttosto a gestire un accadimento che non può comprendere con i suoi soli strumenti.
La ringrazio dottoressa, questo articolo è molto interessante, la cosa più brutta come nel mio caso è che vivevo tutto come un gioco, in parte mi ero resa conto che c’era qualcosa che non andava. fortunatamente l’anno dopo ho iniziato le scuole medie e ho preso consapevolezza dai discorsi e dalle esperienze che si fanno durante l’adolescenza, lì ho incominciato a rendermi conto della gravità delle cose che quell’adulto voleva fare come mostrarsi nudo, o farsi toccare nelle parti intime, ho iniziato a mangiare e vomitare, e da lì si sono innescate tutta una serie di “difese” di cui ancora oggi pago le conseguenze silenziosamente. spero che la mia testimonianza sia utile anche per voi che studiate questi gravi problemi.
Gentilissima,
la maggior parte delle volte le esperienze di abuso sono presentate come dei giochi dagli adulti abusanti proprio perchè la coercizione passa attraverso il far credere che quello che si sta facendo è innocente e divertente. I bambini a loro volta non possono che interpretare quegli accadimenti come tali, poichè non hanno altri strumenti per comprendere che quelle azioni non sono innocui atti di gioco – anche quando percepiscono che non siano affatto divertenti.
Le rinnovo il mio augurio ad affrontare questi accadimenti.
Ciao! Ho 15 anni e ho subito abusi dall’età di 5 a 8 anni dal babysitter che avevo, dato che i miei lavoravano. In quel periodo non sapevo nulla di ciò che accadeva, sapevo solo che mi dava fastidio, avevo paura e terrore da lui, e non potevo dirlo hai miei perché lui mi diceva che era un segreto e dato che era più grande di me lo ascoltavo (i miei mi hanno insegnato a fare ciò che dicono i grandi perché hanno ragione). Come ho detto all’inizio ho subito abusi per due anni poi i miei lo hanno scoperto, l’unica cosa che hanno fatto è che gli hanno solamente detto di non farsi vedere e mia mamma mi ha sempre picchiato da quel giorno fino alla terza media. Certe volte piango, poi però penso che non era colpa mia e cerco di dimenticare ma non è facile. Lacosa che mi da più fastidio è di sentire i miei compagni che parlano di sesso come se nulla fosse.
P.S. Non ho mai parlato con nessuno, e non sono neanche riuscita a parlare di questo argomento con mia sorella. Ho voluto raccontare ciò che mi è successo per sfogo, perché non riesco a tenerlo per me.
Gentile Serena,
data la sua giovane età la invito a provare a parlare con qualcuno di queste sue preoccupazioni, poichè è molto importante che provi a farsi aiutare.
Scelga una persona di fiducia, un adulto che stima e provi a chiedere un supporto.
Grazie per il consiglio.
Salve, vorrei si parlasse anche dell’abuso subito in età adulta…se le sensazioni sgradevoli e le ossessioni di cui sono vittima possono essere la conseguenza di ciò che ho subito…Il ricordo c’è e sembra superato, ma penso che la sofferenza si stia sfogando su altri fronti come l’ansia, le ossessioni e lo spostamento ecc… grazie.
Gentile Silvana,
in questo articolo si parla di abuso in età infantile e le sue conseguenze. Per le violenze subite in età adulta si deve fare un discorso differente.
Non so a cosa si riferisce esattamente, ma se si tratta di un episodio traumatico è certamente possibile che lei abbia sviluppato una sintomatologia ad esso legata.