Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.

1.113 commenti

  1. Salve.
    Sono un ragazzo di 24 anni.Convivono da circa 3 con una ragazza di 19,che dall’ eta’ compresa tra i 3 anni e i 5/6 ha subito abusi sia “visivi”(foto,video ecc..) sia psicologici da parte del padre.Come c’é ovviamente da immaginare questo ha portato difficoltà sia tra noi come coppia che per lei nel relazionarsi e fidarsi delle persone. Io questa cosa lo saputa poco qualche mese fa al culmine di una lite dove per farMI capire il perché del suo nervosismo ė riuscita a sputare fuori quelle parole.Ovviamente una volta saputo questo il mio atteggiamento e cambiato per cercare di starle più vicina e “confortarla” se cosi si può dire,ma ovviamente parlando con me si arriva fino a una certo punto poi la cosa supera le mie capacità anche “comprensive” diciamo non avendo studiato psicologia.Io mi rendo conto che la soluzione credo anche l unica sia rivolgersi a uno psichiterapeuta,il problema sorge quando lo propongo a lei.Lei ė convinta che non ci sia nessuno in grado di aiutarla,che l unica soluzione sarebbe cancellare il ricordo.Chiedervi un modo per aiutarla io so che non e possibile pero vi chiedo qualche consiglio sul come potrei fare per alleggerire il più possibile questa cosa e come “convincerla”ad andare da uno psicologo.Grazie per l attenzione.Saluti

    1. Author

      Gentile Mario,
      come giustamente intuisce, non vi è un modo consigliabile su come comportarsi, anche perchè ogni persona reagisce in modo complesso e personale, soprattutto quando parliamo di eventi traumatici. Inoltre, se non vi è una spinta personale a chiedere aiuto, è altresì difficile, non tanto convincere la persona, quanto poi “agganciarla” per far sì che resti in terapia e possa fare un lavoro utile.
      Quello che mi pare di capire è che lei si stia comportando in modo rispettoso e comprensivo, semplicemente offrendo ascolto e questo è molto importante.
      Non sia pressante, vedrà che sperimentando fiducia nei suoi confronti, forse lentamente potrà abbracciare l’idea di provare a fidarsi di un esperto che possa darle l’aiuto specifico che merita.

  2. Quando avevo 6 anni ho subito degli abusi sessuali da parte di un vicino di casa amico di famiglia che veniva in vacanza d’estate. è durato tutta un’estate. non posso dire esattamente il numero di volte, non ne ho il minimo ricordo esatto.
    gli abusi non sono stati nè violenti, nè costrittivi, sono di natura diciamo “seduttiva”. il che significa che da parte mia ci fu partecipazione, per me era un gioco, strano, un gioco segreto, ma era divertente.
    il trauma è nato dopo, una volta raggiunta la consapevolezza di quello di cui ero stata parte “consenzientemente” (se così si puo’ dire, considerando che non avevo la minima idea di cosa stessi facendo).
    mi ritrovo a 35 anni e non essere mai riuscita in vita mia a raggiungere un orgasmo se mi tocca un uomo. devo allontanarmi e finire con la masturbazione l’atto sessuale in solitudine, con il mio compagno affianco, ma devo essere io a continuare a provocarmi piacere, altrimenti se continua lui, proprio non riesco a raggiungere l’acme.
    volevo solo rendere testimonianza anche della mia storia, nel caso ci fosse qualcuno che sta sperimentando le stesse difficoltà o le abbia sperimentate e con una psicoterapia sia guarito da questo blocco.

  3. Buonasera a tutti.
    Ho 32 anni e ricordo perfettamente gli abusi sessuali subiti attorno agli 8 anni circa. Era un fidato amico di famiglia che, per un certo periodo, era quasi ogni giorno a casa con noi a fare delle riparazioni. Questi “giochini” sono andati avanti per qualche giorno, fino a quando non ha finito i lavori e non si è più visto così spesso in casa nostra. Ricordo che io non mi sottraevo perché lui si comportava come se fosse tutto un gioco o come se mi stesse coccolando. Qualche volta, sempre a quell’età, in camera scoppiavo a piangere perché mi prendevano delle angosce quando ci ripensavo, forse mi vergognavo all’idea che i miei lo potessero venire a scoprire, come se fosse colpa mia per il fatto che glielo lasciassi fare senza dire niente. Nel frattempo sono cresciuta e, quando mi capitava di rivederlo, sempre per via delle frequentazioni familiari, e sia io che lui ci comportavano come se niente fosse mai accaduto. L’essere andata avanti come se tutto fosse stato normale nella mia vita, non me lo spiego, anche perché non ho rimosso niente e spesso ci ho pure ripensato con rabbia perché a parte le sue, non ho mai avuto sul mio corpo le mani di nessun uomo, non sono mai riuscita ad avere un fidanzato, mi sono innamorata più volte ma me lo sono sempre tenuto per me e avevo il terrore che il ragazzo in questione lo scoprisse, se accadeva negavo con forza e mi comportavo in modo odioso ed estremamente antipatico, faccio fatica ad affrontare situazioni sociali come lo stare in mezzo a troppa gente, conoscerne di nuova, frequentare posti vari, mi sento più a mio agio in casa, da sola o con le pochissime persone di cui mi fido, penso sempre alle fregature che potrebbero darmi gli altri, che tutti siano sempre migliori di me e che non riesco ad uscire dall’Università perché non sono in grado di fare niente. Da qualche anno soffro di forte ansia da esame, non quella normale di qualunque studente, ansia che mi blocca, mi fa star male anche fisicamente, mi fa scoppiare a piangere, mi fa disperare e parlare da sola, mi fa sentire quasi una psicopatica. Tutto questa perché mi terrorizza il fallimento e il giudizio di un estraneo che mi fa delle domande, mi terrorizza la delusione che potrei dare alla famiglia e la convinzione di non fare mai niente nella vita. E in questi momenti, così come in altri, mi ritorna alla mente quello che mi succedeva a 8 anni, e mi infurio dicendomi che mi va tutto male sin da quando ero piccola, non ho un uomo che mi ami, ho pochi amici, sono sola la maggior parte delle mie giornate, non ho realizzato niente nella vita, mi sento una fallita perché l’idea di un semplice esame mi fa stare male e ho tremendi sensi di colpa nei confronti dei miei genitori perché non gli ho dato nulla di buono a parte un diploma. Quando mi capitano questi momenti penso sempre a quel viscido perché mi fa male sapere che nemmeno da piccola potevo farmi del bene. Non ne ho mai parlato con nessuno.

    1. Author

      Gentile Sascia,
      è molto utile che lei abbia deciso di condividere la sua difficile storia, per provare a mettersi in una prospettiva differente riguardo ciò che le è accaduto.
      Potrà forse aiutarla a sentire che il suo racconto è simile nelle angosce e nelle emozioni più contrastanti ad altri e che vi sono sempre vie d’uscita costruttive anche quando si pensa sia impossibile.

  4. Buonasera sono una ragazza di 30 anni. Quando ero piccola mio padre abusava di me. Non atti sessuali veri e propri ma mi toccava e mi molestava quasi ogni notte. Non ho mai detto niente a nessuno. Fino ad ora, poiché ho un figlio di 5 anni e per paura che potesse capitargli qualcosa. Ho detto tutto a mia mamma eba mio fratello. Ho problemi grossi relazionali. Sessuali disturbi del sonno sessuali e aggressivi. Non so cosa fare. Non mi piango addosso mai. Ma ho bisogno di qualcuno che mi dica cosa fare adesso. Ho paura di crollare.

    1. Author

      Gentile Naomi,
      grazie per aver condiviso il suo racconto.
      Posso accogliere il suo sfogo e la richiesta di aiuto suggerendole, come faccio sempre in questi casi, di non sottovalutare questa angoscia e paura. Provi a chiedere aiuto ad un professionista che possa ascoltare il suo disagio ed aiutarla a capire come affrontarlo.

      1. Salve. Ho letto le testimonianze presenti nel suo sito perchè da anni sto facendo un percorso personale di psicoterapia per rimettere insieme le parti di me, le fratture dovute ad una vita di abusi sessuali e mal accudimento familiare, nonostante l’apparente normalità di tutti e in questo momento sto affrontando la solitudine che ha contrassegnato il tutto e la necessità che solo ora emerge consapevolmente, a 44 anni, di aver bisogno e di voler condividere. I primi episodi di abuso sessuale di cui ho memoria risalgono all’età di 5, 6 anni e il tutto è terminato a circa 22 anni, una vita appunto. L’abusatore era un vicino, di mezz’età, amico di famiglia, a casa del quale andavo ufficialmente per per giocare con la nipotina o guardare la tv, invece mi faceva “giocare” lui, altre volte era lui a venire da me per farmi compagnia mentre i miei non c’erano o lavoravano. Agli abusi e violenze sessuali seguirono anni di stolking e telefonate oscene, poichè dopo i 17 anni cominciai a sfuggire fisicamente all’abusatore. Il tutto terminò un pomeriggio, nel modo più devastante per una persona che per una vita era stata abusata: la moglie sentì una delle telefonate oscene e pensò, visto che ero maggiorenne, che fossi colpevole io. Non provai a giustificarmi. Nessuno seppe mai ciò che avevo subito prima dell’inizio della spicoterapia e questo tempo ha appesantito ulteriormente gli abusi. E’ stato un incubo, dal quale mi sono dissociata come se non fosse successo a me, come se fosse colpa mia e come se non ci fosse nulla di male in tutto ciò o addirittura non fosse neppure accaduto, fino all’età di circa 30 anni, quando stavo troppo male e non ce la facevo più e ho cominciato a farmi seguire da uno psichiatra prima, da una psicologa dopo per tutt’altro motivo.
        Vorrei dire a chi come me ha subito gravi traumi di fidarsi, di volersi bene e cercarsi uno\a psicologo\a per farsi aiutare. Di pensare alla psicoterapia come ad un regalo meritato che si fa a sè stessi, un’opportunità di vivere in maniera più armonosa con se stessi. Non è semplice, è un percorso che richiede molte energie, ma è fattibile e dopo che si guarda a quelle foto interiori del passato, dell’orrore e si accetta che fanno parte di sè stessi non si dimentica, magari neppure si cambia ma cambia il modo di percepirsi e anche ciò che prima era pesante diventa più leggero, non meno grave, ma più nitido e più leggero. Diventa possibile guardare e accettare come parte di sè stessi anche i particolari che sembravano inaffrontabili. A piccoli passi. Ecco tutto. Scusi per la lunghezza del mio intervento. Volevo solo condividere per me stessa e per chi come me è stato abusato.

        1. Author

          Gentile Francy,
          mi scuso anche con lei, ma come sempre capita con i commenti estremamente lunghi, ho dovuto per necessità di spazio omettere alcune parti del suo inteso e generoso racconto.
          La ringrazio per la condivisione.

  5. salve dottoressa, volevo chiederle quando un abusato prende parte alla vita di tutti i giorni, come affronta le situazioni che gli si pongono di fronte? Per fare un esempio, un ragazzino di 12 anni , se ha dei problemi indipendenti dall’abuso, come quelli scolastici o di relazione, possono cmq essere più difficili da superare del solito? E in qualche misura, possono essere connessi all’abuso stesso?

    1. Author

      Gentile Amos,
      nel ringraziarla per la fiducia accordatami, le vorrei dire che mi è impossibile continuare a rispondere in modo così generico ai suoi molti quesiti, proprio nel rispetto di un coinvolgimento che colgo e di cui per ovvi motivi non posso farmi carico in questa sede al meglio, poichè non è luogo per approntare una consulenza.
      Le consiglio di prendere in considerazione di potersi rivolgere privatamente ad un professionista che possa darle indicazioni più utili e che consenta a lei di essere più specifico in una sede maggiormente consona e privata, magari conoscendo la sua storia.

  6. Buongiorno.
    La situazione è alquanto complicata… E ho paura a parlarne. Non ricordo nemmeno quanti anni avevo, dai 3 ai 6 mi pare… Durante l’estate la mia famiglia e dei nostri amici andavano in vacanza in Sardegna, affittavamo una casa e stavamo lì. I nostri amici avevano un figlio adolescente, massimo 15 anni, e visto che c’erano solo tre camere io e lui dormivamo assieme, letti separati. A volte… Ho come il ricordo di lui che si faceva toccare lì sotto da me… È un ricordo che non so nemmeno sia un ricordo, ma è ricorrente… Magari mi torna in mente, poi se ne va, poi dopo un tot torna. Non mi pare abbia un criterio… Lo sa solo una mia amica, mai l’ho detto a qualcuno, anche perchè ho questo dubbio se mai sia accaduto o meno… Se fosse stato, che ne so, un sogno? E se invece fosse accaduto? Mi sento bloccata… Ma anche se trovassi un modo per pensare ogni ragionevole dubbio che sia accaduto, avrei una paura folle a dirlo alla mia famiglia e il mio ragazzo…

    1. Author

      Gentilissima,
      come già accennato altrove, la questione dei ricordi traumatici rimossi, il loro recupero, la possibilità che non appartengano al vissuto reale, è una questione molto delicata e andrebbe affrontata in sede appropriata proprio per coglierne tutti gli aspetti, le motivazioni e le ricadute.
      Tenga presente che la mente, indipendentemente dalla veridicità di ciò che ci propone, ci presenta sempre dei contenuti per noi importanti anche se a volte usa vie complesse da decifrare. Quindi non va sottovalutato comunque questo ricordo chiamiamolo “ipotetico” e l’angoscia che porta con sè, che invece è reale e verificabile da come si sente e da ciò che prova. Mi pare infatti che nel suo caso sia più utile per lei interrogarsi sul come questa immagine che riaffiora in modo ricorrente la preoccupi e le rechi difficoltà e paure e cosa fare per affrontarla.
      Per questo sarebbe utile trovare uno spazio dove potersi sentire abbastanza al sicuro da poter affrontare meglio questo ricordo “vago”, i suoi significati e le paure connesse, per farla uscire dalla situazione di stallo doloroso in cui si trova.
      Anche se può sembrare paradossale, solitamente il nodo da sciogliere non è il dilemma “se sia accaduto o meno”, ma piuttosto comprendere come affrontare e superare le sensazioni terribili che questo pensiero reca con sè.

  7. Sono stato per 17 mesi con una ragazza che è stata adottata in Russia per diventare l’amante del padre. I rapporti completi sono iniziati l’estate della 5 elementare e sono proseguiti con “amore” sinché a 14 anni lei ha capito l’errore. Allora il padre ha preso a violentarla. Tutto è durato sino a quando lei si è ribellata più decisamente grazie al sostegno mio e di mio padre.ora il mostro è stato condannato a 10 anni piú tre di condizionale. Tutti sapevano/intuivano ma nessuno l ha mai aiutata. Madre compresa. Ora la nostra storia è finita: troppe bugie e sotterfugi, troppe ricerche di attenzione da parte di altri maschi anche adulti. Alla fine, ho premuto sulla leva della mia “insopportabile” gelosia e mi son fatto lasciare per non darle un altro abbandono. La nostra storia è durata tra i miei 16 e 17 e mezzo. Lei ha un anno esatto meno di me. Mi manca, ma non potevo vivere con il terrore dei suoi tradimenti, dei rapporti con l orribile madre che poi è apparsa come vittima anche lei, lei che non ha avuto mai cura di quella figlia se non per farsela amica ai fini processuali

    1. Author

      Gentilissimo,
      grazie per aver raccontato la sua storia, che ci suggerisce quanto sia importante trovare degli ambienti sicuri dove potersi finalmente sentire protetti e provare a cercare giustizia e sostegno per gli abusi subiti.
      Lei è molto giovane, ma la sua maturità in questa vicenda colpisce senz’altro.

  8. Ma e possibile che la mia ex, madre di mia figlia di nazionalita rumena, faceva sesso come 50 anni fa fantasia zero e comunque mi piaceva tantissimo….poi per colpa del gioco d’azzardo per 4 anni letti separati ho fatto un percorso terapeutico e ho provato a mettere apposto la famiglia … lei niente terapia di coppia niente sesso mi a detto piu volte che il sesso non le interessa e che potevo tranquillamente trovarmi un’altra…insomma io penso che abbia subito violenze dal padre alcolizzato cosi come dice lei, oppure semplicemente non mi amava piu

    1. Author

      Gentile Toni,
      come mi è capitato già di rispondere a domande simili, le ribadisco che le eventuali difficoltà sessuali nella vita di una coppia non sono tutte certamente imputabili a passate esperienze di abusi. Le difficoltà nel campo della sessualità possono insorgere come conseguenze di un abuso, ma non “tutti” coloro che abbiano una vita sessuale poco soddisfacente o disinteresse nella stessa, hanno subito abusi in infanzia. Nè tantomeno chi ha subito abusi necessariamente ha poi difficoltà nella vita sessuale.
      Pur comprendendo il desiderio di trovare una causa esterna (per quanto tragica e spesso invalidante da questo punto di vista), alle difficoltà sessuali di coppia, è bene sempre tenere a mente che si tratta di un’insieme complesso di cause che riguardando il più delle volte entrambi le componenti della coppia stessa e quindi è necessaria una profonda riflessione sulle responsabilità personali di entrambi i partner.

  9. La mia esperienza… ho subito abusi all età di tre anni circa… nono so con precisione per quanto tempo dovrei chiedere a mia mamma ma non ne parla volentieri e io mi sento a disagio nel chiederle questo. è successo con mio padre..
    Mio padre era malato veniva da una famiglia di persone disturbate, ha passato tutta la sua vita in cliniche, invece di aiutarlo non vedevano l’ ora di rinchiuderlo. Quando mia madre seppe dalle suore all asilo che avevo dei problemi e di conseguenza se ne seppe il motivo si separò da mio padre. Lui non ebbe mai pace. Dopo tutta la sua vita di problemi di cui non aveva colpa anche questo colpo non gli fece bene, e al mio primo anno di superiori si suicidò.
    Io non riuscivo a vederlo, mio fratello si. Ora avrei voluto conoscerlo, credo di averlo perdonato mi rendo conto che la colpa per come era non era dovuta a lui ma a chi avrebbe dovuto prendersene cura e non l ha fatto, con questo non giustifico il comportamento ma mi rendo conto che era “malato” e nessuno lo aveva aiutato.
    Mia madre si è risposata con il mio attuale patrigno. All’età di 18 anni me ne sono andata a vivere per conto mio. Ora la mia adolscenza è stata un pò traumatica ero molto chiusa, mi sentivo bruttissima e di ragazzi non ne parliamo.
    A 18 anni andando via di casa non so cosa mi fosse successo, mi sono svegliata!! Ora da tre anni convivo.
    Sto scrivendo perchè mi rendo conto di avere un serio problema nel crearmi amicizie. Dove vivo è una grande città sarò stupida ma non capisco come potrei farmi amiche in un posto così dispersivo, così quasi pericoloso, non saprei nemmeno di chi fidarmi.
    Non avevo tutte queste paure anni fa, non ero una persona super socievole, ma ero molto più sorridente e non facevo così fatica a fare amicizie. In questi anni ho avuto anche paura a guidare!!! Mi veniva voglia di urlare dal nervoso in qualsiasi posto fossi!! Poi sono riuscita a calmarmi e a ritrovare il sorriso. La mia vita è una continua lotta se supero una cosa, ne ho altre mille. Manca molto la fiducia in me ci sto lavorando ma è dura.
    A chi potrei rivolgermi per capire se questi miei problemi sono portati da cosa ho vissuto?? una volta ero spesso aggressiva, permalosa, sono moooolto cambiata facendomi degli esami interiori, ma questa cosa del fidarmi degli altri e del trovarmi totalmente a mio agio a ridere spensierata non riesco davvero a superarla.
    grazie mille ho 27 anni

    1. Author

      Gentile Carla,
      innanzi tutto chiedo scusa ma ho dovuto tagliare molte parti della sua testimonianza poichè troppo lunga e impossibile da pubblicare per intero.
      Per rispondere alla sua domanda, spesso una buona capacità di recupero dal trauma fa sì che la persona possa superare al meglio delle sue possibilità delle esperienze tragiche. Altre volte la mente dissocia e restituisce una parvenza di normalità, quando ad un piano meno consapevole invece gli elementi non elaborati continuano a fare dei “danni” senza che si possa capire a pieno a cosa siano dovuti. Può in questi anche accadere che si prosegua un’esistenza relativamente tranquilla fino a che un banale accadimento, o qualcosa di più rilevante faccia emergere questi contenuti latenti.
      Solitamente le nostre paure, ansie o problemi hanno una storia complessa che riguarda tutte le nostre esperienze che piano piano si intrecciano.
      Può cercare un professionista nella sua zona che possa aiutarla con un percorso psicoterapeutico a ripercorrere le fasi più critiche della sua vita e a trovare questi nodi, elaborarli e poterli finalmente sciogliere.

  10. Chiedo scusa se intervengo ancora in questa discussione, pur avendo postato già la mia esperienza prima, ma la cosa, dal momento che l’ho vissuta sulla mia pelle, e ancora oggi, a oltre 40 anni ci sto lavorando con il mio psicologo, la cosa mi coinvolge molto emotivamente. Cara dottoressa, mi riconosco totalmente nelle risposte che ha dato a Amos, che sembrano descrivere in pieno il mio caso. Sul discorso della responsabilità del bambino, beh, il grande scoglio che è emerso spesso durante la terapia, oltre al senso di impotenza, il terrore e il livello dell’autostima sotto le scarpe, è quell’inspiegabile senso di colpa, anche se razionalmente sono consapevole che a quell’età non potevo essere colpevole, e ho solo potuto subire in quanto fisicamente non potevo fare altro. Ma mio padre nel tempo ha sempre cercato di scaricare su di me molte colpe, quasi per mettere le mani davanti, dal momento che nessuno sapeva cos’era successo, aveva un atteggiamento di “prevenzione” e questo lo portava a “difendersi attaccando” come per proteggersi in anticipo dal momento in cui io ne sarei diventato consapevole o qualcuno avesse scoperto la situazione.
    Oltre a questo, per quanto riguarda la mia personale relazione con lui, è sempre stata un disastro. Finché ero piccolo scappavo da lui perché mi terrorizzava l’idea di trovarmi anche solo per un attimo da solo con lui, mentre nel periodo dell’adolescenza provavo per lui un odio molto intenso, e il problema era che non riuscivo a capire perché. dal momento che non ero consapevole di quanto accaduto, e questo mi faceva sprofondare ancora di più nel senso di colpa, e lui per difendersi faceva leva proprio su questo. Ma a parte questo, non solo avevo problemi a relazionarmi con lui, ma anche con gli adulti della sua stessa età, o che in qualche modo mi richiamavano qualcosa di lui.
    Chiedo ancora scusa per questo mio intervento, ma l’argomento è per me un po’ spinoso. Grazie.

    1. Author

      Gentile Luca,
      la ringrazio nuovamente per il suo contributo, che precisa e chiarisce molto meglio dei miei più “professionali” interventi, il vissuto e il tormento interiore di un bambino vittima di abuso, specialmente se parliamo del delicatissimo tema di abuso intrafamiliare.
      Ne approfitto per spostare l’attenzione su situazioni di apparente tranquillità che invece spesso andiamo a riscontrare; ovvero là dove il bambino non mostra queste difficoltà dirette nell’interazione con l’abusante o gli adulti. Questo perchè il bambino è tormentato dal dilemma del temere per se stesso e allo stesso tempo dipendere per la sua sopravvivenza dall’adulto e quindi questo lo blocca dall’esternare anche solo in minima parte un disagio vissuto. L’abusante o gli adulti che tendono a negare i danni di queste azioni, si appoggiano spesso a ciò che “vedono” per giustificare il rifiuto di assumersi le responsabilità del danno recato: il bambino sta bene, non mostra segni di disagio con l’adulto, è tranquillo. Da qui le mie considerazioni in risposta alle domande sollevate dal signor Amos.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *