Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
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Mi chiamo elisabetta, avevo 16 anni quando ho iniziato una psicoterapia causa disturbi alimentari, nel tempo si è notato un atteggiamento ipersessualizzato e con conseguenze di rapporti interpersonali assurdi sessuali maniacali e violenti, alternavo periodi di depressione a normalità, fino a 3 anni fa, dopo 13 anni di psicotetapia sembravo star bene e che l unico passo mancante fosse una continuità lavorativa.. proprio li la mia terapeuta è morta e io sono crollata, o meglio ho fermato il mio processo per dar spazio al dolore, x 2 anni sono stata seguita da un altra dottoressa e sembrava che oltre wualche attacco di panico tutto filasse.. fino a che anche il mio cagnolino mi ha lasciata.. a gennaio, da li non ho più avuto rifetimenti e mi son trovata a vivere esperienze varie, anche positive ma sono tornati i problemi.. continuo a sedurre e non me ne rendo conto fino ad arrivare a situazioni in cui donne e uomini abusano di me e i come niente fosse resto impassibile, sto al gioco e poi li odio, ci sto lavorando ma dono affaticata e spesso cado in ansia paure e confusione che rallentano i miei obiettivi, fatico ad impostare la giornata come la desidero e sono fortemente attrata dal rendere succube chi ho intorno non ammettendo a me stessa che non mi importa realmente e spreco tante energie inutili.. ora a questo punto la mia psicologa mi ha consigliato di prendere in considetazione l uso di farmaci che mi aiutino ad aver più chiara la situazione ed evitare che possa farmi del male, io sono in tilt xke ho paura dei farmaci e credo lei pensi che sono matta o peggio che non può aiutarmi e allora mi rimanda alla chimica.. cosa devo fare? Io mi fido di lei, vorrei che la sola terapia fosse di sostegno a riordinare i collegamenti neuronali traumatizzati dall esperienza, ci vorrà più tempo ma non voglio intosdicarmi o alienarmi, ho paura che se non sento queste paure ed emozioni la guarigione sia fittizia e possa esserci ricaduta in sospensione, ho paura anche xke se perdo questa mia identità non so più chi voglio essere.. mi annoierebbe un identità normale.. dottoressa mi dica il suo parere.. grazie.. elisabetta
Gentile Elisabetta,
se la sua psicologa, di cui mi pare di capire si fida molto, ha deciso di proporle un intervento che comprenda anche dei farmaci, avrà sicuramente ponderato la situazione con cura.
Nella nostra cultura gli psicofarmaci e la loro funzione è sempre sovrastimata e spesso generano terrore, ma la realtà è decisamente differente.
La invito a leggere questo mio articolo scritto in merito Paura degli psicofarmaci?: Un tema controverso così da chiarirsi le idee in merito.
Buongiorno
Purtroppo la mia famiglia era un disastro un padre alcolizzato che picchiava la mamma e la ricorreva con un coltello e noi a passare le notti sotto una coperta in giardino e fui quello che spinge il comune a dividerci e io fui destinato ad un collegio….ma non sapevo ancora che il destino mi avrebbe giocato contro,un prete mi con la scusa di soffiarci il nasino ci portava in camera sua…..ha spezzato chissà quante vite,e loro uno volta saputo hanno insabbiato…Non è giusto…una violenza nella violenza…questo l’ho saputo da grande quando tornai per digli cosa accadeva.
Ma questa è la vita chi dovrebbe prendersi cura di te è il primo a tradirti.
Non sono arrabbiato mi sono anestetizzato per anni e ancora oggi quando penso che una figura autoritari abbia una dinamica simile mi ribolle il sangue ed è come se rivivessi la stessa cosa, lo so può essere una sovrapposizione ma non riesco a gestirla…oggi vado avanti a psicofarmaci ma che vita è…ne vale veramente la pena????
Gentilissimo,
se vale la pena o meno non posso essere io a dirlo. E’ lei che con la stessa forza con cui è sopravvissuto fino ad oggi, dovrà trovare il modo di dare una risposta a questa domanda importante, così da poter inziare a vivere una vita serena come certamente merita.
La prima volta che sono stata stuprata avevo 8 anni.,è la prima volta che lo dico chiaramente, non riesco neppure a dirlo sussurrando, già solo scriverlo è uno sforzo enorme. Gli abusi da parte di mio fratello maggiore sono durati anni, provai a parlarne con mia madre ma non ascoltò, mio padre era uno stronzo aggressivo che amava fare a botte con una bambina. Ora ho 20 anni, soffro di depressione e attacchi di panico, e prendo le medicine. Ho anni di sofferenza e tentativi di suicidio (di cui quasi nessuno sa) alle spalle, non saprei neanche da dove cominciare se dovessi descrivere tutti i problemi che ho avuto durante la crescita, non riuscivo ad avere rapporti normali con nessuno, ero sempre quella strana, quella aggressiva, e mi sono sempre sentita tanto sola… ora le cose nella mia vita vanno meglio, anche se per arrivare a questa piccola pace ho subito altri abusi sessuali, emotivi e fisici da un ex fidanzato a cui mi ero attaccata come se fossi l’unica in grado di tenerlo in vita e al sicuro. Ora va meglio, ma non riesco ad andare oltre a ciò che mi è stato fatto, mio fratello non ricorda, e io non so come andare avanti, ormai il mio cervello ha assimilato il mio malessere e per me è normale vivere così. Cosa posso fare?
Gentile Isabella,
trovare la forza di parlarne è il primo importante passo. E’ indice del fatto che forse dentro di lei si sta facendo strada l’idea che all’orgine di tutta questa sofferenza vi siano delle cause che devo essere ricercate e comprese, e che certamente è ingiusto che sia lei a pagare con il suo disagio per qualcosa che è arrivato dall’esterno e che non ha chiesto.
Provi ad aprirsi a qualcuno che la possa aiutare a mettere ordine a tutti questi sentimenti.
Il problema e’ che non riesco a convincermi che la colpa di quello che e’ successo quando ero “piccolo” (tra gli otto o prima, e i 12 anni) non sia mia. Era mia madre, forse anche mio padre, pochi episodi mi sono chiari quelli piu’ vicini all’adolescenza. Razionalmente lo capisco che un bambino o anche un ragazzo in eta’ puberale non puo’ avere colpa dell’abuso subito da un adulto ma non riesco a sentirlo. Sento invece un grande senso di colpa, come un marchio, una colpa che non puo’ essere rimossa o cancellata.
Gentilissimo,
questo le sembra irrisolvbile perchè spesso quando si tenta di dare un senso a ciò che è accaduto, lo si fa usando il linguaggio di un adulto, che ragiona e prova a spiegarsi l’esperienza con le risorse che ha a disposizione. Quello che invece conta in questi casi, è provare a riconnettersi con il bambino, che ragionava per sensazioni, poichè aveva solo quelle a disposizione per dare un significato a cosa stesse accandendo.
Ovvero, razionalmente arriva a capire che non poteva essere colpa di quel bambino, ma quello stesso bambino si attiva in contemporanea e semplicemente, non può fare a meno di continuare a sentirsi in quel modo. E’ con quel bambino e con il suo linguaggio che è necessario parlare, per poter risolvere il blocco.
Buongiorno. Ho diciassette anni e all’età di circa otto anni, mia madre si è fidanzata con un uomo dopo che mio padre è morto. Quest’uomo fin da subito mi ha obbligato a chiamarlo papà e per i primi due anni non mi ha toccato. Mi lasciava solo sguardi molto.. sporchi, se così si può dire. Quell’uomo mi ha sempre fatto schifo, se posso dirlo. Poi, arrivata in quinta elementare ha incominciato a toccarmi pesantemente. Mi diceva che non c’era nulla di male, e che quindi non dovevo dirlo a mia madre. Mi sento dannatamente sporca, non riesco ad avere fiducia in nessun ragazzo che ci prova con me. A volte mi sento una fallita, e che la colpa è mia se mi ha toccato in quel modo. L’idea di confessare una cosa del genere a qualcuno, faccia a faccia, non mi piace. Quando arriva una certa ora, non mi piace stare da sola. Ho la necessità che ci sia qualcuno in casa con me. Non mi sento bella, mi sento un’annullità ed ho paura di rimanere da sola. Non metto un vestito, mi vesto sempre di nero. Non voglio attirare troppo l’attenzione. Non esco molto spesso, tantomeno con le mie amiche. E mia madre si arrabbia spesso per questo. Non mi piace spogliarmi, è già tanto se lo faccio sotto la doccia. L’idea di guardarmi nuda davanti allo specchio mi fa venire i brividi. Io sono una ragazza timida di carattere, ma secondo lei, tutto questo è dovuto anche al fatto di questi abusi? Perchè per me sono abusi. Fino ai dodici anni lui ha continuato a tormentarmi. Mia madre partiva per lavoro dei mesi e io dovevo rimanere a casa sola con lui. Adesso mia madre sta con un altro uomo, ma io continuo sempre a pensare a tutto questo, e non riesco ad andare avanti. Ho paura. Grazie in anticipo.
Gentile Elisa,
comprendo la sua paura e i suoi dubbi. Certamente ciò che ha subito è qualcosa di molto grave di cui porta le cicatrici ancora oggi, in forma di timori, blocchi e poca fiducia in se stessa e negli altri. Come lei dice, questi pensieri non le consentono di “andare avanti”, dunque prenda in considerazione di chiedere un aiuto per provare a liberarsene.
Consideri che il passo più spaventoso è anche quello che dà il via ad un processo di guarigione: riuscire a sederesi davanti a qualcuno e raccontare cosa le è accaduto e poi provare ad avere fiducia in lei e in quella persona, affinchè possa stare finalmente meglio.
Ciao Elisa,
mi chiamo Giulia e anche io, purtroppo, ho subito un’esperienza come la tua da parte di un parente.
Tra tutte le testimonianze di questo forum ho deciso di commentare proprio la tua perché sei molto giovane (io ho il doppio dei tuoi anni), e rileggendo il tuo post ho ritrovato tutte le emozioni sbagliate e negative che ho provato da adolescente e mi addolora molto vedere che stai perdendo gli anni migliori a causa del trauma.
Io ho deciso di affrontare la mia situazione solamente un anno fa, ma se l’avessi fatto prima sarebbe stato molto meglio; per anni mi sono comportata da struzzo mettendo la testa sotto la sabbia e facendo finta che non fosse successo niente, perché l’idea di confidarmi con qualcuno mi terrorizzava. Ora invece posso dirti (anche se non ci crederai) che parlarne è l’unico modo per cambiare. Sei giovane, e meriti di far entrare la serenità nella tua vita, di avere delle risposte. Non essere struzzo, sii artefice della tua serenità. Spero tu possa pensarci e decidere di rivolgerti ad uno psicologo che possa accompagnarti verso il cambiamento, per donare un senso nuovo all’accaduto ed avere maggiore consapevolezza della vita e di te stessa, per guardarti con occhi nuovi.
Spero di non averti infastidita con le mie parole,
un abbraccio
Salve, sono una ragazza di 25 anni. Sono giunta qui per chiederle consiglio. Ho già parlato con una psicologa della mia città, tempo fa, ma desidero chiedere ulteriore aiuto.
Tra i 12 e i 13 anni ho subito quelli che credo siano stati abusi sessuali da parte di mio fratello maggiore (all’epoca 13enne) e una molestia di gruppo da parte sua e di mio fratello gemello.
Forse rimossi tutto per lo shock al momento degli abusi, perché fino a 21 anni non ricordai assolutamente nulla. Quando, a quell’età, mi misi con il mio attuale compagno, tornò tutto improvvisamente alla luce.
Due anni dopo, durante una discussione con mia madre, le confessai la ragione per cui non voglio stare vicina all’unico fratello ancora in vita (il maggiore morì alcuni anni prima): lei, tra le lacrime, mi disse di perdonarlo. In un’altra occasione, si infuriò con me perché avevo parlato con altre persone e su un forum di quanto mi era accaduto. E di recente, mi rinfacciò implicitamente di tutto ciò dicendole che ”le ho dato un grande dolore”.
Da quando ho ricordato tutto, vivo ogni giorno con i flashback delle molestie che mi perseguitano assieme alle parole di mia madre e del mio compagno (inizialmente comprensivo, ma ora credo sia stanco di sentirmi sempre stare male per questo), oltre che ai sensi di colpa per non essermi protetta da sola, per non aver agito immediatamente e per aver dimenticato tutto fino ad ora. Provo anche dolore per la mancanza di comprensione da parte di mia madre, affiancata al senso di colpa per averla fatta stare ancora male (pur sapendo che anche lei mi ha fatto del male, non posso non provare dispiacere per averle dato ancora dolore dopo che lei ha perso il figlio 21enne).
Ho provato di tutto, ma purtroppo il ricordo rimane ancora vivo nella mia testa. Avevo anche pensato al suicidio, tempo addietro…
Gentilissima,
a fronte di tutto questo disagio, il solito consiglio, a rischio di sembrare monotona, è sempre quello di chiedere un supporto che possa aiutarla a fare ordine in questi sentimenti e sensazioni. Se essi rimarranno irrisolti, ovvero non elaborati, è probabile che continueranno a tormentarla a lungo.
Buon giorno,
ho una bambina di 2 anni e mezzo che da un po’ di tempo mi dice che non vuole essere toccata e lavata nelle zone intime, io premetto ho avuta sempre molta cura e delicatezza nel lavarla asciugarla o metterle la crema (da quando abbiamo tolto il pannolino le e’ venuta anche una dermatite)… va al nido da 2 anni e quest’ anno ha una maestra stupenda,
Ero abbastanza tranquilla fino a qualche gg fa quando ha cominciato a fare storie, a dirmi di non toccarla con il dito(????) … guai a toccare troppo il sederino.
Le ho chiesto se per caso qualcuno la toccava in asilo…. la maestra le mette la crema e vada….. ma da ieri nomina un’altra maestra….. e poi cambia versione e inventa altre storie. Non so piu’ cosa credere. la piccola e’ serena e vuole andare in asilo senza problemi, partecipa attivamente e parla in classe….. (subisce prob torti da altri bambini, a qual che so). Mi dicono che e’ molto piu’ grande della sua eta’ e che nn ci sono problemi, ma questo fatto del lavarsi mi ha preoccupato un po’. Si sentono tante cose e io vorrei che mi raccontasse, invece a casa nn racconta nulla se nn sotto sforzo nostro. Quali sono i segnali che mi devono far preoccupare ? forse non e’ nullla, ma nn voglio far finta di nulla, mia cugina ha subito un abuso a 6 anni e a 24 si e’ suicidata dopo un fallimento matrimoniale e la perdita di un bambino. Non voglio sottovalutare la cosa o non accorgermi come e’ successo ai suoi genitori, rischiero’ anche di essere super apprensiva ma meglio un’attenzione in piu’ che in meno…. io gia’ da mesi cerco di insegnarli a dirmi le cose. un cordiale ringraziamento.
S.
Gentile Stephanie,
non è possibile per me darle un responso in questa sede. Ancor di più perchè si tratta di un argomento molto delicato e un età davvero precoce.
Certamente fa bene a precoccuparsi, ma come dice lei stessa, senza diventare apprensiva, poichè ci potrebbero essere moltissime spiegazioni per questo comportamento.
Le consiglio come sempre di rivolgersi, se il problema persiste o si aggrava, ad un esperto di psicolgia infantile, per una valutazione attenta che possa tranquillizzarla o dare una spiegazione utile.
Salve, mi chiamo Nicolò ed ho 18 anni. Intorno ai 14/15 ho iniziato ad avere dei sogni strani che risultavano decisamente più vividi di altri e sono apparsi come dei flash (piccole scene e frammenti) che nel giro di poco hanno formato un vero e proprio ricordo che la mia psiche aveva rimosso. In pratica posso dire di ricordarmi nitidamente di aver subito un abuso (non fra i più gravi per mia fortuna) da parte di un ragazzo di sette anni più grande di me che si è svolto in modalità ludica e tranquilla (non violenta o troppo invasiva anche se si è verificato un contatto orale da parte mia nei suoi confronti) quando io avevo circa 8 anni (e lui 15). Attualmente dopo la fine di una relazione felice e duratura con una ragazza è emersa la mia vera natura omosessuale con la quale sono abbastanza sicuro di essere nato (da piccolo anche precedentemente all’episodio mi sono sentito sempre più una “bambina” riconoscendo me stesso e trovandomi meglio più con il sesso femminile che quello maschile. Dai giochi, ai ruoli, alla compagnia vedendo i maschietti più come “l’altro” che come me). Dentro di me quindi l’ho sempre saputo sostanzialmente a prescindere dalla relazione che ho avuto con una ragazza (errare humanum est) probabilmente l’unica donna che abbia mai veramente amato. Il punto del discorso è che già l’omosessualità è qualcosa di delicato (mille sono le domande che ti fai! In primis “Perchè sono così?” “Perchè sono diverso?” “C’è qualcosa che non va in me?”) se si incontra col ricordo di un abuso diventa veramente impossibile da vivere e da spiegare e facendo brutte associazioni potresti vivere la tua sessualità in maniera negativa sentendoti il “figlio di uno stupro”(l’espressione è forte, sicuramente per il mio caso, però rende bene l’idea). La mia domanda è: è possibile che quello che da bambino mi ricordo di aver vissuto come un gioco (e si sa che i bambini in quell’età non hanno schemi e sono abbastanza “onnivori” se si tratta di giochi di carattere sessuale/erotico) e che poi la mia psiche ha rimosso per così tanto tempo posso aver influenzato la mia sessualità? Un trauma rimosso può toccarmi ed influenzarmi a tal punto?Grazie infinite per l’attenzione.
Gentile Nicolò,
posso comprendere perfettamente lo sconforto che deriva dal pensare che le scelte riguardo la propria sessualità possano essere state in qualche modo “manipolate” da esperienze esterne e in questo caso così tragiche.
Quello su cui lavoro sempre con le persone che portano questo disagio è cercare di comprendere e quindi accettare che, indipentendemente da come ci si arriva, se si è in un certo modo, ci piacciono alcune cose più di altre, abbiamo certi bisogni, fa parte di noi e quello che dobbiamo a noi stessi è viverlo con serentità e orgoglio. Nell’evoluzione di ciascun individuo che non ha subito traumi gravi questo accade sempre. Le esperienze vissute contribuiscono a renderci ciò che siamo: le belle e le brutte.
I traumi entrano in modo imponente in questo processo evolutivo sotto tanti aspetti, ma ogni vita vissuta non è composta solo di quel trauma. Di tante altre esperienze, tutte assieme hanno contribuito a renderla ciò che è e la cosa migliore che si può fare è provare a capire come accettarlo e volgerlo al meglio a nostro favore.
Sono una ragazza di 25 anni. Ho subito abusi in età infantile dal figlio di amici di famiglia. Lui era appena entrato in adolescenza, io ero solo una bambina ma non ricordo ne come cominciò ne esattamente quanti anni avessi, con uno sforzo di immaginazione credo che il tutto sia iniziato intorno ai 6 anni e si sia protratto per qualche anno, ma davvero non ricordo molto. Solo pochi sanno di ciò, non la mia famiglia. Il dolore che causerei sarebbe più insopportabile dello stesso atto. La mia vita mi sembra sia abbastanza comune. L’unico problema che riscontro è nella mia sessualità, sono genericamente eterosessuale ma ho in passato avuto una storia omosessuale, ho spesso avuto desideri di diventare uomo e ogni tanto ho dei periodi di porno dipendenza. Sono capace di passare ore ed ore davanti a siti hot. È una cosa rara , mi succede due tre volte all’anno ma dura per almeno una settimana. Una notte iniziai alle 10.30 di sera e staccai alle 4 del mattino… mi chiedo se sia una conseguenza dell’abuso. Oltretutto durante i rapporti sessuali ho enormi difficoltà a raggiungere l’orgasmo. Lei pensa che la mia condizione abbia bisogno di un aiuto specialistico? Oltre questo sono una ragazza normale, ho molti amici e le tipiche fisime della mia età
Gentile Serena,
è possibile che queste problematiche siano legate anche all’esperienza di abuso che, nel corso poi della sua crescita, si sono evolute con le esperienze da lei vissute in queste forme di disagio.
Posso dirle, per rispondere alla sua domanda, di chiedersi se sente di avere bisogno di questo aiuto. Se al di là di tutto, ritiene che questo disagio le reca problemi e se merita di prendersi del tempo per comprenderlo meglio e provare a risolverlo.
Se le risposte sono affermative, allora potrei dirle che sì, un aiuto specialistico fa al suo caso. Se ha dubbi o non sente di averne la necessità allora direi di prendersi dell’altro tempo per capire bene cosa vuole fare, poichè fondamentale per farsi aiutare non è il sentirsi dire “hai bisogno”, ma sentirlo noi di “avere bisogno”.
Salve dotoressa, vorrei come prima cosa ringraziarla per l’articolo che ha scritto e che ho sentito risuonare dentro di me. Ho una storia abbastanza complicata e cercherò di non essere prolisso. Sono un uomo di 32 anni e se guardo il mio passato non posso definire la mia vita serena e mi sento anche a disagio a scrivere qui perchè se lo sto facendo è perchè comincio a prendere seriamente in considerazione di aver subito abusi quando ero piccolo, forse molto piccolo. Non avendone ricordo è quindi molto difficile anche solo l’idea.
Ecco la mia storia.
La prima cosa che ricordo come strana erano i giochi erotici che facevo mentalmente forse fino all’età di 8 o 10 anni. Pian piano l’alcol, le sigarette e qualche canna perchè mi sentivo sempre diverso dagli altri, come non in grado di affrontare la vita. Arrivò il primo amore e il primo rapporto sessuale e due giorni più tardi il primo tentativo di suicidio.
Nel frattempo ero seguito da psichiatri e psicologi e cercai di ritrovare stabilità. Durò un annetto e poi, ubriaco e delirante mi ricoverarono in un reparto psichiatrico. Mi ripresi e per un po’ andò bene finchè l’alcol arrivò ad essere un problema serio. Mi rivolsi ad Alcolisti Anonimi e per 4 anni andò abbastanza bene, poi la fine di una storia seria in cui decisamente mi accorsi che avevo problemi con la mia sessualità e tornai a bere.
Proprio l’anno scorso mi rivolsi ad una psicologa che dopo qualche incontro mi disse cercando di trovare parole adatte che era successo secondo lei qualcosa nella mia infanzia e che dovevo cercare di indagare. La cosa mi suonò decisamente strana e… Pericolosa ma indagai con i miei genitori ma non saltò fuori nulla di strano. Cercai di ritirarmi su ma verso fine anno scorso la vita diede una scossa terribile. Emorragia cerebrale causata da una malformazione congenita in testa. Mi hanno operato d’urgenza, e dopo mesi di convalescenza mi ritrovo costantemente a guardare pornografia sempre più spinta e violenta e questo mi fa sentire male. Sono seguito da uno psicologo ora e presto anche da uno psichiatra ma ho bisogno di un suo parere. Io non so cosa sia realmente successo nella mia infanzia ma sono sempre più convinto che wualcosa sia successo e vorrei riuscire ad affrontarlo e risolverlo una volta per tutte. Ho cercato di non essere prolisso ma le cose da dire erano tante. Grazie anticipatamente per un’eventuale risposta.
Gentile Christian,
mi scuso come sempre per aver dovuto tagliare il suo intervento troppo lungo per il contesto.
Non posso, come sempre ribadisco, dirle io se è avvenuto o meno qualcosa. Quello che posso dirle è che non sempre una storia così complessa è legata necessariamente ad un abuso. Alle volte si ha più facilità nel pensare che qualcosa che non si ricorda minimamente possa essere accaduto, per meglio spiegare tutte le problematiche vissute.
Mi concentrerei su quello che si ha a disposizione piuttosto che cercare nelle memorie qualcosa di cui non vi è traccia alcuna. Questo non esclude che sia o meno possibile che lei abbia subito un abuso, ma sottolinea che se non ve n’è attualmente traccia non è utile, anzi forse controproducente, spostare l’attenzione su di esso. Si deve sempre partire da quello che si ha a disposzione quando si lavora con la mente, non aggiungere cose alla cieca, e piano piano provare ad andare in profondità, soprattutto con storie diffiicili e sofferenti come la sua.