Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
Salve, ho 28 anni e sono in terapia dallo scorso gennaio. Provo a riassumere brevemente la mia storia; sono stato abusato per anni dal padre di mia madre. Non so bene quando abbiano avuto origine gli abusi, ma ricordo d’esser riuscito ad oppormi con decisione/forza solo in adolescenza (avevo, forse, 11 anni). Quando l’inquietudine è diventata certezza, sono riuscito a farlo cessare.
Suppongo di aver avuto 12 anni quando lo confessai a mia nonna (sua moglie), facendomi però promettere che non lo raccontasse a nessuno; un anno dopo, mia nonna, ne parlo ai miei genitori.
Ho conquistato, re-AGENDO (evidentemente non AGENDO), non con poco sforzo, successi scolastici ed affermazione professionale. Non ho mai avuto un buon rapporto coi miei; sono tendenzialmente una persona furente, impaziente, iracondo e, inoltre, non sono mai riuscito ad aver rapporti sessuali, né a instaurare nessun relazione (nonostante occasioni, corteggiamenti, etc.).
Per anni ho creduto di aver superato la faccenda; fino a quando – degli attacchi di panico – m’hanno convinto ad intraprendere un percorso psicoterapeutico. Nelle ultime sedute, a seguito di una “analisi storico-fotografica”, fatta con la mia terapeuta, credo di aver compreso che gli abusi siano iniziati attorno ai 4/5 anni di età (abusi durati, quindi, 5/6 anni). Ero solo un bambino. Ed ero suo nipote.
Ho paura d’essere stato ‘deviato’ sessualmente, fino a rendermi omosessuale. Temo che non riuscirò mai ad avere un rapporto sessuale con una donna. Non ho interesse, né desiderio alcuno. Ho paura che questa terribile esperienza – reiterata negli anni – abbia condizionato irrimediabilmente la mia vita, negandomi anche la possibilità di riscattarmi con una famiglia, con dei figli.
Domando: è possibile che io sia diventato omosessuale
a seguito di anni di abusi? V’è una soluzione?
Anticipatamente grazie.
Gentile Francesco,
non mi è chiaro da ciò che racconta se parla di un timore o se il suo orientamento sessuale è in realtà chiaro e non riesce ad accettarlo.
In generale l’omosessualità in sè non è un problema, problematico è non accettarla o soffrirne ed è su questo che si deve lavorare eventualmente.
Può certamente accadere che un abuso sia così trasformativo da modificare profondamente l’identità e le scelte future di un individuo, ma di nuovo il problema è lavorare per accettare quello che si è e capire come mai si viva con disagio parti di noi che, indipendentemente da come siano nate, meritano rispetto.
Mi rendo conto, e spesso capita, che ricollegare quello che si è da adulti alla esperienza di abuso possa generare odio o rabbia proprio verso quelle parti di sè che vi si rispecchiano. E’ necessario però lavorare su questo e sulla integrazione di queste parti con il resto, piuttosto che continuare a detestarle.
Continui a lavorare sui significati e il disagio della sua esperienza ed auspicabilmente riuscirà a raggiungere un buon equilibrio e tranquillità.
Gentile Dott.ssa, grazie per la replica.
Non ho certezza d’esser omosessuale.
È accaduto che io sia stato corteggiato/ricevuto avance sia da uomini che da donne; se a corteggiarmi erano uomini mi dimostravo impaurito, inibito e sfuggente, invece, se a corteggiarmi erano donne, mi dimostravo semplicemente disinteressato e non disposto ad alcun tipo di contatto, né apprezzamento o trasporto.
L’idea di aver un rapporto sessuale con un uomo mi spaventa (temo di rivivere la situazione di abuso o di altre reazioni); se dovessi, altresì, essere in condizione di aver un rapporto con una donna ho timore di non riuscire. Mi sento più ‘asessuato’, al momento.
Sentirsi beffeggiato oltre che ‘danneggiato’ e violato è una delle sensazioni più atroci e forti che io abbia mai provato e che, solo negli ultimi mesi, sembrano emergere con prepotenza.
Confesso di aver pensato, più volte di volerla fare finita. Non ho mai avuto sufficiente coraggio.
Ancora grazie per il suo tempo.
Gentile Francesco,
a maggior ragione, proprio perchè vi sono molti dubbi e molta confusione in merito ai suoi vissuti, continui ad esplorarli e vedrà che lentamente sarà possibile tracciare dei significati utili che le possano restituire una degna serenità e far accettare con orgoglio tutte le sue parti.
Ricordi che ci vuole molto più coraggio a provare a capire come fare a risolvere queste atroci sensazioni restando in contatto con esse, che a mollare la presa. Mi pare che lei abbia questa possibilità e si meriti di darsela.
Salve sono una ragazza di 26 anni che è in terapia dal 2009 per un abuso subito all età di 8-9 anni. Credo che la mia storia sia un po’ diversa dalle altre e volevo brevemente esporla per ricevere un consiglio o un giudizio qualsiasi. I miei genitori negli anni 80 si sono conosciuti,amati e sposati in una parrocchia del mio paese,in Sicilia. In questo ambiente hanno stretto moltissime amicizie importanti,più di quanto lo fossero dei familiari e sempre qui hanno fatto crescere,giocare me e mia sorella minore,convinti della genuinità dei loro rapporti. Uno dei figli di questi “grandi amici”,che loro stessi hanno visto crescere e aveva 25anni, si è particolarmente attaccato a me e mi faceva sempre giocare,trattandomi come una sua fidanzatina. Tra un gioco e una confidenza,un giorno mi disse che se volevo sapere come nascono i bambini sarei dovuta andare in campagna con lui. Lì mi ha portato un pomeriggio insieme ad una videocamera per filmare il tutto. Ricordo bene tutto quello che è successo,tranne se ho subito penetrazione o meno. Dopo il fatto che si è ripetuto altre volte è in luoghi diversi (anche interni alla parrocchia stessa) io non ho mai detto nulla a nessuno fino al 2005,l anno in cui viene arrestato perché è stato scoperto mentre violentava un altro vittima. Comincia il processo e i miei decidono di non esporre denuncia. Lui sconta la sua “pena” di 3 anni domiciliari e adesso è di nuovo in giro per il mio paese a fare foto e cercare di reinserirsi nella società. Io sono ancora sotto cura mentre lui tranquillo e felice si rifà una vita. Sono una studentessa universitaria,ho una relazione con una donna che nascondo perché in questa realtà ciò fa più scandalo di un “ex” pedofilo in libertà. Saluti e grazie per questo piccolo spazio messo a disposizione.
Gentile Nicoletta,
la sua storia è una storia di abuso che come tale non è diversa dalle altre, per la sua drammaticità e uso improprio che una persona adulta decide di fare di un bambino inadatto a comprendere ed assimilare al meglio quel tipo di attenzioni.
Una delle cose più complesse da fare è lavorare per “sganciarsi” da quella sottile linea che a volte sembra indissolubile tra il bimbo di un tempo e l’abusato. E’ vero che sembra ingiusto vedere il proprio carnefice a passeggio per la città mentre ci si sta sforzando di fare ordine sulla vita difficile alla quale ci ha consegnato, ma quello che va fatto è cercare proprio di staccarsi da questo destino che sembra comune. La sua felicità, la mia infelicità. Si tratta invece di costruirsi una esistenza che abbia significato al di là di quanto accaduto. Poter arrivare a guardare avanti senza sentire il peso di quella presenza che continua a condizionarla in qualche modo e da cui invece è necessario liberarsi per stare finalmente bene.
Salve io sono un ragazzo di 21 anni e sono stato abusato dagli 11 ai 12 anni da mio padre colui di cui mi fidavo più di ogni cosa sono stato raggirato dalle frasi dolci e dalla sua furbizia nel abusare di me mentre dormivo facendomi domande sulle mie preferenze sessuali adesso vivo una vita di inferno dai 16 anni in poi o cominciato a sentirmi sbagliato ad sentirmi in colpa come sporco dentro e in costante paranoia e incomincio ad essere confuso sulla mia sessualità mi piacciono le donne ma non capisco perché il mio cervello mi dice che sono gay forse perché mi identifico con l abusatore ? Io non riesco più ad avere relazioni interpersonali con nessuno o paura di essere visto come un gay o come un abusato che è impazzito vorrei sapere cosa mi sta succedendo da qualcuno di esperto
Gentile Gabriele,
è certamente possibile che una professionista possa aiutarla a rispondere a queste domande.
La sua sofferenza merita un approfondimento importante che possa aiutarla davvero a comprendere come affrontare questa storia e il suo vissuto, le sue paure. Provi a chiedere aiuto in uno spazio protetto ed adeguato; sarà utile esplorare questi dubbi e questa confusione.
Buonasera a tutti,
Anche io sono, purtroppo, una delle tante persone adulte che stanno facendo i conti con un abuso subito nell`infanzia da un parente, nel mio caso il nonno. Sono sempre stata una persona molto integra, con una vita retta e giusta (studi perfetti, relazioni di lunga durata, ecc.)e l`aver chiuso in una scatola il ricordo e non averlo affrontato ha srmpre funzionato bene… fino a due anni fa. La maternita` ha scatenato in me la necessita` di elaborare il trauma causandomi gravi disturbi del sonno; ora sono in terapia e devo dire che, benefici a parte, e` durissima. Ora sono al punto in cui sento la necessita` impellente di rivelarlo ai miei genitori ma non ne ho la forza e sono terrorizzata dall`idea che dopo potrebbe essere ancora peggio e che potrebbero dirmi `hai taciuto per trent`anni, perche`ora ce lo dici? Perche` ci fai questo?`. Pertanto desidero dire a tutti coloro che subiscono traumi di questo tipo di trovare il coraggio di rivelarlo subito, perche` piu` si aspetta e peggio e`, ed il peso delle conseguenza aumenta vertiginosamente.
Un affettuoso saluto a tutti
Gentilissima Giulia,
grazie per la sua testimonianza.
Se può esserle utile, piuttosto che chiedersi: “cosa accadrà se lo dico?” “cosa mi diranno?”, provi a porsi questa domanda alternativa: “mi potrebbe essere utile dirlo?” “quale bisogno c’è dietro questa necessità?”, indipendentemente dalla risposta.
Se si ha grande attenzione sulla risposta, significa che ci aspetta che sia l’altro a risolvere per noi quella necessità e allora ci si può destinare a continue delusioni poichè difficilmente si avrà la reazione che vorremmo, oppure, se dovesse accadere, questo ci renderà solo più dipendenti.
Più utile sarebbe provare a fortificare la nostra capacità di curarci e prenderci cura di noi, fornendo noi quelle risposte.
Buongiorno, mi chiamo Francesca ho 29 anni e da un paio d’anni sono in terapia , per degli abusi subiti in infanzia, dai 6 ai 16 anni, ancora oggi mi sembra surreale di essere riuscita sopravvivere a tutto ciò, lui fa parte della famiglia è il fratello di mia madre, ad oggi mi ritrovo in un momento molto difficile della mia vita , questa persona che un tempo mi ha fatto del male , mi tormenta , da quando ha saputo dal mio attuale compagno e futuro marito che ci sposiamo ha iniziato a farmi gli appostamenti fuori casa , perché ha capito che io ho parlato di questo mio passato con il mio compagno e non so veramente come muovermi? ho riniziato a non dormire ad avere paura , mi sento in colpa anche di averne parlato , ma allo stesso tempo sento anche un gran rabbia , una parte di me non vuole dargliela vinta .Dall’altro lato non so come muovermi i miei genitori la mia famiglia è allo scuro di tutto e non riesco a trovare la forza di parlarne . Mi sembra ancora una cosa tanto lontana da me , e difficilmente gestibile .
Tante volte mi chiedo se ho fatto qualcosa di sbagliato nelle vite precedenti per meritarmi tutto questo ! non ho mai trovato una risposta a tutti i miei dubbi . Ho molte domande sull’attuale condizione , mi sento tanto diversa rispetto ad un tempo a quando ho iniziato la terapia , ma anche tanto uguale , sento che lui , non fa più parte della mia vita su alcuni aspetti ,ma su molti altri si . Leggere sopra il suo articolo mi ha fatto tranquillizzare sul fatto di non riuscire ad avere una sessualità normale , cerco sempre di evitare il contatto fisico , vivo tutto come un dovere piuttosto che un piacere e ogni qualvolta mi ritrovi in intimità ho molte paure e e sensazioni sgradevoli , oltre a non provare piacere, non so perché però è come se vivessi il tutto come un tradimento nei confronti di quella persona che per tanto mi ha fatto del male . Mi rendo conto che tutto ciò è sbagliato, ma allo stesso tempo non riesco a togliermi questo pensiero dalla testa . Grazie per il tempo che mi dedicherà Francesca
Gentile Francesca,
mi fa piacere che abbia trovato nell’articolo degli spunti utili ad aiutarla con l’elaborazione di questa storia difficile.
Rimanere legati mentalmente al proprio abusatore è sempre una parte ardua da esplorare e comprendere, ma allo stesso tempo molto frequente. Del resto, anche se in veste di carnefice, è il solo altro attore di quell’esperienza “unica”, tragica ma molto peculiare, che crea inevitabilmente un legame. Anche se è una parte meno esplorata e quella che è collegata con la vergogna, spesso è vero che ci si può sentire complici e ancor più colpevoli per questo.
E’ sempre utile riflettere sul fatto che non è possibile applicare al bambino o al ragazzo di un tempo le stesse logiche che applichiamo oggi da adulti ad una situazione simile. Ricordarsi che quel bambino che si è stati non aveva le stesse risorse per comprendere e che, come creatura dipendente quale è, può essere del tutto comprensibile che si sia, pur nella esperienza negativa, in qualche modo legato alla persona che lo ha così tradito.
Ne parli, come suggerisco sempre, col suo terapeuta e vedrà che molti significati utili la aiuteranno in questa difficile ricostruzione di sè.
Salve,sono una ragazza di 19 anni. Ho subito abusi da piccola da parte di mio cugino,non ricordo l’età,ho solo dei flashback. Una cosa che mi sono sempre domandata e il perche io non provi timore verso la persona che ha abusato di me,ma al contrario, la ammiro e gli voglio un bene immenso quasi come se fosse un mio migliore amico. Non dovrei avere timore?
Gentile Francesca,
non vi possono essere mai risposte univoche a domande simili. Tutto ciò che ci fa sentire in equilibrio, per quanto possa essere non conforme alla maggior parte dei casi, va bene nella misura in cui non presenta un problema. Intendo dire, se sentire di non avere timore di suo cugino non rappresenta un motivo di disagio e la fa stare bene, allora perchè porsi dei dubbi?
Questo è valido a meno che non vi sia in atto un meccanismo di difesa che quindi ci ostacola inconsapevolmente dal provare ciò che davvero sentiamo poichè troppo distruttivo e pericoloso.
Per comprendere di cosa si tratta e risolvere il dubbio se la sua mente ha elaborato al punto di non provare rabbia o paura nei confronti del suo abusatore, oppure sia una difesa per evitare di entrare in contatto con sentimenti negativi, sarebbe necessario approfondire meglio.
Grazie mille..io sinceramente non so cosa fare,lui ora si trova all estero..ma la sera non riesco a dormire,e gia la seconda volta che mi capita di pensare a lui e me insieme,a lui che torna e mi violenta…non si tratta di sogni ma di semplici immaginazioni e non so perche penso queste cose,io non voglio pensarlo ma passo notti insonne a pensare che lui viene e mi violenta
Gentile Francesca,
sembrerebbe davvero che ci sia qualche pensiero irrisolto in merito.
Spero si possa concedere la possibilità di riflettere su questo per rasserenarsi.
Salve sto facendo una ricerca sulla sessualità nell’età adolescenziale e le volevo chiedere una cosa. Come può influire nell’età adolescenziale, nell’ambito della sessualità, aver avuto un abuso sessuale in tenera età?
Gentile Matilde,
come per l’età adulta, che è una delle tappe del percorso evolutivo, l’adolescenza può risentire degli abusi infantili che poi portano al consolidamento delle problematiche che vede descritte in questo articolo.
Nell’adolescenza si forma l’identità e quindi una esperienza traumatica passata può minarne le peculiarità, indebolirne i tratti o deviare la normale formazione dell’immagine di sè e dell’altro. La sfera della sessualità può venire compromessa in diversi modi: ad esempio le ragazze adolescenti sono solite negare la propria femminilità, finanche a sviluppare un’identità dai tratti mascolini, oppure assumere atteggiamenti iper-sessualizzati, come se si volesse sedurre continuamente ed amplificare così i sentimenti di colpa e vergogna.
Sicuramente può fare delle ricerche su internet e troverà molte informazioni a riguardo.
Salve ho quasi 21 anni, da anni soffro di depressione e sbalzi di umore, autostima inesistente insoddisfazione generale, non ho mai capito la causa e continuo a non comprenderla del tutto. Questa sera parlando con una persona mi sono resa conto di aver subito degli abusi tra i 13 e i 16 anni, però sono abusi particolari quindi non so se posso considerarli tali. Le spiego, da quando ho 10 ho un interesse particolare per la sessualità etc, leggevo rubriche su giornali che trovavo in casa e cose così. All’età di 13 anni però ho avuto il mio computer e ho cominciato a frequentare chat, spinta dallo stesso interesse, e mi sono ritrovata ad avere a che fare con uomini che, ad oggi, definirei dei pervertiti. Questi episodi sul momento mi facevano sentire sporca e in colpa. Ora leggendo questo suo articolo trovo molte risposte…può essere che col tempo i miei sintomi possono essere ricondotti a questo? La ringrazio
Gentilissima,
non posso rispondere a questa domanda poichè non ho gli elementi necessari, ma posso dirle che se la lettura di questo articolo ha stimolato domande e prodotto anche qualche significato utile, allora sicuramente le associazioni che sta facendo hanno una attinenza in merito che potrebbe essere utile approfondire in sede appropriata.
Salve sono Ele, all’ età di 10 anni ho subito un incontro con un uomo che mostra i genitali, fortunatamente non lo ho seguito, ma ciò mi ha provocato anni di spicologi. Questo è da ritenersi un abuso?
Grazie.
Gentilissima Ele,
tecnicamente tutto ciò che per un bambino, non in grado di poter comprendere cosa stia avvenendo, ha a che vedere con un contatto sessuale con un adulto, può definirsi abuso. Quindi anche un episodio come quello che racconta potrebbe essere definito tale.
Quello che conta però non è dargli un nome (che può essere forse più spaventoso e difficile da elaborare di quanto sia stato in realtà l’episodio in sè), ma valutare quanto un’esperienza, dalla più lieve (come per esempio questa che descrive) alla più grave, possa aver creato degli scompensi al bambino e quindi all’adulto in seguito.
Dare un nome ad un’esperienza simile può aiutare a collocarla nella sua gravità, soprattutto se si sta tentando di negarla, ma è necessario allora chiedersi come mai sia importante trovare una risposta a questo dubbio e non preoccuparsi di come questo ci fa sentire, che è invece la cosa più importante.
Se questo incontro, anche se breve e senza un coinvolgimento diretto, ha creato problemi e difficoltà che ancora oggi si ripercuotono in lei, allora bisogna certamente occuparsene.
Salve, mi chiamo Sara, ho 24 anni. Da un anno e qualcosa sono in psicoterapia per cercare do risolvere problemi di ansia, depressione, sbalzi d’umore repentini, per capirmi di più in sostanza è far pace con me stessa, sono spesso stata autodistruttiva e vivo male anche i rapporti con gli altri.
Ho una storia familiare un po’ ingarbugliata che sto analizzando. La mia infanzia fino ai 9-10 anni l’ho passata a casa dei miei genitori con mio fratello, mio padre beveva ed era certamente violento con mia madre e con mio fratello. Io ricordo poco e niente di me, non so dov’ero, che facevo. Spesso sento solo sensazioni, emozioni forti e contrastanti, confuse. A volte mi vengono in mente immagini o ricordo la voce di mio padre, provo terrore e piacere, sensi di colpa, vergogna, sento che lui mi manca e che lo amo ma allo stesso tempo lo odio e sono arrabbiata, oppure odio me… A volte ci sono immagini di carattere sessuale che invadono la mia mente e mi fanno pensare a lui, mi capita di piangerci su, di essere spaventata da morire, ma tutto è come un sogno, non so se è reale o se me lo immagino e quindi non riesco a dirlo nemmeno al mio terapeuta. Mi vergogno ed ho tanta paura…mi sento divisa e quindi bloccata.
Grazie Sara per aver condiviso questi difficili stati d’animo.
La sua storia è certamente “ingarbugliata” come lei stessa la definisce. Sembra esserci molto su cui lavorare e lentamente con coraggio ed onestà spero riuscirà a trovare una giusta collocazione a tutti questi frammenti emersi e le relative emozioni contrastanti che li accompagnano.
Le auguro di potere con coraggio provare ad indagare più in profondità queste emozioni e finalmente avere le risposte che merita per sentirsi più serena.