Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

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Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

 

Copertina del libro di psicologia "C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia" che esplora [tema specifico]. Visita la pagina per dettagli e approfondimenti sul contenuto del libro
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all'adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell'infanzia.

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

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1.117 commenti su “Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti”

  1. Buongiorno, mi chiamo Francesca e ho 31 anni dall’età di 6 anni ai 16 anni ho subito degli abusi da parte dello zio materno… ad oggi mi ritrovo ad avere ancora molte difficoltà di relazione con il mio corpo e anche problematiche, di natura intima come la Vulvodonia che non mi permette di avere una vita intima serena con mio marito. Inoltre fatico molto anche a relazionarmi con chi si occupa di ciò , mi trovo in difficoltà quando devo affrontare una visita ginecologia e ho paura ad affrontare questi problemi che mi ritrovo.
    Non ho mai sviluppato una mia intimità, ho molta paura , ogni minima carezza data ne l modo in cui non voglio io mi turba, un bacio rubato da mio marito mi fa stare male , anche il fatto di vivere un uomo per casa, in tutti i suoi aspetti mi incute paura e premetto che io amo mio marito … tendo a non considerare di avere quella parte del copro, di non avere un organo femminile , ho paura che esplorando quella parte di me mi possa risvegliare qualche brutta sensazione legata al mio passato a quello che mi è accaduto… inizio però a sentire l’esigenza di avvicinarmi a queste cose , ma provo anche molta paura e non so da che parte iniziare …Non so se lei come professionista mi può dare qualche consiglio in merito .Grazie Francesca

    1. Gentile Francesca,
      la paura è legittima in questo caso. Pensi solo che proprio la paura è un sistema di allarme che serve di solito a farci evitare dei pericoli. Purtroppo però, soprattutto dopo aver vissuto eventi critici, spesso si attiva quando non vi è più un elemento dannoso, ma qualcosa che lo “ricorda in parte”.
      La paura che prova adesso, seppure nasce per difesa, è diventata un blocco ad affrontare un’esperienza passata che non è più una minaccia oggi, ma che così facendo continua a percepire come tale. Se tiene a mente questo, può provare a superare il blocco che la paura le sta creando, poichè in realtà è al sicuro.

  2. Salve avevo 7 anni e ho subito molestie e quasi violenza da mio fratello durate 4 anni denunciare la cosa a mia madre non ha cambiato le cose oggi ho 51 anni ed de venuto fuori ,anche perché anche alla figlia aveva fatto la stessa cosa ,tutti i parenti non fanno altro che dire perché ora .Io sto male ricordo ogni singola cosa ,allontanata da tutti e accusata di aver rotto equilibri famigliare mi chiedo come si può arrivare a dire certe cose grazie

    1. Gentile Patrizia,
      purtroppo quando un abuso è “intrafamiliare”, la famiglia spesso tende ad assumere un atteggiamento di negazione del fatto che serve a proteggere il nucleo. Cercando di spiegarlo in parole semplici, si sceglie di colpevolizzare la vittima perchè, ad esempio, “un bambino dimentica più facilmente ed è incapace di comprendere l’accaduto, quindi le conseguenze saranno minime”, salvaguardando gli adulti e così salvando la famiglia (o la semplice facciata di essa). Tutto ciò purtroppo reca gravi conseguenze soprattutto al bambino che, invece di venire protetto, viene traumatizzato due volte – dall’abuso e dal rifiuto di protezione della famiglia.
      Affrontare un accadimento del genere avvenuto dentro le mura domestiche, significherebbe esporre tutti a una distruzione dei legami e alla esposizione pubblica di un fatto vergognoso. Ecco perchè si fa sovente “finta di non vedere” e non viene accettato chi, anche a distanza di tempo, tenta di ricordare a tutti che qualcosa di brutto in realtà è avvenuto.

  3. Buongiorno dottoressa,
    ho 33 anni e subito abusi sessuali da quando avevo 8 anni fino a quando ne ho avuti 13 e nessuno si è mai accorto di nulla. Sono stata adottata da molto piccola e la persona che mi ha fatto tanto male era mio fratello maggiore, anche lui adottato. Ho tenuto dentro tutto per tanto tempo, anche se ogni tanto mi tagliavo sulla braccia e piangevo spesso e volentieri, ne ho parlato solo verso i 18 anni e sono entrata in una depressione fortissima durata anni e anni. Poi quando avevo 26 anni mio fratello si è suicidato e anche li sono stata malissimo per un altro anno. Adesso mi rendo conto che ogni tanto ho delle ricadute bruttissime, come in questo periodo, piango e dico che nessuno mi ha mai amata ne capita. Anche dopo anni di terapia e medicine questi momenti tornano e non mi sento una buona madre e riverso i miei disagi su mio marito, magari esplodendo di colpo per qualche banalità. Guarirò mai del tutto? Mi sento davvero esausta…

    1. Gentile Jane,
      in questi casi prima di tutto mi piace rimandare alle persone che non si tratta certo di “guarire”, perchè lei non è malata, ma sofferente per via di una lacerazione creata da un’esperienza traumatica, che come tale può essere trattata e alleggerita. Il dolore che questo accadimento ha portato non può essere cancellato, ma possono essere corretti i significati dati ad esso e reindirizzate al meglio le emozioni provate.

  4. salve dottoressa, non so bene da dove iniziare…mio padre era violento e mia madre mancava in altri aspetti (non mi sosteneva ne aveva fiducia nelle mie capacità personali)…non ero serena, vivevo nel timore di essere abbandonata e spesso la notte non dormivo e alla fine chiedevo aiuto ai miei genitori così mi ritrovavo a dormire nel loro letto…e loro nella notte avevano rapporti come se io non fossi lì, io fingevo di dormire (non che fossero silenziosi) e quando loro si riaddormentavano mi concedevo di piangere in silenzio…oggi ho 30 anni e vivo lontano da loro già da anni ma ultimamente ho passato due mesi a casa loro (a seguito di un’operazione di mio padre ho chiesto un’aspettativa) e sono dovuta letteralmente scappare perché ho iniziato a soffrire di attacchi di panico stando in casa con loro…ora non so che fare, mi sembra che tutto sia tornato in superficie e non so se è giusto che io parli con loro per dirgli ciò che mi hanno fatto vivere…ho sempre evitato perché il passato non può essere cambiato e nn voglio ferire nessuno ma ora mi chiedo se tutto questo non mi divori internamente…crede che mi aiuterebbe parlarne con loro?

    1. Gentile Michaela,
      non conoscendola non posso prevedere in che modo parlarne ai suoi genitori le gioverebbe, quello che posso dirle è che sembra stia esprimendo una necessità di liberarsi di un peso che la opprime e che ha avuto delle conseguenze importanti nella sua vita. Quindi rispetterei questa necessità e proverei a pensare quale sia il contesto e il modo più adeguato per lei di poter parlare ed elaborare l’accaduto per alleggerirsene.

  5. Salve a tutti, all età di 10/11 anni ho avuto un abuso da un uomo che non conoscevo, adescata per strada (a quell età uscivo da sola per andare a casa della mia amochetta) mi ha portato nella sua auto e da lì vi lascio immaginare. Sono passati 16 anni oramai ma ho notato che in intimità con il mio partner mi fa eccitare tutto ciò che provoca dolore. Porgo questa domanda perché mi sembra così assurdo eccitarsi ricevendo dolore, credete riguarda il mio passato?

    1. Gentile Giovanna,
      in linea generale è possibile che un passato di abuso traumatico possa portare a delle modifiche nel corso dello sviluppo che riguardano la vita sessuale di un adulto. Nel caso specifico, sarebbe necessario approfondire la sua storia per poter comprendere e rispondere alla sua domanda con precisione. Sarebbe inoltre importante valutare l’importanza di lavorare sull’accaduto in toto per capire se e come si sia inserito nel corso della sua vita.

  6. Salve dottoressa,
    Ho paura di aver ricevuto delle violenze da piccola di cui però, in caso dovesse essere così, non ricordo nulla. È come se una parte di me se lo sentisse. Come sintomo una eccessiva emotività si potrebbe ricollegare a ciò o senso di disgusto alle volte quando si parla di ambiti sessuali?
    La ringrazio in anticipo per un eventuale risposta.

    1. Gentile Chiara,
      purtroppo è difficile rispondere a questa domanda, non conoscendo lei e la sua storia. Sarebbe bene approfondire questi dubbi in una sede appropriata, poichè il tema dei traumi rimossi è molto delicato. Si parte sempre e comunque dalle sensazioni che si hanno in merito e che ci indicano che qualcosa la turba e le provoca dell’ansia, indipendentemente da quanto possa essere accaduto o meno nella sua vita.
      Mi baserei per ora su questo e quindi considererei di approfondire queste paure.

  7. Buonasera dottoressa, ho 44 anni e quando ne avevo 8 sono stata abusata da mio padre. E’ durata un anno senza che nessuno, in famiglia, se ne accorgesse. Un giorno l’ho detto. E’ venuto fuori che lui l’aveva già fatto a mia sorella più grande, che era stata mandata lontana da casa per questo motivo. Ho cominciato a difendermi da sola…evitando di rimanere da sola con lui. Qualche volta ci riuscivo, qualche volta no. La cultura è stata la mia salvezza, nel senso che a scuola studiavo ed ero brava. Sognavo il giorno in cui avrei lasciato quella casa per andarmene all’università. Mi sono laureata e ho fatto di tutto per inseguire il mio sogno lavorativo. Il lavoro e il successo sono diventati il mio chiodo fisso. Oggi ho anche una famiglia, ma uscendo stamattina per andare a fare quel lavoro che amo tanto mi sono accorta di essere la stessa bambina di 36 anni fa. Con la stessa tristezza nel cuore. Con la stessa rabbia nei confronti di mia madre che non ha fatto niente. E delle persone che ho intorno perché hanno avuto più di me. Con la stessa mancanza di autostima.
    Negli anni ho cercato di non pensare a tutto questo, ma spesso – inevitabilmente – tutto torna. Basta una canzone di quei primi anni ’80, basta il tema-denuncia di una quattordicenne che in questi giorni sta riempendo i giornali, basta il puzzle di mio figlio…a riportarmi indietro negli anni. Ricordo ogni parola, ogni gesto, oppure…non ricordo niente. Perché di alcuni episodi ho il sospetto di non ricordare niente. La cosa più grave è che qualunque cosa io faccia, dovunque io vada, non riesco a strapparmi questo dolore dal cuore.
    Ho provato ad andare in analisi, ma ogni volta mi è sembrato di non essere capita. Perchè forse solo chi ha toccato quel dolore può capirlo davvero…

    1. Gentile Giulia,
      quello che racconta è un vissuto comune di chi ha purtroppo provato un’esperienza grave di abuso come la sua. Mi rincresce che le sue esperienze di terapia non le abbiano dato una chiave di lettura utile ad alleggerire un dolore che, certamente, è impossibile estirpare del tutto.
      Nessuno può essere in grado di cogliere il reale dolore dell’altro, semplicemente perchè fa parte di un vissuto personale – questo anche a parità di esperienze. La chiave non è trovare qualcuno che abbia provato quel dolore specifico, ma qualcuno che abbia la conoscenza e la competenza in materia per aiutarla a comprendere ed organizzare il suo.

  8. Salve, ho 38 anni, a 24 ho parlato ai miei delle molestie ricevute da mio cugino quando andavo all’asilo e da adolescente. Non mi hanno dato molto sostegno, hanno cercato di non vedere. Ma in alcuni casi invece mi hanno sostenuta. Se uno non ci passa, davvero non capisce quanto queste dinamiche siano complicate e quante siano la rabbia e la sofferenza che comportano. Faccio psicoterapia da 5/6 anni. A un certo punto ho sentito che volevo aiuto, dopo che, qualche anno prima avevo sofferto di attacchi d’ansia e stati che non so se definire di depressione. Da quando ho buttato tutto fuori, sono passata da far finta di niente a non voler più vedere mio cugino, per me è un affronto. Questo mi ha comportato dei problemi nella gestione delle occasioni di ritrovo familiare, ma più che vado avanti e più penso che io non ho fatto nulla di male e che mi merito di volere una vita in cui il mio aguzzino non sia MAI presente. La terapia mi ha aiutato tanto. Cercare di star meglio è un percorso complesso, e in solitaria, per quanto faccia molto bene avere persone al proprio fianco che ti sostengano. Ma anche oggi sceglierei mille volte di aprir bocca e affrontare la cosa, rispetto al tempo in cui tutto era nascosto e opaco dentro di me. Spero un giorno di riuscire a trovare pace e tutte le risposte, e spero che ognuno di voi le trovi. Vi abbraccio.

    1. Gentile Erica,
      grazie per la sua preziosa testimonianza. La rabbia verso il proprio abusante e il rifiuto della colpa sono fasi molto importanti in ogni percorso di elaborazione dell’abuso. Credo che il suo viaggio alla ricerca delle risposte che merita sia già ben avviato.
      Le auguro di potersi un giorno sentire soddisfatta dei risultati raggiunti e al sicuro da quanto accaduto in passato.

  9. Buongiorno dottoressa.. le scrivo.. a 5 anni ho subito abusi da parte del vicino di casa di 50 anni: ricordo tutto, persino le sue parole.. ho raccontato poco dopo il fatto ai miei genitori.. mio padre mi ha subito reagito proteggendomi. Mia madre mi ha punito dicendo che mentivo.
    Sono passati 33 anni.. ci penso spesso.. l’ho raccontato ai miei ex, agli amici.. ma come se fosse qualcosa di superato.. invece settimana scorsa è ritornato vivo e mentre correvo ho avuto un fortissimo senso di nausea sfociata in conati di vomito.
    Ammetto che in questi anni ho avuto relazioni in cui ho portato rabbia, disordini alimentari, disordine totale in casa e auto.. sbalzi d’umore e d’amore.. passavo da una relazione sessuale appagante a non volere più fare sesso.. la mia masturbazione avviene sempre senza avere un contatto diretto con le mie parti intime.. credo davvero di avere bisogno di aiuto…

    1. Gentile Nadia,
      credo che le sue preoccupazioni siano legittime. Noto che possiede un ottimo senso critico e di analisi e, dunque, poter raccogliere il coraggio di affrontare quanto accaduto nella sua infanzia potrebbe darle il sostegno necessario ad elaborarlo.
      Come lei stessa ha notato, ci sono state delle ripercussioni la cui origine con ogni probabilità è rintracciabile in questo episodio traumatico. Spero riesca a richiedere l’aiuto di cui necessita.

  10. Salve dottoressa avevo 9 anni quando ho subito più volte violenze da parte di mia cugina quindicenne. Fino a poco tempo fa pensavo che fossero cose “normali” che fa un adolescente , poi col passare del tempo, forse con la nascita di mio figlio, ho capito che non è normale toccare e baciare le parti intime di un bambino con l’intento di provare piacere. Ora ho metabolizzato la cosa da sola, ma vorrei chiederle: è possibile che io, pur essendo consapevole di ciò che è successo, abbia riportato danni a livello emotivo o psicologico? Cosa mi consiglia?
    avrei vergogna a raccontare ciò che è successo ad una psicologa in persona..
    Grazie mille ☺️

    1. Gentile Francesca,
      può rispondere prima di tutto lei a questa domanda. Si chieda come si sente, se ha degli sbalzi di umore che non comprende, dei disagi psicologici nelle relazioni con l’altro o dei sintomi legati a questi stessi disagi. Tutto questo anche se non li riesce a collegare direttamente con quanto vissuto da piccola. Se si percepisce invece serena, nonostante tutto, è una possibilità che abbia elaborato con le sue risorse l’accaduto.
      Se non si sente di parlarne a voce con un professionista, può provare ad esempio a confidarsi con una persona di cui si fida e capire cosa prova nel farlo.

      1. Ho una storia davvero molto simile a quella di Francesca, cambia solo l’età avevo 7 anni e la cugina 12 e viste alcune difficoltà di fiducia nelle relazioni e anche il fatto che nonostante sia convinta della mia eterosessualità è come se una parte di me sentisse un’attrazione verso il sesso con le donne, ma non l’amore.
        Quando tento di ricordare gli eventi non provo assolutamente nulla, ed è strano, solo vergogna nel raccontarlo, ma è come se vedessi l’accaduto da fuori per la maggior parte del tempo. sonona persona con molte relazioni sociali ma con una quantità di insicurezze grandissime e in parte ben mascherate.
        L’obesità che mi accompagna da quell’età e le mie insicurezze e le diffcioltà con le persone mi fanno pensare che qualcosa non sia assolto di quel ricordo
        mi chiedo se potrebbe essere un nodo cruciale su cui lavorare o meno.
        MI chiedo se sbaglio a pensarmi eterosessuale
        mi chiedo parecchie cose ma fatico ad approfondire quell’evento.

        1. Gentile Laila,
          posso dirle che la vergogna e il senso di distacco verso l’evento, è parte del processo traumatico che si attiva in queste situazioni di abuso.
          Sarebbe importante possa superare questo blocco e certamente lavorare su quanto accaduto potrebbe davvero giovarle.

          1. Grazie dottoressa,

            Un’altro elemento di me che non riesco molto a capire è l’attrazione per i lcorpo femminile, immagini mentali, eppure continuo a ritenermi eterosessuale, continuo a essere attratta dagli uomini e a voler costruire sentimentalmente con l’uomo anhe s eho sempre problemi di grossa fiducia nelle relazioni. penso sempre possano tradirmi, abbandonarmi e trovarmi inferiore a tutto quello che c’è intorno.
            con le donne costruisco bei rapporti di amicizia, ogni tanto ho delle pulsioni erotiche nei loro confronti mai realmente vissute ma non riesco a vederle sotto il punto di vista amoroso.
            mi chiedo se su questo possa aver influito questo evento. questa iniziazione alla sessuailtà da parte di una donna.
            sento una discordanza strana dentro di me

          2. Gentile Laila,
            non posso darle risposte adeguate in questo contesto, non conoscendola. Questi elementi e dubbi andrebbero approfonditi in una sede appropriata.
            Provi a chiedere aiuto e sostegno ad un professionista. Sicuramente ci sono degli aspetti che vale la pena affrontare con dovizia.

      2. Innanzitutto la ringrazio per la risposta, mi è stata d’aiuto perché ho riscontrato, e ancora oggi succede, vari problemi a relazionarmi con gli altri; uno di questi è la mancanza di fiducia nel prossimo. A parte tutti gli altri problemi a livello sessuale che ho, ma che fatico io stessa ad affrontare.
        La ringrazio!

  11. Salve dottoressa, da due anni ho una relazione con un uomo che amo molto e sono stata tanto felice anche se lui fin da subito sembrava un po insensibile nei miei confronti, durante un lutto e un ricovero è praticamente “scappato” per poi giustificarsi dicendo che queste cose gli mettevano troppa ansia. Io sono stata comprensiva e abbiamo continuato a vivere assieme felici, avevamo piccole discussioni normali penso come tutti. Ad un anno che stavamo assieme ha avuto una crisi di rabbia per un non nulla, io sono scappata e poi andata a fare il turno di notte senza più sentirlo. Il giorno dopo mi ha chiesto scusa e ho accettato il suo ritorno, ma dopo un paio di giorni stessa scena e non ho accettato nessuna scusa. Ho continuato a vederlo e dopo 20 giorni ho scoperto di essere incinta ed è tornato. Ma da allora le crisi sono peggiorate. Ha crisi di rabbia ceca dove mi ferisce e si ferisce e alterna momenti serenissimi alla pazzia. L’altro giorno è crollato e mi ha detto che quando aveva otto anni un ragazzo un po strano del nostro paese l’ha spogliato e legato ma mentre si spogliava lui è riuscito a scappare. Ha detto che ai suoi genitori non ha detto niente, ma sua madre mi aveva già raccontato parte della storia dicendo che un giorno delle malelingue le avevano detto di aver visto suo figlio con questo ragazzo ma che era una cosa impossibile. Senza che lei abbia collegato gli eventi lui era diventato rabbioso e la maestra delle elementari aveva consigliato uno psicologo, ma lei l’aveva trovata una cosa offensiva e non è stato fatto. Ora dopo 30 ho aperto un vaso di pandora che rischia di essere nocivo per me. Che cosa può consigliarmi? Non so cosa fare cosa dire e sopratutto quale sia la cosa più oppurtuna per tutti noi, tengo tantissimo a lui e vorrei tenerci a galla. Scusi sono logorroica! Grazie per il Suo tempo.

    1. Gentilissima,
      mi sembra la vostra una situazione che necessita un intervento sia a livello individuale per la gestione della storia traumatica del suo compagno, che a livello di coppia. Nonostante sia chiara l’origine del disagio e i motivi di questa rabbia ingestibile, quando vi è una minaccia sia per se stessi che per l’altro è bene intervenire in un progetto articolato e non sottovalutare la problematica.

  12. Buonasera dottoressa
    Le scrivo in quanto 4 mesi fa sono finita in ospedale a causa di forti allucinazioni. Era un periodo di forte stress che mi ha fatto esplodere, ma oggi grazie all’aiuto della psichiatra e psicologa si sta delineando il quadro della mia diagnosi: sembrerebbe disturbo bipolare. Comunque … le malattie mentali come questa hanno le loro radici nei traumi e credo di sapere esattamente quale sia stato quello più significativo. Avevo più o meno 11 anni e il fidanzato di mia mamma una sera mi ha accompagnato a letto. Nel farmi le carezze ha iniziato a mettermi la mano sotto la maglia per poi arrivare al seno… Quando me ne sono accorta gliele ho tolte e sono rimasta lì ferma fino a quando lui non se ne é andato. Questo spiacevole episodio non l’ho raccontato ancora a nessuno e purtroppo devo affermare che mi ha traumatizzato talmente tanto da non avere fiducia in me stessa, nei ragazzi e nelle amicizie. Inoltre, vivendo con la stessa persona che mi ha fatto questa cosa non so mai come comportarmi. La prego , se visualizza il mio messaggio mi dia una mano perché ci penso costantemente è più ci penso più mi viene una forte depressione.
    Grazie mille per la sua disponibilità

    1. Gentile Giada,
      posso dirle di provare a parlare con qualcuno che si prenda cura di questi dubbi e preoccupazioni e che la aiuti a superare il disagio di questa esperienza traumatica. E’ importante chiedere un supporto proprio per evitare che quanto accaduto inquini le sue relazioni e la sua vita in generale.

  13. Salve dottoressa , siamo i genitori di due bambini , uno di 13 anni e l’altro di 5 anni , da giorni il piccolo ci ha confidato che ha fatto l’amore con suo fratello , il grande ha magari un’età di sviluppo non so cosa gli sia venuto in mente non so che pensare o fare con lui.Il piccolo ha rimproverato il grande davanti a noi dicendo che quel che ha fatto non si fa perché a Dio non Piace. Adesso a due giorni che successo , noi intanto rassicuriamo e proteggi amo il piccolo dicendo che quello non è fare l’amore ma che il fratellino ha fatto un gioco brutto e non lo rifarà più ,il bambino sembra sereno gioca entra in cameretta col fratello lo chiama sembra al nostro vederlo normale , ma noi vogliamo portare tutte e due da uno specialista. Il grande gli ho parlato io il papa , un’aria tra rimprovero e consiglio è spiegazioni , in realtà è difficile e lei se è pure genitore sa di che parliamo . gli ho detto che non si fa ,ho cercato di spiegare che nella sua età ci sono gli ormoni un po impazziti , passerà ma con tuo fratello ci sarà vigilanza, protezione costante tra qualche anno sarai più grande e capirai .Dottoressa che devo fare ,cosa ci consiglia, il nostro cuore la nostra vita si è capovolta . Sono entrambi i miei bimbi , non so che pensare .grazie in anticipo , grazie (non c’è stata un atto completo ,il bambino avrebbe riportato altro , abbiamo controllato ed è normale . Che tristezza.

    1. Gentile Giuseppe,
      è molto importante in questi casi rivolgersi ad uno specialista dell’infanzia che possa prima tutto consigliare voi genitori su come procedere con gli strumenti e le azioni più adeguate, per arginare ogni possibile conseguenza negativa. Non si agiti per quanto gli è possibile in una situazione del genere e con il supporto adeguato riuscirete a far superare questo episodio al meglio sia ai suoi figli, che a voi genitori.
      Non sono accadimenti così insoliti, contrariamente a quanto si possa pensare, e possono davvero dipendere da molti fattori che è dunque bene approfondire.

  14. Buon giorno, io sono una ragazza di 13 anni, scrivo per conto di una mia amica, lei non ne avrebbe il coraggio.
    Questa mia amica è stata violentata alla fine di queste vacanze di Natale, da un ragazzo sui 16-17 anni, coperto da uno scaldacollo.
    I genitori di lei non prendono la cosa serimente, come tutto quello che succede del resto.
    Le volevo chiedere se secondo lei è possibile denunciare questo fatto anche non conoscendo la persona e come fare a confortare questa mia amica, che è lontana da me.

    1. Gentilissima,
      sarebbe importante che si rivolgesse ad un consultorio o ad un centro anti-violenza per essere consigliata e accolta al meglio in questa situazione. E’ sempre possibile denunciare, soprattutto molto importante è farlo in queste situazioni, se la sua amica se la sente.

  15. Salve dottoressa , mi chiamo Elena e sono stata violentata più volte da persone differenti , la prima volta fui toccata da un uomo di 50 anni sposato a cui offrivo il servizio di baby sitter , io ne avevo appena 14anni ,poi da un altro uomo al etta di 16 anni un altra volta da più persone sempre al età di 16 anni e poi dopo deciso di scappare di casa per la vergogna e la paura che qualcuno venisse a saperlo , allora abitavo in un piccolo paese di campagna… Scappando di casa nella ricerca di mia mamma a cui volevo chiederle aiuto , mi trovai nelle mani di un psicopatico di 63 anni che mi violentò varie volte nel corso di 8mesi picchiandolo è minacciandomi di morte nonostante la sua moglie fosse al corrente di tutto io non riuscì a trovare modo di scappare e per di più rimasi pure incinta e partorì suo figlio abbandonandolo da lui dopo di che scappai di casa loro andandomene via senza guardarmi indietro. Oggi ho un compagno e soffro di attacchi di pancia e ansia e tutto ciò non mi permette di godermi la vita che mi sono creata vivo costantemente con la paura di morire di fallire come donna come madre ….sto facendo terapia da più di un anno. Oggi a 32 anni riesco a parlarne cosa che fino a pocchi messi fa nemmeno ricordavo …..sono a fianco a tutte le donne che ci sono passate e dico a loro di non trattenersi , di parlare e esternare di piangere…..e l’unica cosa che ci può salvare dalla sofferenza perché se c’è la teniamo dentro e ci nascondiamo dietro a Delle maschere di finte felicità faremo ancora del male a noi stesse e la nostra vita si consumerebbe in un mare di bugie e di paure . Grazie

    1. Gentile Elena,
      la sua storia e la sua testimonianza saranno certamente utili a chi legge e ha avuto delle esperienze di abuso.
      La ringrazio per il suo racconto e per il messaggio che lascia a tutti quelli che perdono la speranza di poter ricavare dei significati utili a superare un torto così grave subito nella loro vita. Le auguro il meglio e le faccio i complimenti per il coraggio mostrato e per la fragilità esibita con fierezza, che sono due aspetti altrettanto preziosi da proteggere e coltivare.

  16. Gentile dottoressa,
    ho subito abusi sessuali da mio cugino di primo grado nel periodo tra i 5 e gli 11 anni, anche con la presenza di mia madre in casa che non si è mai resa conto di nulla. Non le ho mai detto niente. Ora ho 52 anni, ho un marito e un figlio. A 19 anni ho avuto la mia prima depressione e tutt’ora assumo regolarmente psicofarmaci. Volevo chiederle se posso ancora denunciare questi abusi per essere risarcita per una vita vissuta sicuramente al di sotto delle mie possibilità
    Grazie.

    1. Gentile Anna,
      per rispondere alla sua domanda con più precisione dovrebbe rivolgersi ad un legale per capirne la fattibilità e la reale utilità dell’azione giudiziaria. Da un punto strettamente tecnico, posso dirle che un reato ha una finestra di tempo specifica entro la quale può essere denunciato e quindi è da verificare sempre di volta in volta.
      Denunciare è sempre una opzione per chiunque abbia voglia di riscattarsi dal proprio abusante, ma dovrebbe essere preceduta o accompagnata da una attenta analisi di quale significato abbia per la persona, per ridurre il rischio che risulti distruttivo e non costruttivo. E’ un’esperienza che spesso risulta una replica traumatica dell’accaduto e quindi è sempre bene operare prima una riflessione attenta se sia o meno una strada da percorrere e se si è davvero pronti a percorrerla.

  17. Salve dottoressa,
    ho subito un abuso sessuale continuativo negli anni da parte di mio padre.
    quando ho avuto il mio primo rapporto sessuale non ho avuto perdite né dolori…ora, io non ricordo che avesse compiuto l’atto in sé della penetrazione, ma è possibile che sia successo effettivamente e che non me lo ricordi?
    Spero in una sua risposta, ho necessità di una risposta.
    Cordiali saluti

    1. Gentile Emma,
      in risposta a queste domande premetto sempre che mi è impossibile darne una che sia quella che sta cercando. Ogni storia ha il suo decorso e quindi non posso sapere io, in questa sede per giunta, se la rimozione del ricordo di un abuso sia una possibilità nel suo caso.
      Posso dirle, come sempre faccio, che perdere parti della memoria di quello che accade durante uno o più abusi è di fatto una cosa che può accadere per via della natura traumatica di questa esperienza. Posso altresì dirle però, in linea generale, che fisiologicamente non è sempre detto che una donna provi dolore o abbia perdite durante il primo rapporto. Questo a spiegazione del fatto che è difficile dare una risposta alla sua domanda, la quale necessita un approfondimento più attento, perchè assuma un senso utile per lei. Comprendo l’urgenza con la quale necessita una risposta e a questo proposito le suggerisco di approfondire quanto accaduto nella sua storia per poter trovare un meritato equilibrio.

  18. Salve mi chiamo Cristina vivo a Napoli quartiere Chiaiano vi scrivo poiché a 12 anni sono stata abusata sessualmente da una persona più grande di me, questo mostro si chiamava Salvatore, si chiamava perché dopo tempo in un incidente e morto. La mia storia mi ha lasciato molti traumi, lo rinchiusa in un silenzio lacerante, erano incontri seriali quasi ogni settimana e di volta in volta erano sempre più disumani fatti di parole troppo farti per la mia età, il tutto è andato avanti x mesi fino a quando stanca di essere usata e nauseata da tutto ho troncato lo schifo che si era creato. Crescendo ho avute altre storie senza senso, e inoltre ho avuto modo di scoprire anche se in modo chiaro che non ero stata l unica vittima inoltre ho scoperto che lui aveva problemi con ragazze della sua stessa età tanto e vero che fino alla sua morte anche se giunta in età superiore non era in grado di avere una relazione fissa, purtroppo la situazione creata intorno a me come mascherare chissà quali deficienze sessuali hanno creato non pochi problemi nei rapporti con la persona che amo, vorrei tanto liberarmi da tutto ciò ma non ci riesco.

    1. Gentile Cristina,
      grazie per la sua testimonianza. C’è sempre la possibilità di non farsi dominare dalle sensazioni che si sono ereditate dalla traumatica esperienza dell’abuso. Importante è che creda sia una strada percorribile. Chieda aiuto e cerchi un supporto adatto, poichè è ingiusto che un fatto così dannoso continui ad incidere sulla sua vita, anche quando non ne fa più parte.

  19. ho scritto un commento qualche settimana fa, ma non riesco più a trovarlo….risultava pubblicato ma adesso non lo trovo, non mi è sembrato di aver offeso nessuno , perciò sono delusa, ho chiesto espressamente aiuto e sono stata censurata non so per quale ragione…..

    1. Gentile Sandra,
      i commenti approvati non vengono mai cancellati. Nella scelta della pubblicazione raramente non viene passato un commento, se ciò si verifica è perchè contiene elementi offensivi o intenzioni differenti da quelle preposte a questo spazio.
      Quello che si fa è, se necessario e per motivi di contesto, eliminare descrizioni troppo esplicite da un commento (è scritto per chiarezza ed evitare equivoci, in fondo all’articolo). Calcoli che ci sono più di 400 commenti pubblicati in questa sezione, quindi è possibile che non riesca a rintracciarlo. Oppure a volte dei commenti finiscono nella cartella degli spam che non viene controllata, questo potrebbe essere un altro motivo per cui non lo trova. Mi spiace se sia rimasta delusa, ma sicuramente non è stata intenzionalmente censurata. Se ha piacere può provare a scrivere di nuovo il commento in risposta a questo così sono certa che venga pubblicato.

      1. Grazie, credevo di esser stata appunto censurata…volendo riassumere quanto avevo scritto le chiedevo se fosse possibile che subire abusi psicologici e violenze fisiche ma non di natura prettamente sessuale potesse scatenare reazioni fisiche e psicologiche pari a quelle che vive chi subisce un aggressione sessuale …nello specifico dolori psicosomatici molto forti al basso ventre, sensazione di essere stata violentata, disturbi alimentari quali rifiuto del cibo, sensazione di morte interiore …

        1. Gentile Sandra,
          un abuso, che sia fisico o sessuale, nell’infanzia ha certamente delle conseguenze che sono per molti aspetti equiparabili. Parliamo di esperienze traumatiche che hanno dunque degli esiti e delle conseguenze sulla crescita spesso simili. Ad esempio, disturbi alimentari, difficile gestione della rabbia o disturbi dell’umore. Quindi in linea generale direi che è possibile e varrebbe la pena approfondire.

  20. Salve Dottoressa. Sono Maria ho 55 anni sono stata violenta da mio padre avevo 6anni e durata fino hai miei 11 anni. Ho rimosso tutto.. Fin quando non ebbi il primo impatto con un ragazzo era il mio fidanzato avevo 17 e Cominciai ad avere dei ricordi e tutto mi torno in mente, ne parlai con il mio ragazzo, che di conseguenza mi lascio, ho sofferto tantissimo. Dopo ho incontrato un’altro ragazzo questa volta feci la fuitina sensa nemmeno pensare a nulla volevo scappare da casa, ma anche lui mi tratto male la prima notte mi picchio… La mia vita è stata terribile. Dopo avere tanto sofferto anche mio fratello mi ha violentata, adesso mi devo fermare sto male… Mi scusi.. Ho solo bisogno d’aiuto. Grazie Buon giorno Dottoressa

    1. Gentile Maria,
      quando leggo questi commenti carichi di dolore, ma in cui sento anche la necessità e quindi l’efficacia nell’utilizzo di questo spazio come sfogo, non posso fare altro che accogliere e suggerire di continuare a seguire questo istinto al parlare e confidarsi con qualcuno. Trovi chi può aiutarla e ascoltarla con professionalità, poiché il dolore necessita uno spazio per essere verbalizzato ed elaborato, altrimenti ci intossica. Può certamente se ha la volontà e la fiducia, affrontare queste esperienze e provare ad alleggerirsi del loro peso.

  21. Ho 26 anni quando ero bambino circa 4/5a elementare mia madre mi lasció a casa di una vicina dopo il lavoro per nonfarmi restare solo. Questa signora di tanto in tanto aveva un nipote a trovarla.
    Un giorno lei esce io rimango solo con questo avra avuto 15 anni credo. Giocava ad un gioco di golf sul computer con un joistick. Io mi annoiavo volevo giocare. Lui lo tira fuori e mi fa credere che sto qua controlla l omino del gioco. Io non capivo poi qualcosa ho intuito guardando la sua faccia ed ho smesso. Mi convinceva a continuare a giocare io dissi di no . Poi mi mise sulle sue gambe con quello vero a giocare. Poco dopo entra la nonna . Grazie a dio senno non so che sarebbe successo. Mi ricordo che era incazzata come pochi. Poi lei esce in lacrime mi accarezza e mi da dei cioccolatini delle caramelle.
    Oggi ho difficolta a relazionarmi con la gente, non ho la minima idea di che dire per fare amicizia, non mi fido di nessuno e penso che tutti mi vogliano raggirare prendere ingiro fregarmi. Sempre avuto ragazze poi dopo anni quando ne avevo 18 circa mi é venuto fuori tutto prima non ricordavo. Da li ho avuto sensibilita quando qualcuno mi dava del gay anche solo per scherzo tra amici mi ci si arrovella il cervello mi ci imparanoio.
    Solo mio padre sa di sta cosa e la mia ex ragazza e il mio medico curante. Non so dovrei parlarne con uno psicologo di nuovo (ci sono gia stato,andavo li parlavo e stavo male mi veniva il magone, uscivo mi sentivo un dio. Pero poi stavo peggio e come una droga mi faceva stare bene per poi farmi male cosi ho smesso).
    Oggi la gente pensa che sono gay perche reagisco male quando mi ci chiamano. Ci sto lavorando su ci inizio a scherzare. Ma e cosi uguale al lavoro seriamente come con gli amici quando si cazzeggia.
    Ps: ultima nota. So che sto qua ora lavora fa il medico e ha figli. Indovinate cosa . Pediatra… Da denuciare? Voglio un po di normalita e basta. E che non faccia altri danni ad altri

    1. Gentile Lorenzo,
      grazie per la sua testimonianza. Certamente le direi di ritentare con un supporto. Purtroppo spesso alcune esperienze di psicoterapia risultano inefficaci o poco utili a chi ne usufruisce, il problema sorge quando si dà a quella esperienza non riuscita un ruolo cruciale nella convinzione di non poter essere aiutati e quindi di risolvere il proprio malessere. Colui che ne esce danneggiato è la persona che perde la fiducia di essere compreso ed aiutato. Consiglio quindi di riprovare e cercare un professionista con il quale ci si sente a proprio agio per risolvere questi disagi al meglio e di parlare apertamente di quanto prova quando affronta queste tematiche. Non abbia paura di stare male, poichè è un passaggio necessario per liberarsi delle brutte emozioni provate durante l’accaduto.

  22. Salve, mi chiamo Giulia e ho 22 anni. Sono una studentessa di psicologia, ho finito il terzo anno e attualmente sto tentando di laurearmi. La mia tesi si basa sul PTSD e sull’eventuale cura.
    Mi chiedevo se vi fossero differenze tra bambini e adulti duranre il trauma e se le cure avessero effetti diversi e in che modo.
    Grazie per la disponibilita’.

    1. Gentile Giulia,
      certamente vi sono delle differenze, se considera che un trauma in età evolutiva è potenzialmente più dannoso di uno in età adulta.
      Ovviamente se si interviene tempestivamente sul trauma, a qualsiasi età, si hanno maggiori probabilità che esso non porti danni troppo gravosi per il sistema nervoso. Per lo stesso motivo, lavorare con un bambino traumatizzato ha più possibilità di ridurre i fattori di rischio sullo sviluppo, di quanto non si possa fare con un adulto che ha subito un trauma infantile.
      In entrambi i casi è però possibile intervenire con successo se si conoscono bene gli effetti e le possibilità di cura, ma serviranno approcci differenti.

    2. Salve,sono un ragazzo di 16 anni l’anno scorso ho avuto un debito di “erba”con un pakistano,non avevo soldi mi aveva chiesto di baciarlo sennò avrei pagato duramente,accettai,era quello che voleva da quel giorno in poi mi ha chiesto sempre di più finché oggi mi ha chiesto di fargli un p…… Perche così chiudevamo la faccenda mai io Non so che fare e piu di un anno che va avanti questa storia è diventata una ossessione non so che fare ho problemi in famiglia rispondo male non mangio quasi mai non esco spesso ho il terrore che qualcuno venga a sapere il fatto mi terrorizza l’idea ho tentato più volte il suicidio

      1. Gentile Thomas,
        lei è in difficoltà e molto giovane. Conosce un adulto, in famiglia o ad esempio scuola o in qualsiasi altro contesto da lei frequentato, di cui si fida e a cui può chiedere aiuto? Sarebbe molto importante che lei trovi la forza di parlarne e di farsi aiutare, poichè c’è sempre una via di uscita anche quando non se ne vedono all’orizzonte. Se non ha una persona di cui sente possa fidarsi, può rivolgersi ad un consultorio o un associazione nella sua zona che possa occuparsi di lei? Non si perda d’animo e trovi la forza di chiedere una mano, è la via più adeguata per uscire dalla sensazione di vicolo cieco in cui si trova e ritrovare un po’ di speranza. Non è solo e le persone che ha accanto sono la risorsa migliore cui può attingere.

  23. Avevo appena finito la 3 media, estate, io e le mie amiche eravamo sempre al mare e alla sera gelato nella piazza del paese. Incontriamo questi ragazzi, villeggianti, più grandi sui 18 anni, erano interessati a noi, andavamo insieme al mare. Una sera io e una mia amica accettiamo di salire da loro. Io ero totalmente inconsapevole di quello che sarebbe successo. La mia amica va in una stanza, io in un’altra con Lui. Mi dice di spogliarmi e di stare zitta, e io lo faccio, mi spoglio, ricordo che lui non volle farmi togliere le scarpe, dei sandali alla schiava bianchi. E così ho aspettato, ferma, in silenzio che lui finisse. Finito, prendo la mia amica e vado via. Ricordo che avevo paura di essere rimasta incinta, provavo vergogna, mi sentivo sporca. Dopo un po di giorni ritorniamo sulla spiaggia di sempre insieme a tutti gli amici, un ragazzo del gruppo viene da me e dice ” Lui ci ha detto che ti ha sverginata, ti sentivamo tutti urlare”. In quel momento volevo morire. Lo sapevano tutti, Lui andava fiero di aver fatto quello che aveva fatto ad una ragazzina di 11 anni. La Troia ero io. Non so come ho fatto ad andare avanti, ho cercato di rimuovere tutto. Ancora oggi non so se si sia trattato di un abuso, se sia stata colpa mia perchè non ho avuto la forza di buttarlo via e andarmene, Non ne ho mai parlato con nessuno, mai. Oggi il gossip è pieno di ragazze che stanno denunciando gli abusi. Io le ammiro perchè hanno un coraggio enorme, coraggio che io in 26 anni non ho avuto con nessuno, ne con i miei genitori ne con il mio compagno. Non so neanche perchè lo stia scrivendo ora e qui. Forse per buttare fuori un po di veleno. Non so neanche se qualcuno mi leggerà, però mi sento già un pò meglio. S.

    1. Gentile Sara,
      sono certa che il coraggio in queste storie ha delle sfumature molteplici. Il coraggio sta nel sopravvivere a queste esperienze traumatiche terribili, nel trovare un modo di chiedere appoggio, anche se più tardi. Ogni persona ha bisogno del suo tempo che mai deve essere usato per sentirsi ancora più colpevoli. Oggi ad esempio ha avuto coraggio nello scrivere questa sua forte storia, spero che ne abbia ancora un po’ per provare a trovare uno spazio di riflessione utile a sistemare queste emozioni contrastanti e a dargli il giusto significato.

  24. Gentile dottoressa,
    Ho 16 anni e frequento già una psicologa, é da un anno a questa parte che ho nella mia testa l’idea di aver subito un abuso sessuale infantile, mi creda sto prendendo un ossessione, ho tutte le conseguenze: soffro di fobia sociale, cambio umore spesso, scarsa capacità di relazione e soprattutto ho una sessualità compromessa, mi fa paura vedere un sesso maschile. Però non ricordo niente, eppure ho questa strana sensazione, questa sera mi è venuto in mente un episodio, ero con mio cugino (tra i 6 e i 9 anni) e lui mi fa vedere il suo pene e mi chiede di vedere il mio organo sessuale, e poi non ricordo più niente, non so se si tratti di questo episodio o di un altro, so soltanto che quando ero piccola mi masturbavo (non sapendo cosa facevo), sto impazzendo mi sento spesso confusa e sola.

    1. Gentile Sofia,
      se è seguita da una collega, provi a raccontare a lei cosa sta provando e i suoi timori e vedrà che assieme, se si trova bene e sente a proprio agio, potrete fare chiarezza. Come può leggere qui, tra i molti commenti, non è sola nella sua paura e quindi anche nella possibilità di affrontarla e risolverla.

  25. Buongiorno dottoressa, non so neanche bene cosa scriverle, ma dopo anni ed anni, quasi 20, mi è tornato in mente un “abuso” subito da piccola. Da mio fratello maggiore di 7 anni (con cui andiamo molto d’accordo, che io stimo profondamente e a cui voglio davvero bene).
    Non so neanche se definirlo tale, perché non c’è mai stata penetrazione che io ricordi.
    I ricordi comunque sono confusi, anche dal punto di vista temporale, non ricordo esattamente per quanto tempo sia avvenuto, non era una cosa continuativa, succedeva qualche volta e ricordo solo qualche episodio e circostanza.
    Tutto ciò mi è tornato in mente dopo un trauma subito quest’anno e adesso non riesco a smettere di pensarci..
    Non so come comportami, vorrei un consiglio. Pensavo di contattare una psicologa e provare ad aprirmi, così da raccontare questa storia a qualcuno e liberarmi di questo brutto trauma.
    Sono stata bulimica per anni, una volta scoperta ci ho messo tutta la mia volontà per smettere, senza mai capire il perché di questa cosa per me davvero vergognosa.
    Ero riuscita a smettere, ma dopo il trauma di quest’anno, mi è successo qualche volta di ricaderci.
    Non voglio vivere la mia vita pensando di affrontare in questo modo i problemi. Questa non è certamente una soluzione.
    Grazie, davvero.

    1. Gentile Rossana,
      non posso che appoggiare la sua idea di provare a lavorare su questo accaduto e capire come e quanto abbia influito sulla sua vita. Le auguro di poter riuscire a fare chiarezza in merito.

  26. Gentile dottoressa,
    ho 46 anni. Ricordo come reale che bambina di 4 anni mio padre per farmi provare piacere mi metteva a gambe aperte sotto il getto forte della doccia. A 6 anni, mi addormentavo sperando di dormire per sempre. Piangevo spesso per una tristezza infinita. Ereo una bambina, che definivano malinconica. Mia sorella ha detto, non a me, che ho subito violenze. Sognavo, e sogno ancora leoni agressivi, mandrie che mi calpestavano, mio padre mi guarda mentre mi masturbo. A 9 anni ho subito abusi veri e propri. Oggi, nelle mie fantasie erotiche sogno di essere presa contro la mia volontà. E’ un desiderio che mi mette molto a disagio. L’abbraccio di mio padre mi pietrifica ancor oggi. La ringrazio se vorrà esprimermi la sua opinione

    1. Gentile Katia,
      spiace sempre leggere queste storie di grande sofferenza. Lei sembra però avere una buona percezione di sè e dell’accaduto, quindi sarebbe opportuno che dedichi uno spazio per riflettere su questa storia e la sua sofferenza, in modo da poter sentire di aver ripreso una sua direzione e non di vivere in balia di questa esperienza traumatica.

  27. Gentile dottoressa,
    vorrei porle un quesito. È possibile che il bambino, una volta cresciuto lo associ ad un sogno e che poi con l’età adulta non riesca più a comprendere se si sia trattato di un sogno o se invece è accaduto realmente?
    La scena è vivida, impressa nella mente. C’è sempre stata, ma rimaneva chiusa, relegata nella mente e catalogata come una cosa di futile importanza.
    Cordiali saluti

    1. Gentile Miriam,
      le rispondo premettendo che sto valutando la domanda in generale e che, se si riferisce ad un caso specifico, è sempre necessario andare a valutare caso per caso se possa o meno essere questa la risposta giusta.
      Detto ciò, è certamente possibile che, nel caso dell’abuso – quindi di una una esperienza traumatica che avviene in una fase evolutiva – lo si dissoci dal resto della propria storia in modo da confondere i piani della realtà o fantasia. In questi casi il ricordo viene rimosso o spostato in un’altra “dimensione”: percepito spesso come “fantastico”, sotto forma di sogni o fantasie, per alleviarne gli effetti emotivi altamente pericolosi per la mente. Per chiarezza, è bene dire che si può verificare anche il contrario, ovvero che si pensi di aver vissuto una reale esperienza traumatica, quando essa è stata invece immaginata – mi riferisco sempre ai ricordi infantili che possono confondersi spesso sempre per rispondere a degli stimoli emotivi complessi.
      Proprio per la complessità di tale materia, è sempre necessario andare ad approfondire di volta in volta le storie peculiari di ognuno.

  28. Salve sono un uomo ho 46 anni, quando avevo 6 anni ho subito abusi sessuali da un cugino di due anni piu grande ma molto piu sveglio di me, in quanto io di sesso non ne sapevo nulla, figuriamoci fra due persone dello stesso sesso, senza contare il mio carattere timido e introverso. Durante la crescita ho continuato a procurarmi piacere sessuale da solo con oggetti fallici, riproducendo quella sesazione, spesso penso per procurarmi del male, masochismo. Mi piacciono le donne e molto devo dire, ma ogni tanto esce fuori questa parte di me che mi trasforma in un desiderio a volte molto forte da doverlo fare per forza e con violenza. Ho avuto anche rapporti omossesuali, ma a volte era piu l’idea a piacermi, che l’atto in se. E come se mi volessi far del male, ma provo anche piacere. Quello che mi chiedo è se sono gay o no, o se posso essere un uomo normale curandomi..anche perche ho una compagna, la quale non sa nulla.

    1. Gentile Marco,
      quello che vive è un disagio, non una malattia da cui guarire o meno, che probabilmente è anche legato alla sua storia di abuso. Purtroppo non mi è possibile senza conoscerla rispondere più approfonditamente alle importanti domande che si sta ponendo. Se ci sono dei tormenti, dubbi o si sente che c’è un problema che ci impedisce di vivere serenamente, è molto importante approfondire ed è quello che in questi casi suggerisco caldamente. A maggior ragione quando c’è una storia così traumatica alle spalle che altrimenti resta “irrisolta” e necessita invece di essere elaborata.

  29. Salve, all età di 18 anni mi è stato detto da mia mamma che ad 1 anno ha scoperto e interrotto subito atteggiamenti strani nel letto col papà di mio padre. Dopo un mio urlo durante un pomeriggio in cui lui aveva l’ abitudine di addormentarsi nel letto con me , mamma decise di non portarmi più in quella casa.
    Penso me l’abbia detto per togliersi un segreto che le pesava.
    Un anno fa, non ricordo in quale momento, mi è tornato in ricordo un avvenimento che avevo rimosso: avevo 7/8 anni e ho la scena nitida di mio
    Cugino coetaneo che mi toccava le parti intime.
    L’avevo rimosso di nuovo ma stasera mi è tornato in mente di colpo.
    Non L ho mai detto a nessuno fino a stasera che l’ Ho detto al mio fidanzato: avevo bisogno di sfogarmi
    Sono stata con attacchi di panico, divento aggressiva, piango spesso, mi deprimo facilmente.

    Mi aiuti , la prego.

    1. Gentile Valeria,
      posso in questa sede dirle che se c’è la volontà e la motivazione di affrontare il proprio passato, è certamente possibile essere aiutati, in contesti appropriati e con persone di cui si sente di potersi fidare. Provi, come ha già fatto qui, ad aprirsi e a chiedere supporto.

  30. Gentile dottoressa,
    Conosco mio marito da 5 anni. Pochi giorni fa mi ha confessato di aver subito un abuso dal fratello maggiore (di circa 12-13 anni) all’età di 7 anni. Pare che non abbia mai raccontato l’accaduto a nessuno prima, sia per vergogna, per timore di ripercussioni gravi sul fratello da parte del padre, che per non denigrare il fratello a cui era molto legato. Sono stati 3 eventi ed al terzo ha minacciato il fratello di smetterla altrimenti ne avrebbe parlato al padre.
    Questo evento ha sicuramente segnato la sua vita dato che in 32 anni è la prima volte che ne parla. Soffre di tutte le patologie descritte sopra, soprattutto: depressione, disturbi alimentari, attacchi di panico, disturbi della personalità, sessualità compromessa.
    Ha già affrontato sedute di psicoterapia, visite con psicologi e psichiatri ma mi ha detto che non ha mai menzionato l’argomento e non intende farlo, soprattutto perché non crede ci sia soluzione. Con rabbia ha detto che l’unica soluzione che ha trovato in tutti questi anni è che la cosa che lo farebbe star meglio è che suo fratello subisca quello che ha subito lui…
    Anche io come qualcun altro menzionava in un racconto, ho avuto qualche ora post confessione in cui avvertivo un lieve rigetto per mio marito, ma è durato poco. Nel pomeriggio però si è improvvisamente rasato la barba.
    Comunque, come posso suggerire in modo garbato ma deciso a mio marito ad aprirsi finalmente con uno specialista? Perché non credo ci siano molte alternative nel suo caso, è molto fermo sul fatto di non aprirsi ai suoi genitori (non sono stati mai molto presenti) e ora che sono relativamente anziani, non vuole dargli un dispiacere.
    Io posso solo essere presente anche se mi ha anche detto che non vorrebbe più toccare l’argomento…io però son sicura che parlarne con uno specialista possa sbloccare tutta una serie di cose…
    Grazie, cordiali saluti

    1. Gentilissima,
      purtroppo la mia risposta in questi casi è sempre la stessa. Non c’è un modo utile e vincente per consigliare ad una persona di farsi aiutare se questa non ha fiducia, nè motivazione nel farlo. Per quanto la perdita di speranza sia comprensibile, soprattutto in chi ha subito un abuso così grave, se la persona non riesce a reagire a questo sentimento e ha desiderio di trovare una soluzione costruttiva, è poco probabile che possa giovare di un aiuto. Può però continuare a tentare, per quanto lei ritenga utile e giusto, di suggerirlo, poichè certamente questo non è dannoso e forse un giorno potrebbe riuscire a far breccia.

  31. Nemmeno io ho avuto una bella infanzia.
    Mio patrigno abusava continuamente di me, nell’ età di 10 anni circa. Mi resi conto che la cosa non mi piaceva, volevo che finisse ma niente, dopo molto tempo ha smesso. Non l’ ho dettolto a nessuno, nonostante mi perseguiti ogni giorno e ho sempre la tentazione, in un litigio di farlo, così perché imparidi, ma non posso. Non posso perché mia mamma è una persona divorziata e ri-sposata e non farei altro che causarle dolore. Forse è questa la vera ragione del perché non lo dico anche se lui mi ha detto di non dirlo a nessuno. Lo ammetto, non mi è mai piaciuto, e adesso ho un motivo in più per odiarlo. Aspetto un’ altra sun mossa e lo vado a dire alla mamma perché non c’è la faccio più. Spero di avere prove a sufficienza. Faccio bene ad aspettare una sua mossa o dovrei dirlo adesso? … è che vedo mia mamma così felice con lui….

    1. Gentile Elena,
      lei prova sentimenti molto comuni a chi ha vissuto una esperienza così tragica. Il senso di colpa, come se fosse stata complice e quindi il senso di responsabilità di distruggere la felicità di una persona a cui vuole bene. Il risultato è caricarsi di un fardello che certamente non ha scelto, nè voluto, ma che soprattutto non appartiene a lei. Non posso dirle io se aspettare, dire quello che sente o non dirlo. Posso suggerirle di indagare su questi suoi sentimenti prima, di chiedersi se davvero avrebbe la colpa del dolore di sua madre o se forse la responsabilità è di qualcun altro. Provare prima di tutto a trovare uno spazio per indagare su ciò che la tormenta.

  32. Salve dottoressa.
    Ultimamente, mia nonna 90enne è morta, lasciando 3 figli (il minore dei quali è mio padre), il marito, e oltre a ne altre 2 nipoti.
    Mia zia, la maggiore, ha preso male la sua morte. Piangeva e diceva di sentirsi in colpa per non essere stata abbastanza grata a mia nonna, e dal canto suo mia nonna – quando era in vita negli ultimi tempi – a volte piangeva domandandosi se mia zia le volesse bene. Avevano un rapporto molto complicato.
    Ieri mia cugina maggiore (che per inciso ha più di 25 anni) mi ha confessato che mia nonna, tempo addietro, le aveva confidato che mia zia aveva subito delle non meglio precisate “molestie sessuali” da parte di una persona di famiglia, ovvero un mio prozio, ormai defunto.
    Quest’uomo era il cognato di mia nonna, e, a quanto pare, un giorno mia nonna li lasciò soli per fare compere, e al suo ritorno trovò mia zia molto strana, tanto che le domandò cosa avesse (non pensando minimamente ad abusi sessuali). Mia zia (che aveva circa 12-13 anni) le riferì qualcosa circa suo zio,presumibilmente un dettaglio fisico di questi che non poteva conoscere e che portò mia nonna a capire che lui l’aveva molestata. Da allora mia nonna cercò di allontanare il più possibile suo cognato, ma non riferì mai a mio nonno dell’evento. So per certo che quest’uomo (che, essendo il mio prozio, ho anche conosciuto personalmente) voleva installarsi a casa loro, e mia nonna si oppose con vigore. Lui minacciava di suicidarsi se non gli avessero permesso di trasferirsi da loro, ma mia nonna si impuntò, ignorando queste minacce, e riuscì a convincere mio nonno a non farlo trasferire da loro
    Mia zia non parla mai di lui, non è mai andata a trovarlo e non è mai andata al funerale. Non sappiamo nemmeno se rammenta di questo episodio, potrebbe avwell rimosso. Vorrei aiutarla, ma non so come fare. Purtroppo con lei nessuno ha mai parlato di questo avvenimento, e allo stato attuale credo che peggiorerebbe solo la situazione…

    1. Gentile Daniele,
      comprendo il suo desiderio di essere di aiuto in questa situazione. La mente quando subisce un trauma agisce diversi meccanismi di difesa, il più delle volte molto massicci per proteggere l’integrità della salute mentale. Per questo è sempre bene, soprattutto per chi non ha gli strumenti adatti, non agire in alcun modo con interventi diretti sulla persona traumatizzata, se questa nega o non vuole affrontare l’argomento, poichè non è mai certo quali possano essere le conseguenze per l’equilibrio della mente di un approccio diretto.

      1. Salve dottoressa,
        Sono stata abusata da mio zio quando avevo 5 anni. Adesso ne ho 30 e mi sono accorta che reprimere questo episodio mi ha portata solamente a stare peggio, sempre di più con il passare degli anni.
        Sto sfogando la rabbia nell’alcool e sto mettendo a rischio la relazione con il mio compagno, che è preoccupato per i momenti di crollo psicologico che ultimamente sto avendo, che non sono affatto piacevoli. Sono preoccupata anche io..vorrei tanto uscirne ma non ci riesco

  33. Buonasera,
    mio marito ha 36 anni, e dopo molte difficoltà comportamentali che aveva, è riuscito a tirare fuori, dicendo di essere stato abusato all’età di 8 anni da un pedofilo, la cosa è durata fino all’adolescenza. Non l’ha mai detto a nessuno per paura di non essere creduto dai genitori, nonostante fossero evidenti da bimbo i pesanti sintomi, dovuti agli abusi. La mia domanda è, seguendo un percorso di psicoterapia, si guarisce completamente da una cosa del genere? e se decidessimo di avere dei figli, devo essere preoccupata che potrebbe avere atteggiamenti strani con i nostri ipotetici bambini?
    Grazie

    1. Gentile Anna,
      prima di tutto vorrei dirle che non trovo corretto usare la parola “guarire” nel caso di un trauma, poichè non si è affetti da una malattia o una patologia. Da una esperienza quale quella di un abuso si riportano delle ferite che vanno elaborate per aiutare la persona a lasciare che l’accaduto non influenzi più il decorso del presente e le sue relazioni con se stesso e con gli altri. Non si è dunque malati e non mi è possibile rispondere alla sua domanda nello specifico, non conoscendo suo marito. Consiglierei prima di tutto a lei di riflettere sulle paure e i dubbi che le sono sorti e sul come poterli affrontare per proseguire all’interno della sua relazione.

    2. Sono un ragazzo di 30 anni.Ho subito abusi sessuali da parte di un vicino di casa.Avevo circa 6-7 anni.Lui era adolescente,circa 15 anni.Ho sempre saputo di aver subito delle violenze,però non ho mai collegato i miei disagi,i miei stati ansiosi a questi episodi.Da diversi mesi pratico sedute di EMDR da un ottimo psicologo che mi sta aiutando a superare qusato trauma.La cosa più sconcertante è che la mia mente ha rimosso il vero nodo della questione.Ricordavo “solo”di essere stato obbligato a fare una violenza di tipo orale.In seduta è uscito che ho rimosso la parte della penetrazione.Ho sempre cercato una motivazione,soluzione,per quella sudorazione eccessiva che era accompagnata da forti stati di emotività ogni volta che dovevo uscire con amici,ragazze,fare ogni attività che non era stare a casa al sicuro.Gli effetti di uno stupro sono allucinanti.Io mi rivedo in quasi tutto quello che è descritto nell’articolo.Per essere chiaro:non riuscivo più a fare la spesa senza stare male,non riuscivo a stringere una mano,non riuscivo a fare l’amore e ad avere un’idea del sesso che non era associata al dolore o comunque ad una esperienza negativa.Ho notato grandi miglioramenti con le sedute,mi auguro che le cose continuino in questa direzione fino a raggiungere la calma e ad avere una vita soddisfacente.

      1. Anche mio marito aveva rimosso molte cose che ora stanno uscendo fuori, in 9 mesi di terapia è cambiato molto, non ha più attacchi di rabbia improvvisi (attacchi che spesso venivano fuori per motivi futili), si rapporta con le altre persone in maniera non più scorretta come faceva prima, ed è migliorata anche la nostra vita sessuale di coppia (prima invece si chudeva in bagno a riflettere ore sulla differenza dell’ avere rapporti quando lo si vuole e quando si viene costretti, cosa che ora non fa più), addirittura quello che noto ora, è che i suoi occhi sono diversi, sono più sereni e rilassati, prima che uscisse fuori la sua confessione, erano sempre tesi, preoccupati e ansiosi (cosa che si notano persino dalle fotografie, ecco forse perchè si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima). Concludo asserendo quindi che la psicoterapia sia secondo me l’unica cosa in grado di aiutare un’abusato, per poter continuare a vivere bisogna parlare dei propri problemi sempre, e mai tenerseli nascosti, diventano solo delle macchie oscure che ti fanno vivere male. Tutti abbiamo il diritto ad avere una vita serena

  34. A me la rabbia viene perché la mamma non mi credeva. .e in più o preso uno schiaffo perché mancavo di rispetto al caro vicino di casa tanto stimato..ma non mi sono più fatta toccare e appena mi vedeva e cercava di avvicinarsi con la scusa che dovevo giocare con il suo cane gli tiravo le pietre..e un’altra occasione lo fatto cadere dal motorino quando passava davanti casa ..avevo fatto una trappola di pietre affinché potesse cadere…lui andò da mia mamma a reclamare…ma io dissi che se lo meritava perché era sporco .mia mamma poi si accorse di qualcosa e gli disse di stare alla larga dalle mie bambine e disse anou di non andare più a giocare dalla parte di casa sua…però mi rimane il disgusto di quelle avanz inerenti al sesso …o il mettere la mano sotto la gonnella con la scusa di fare una carezza…tutto mi fa rabbia contro i miei genitori xké non volenano capire e nn mi anno educato per far fronte a eventuali molestie…o imparato da sola perché da bimba ero da sola..io alle mie figlie o dato molto di più …

    1. Gentile Antonietta,
      purtroppo nelle storie di abuso la parte più dolorosa è la solitudine in cui versano spesso i bambini che tentano di parlare di quanto stanno vivendo agli adulti e non riescono a farsi ascoltare o capire. Mi rincresce che la sua storia sia una di quelle e comprendo la rabbia che prova, ma uno degli aspetti che è più utile affrontare in ogni storia di rielaborazione e cura dal trauma dell’abuso, è proprio questo. E’ importante capire ed approfondire perchè non vi sia stato il supporto, per dargli un significato utile. Non sempre le risposte che si hanno al principio sono quelle giuste e trovarne di più adatte può contribuire a sanare la sofferenza.

  35. Buon giorno.
    Ero una bambina quando mia zia (sorella di mia madre) si risposo’ con “Tizio”. Ha una figlia della mia età e capitava spesso che si passasse del tempo insieme, sopratutto d’estate. Non ricordo quanti anni avessi quando ha cominciato ma ricordo che ha smesso quando io divenni maggiorenne e cominciai a tenerlo lontano da me. Es. Ogni maledetto natale in famiglia lui era li… io nella mia stanza da letto a porta chiusa pregando di non doverlo neanche salutare, c era qualcosa di molto sbagliato anche in quell’ azione, il modo in cui ti abbracciava.Molti episodi so per certo di averli eliminati ma non quelli che mi sono ritrovata a raccontare più spesso alla mia migliore amica ai miei fratelli anche a mia madre Ma nonostante anche lei da piccola avesse subito molestie in quell occasione non mi fu molto di supporto considerando che disse “bhe magari lo fa per affetto”. Un tizio che ti mette in macchina per farti vedere il suo nuovo cane per poi toccarti il seno dicendo sbalordito “ah porti il reggiseno”. Troppo piccola per quello!? Ed altri episodi simili.. ora ho 26 anni, ho un compagno e una nipote di 5anni che e’ una bambolina e quando ce lui nei paraggi non la perdo un secondo! Le scrivo per avere un consiglio. Sono arrabbiata lo sono sempre e sono anni che mi porto dietro questo bagaglio ora voglio dire basta voglio che questa storia venga fuori voglio che la mia famiglia sappia!! Ma per fare questo è inevitabile colpire anche mia zia. Quello stronzo è con le palle al vento a Tenerife e io non avrò pace finché non si saprà.. è la tipica persona che sembra tanto brava e tanto pulita e questo è uno dei miei timori il non essere creduta o che la faccenda non venga presa sul serio. Grazie in anticipo.

    1. Gentile Anilai,
      la rabbia è un sentimento molto importante da valutare nelle storie di abuso. E’ necessario fare sempre molta attenzione nella gestione di questa emozione poichè spesso espone la persona a situazioni che invece di sanare il senso di ingiustizia provato, lo compromettono ancora di più.
      Non è mio compito dirle cosa fare e come nei confronti del suo abusante, ma posso suggerirle di chiedersi sempre se sia utile per lei e ricordarsi di proteggere se stessa come priorità assoluta.

  36. Barbara Batistoni

    Quando ha subire e’ una bambina di 3 anni…. Oggi ha 8anni e nel corso di questi anni ha avuto molti danni psicologici da anoressia tosse molto persistente andare 200volte al giorno in bagno e tanto altro allora non mi accorsi di niente ad oggi mi sono accorta di tante cose e ci sto lavorando.barbara

  37. Buonasera
    All’età di sei anni, se non ricordo male, passavo spesso i sabati pomeriggio da mia zia, la quale aveva un figlio di 14 anni all’epoca, con cui giocavo spesso. Ricordo molto bene che ad un tratto volle molestarmi, per poi poter giocare alla PlayStation con lui. Ero molto piccola, tuttavia ricordo che lo facevo e in seguito provavo una forte sensazione di.. vergogna?! Dopo qualche mese trovai il “coraggio” di dirlo a mia madre e a mia zia dopo che lui provò a farlo per l’ennesima volta, dissi ” X mi fa toccare il suo coso..” La reazione: mia madre che mi portò immediatamente via, mia zia che urlava a mio cugino e solo qualche anno dopo scoprì l’esistenza di una lettera di scuse da parte di mio cugino a mio padre, il quale era veramente furibondo e cercò di non farmi più andare da mia zia per molto tempo. Tuttavia mia zia era quella che si ritiene “preferita” quindi fu difficile.
    Crescendo, ogni volta che andavo da lei, cercavo in ogni modo di evitare mio cugino. Il punto è che ritengo che questo mio “passato” mi abbia reso precoce e particolarmente interessata alla sessualità.
    Ho avuto il mio primo rapporto completo a 15 anni, ma già dai 14 avevo iniziato a “divertirmi” con un paio di ragazzi.La sensazione era sempre stata quel disgusto che provavo da piccola. Con il passare degli anni questa sensazione è diventata insignificante, la mia vita sessuale è attualmente attiva e gratificante. Ho avuto parecchi ragazzi e forti problemi di autostima, sono stata seguita dalla psicologa della scuola per tre anni, ma mai ho aperto questo argomento.. penso sempre che se ne parlassi passerei per vittima perché oramai è passato così tanto tempo che la cosa non dovrebbe più toccarmi.
    Tuttavia mi sembra di capire che probabilmente in qualcosa della mia vita, questo evento ha influito.
    Lei cosa ne pensa?

    1. Gentile Alessia,
      il miglior interprete di se stessi è sempre la persona interessata. Non posso parlare per lei o per il suo caso specifico, perchè non ho gli elementi e la conoscenza giusta per farlo. Posso dirle che il trovarsi a leggere questo articolo e aver riflettuto su quanto le sia accaduto, è sicuramente l’indizio di un dubbio che varrebbe la pena approfondire.
      In realtà parlare degli abusi subiti, anche in età adulta, è molto utile ad elaborarli e sciogliere i nodi che essi hanno originato. Chiunque abbia subito un abuso è una vittima, ma questa non è una parola che reca vergogna o disonore, serve a capire che si è subito un danno e che questo merita di essere riparato.

      1. Dottoressa questa sera mio figlio di 4 anni mi ha detto che il suo cugino preferito di 14 ha abusato di lui. Non so proprio come comportarmi, sono disperata, per cortesia mi dica cosa fare.

        1. Gentile Lucia,
          non è mio compito dirle cosa fare. Posso solo suggerirle di far visitare suo figlio da un pediatra e da un professionista della salute mentale per accertarsi delle condizioni di salute fisica e psichica di suo figlio. In seguito starà a lei scegliere come procedere, se con una denuncia al ragazzo responsabile, oppure con un’azione di confronto con la famiglia del ragazzo e con lui, per capire cosa sia accaduto e quindi cosa fare – trattandosi di minore anche nel caso dell’abusante.

  38. Buonasera, ho letto tutte le testimonianze e mi sono state di grande aiuto…sto cercando di capire e risolvere un grosso nodo famigliare. La cosa riguarda mia mamma, di 56 anni che all’età di 7 ha subito abusi da parte del padre, mio nonno. Questo segreto è venuto fuori solo un paio d’anni, cosa che so solo io e pochissimi altri. Da allora la vita è continuata normalmente. Poche cene di famiglia ed un rapporto affiatato tra loro due che ho iniziato ad osservare…penso che in alcuni casi la vittima resti per sempre in uno stato di ambivalenza di sentimenti nei confronti dell’abusante. Senza entrare nei dettagli. Non so come comportarmi, non voglio più vederlo…tanto meno vicino a mia mamma. Ma è la mia famiglia e credo debba essere lei in prima persona a far qualcosa. Ho paura di scoppiare, provo compassione e forte disgusto per entrambi. Grazie per lo spazio ed per l’eventuale commento. Grazie

    1. Gentile Elena,
      certamente ha ragione quando intuisce nel rapporto che lega suo nonno a sua madre una sorta di complessa ambivalenza, elemento che spesso fa parte delle storie di abuso. Si prenda del tempo per capire cosa questi sentimenti significano e quanto incidano su di lei personalmente e come mai.
      Intendo dire, giacché non le è possibile entrare nel merito dell’esperienza di sua madre, che ciò che conta sono le ripercussioni dell’accaduto sul suo vissuto emotivo e il rifiuto che sta sentendo in merito ad esso.

  39. Ciao dottoressa,
    Alle età di 7 anni circa ho avuto, se si può chiamare così, un abuso sessuale visivo.
    Il paese dove abito è piccolino, quel giorno andai all’edicola con mia sorella e un’amica; sulla strada di ritorno si formò un ragazzo giovane in macchina chiedendoci informazioni stradali, noi tre si fece finta di dare informazioni però dopo poco che avevamo iniziato a parlare notai l’organo maschile al di fuori dei pantaloni, lo notai io dopo di che la mia amica invece mia sorella ignara di tutto (a quanto dice oggi). Questo ragazzo dopo aver finito di parlare e dopo aver visto le nostre facce ci salutò e continuò per la sua strada. Mi ricordo ancora il colore del veicolo, blu.
    Io vorrei sapere, ad oggi che ho 23 anni ho difficoltà ad approciarmi con ragazze e ho solo amiche donne non ho amicizie maschili e ne sento la mancanza, sto mettendo in dubbio la mia sessualità provando qualcosa per gli uomini, il mio solito sesso. Non ho mai avuto relazioni ne altro. Questo squilibrio da cosa può essere dovuto? Grazie

    1. Gentile Kevin,
      non posso rispondere in questa sede ad una domanda che implica una conoscenza approfondita della sua storia – conoscenza che ovviamente non ho.
      Posso dirle che un episodio del genere certamente può aver influito sul corso del suo sviluppo, ma non so dirle quanto e come. La sua vita è molto più complessa di un singolo episodio ed è composta da molte altre esperienze che assieme hanno dato il risultato che oggi vive. Fa sempre fede in questi casi il come si sente: se percepisce che vi sia nella sua vita uno squilibrio, sarebbe bene approfondire di cosa si tratti per alleviare il suo stato emotivo.

  40. Buongiorno d-ssa.
    Ho letto le brutte esperienze di vita,e credo che purttroppo di adulti (di conseguenza ank i bambini) che vivono questi traumi ogni giorno delle loro vite sia veramente molto di piu di quanto ci si po imaginare.
    Purttoppo anche io sono una di loro

    Vi scrivo per l instinto e rabbia k mi scatena ogni volta questo argomento.
    Ho 30,e per circa 10anni (5/15) o “sopravisuto”a questi episodi fregventi di violenzze complette in famiglia da mio padre e non solo…..che cominciavano con violenza fisica x poi poter piu facile completare il resto….

    E stato l inizio del mio incubo di vita,vivo mallissimo oggi o visuto mallissimo sempre e credo k cosi sara il mio vivere,un sopravivete,o tentato ripetutamente il suicidio,e lo penso spesso di farlo.

    Vuoglio solo chiedere cortesemente, la sua opinione da profesionista,ma sopratutto personale (dalle sue magari esperienze personale di ogni tipo di violenza subita nella vita,se li a avuti),qualle sia il rimedio,l ‘aiuto piu efficace che lo poteamo dare a noi stessi?

    Cosa dovrei,potrei fare per poter vivere almeno un po meglio.
    Con tutto rispetto non mi consigliate terapie dai specialisti.

    Vi rigrazio in anticipo dalla risposta!

    1. Gentilissima,
      proprio perchè lavoro in questo ambito e non per deformazione professionale, il miglior consiglio che posso dare a chi ha subito un abuso è di provare ad affidarsi a qualcuno. Un esperto può aiutare a fare chiarezza su cosa sia accaduto e sistemare alcune false credenze che la mente attua per sopravvivere ad una esperienza simile. Dunque rivolgersi ad uno specialista resta il suggerimento migliore che posso darle, poichè da soli è molto complesso correggere il danno che ha creato, una volta che l’esperienza traumatica ha svolto il suo corso e non è stata elaborata, come nel suo caso. Comprendo la diffidenza e il rifiuto di farsi aiutare, ma il provare da sola a liberarsi di queste preoccupazioni senza avere successo, è già una risposta al fatto che non è la strada giusta da seguire e che non esistono purtroppo frasi o formule da consegnare per porre rimedio al dramma che ha vissuto.

  41. Gentile dottoressa,
    Le premetto che sono in terapia con psicologa e psichiatra/psicoterapeuta.
    Oggi avevo appuntamento con la psicologa ed è uscito fuori l’argomento di come avessi perso la mia verginità, anch’esso per via di un abuso sessuale.
    Dopo l’appuntamento ho finalmente avuto il coraggio di raccontare i miei abusi sessuali a mio marito, in dieci anni di matrimonio non sono mai riuscita a dirglielo. Quando ero incinta ci ho provato ma la bocca rimaneva serrata e riuscivo solo a piangere.
    Non ho raccontato dettagli perché non sono ancora in grado di farlo, ho ancora molti blocchi, e la sua reazione fu di fermare la macchina al primo parcheggio, sedersi dietro e slacciare la bambina che ha circa 2 anni dal seggiolino auto e tenerla in braccio. È rimasto così per un po’. Per me è stato un tempo eterno e non riuscivo nemmeno a voltarmi.
    Dopodiché lui ha rimesso la bambina sul seggiolino ed é tornato alla guida. Girovagando a vuoto. Nessuno commento, nessuna parola, anzi sembrava slanciarsi più dalla parte del suo finestrino. Mi sembrava di fargli schifo. Dopo un bel po’ mi ha appoggiato la mano sulla gamba e che io gli ho stretto. Quando mi staccai per asciugarmi le la dime lui tolse la mano e non la rimise più. Andammo a fare una piccola spesa e lui non mi guardava in faccia, se gli parlavo mi rispondeva come scocciato e stando sempre molto più avanti.
    A casa ci siamo praticamente ignorati anche a cena. E anche dopo aver messo a dormire la bambina.
    Io nonostante le medicine non riesco a dormire. L’ho chiamato quando ci siamo messi a letto ma non mi ha risposto e mi ha dato le spalle.
    Mi sento così male, schifata da avere la nausea continua per avergliene parlato. Adesso lui mi odia? Mi sento terribilmente in colpa per averglielo detto e continuo a pensare “e adesso cosa succederà?”.
    Mi sembra di impazzire e mi maledico per aver parlato. Chiedo aiuto a lei a capire questo suo comportamento perché io sto impazzendo!

    1. Gentilissima,
      comprendo la sua sofferenza e il dolore generato da un momento simile. So cosa vuol dire per una persona abusata il momento in cui con coraggio prova ad aprirsi all’altro sul suo vissuto e un rifiuto è un punto molto critico. Purtroppo non mi è possibile sapere come mai suo marito abbia avuto quella reazione. Non lo conosco e non esistono reazioni standard a situazioni del genere, che possano avere delle motivazioni altrettanto standard. Ne parli con la sua terapeuta che conosce la sua storia e la sua vita relazionale. Saprete riflettere assieme sull’accaduto e capire come affrontarlo, avendo voi gli elementi necessari per farlo.

  42. Salve dottoressa..ho subito abusi sessuali da piccola avevo 6/7 anni…la mia dipendenza affettiva mi ha portata ad avere rapporti anche lunghi con un np…narcisista patologico..tutto questo e’ dovuto dall’ abuso subito?

    1. Gentilissima,
      la storia di una persona non si riduce alla sola esperienza traumatica, che ne è solo un tassello all’interno di un puzzle molto complesso e unico per ogni persona. Non è quindi possibile rispondere a domande di questo tipo, che sono estremamente complesse da un punto di vista psicologico, senza conoscere lei e il suo vissuto. Come si evince dall’articolo, un abuso può influenzare il corso dello sviluppo in molti modi, ma è necessario conoscere il quadro personale di ognuno per capire come e se questo sia avvenuto.

  43. Gentile dottoressa.
    Sono una mamma di una bimba di 5 anni, quando mi sono separata del mio compagno abbiamo deciso che lui po vedere la bambina ogni due settimane da venerdì a domenica, ia questo periodo la bimba aveva 2 anni e mezzo, in ultimo tempo ho notato che la bimba non vole andare più da lui, e aveva comportenti sessuali. Quando ho interrogata la bambina mi diceva che li ha preso dal padre, în quell periodo mi ha raccontato tutto e io ho fatto la denuncia, con la mia denuncia ce un’altra di una ragazza che mio ex compagno ha abussato anche di sua figlia. Due giorni fa la mia figlia si è ricordato di nuovo di lui, hi provato di chiederlo come è succeso però adesso non parla più, sempre cambia il discorso, o comincia raccontarmi e dopo si ferma, mi ha detto che si giocava con i giochi e doppo senza rendersi conto mi diceva”io i lo detto a papà che non si po’ giocare con la mia patatina “. Io non capisco niente, quando era più piccola mi raccontava e adesso non mi racconta, si vergogna ha paura penso. E normale di reagire così.. Grazie che mi date una risposta

    1. Gentilissima,
      immagino che, essendoci stata una denuncia, la bambina sia stata vista da esperti. Se questo non è accaduto o se non ha fatto seguito un percorso di cura, le consiglio di rivolgersi ad un terapeuta infantile e far fare a sua figlia degli incontri che la aiutino con un sostegno mirato, a superare l’accaduto. Non la forzi, in questo momento è importante avere una guida professionale che aiuti anche lei a muoversi come è necessario in queste situazioni.

      1. Grazie per la risposta,a primi tempi lo portata da una specialista che ha fatto un referimento a tribunale per minorenni, però non parlava, non voleva fare nulla, proprio si bloccava quando lo portavo, adesso voglio portarlo di nuovo.

  44. Gentile dottoressa. Ho una relazione con una donna che amo tantissimo. Da tempo sospettavo che da bambina avesse avuto traumi sessualità ma non potevo immaginare che il colpevole fosse il padre. Ha subito violenza dai 10 anni fino ai 19. Una violenza giornaliera poiché in casa quando tornava da scuola la aspettava per abusare di lei. La madre credo non si sia mai accorta di nulla anche se a tutti oggi la mia compagna manifesta crisi di ansia, istinti suicidi, omicidi, sfiducia in tutti e tutto, autostima inesistente. Oggi ha 46 anni e per anni è riuscita a distaccarsi da quelle violenze, come se non le avesse subite lei. Oggi però tutto torna a galla e il suo equilibrio psico fisico lo vedo davvero compromesso. Cosa posso fare per aiutarla? Io la amo da morire.

    1. Gentile Marco,
      può provare a suggerirle di rivolgersi ad un professionista. Le mie risposte sono sempre le stesse in questi casi, ovvero che è la persona a dover affrontare le sue problematiche e chi sta accanto può provare ad appoggiare questa scelta e a rafforzarla con il proprio sostegno e supporto.

  45. Gentile dottoressa,
    Sono una ragazza di 26 anni e da circa 4 anni ho una relazione con un ragazzo di un anno più grande di me. Ho scoperto qualche anni fa che lui è stato abusato a 14anni da un amico di famiglia (solo una volta). Ma credo che l’abbia cristallizzato molto perchè non ne ha mai parlato con nessuno se non con me. Ma le consguenze erano molto evidenti, tanto che molte volte ci siamo scontrati…fino a quando ha deciso e capito che era giusto parlarne con i suoi genitori e intraprendere un percorso di psicoterapia perchè sente l’estrema esigenza di essere se stesso e sentirsi “libero”. Io ne sono molto felice di questa sua liberazione perchè sinceramente ero pronta a mollare tutto…non avrei retto a 26anni una vita così (pesantezza emotiva, sbalzi di umore, svogliatezza, ansia, nervosismo, rabbie, isolamento..). Si è fatto coraggio e ne ha parlato con i genitori che prontamente hanno deciso di aiutarlo per un percorso.. la mia domanda però è una e riguarda me: l’ho spinto io a parlarne e l’ha fatto da solo e sono davvero felice del fatto che non abbia avuto “bisogno di me” in quel preciso momento, perchè gia solo così si è dimostrato tanto a se stesso.. e l’ho spinto proprio per evitare di cadere io nel tipico ruolo da “crocerossina”… è molto fresco l’accaduto, ma io mi chiedo in che modo possa davvero stargli vicino senza però farmi intaccare troppo dalle emozioni sue e senza cadere nel ruolo di “salvatrice”…anche se penso di aver già fatto un passo che mi aiuta in questo senso.
    Spero di essere stata comprensibile, la ringrazio 🙂

    1. Gentile Ludovica,
      lei mi pare stia già facendo il possibile e anche proteggendo se stessa dal venire coinvolta troppo in dinamiche che non appartengo nè a lei, nè alla vostra coppia. Non credo ci sia nulla da dirle, se non di proseguire su questa strada e continuare a farsi domande su come sta lei in questa situazione, che è il solo valido termometro a disposizione.

  46. Salve sono un ragazzo di 25 anni , ho subito un abuso a 4 anni per mano di un figlio di …..che all’epoca aveva 14 anni ….poi negli anni ho avuto molte difficoltà di integrazione sn stato vittima di bullismo e umiliazione continua… ad oggi ho molte difficoltà a stare in mezzo alla gente e ho molti complessi sulla mia sessualità , perchè non riesco ad avere un rapporto con una ragazza e ci sono ossessioni continue ,che mi coinvolgono direttamente. Si vive molto male così.

    1. Gentile Mario,
      comprendo il suo stato d’animo e le sue difficoltà di vita. Se si concede un’opportunità potrebbe provare a migliorare la sua condizione lavorando sull’accaduto, le sue conseguenze e altre problematiche, che oggi sicuramente si intrecciano a questo passato. Non si dia per vinto.

  47. Salve, io sono stata vittima di abusi dall’età di 6 anni fino ai 17, oggi ne ho 31. Per un periodo di 4/5 anni avevo rimosso completamente l’accaduto, poi ho cominciato ad avvertire strani sintomi fisici, rivelatisi psicosomatici. Più ricordavo e più i sintomi peggioravano ed aumentavano. Ad oggi, ho crisi di nervi, perdita di contatto e se durante questi momenti la mia compagna mi pone delle domande su quel che sto dicendo e farneticando, provo a mordermi la lingua o a mettermi le mani al collo, tutto questo perché, ipotizzano, io senta il mio aguzzino sempre dietro di me pronto a punirmi.
    Purtroppo io non conservo nessun ricordo di questi avvenimenti, poiché sembra che stia vivendo un incubo ad occhi aperti.
    Ho paura di diventar matta, di non avere più il controllo su me stessa. Vivo la.mia vita tra incubi e crisi, avendo anche il terrore di uscire di casa, per paura di incontrarlo.
    Sono in attesa di un nuovo colloquio con la nuova psicologa, ma potrei avere anche un vs parere? Grazie mille e scusatemi se vi ho in qualche modo disturbati.

    1. Gentile Maria,
      sperando che il nuovo percorso terapeutico possa esserle di giovamento, le posso dire che la fase in cui si risvegliano ricordi di un abuso è molto dolorosa e può riportare ad uno stato di angoscia che è probabilmente simile a quello che da bambina ha provato nel corso di quelle esperienze.
      Non abbia paura di perdere il senno, pensi solo che quando subiamo un trauma come questo spesso la mente reagisce chiudendo parti di quella esperienza in posti differenti: quello che abbiamo provato; quello che abbiamo visto; quello che abbiamo sentito accadere fisicamente al corpo. Ricordare significa, per quanto sofferente, rimettere tutto assieme in un ordine coerente, ma in una prima fase quelle parti emergono in modo disconnesso tra loro, disorientando. In realtà, è un passaggio necessario per affrontare e provare a superare l’accaduto.

  48. Buonasera, sono sposata da 4 anni, e solo da qualche mese mio marito è riuscito a confidarmi di essere stato abusato da un amico di famiglia dall’età di 8 anni, e i suoi genitori sapevano ma hanno insabbiato il tutto. Dopo vari tentativi di convincerlo a seguire una terapia, si è convinto e sta andando da una psicologa. Le mie domande sono 2, La prima: come faccio a sapere se la professionista che lo sta seguendo è adatta o meno? informandomi ho letto spesso su internet della tecnica EMDR, ma la sua terapeuta ha una 60ina di anni e non so se utilizza tecniche moderne..La seconda domanda è: mio marito da quando ha scoperto che i genitori facevano finta di non sapere, si è distaccato da loro e e vorrebbe additittura denunciarli per non averlo protetto quando era solo un bambino, legalmente è possibile farlo?
    Grazie

    1. Gentile Anna,
      se la professionista sia adatta o meno sarà suo marito a dirlo, qualora si troverà bene e trarrà giovamento dalla terapia.
      Non si preoccupi se la collega non è una terapeuta che usa l’EMDR, che è solamente uno dei tanti trattamenti che abbiamo a disposizione e non è una questione di “modernità”. La psicologia è una scienza di lungo corso e vi sono molti tipi di approcci in grado di affrontare le esperienze traumatiche altrettanto efficacemente. Io, ad esempio, valuto caso per caso e a volte termino un intervento su una storia di abuso anche senza averlo mai utilizzato. Più che il trattamento, conta l’esperienza e la capacità clinica del professionista.
      Per la denuncia, dipende da caso a caso e se il reato è caduto o meno in prescrizione. Deve valutare suo marito se intende fare qualcosa e chiedere una consulenza legale in merito.

  49. Buongiorno, ho 38 anni. Al eta di 4-6 ani ero abusata tante volte dal padre di mio padrino che e nonno di mia sorella. Mia mamma spesso mi lasciava con lui di note e tutte le volte era un incubo… …io non capivo niente sapevo solo che mi fa male. Davo tanti signali, avevo crisi di panico però nessuno non mi chiedeva di che cosa ho paura? Di Lui tutti parlavano bene perché era credente… non iniziava di mangiare prima che dire le preghiere e io mi sono fatto la domanda… Ma DIO davvero vuole che mi succedano queste cose? Mi ero chiusa in me stessa, non parlavo,facevo fatica mangiare e lo guardavo male. Li Lui non mi toccava più. Nella adolescenza ho avuto tanti problemi psicologiche e oggi pure, ho tanta paura,paura e paura! Spesso davanti alla paura rimanevo bloccata e non riuscivo dire una parola. Una volta era venuto in visita da noi, dopo tanto tempo, io avevo 16-17 ani , mi aveva detto che non è stato lui a fare quelle cose e stato il diavolo,e io non ce lo fatta dire una parola e di nuovo sono rimasta blocata pensando che e solo un pedofilo. Ho una figlia di 11ani e sempre parlo con lei di violenze e gli chiedo di raccontarci tutto a me e il suo papà e non permettere che qualcuno i faccesi male!In conseguenza ho tante problemi con la mia mamma,sto provando di essere forte però sono momenti che sento che non cella faccio, troppo tempo cercavo di fare qualcosa per non pensarci! Oggi sentendo di tutte le violenze ho paura che qualcuno potrebbe fare male a mia figlia! In conseguenza mia figlia conosce poco la mia mamma perché io vado poco d’accordo con lei e preferisco di evitarla.

    1. Gentilissima,
      grazie per la sua testimonianza. Comprendo il senso di paura e frustrazione che l’accompagna. Il suo mondo sembra essere sempre stato connotato da questi sentimenti, ma provi a valutare altre sfumature per evitare che questo terrore intossichi la sua vita e quella della sua bella famiglia. E’ vero c’è molta violenza, ma anche bellezza e persone meritevoli di fiducia. Valuti la possibilità di affrontare questi sentimenti e liberarsene come merita.

  50. Gentile Dottoressa
    Le scrivo chiedendo aiuto per la mia compagna, io ho 40anni è da circa otto vivo una relazione piuttosto tormentata con una 36enne per cui provo un gran sentimento. Lei è stata vittima di un abuso da parte del nonno all’età di 8anni una volta soltanto ma credo che l’abbiano segnata profondamente anche perché non ha mai rivelato l’accaduto ad alcuno salvo il sottoscritto e il ragazzo prima di me. Come se non bastasse è stata molestato all’età di 17 anni dal professore del conservatorio per che per più d’un anno le ha fatto pesanti avances. Anche di questa seconda violenza che l’ha portata a lasciare il conservatorio ad un anno dalla fine, non ne ha parlato se non in modo sbrigativo con me e forse anche con l’ex.
    Lei sostiene di avere superato questi abusi e di non avere conseguenze, a mio avviso è vero il contrario. Per lei è possibile che una bimba ragazzina possa superare assolutamente da sola due fatti così gravi ? Senza riportare disturbi che per me sono più che evidenti quali: attacchi di collera di una violenza inaudita, difficoltà di rapporto con.i maschi in particolare, abuso di alcol, gelosie folli e paura dell’abbandono, grattarsi fino a far carne viva, disturbi alimentari, tendenza a nascondersi sempre e comunque ad evitare accuratamente di mettersi in gioco fino in fondo. La ringrazio anticipatamente per la sua risposta. Buon lavoro.

    1. Gentile Franco,
      la capacità o meno di superare da soli un evento traumatico va valutata caso per caso, ma non è impossibile se ci sono dei presupposti validi.
      D’altro canto la sintomatologia che descrive della sua compagna indica un disagio che andrebbe sicuramente visto e approfondito. Esso potrebbe anche essere ricollegato al vissuto traumatico (come è specificato nell’articolo), ma non è possibile in questa sede dire con certezza di cosa si tratti o da dove arrivi, senza la conoscenza della persona interessata.
      Importante resta il fatto che se vi è un rifiuto di affrontare o accettare che vi sia un problema (di qualsiasi natura sia o da qualsiasi evento della sua storia arrivi), è impossibile e dannoso forzare la mente che si sta difendendo a fare alcunché per risolvere, sino a quando non sarà lei disposta a farlo.

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