Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.
Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.
Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.
L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.
Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:
- il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
- l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
- l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.
Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.
Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.
A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.
Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.
Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.
Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.
Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.
Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.
In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.
Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).
Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia
NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]
Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.
Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.
Buongiorno Dottoressa,
Ho conosciuto da poco un ragazzo che in na serata particolare mi ha confessato di essere stato abusato in età infantile/pre-adolescenziale, non so di preciso quando, dal compagno della madre, abusi a cui prendeva anche parte la madre stessa, scattandogli ad esempio foto. Lui giustifica la madre dicendo che ha seri problemi psichici, il che secondo me é vero per ogni persona che abusa di un altra. Io non ho fatto altre domande, dicendogli che se voleva parlare di se io ci sono ma che non avrei fatto domande.
Gli ho scritto una lettera, dicendogli che io ci sono e ci saro’, indipendentemente dall’amore. Che capisco le sue difficoltà a lasciarsi andare anche se é quello che vuole realmente anche lui. Che capisco il perché evita di passare del tempo con me ed evita gli abbracci, e tutte le dimostrazioni d’affetto. Non parlo del fare l’amore che onestamente adesso mi interessa relativamente. volevo sapere se facevo bene a fargli sapere oppure se era meglio non dirgli niente. Non vorrei fare peggio pur volendo fare meglio. Ho paura anche a mandargli i messaggini con i baci o i cuori. A settembre, dopo le ferie, dice che riprenderà con lo psicologo. La ringrazio per la sua risposta.
Gentile Mirko,
non sono certamente io nè in questa sede a poterle dire se fa bene o meno a dire o scrivere quello che sente. Certamente non vi è un manuale che suggerisce come ci si debba comportare in certe situazioni. Quello che posso dire, sempre in merito al vissuto e alle problematiche che riguardano un adulto abusato, riguarda solamente il non insistere o combattere per tentare di risolvere il disagio della persona, poichè il prendersene cura spetta al diretto interessato e non c’è molto che una persona possa fare in merito. Per il resto, stare vicino ed esprimere i propri sentimenti certamente non è mai deleterio in sè.
Gentile Sara, probabilmente lei ha già risposto a questa domanda, ma vorrei chiederle: è possibile che un uomo di quarantanni, che soffre di depressione da diverso tempo, scopra di aver subito un abuso sessuale in tenera età (intorno ai 3, 4 o 5 anni) da un genitore, e che non ricordi quasi completamente l’accaduto? E’ possibile che anche cercando di stimolare i ricordi, si riducano a qualche flash annebbiato e a qualche ricordo incerto, mentre rimane vivo il ricordo di tipo “sensoriale?” (mi spiego, cercando di ricordare l’episodio, si viene colti da crisi di panico e da sensazioni di tipo fisico come il senso di soffocamento, tachicardia, senso di costrizione e sensazione fisica di dolore, mentre però il ricordo in senso di immagini non riesce a vedere niente?)
Gentile Massimo,
è possibile che un ricordo di abuso venga rimosso, così come è possibile che, soprattutto se avviene in età precoce, vi siano dei flash sensoriali anzichè epsiodici, poichè è così che i ricordi vengono immagazzinati dai bambini molto piccoli. Ovvero vi è il ricordo di come ci si è sentiti e di quello che si è provato, e non si riesce ad accedere alla porzione relativa all’episodio reale accaduto, poichè è una capacità che si sviluppa più tardi.
Tenga inoltre presente che i ricordi rimossi in età infantile sono sempre imprecisi per loro natura ed è necessario trattare l’argomento con molta cautela, poichè la mente adulta tende a riempire i vuoti con delle informazioni coerenti spesso sviandone i reali contenuti.
infatti la domanda non era se l’abuso può essere scambiato con il bipolarismo so che l’abuso o gli abusi sono delle azioni sbagliate non una patologia.
Insomma da abusata crescendo ho notato la differenza tra periodi di depressione e i momenti di grande tristezza, entrambe portano a pensieri brutti ma hanno una differenza di tempistica e di reazioni alle diverse situazioni, perciò di una ripresa differente, inoltre non ho avuto solo momenti depressivi ma anche momenti misti di depressione e rabbia eccessiva che comparivano nello stesso momento …per quello mi domando se è possibile che la mia depressione e la mia aggressività dovute ai miei pensieri negativi e alla volontà di affrontare le situazioni simili per principio di abuso( cioè “tu non sei nulla e fai quello che dico io che ti piaccia o no” )possano essere state scambiata per il bipolarismo. Insomma io non credo che una persona che soffra del disturbo bipolare riesca a soffrire e gioire per cause differenti nell’arco di una giornata anche se il periodo è triste, mi spiego meglio, può una persona che soffre di bipolarismo gioire di cose semplici che hanno un valore morale durante i suoi momenti depressivi e piangere per cose terribili che hanno valore morale durante la sua fase maniacale? può una persona affetta da bipolarismo riuscire a vivere in un giorno emozioni differenti nell’arco di un giorno?
grazie e scusi se ho puntualizzato
Gentile Violetta,
ho compreso benissimo la sua domanda che era molto chiara, mentre forse la mia risposta non lo è stata altrettanto.
Mi è difficile spiegare la complessità della materia poichè entriamo nel merito di tecnicismi che richiedono una preparazione specifica.
Nel tentare di semplificare al massimo la risposta non sono riuscita a chiarirle il dubbio e mi rincresce.
Purtoppo lei confonde due piani differenti, uno inerente la storia clinica e uno la diagnostica. Al momento attuale non esiste nessuna sindrome riconosciuta specifica che fa rifermento all’adulto abusato (lei parla di struttra di personalità dell’abusato, ma questa affermazione non ha alcuna valenza scientifico diagnostica, non esiste una struttra di personalità dell’abusato) e se si vuole fare una diagnosi, questa si basa si basa sui sintomi derivati certo dalla storia clinica, ma che dovranno afferire ad un disturbo relativo alle malattie mentali ufficialmente riconsciuto.
Quando facciamo psicoterapia ci riferiamo maggiormente alla storia clinica, e questi aspetti da lei evidenziati sono per noi fondamentali, ma se si tratta di fare invece una diagnosi, allora è necessario rintracciare altre variabili. Capisco che si possa essere sentita ridimensionata nella sua storia ed etichettata malamente in qualcosa di riduttivo, ma sono appunto due cose diverse, la sua storia e la sua sofferenza e la diagnosi derivata da essa.
Torno a ripeterele che la sola domanda che si deve porre e può porre a chi ha fatto questa diagnosi è se non vi sia la possiblità di un errore, se non le sembra di rientrare nel quadro sintomatologico del bipolarismo.
Mi sento intoltre di aggiungere che non si deve spaventare per una diagnosi, ma provare ad affrontare al meglio la sua situazione e la sua storia per ridurne la sofferenza e così vedrà anche la diagnosi potrà mutare o smettere di pesarle così tanto.
Salve,volevo sapere se e’ possibile che alcuni problemi che sorgono in un individuo ,dopo gli abusi subiti in eta’ infantile, possano essere scambiati con il disturbo bipolare?
Gentile Violetta,
l’abuso è un’esperienza traumatica – quindi è semmai l’origine possibile o l’amplificatore di una malattia; il disturbo bipolare una malattia mentale – quindi può esserne eventualmente la conseguenza. Sono due cose totalmente differenti e non possono essere scambiate. Si possono scambiare i sintomi di una malattia con un’altra, questo è possibile. Quindi si può dire che può essere fatta una diagnosi di malattia bipolare quando vi è un altro disturbo – una depressione ad esempio, un disturbo di personalità; ma l’abuso in sè non è una diagnosi di malattia nè una malattia, ma un avvenimento traumatico per la mente. Mi spiego con un esempio: se cado e mi rompo una gamba, mi diranno che ho la gamba fratturata. Lei non chiederebbe se sia possibile che hanno confuso i dolori e altri fastidi generati dalla caduta con la frattura. Semmai potrebbe avere il dubbio se la caduta abbia generato una distorsione anzichè proprio una frattura. La caduta e la frattura – l’abuso e il disturbo bipolare – restano due campi totalmente alieni.
Spero di essere stata utile nel chiarimento.
Salve,
sono una donna di 32 anni e ho due bambini, ho subito molestie da mio padre dall’eta di 11 anni fino ai 13, i miei si erano separati e io ingenuamente decisi di rimanere con lui per farli compagnia dato che mia madre aveva già il mio fratellino di 9 anni con se. é stata la peggior decisione che ho preso nella mia vita, cmq poi un giorno all’età di 15 anni sono riuscita ad andarmene e sono tonata con mia madre.
Ho trovato la forza di rivelare tutto a mia madre e a mio fratello quando avevo 18 anni, nn sono mai andata da uno psicologo non nè ho mai avuto il bisogno, ora sono una donna indipendente con un bel lavoro e un marito che mi ama e che sa tutto, l’ unica cosa di cui ho paura sono i miei figli, mi spiego meglio, la mia bambina ha 6 anni e tra poco andra alle elementari, è una bambina serene e spensierata e si fida di tutti , non sa dei mali del mondo e di quanto possono essere cattive le persone. ma mi chiedo se ho fatto male, forse dovrei invece metterla in guardia e insegnarle a dire di no e ad essere diffidente, io lo sono e non la perdo di vista un secondo, ma so che non potro proteggerla per sempre.
ringrazio chi ha letto il posto, in fondo mi ritengo fortunata leggendo le vostre testimonianze, a parte qualche attacco di panico ogni tanto non ho problemi di altro genere, ho un rapporto sano con mio marito a letto e non ho vizi o tic strani, se mi vedi non si direbbe mai quello che ho passato, l’unico consiglio che posso darvi e quello che mi ripeto ogni volta quando dei ricordi brutti mi passano per la mente è NON PERMETTE A NESSUNO DI FARTI STARE MALE, LA VITA è TUA SEI TE A DECIDERE! siate coraggiosi e vogliatevi bene, la vostra anima è il vostro bene più prezioso!
Grazie Desiree,
la sua testimonianza è segno di grande forza d’animo e che se vi è una buona capacità reattiva ed un ambiente che sostiene attorno, il trauma può essere riassorbito senza particolari scossoni.
E’ però normale temere, quando si ha questa esperienza alle spalle e dei figli piccoli, che qualcosa di terribie possa accadere a loro e diventare iper protettivi. Anche se questo è il mondo che ha conosciuto, non è per nulla scontato che sarà così anche per sua figlia e deve riuscire a separare le sue angosce dalla sua bambina, che sta vivendo un’altra vita, è un individuo separato e deve essere protetta dandole gli strumenti per comprendere, non castrandone le possibilità esplorative. Purtoppo anche se si vorrebbe così, non si può evitare ai figli di soffrire e non si può spaventarli guardandoli a vista emanando terrore, poichè quella potrebbe rivelarsi una grave fonte di danno.
Buongiorno,
Ho un relazione da più di un anno con un uomo di 28 anni che amo profondamente, con me lui meraviglioso e gentile, da subito mi ha detto che ha avuto rapporti con uomini in passato e con moltissime donne, che scindeva sesso e amore e da subito m iha detto di essere stato abusato per un mese da un educatore quando aveva 9 anni e poi un secondo abuso verso i tredici da un vicino di casa.
L’ho visto in due occasioni avere degli attacchi, che sembravano di panico, dove sono riuscita a calmarlo con la presenza e senza poter dire nulla.
ora io vivo un momento di confusione, vorrei costruire una famiglia con lui, l’amore è molto forte, mi tratta bene anche se a volte litigare con lui diventa difficile perchè tende a chiudersi e a inneescare u meccanismo dove io sono carnefice lui vittima e poi carnefice e si hciude con me vittima.
Il mio problema ora è un altro. sono spaventta dal fatto che possa essere omosessuale. Io sono spaventata dal fatto che lui possa essere attratto da altri uomini di conseguenza all’abuso, nonostante non abbia avuto motivi concreti per pensarlo, ho paura che questa sua fase bisessuale possa ripresentarsi.
Mi chiedo se l’abuso sessuale crea una “deviazione” della sessualità.
Lui dice di amamarmi, di essere felice e essere atratto da me. io ora sono un po’ spaventata riguardo il nostro futuro per il suo passato.
grazie per l’ascolto e attenzione
Gentile G.,
lei parla delle scelte di orientamento sessuale come qualcosa che possa “andare e venire”. In genere se abbiamo piacere ad avere rapporti sessuali con membri dello stesso, del sesso diverso o entrambi, questo resta una costante nel tempo. Come un eterosessuale sceglie, quando vuole avere una relazione stabile con una presona, di non avere avventure con altre persone, così accade per tutti – bisessuali, omosessuali compresi. Quello che voglio dire è che se il suo compagno vuole stare assieme a lei e costruire qualcosa lo farà a prescindere dai suoi gusti. Se un giorno vorrà tradirla, cosa che purtroppo può accadere in ogni coppia, lo farà con chi desidera.
Anche se un’esperienza di abuso può incidere sulle scelte di orientamento sessuale di un individuo adulto, queste non sono certamente definibili una “deviazione”. Le scelte di orientamento sessuale non sono perversioni, nè malattie – concetto sdoganato persino dalla scienza da più di 30 anni ormai.
Lei se ama il suo compagno decide di accettarlo e di accettare che ha delle aperture nella scelta della sua sessualità che restaranno tali e non sono “curabili” poichè non vi è nulla da curare. Il problema non è se si ripresenterà “questa deviazione”, ma piuttosto se lei è pronta ad accettare questa persona così come è o meno.
Grazie per l’attenzione che mi ha dedicato dottoressa.
Vorrei solo chiarire un punto, con deviazione, io no nintendo una malattia, non lo uso in termini clinici, tecnici e da operatore, sono un’ignorante del campo.
Quindi mi scuso se è stato letto in tal modo.
Con deviazione intendevo se l’abuso influisce sull’orientamento sessuale.
Se lo “devia”, lo manda su altre strade rispetto alla strada che stava prendendo.
me lo chiedo perchè sopno una persona che si sommerge di domande, probabilmente troppe, non so.
Comunque grazie per la risposta e complimeti per il sito e gli articoli e le risposte, sempre moto interessanti
Grazie a lei per le parole di sostegno.
La risposta è sempre la stessa, se pure una esperienza può incidere sulle scelte di orientamento di una persona, il problema può sussisitere solo se la persona stessa la vive con disagio. Altrimenti, indipendentemente da come sia stato generato, è necessario accettare quello che è parte della persona.
Non so se ho subito abusi, ma sento che nel mio passato c’è stato qualcosa di molto traumatico che poi mi ha portato a fare degli errori in età adulta… non riesco a ricordare o forse è solo la mia immaginazione, ma spesso ho delle strane sensazioni….
Gentile Michelina,
provi a chiedere aiuto in merito alla sua situazione.
Il mio ex ragazzo è stato vittima di abusi sessuali, ma non da parte di un adulto, bensì ad opera di bambini poco più grandi di lui, che all’epoca aveva sei anni. Sospetto che a loro volta fossero vittime di altra violenza. Si è poi appurato che lui stesso ha abusato a più riprese di una persona a cui lui è legato da parentela collaterale. Lui , che sembrava aver rimosso il fatto d’esser stato vittima, per 5 anni ha praticato autolesionismo in silenzio, cercando di soffocare un senso di colpa comprensibilmente schiacciante. Tutto è poi riemerso all’improvviso e ha avuto conseguenze devastanti per l’equilibrio familiare. Era una totale contraddizione: dentro si sentiva un mostro, sentiva di non valere nulla e aveva un’insaziabile sete di approvazione, di conferme in tutto ciò che lo circondasse, amava e quasi pretendeva che gli altri, compresa me, lo esaltassero nella sua magnificenza. Mi sono inserita in tutto questo con la spensieratezza ( si fa per dire) dei 16 anni, l’ho fatto senza pregiudizi, ma con il cuore in mano. Stare con lui era davvero frustrante ; sentivo l’impulso di doverlo aiutare in qualche modo, ma qualsiasi cosa facessi era vana. Era anche però ciò che di più meraviglioso c’era al mondo. Se non l’avessi conosciuto,sarei una persona completamente diversa. Ad oggi verso di lui nutro una profonda gratitudine, mista, certo, ad una sorta di risentimento che proprio non riesco a sciogliere.. Lui si dichiara “guarito” ( è stato per anni in terapia psichiatrica), a me sembra invece che il suo ego si stia solo accentuando a dismisura. Gli auguro tutto il bene del mondo, ma è una persona che mi ha distrutta emotivamente e che tutt’ora mi impedisce di voltare pagina, mi sento avvinta a lui da quel suo doloroso vissuto che ha voluto coraggiosamente condividere con me, ma che so dover lasciar andare. Sono stata allontanata da lui, e devo dirlo, questo, almeno un po’,mi ha salvata.
Gentile Maria,
grazie per la sua testimonianza. Nonostante la sua giovane età sembra aver compreso bene, pur mantenendo un comprensibile attaccamento nei confronti di questa persona, quanto un vissuto così complesso possa avere gravi conseguenze sul protagonista e chi vi gravita attorno.
Soprattutto ha compreso che c’è poco da fare, anche se ci impegnamo a pensare che sarà sufficente dare amore, se la persona non è in grado da sola di modificare in modo costruttivo i significati di ciò che gli è accaduto.
Anche se doloroso, è sempre bene “mettersi in salvo” e proteggerci, poichè sarebbe ingiusto ed impossibile farsi parafulmine di problematiche che non possiamo nè comprendere nè risolvere.
Buongiorno Dottoressa, scrive una ragazza di 24 anni che da quando aveva 1 anno ha vissuto con sua zia e la sua famiglia, visto che mio padre non gliene mai importato nulla e mamma doveva partire all’estero per dei motivi economici che a quel tempo avevamo ( per 12 anni ho vissuto in Moldavia). questa zia e una persona maligna che si e sempre permessa di alzare le mani per qualsiasi cosa sbagliata che facevo visto che ero l’unica bambina della casa (ho un fratello poco piu grande e cugini con quale vivevo) non ha mai mostrato dolore e poi c’e suo marito che da quando ho 7anni ha cominciato ad abusare di me fino all’eta di 12 anni. Non ne ho mai parlato con nessuno fino a 3 anni fa quando sono cominciati litigi dove nessuno mi credeva tranne mia mamma, tutti pensavano che erano solo delle immaginazioni di una bambina. Resta il fatto che da quando sono piccola sonomolto indipendente e pensavo di essere anche molto forte ma all;eta di 24 anni riesco a capire che non e cosi. Ho una bassa autostima, non riesco ad avere rapporti stabili con gli uomini, mi isolo spesso, e non sto mai bene con nessuno. Sono una persona solare ma mi rendo conto che ho sempre avuto un tipo di depressione, penso tantissimo e ho sempre pensieri negativi. Ora ho un piccolo dubbio. vivere cosi per tutta la vita non voglio, voglio ritrovare la bambina che e in me e amarla visto che nessuno lo ha mai fatto, ora invece non accetto l’amore di nessuno neanche di mia mamma.. Lei pensa ne potro mai uscire fuori?
Gentile Tania,
penso che lei abbia già fatto un primo passo decisivo, ovvero comprendere che vorrebbe prendersi cura di sè e di quella bambina che ha sofferto.
Dunque è già su una strada molto costruttiva e deve solo proseguire su di essa. Si ricordi che il primo e più importante agente di cambiamento è la nostra mente, quindi si affidi a questa volontà di cambiare le cose e cerchi un professionista di cui si fida che possa accompagnarla.
Salve.
Avrei proprio bisogno di un consiglio. Allora, la mia ragazza è di origine colombiana ed è stata adottata da genitori italiani al eta di 6 anni. Ha subito un abuso sessuale completo al età di 3 anni da parte di suo padre. Questa cosa purtroppo la so solo io, i genitori non la sanno e nessun altro, non è una bella responsabilità. Inoltre ha subito violenze in un orfanotrofio dai 3 ai 6 anni ( i segni delle frustate sono ancora visibili sulla pelle), questo è altre cose ancora i suoli genitori le sanno. lei comunque è una ragazza normalissima e non ha nessun disturbo, non ha mai avuto comportamenti strani è tutti vivono con lei tranquillamente, non so perché ma tutte queste cose non le ha vissute male anzi cioè diciamo che non ne soffre e per quanto riguarda lo stupro non l’ha rimosso ed è per questo che non ne soffre anzi mi ha detto che se lo ricorda bene, quando gli faccio qualche domanda su i segni che ha sul corpo lo racconta come se raccontasse una cosa normalissima anzi ci fa anche battute eco e ci ride pure delle volte. Non ha frequentato psicologi ecc e comunque ha sempre avuto una vita sessuale normale. Che pareri avete? Dovrei provare a dirgli di parlarne con uno psicologo o forzarla a raccontarlo ai suoi? A me non pare il caso. Poi penso che se sta bene adesso magari avventurarsi a ricordare potrebbe ripescate qualcosa e farla soffrire. Avete qualche considerazione? Vi ringrazio.
Siete bravissimi per quello che fate, rispondere a ogni persona sacrificando il vostro tempo, amate veramente quello che fate e aiutare le persone siete veramente bravissimi vi ammiro.
Gentilissimo Mike,
grazie per i complimenti, sono sempre molto graditi.
Per le sue domande, la risposta è sempre la stessa: sta alla persona interessata prendersi cura della sua storia e del disagio eventuale che ne comporta.
Non si può forzare nessuno, tantomeno se non vi è percezione del danno subito. Quindi il suggerimento migliore è quello di non fare nulla, a meno che non sia lei a chiedere un aiuto e a volersi rivolgere ad un professionista.