Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

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1.113 commenti

  1. Salve dottoressa. Durante l’adolescenza, mi è capitato più volte, mentre dormivo, di assistere alla scena di mio fratello che palpava il seno di mia sorella masturbandosi. Poi è successo altre volte che mi svegliassi e sorprendessi mio fratello intento ad accarezzarmi le gambe o a palparmi il sedere. E lui smetteva immediatamente. Questa cosa è successa 2 o tre volte. Non ne ho mai parlato con nessuno, anche se ho sempre condotto un esistenza segnata dalla rabbia ingiustificata, atti autolesionistici e pianti isterici. Una volta mia madre mi raccontò che una mia maestra all’asilo chiamò gli assistenti sociali, perché a loro dire, io avevo detto che mio fratello mi toccava. Mia madre ha sempre letto la cosa come una cavolata, che io avessi detto questo di semplici baci fraterni, e ne sono stata convinta per un bel po’. Se vedo una violenza sessuale in un film, o ne sento parlare, comincio a gridare, a tremare e a piangere, implorando di spegnere il televisore. Soffro di bulimia, e ho rischiato di diventare anche anoressica. Ho un fidanzato che mi insulta e umilia ma non riesco a lasciarlo, una volta ci sono riuscita ma sono tornata strisciando da lui, come se sapessi di non poter meritare altro. Sento un gran vuoto dentro, tutto ciò che faccio fallisce, e se non la faccio fallire succede solo perché ho da dar conto a qualcuno. Soffro di insonnia, dormo poco e da qualche anno a questa parte mi sto sempre più chiudendo in me stessa. Nno mi sento mai abbastanza e ho paura di andare dallo spicologo. Non cerco un aiuto da Lei, so che non può darmelo, ma avevo bisogno di sfogarmi, non ho mai esposto questo ragionamento e questi dubbi a nessuno all’infuori di me stessa.
    Spero lei sia in grado di incoraggiarmi a fare qualcosa. Perché da sola non ce la faccio.

    1. Author

      Gentile Floriana,
      ho ridotto il suo intervento, scusandomi come sempre, per via della sua lunghezza eccessiva per il contesto.
      Penso sia già un primo passo importante aver provato a raccontare la sua vicenda e aver trovato un modo di aprirsi, anche se come lei stessa dice giustamente, posso solo incoraggiarla a provare a cercare uno spazio dove affrontare queste paure. Vi sono diverse alternative, se non si ha la possibilità economica di affrontare una terapia, come i consultori o associazioni che offrono sostegno a costi ridotti o nulli. Le scrivo ciò perchè lei stessa dice di sentire di non riuscire da sola ad affrontare questi ricordi e lo spettro di altri. Mentre scrive a me, ritengo abbia già chiaro cosa sia meglio per lei e che forse stia inziando a provare a farlo, prima in anonimato e al “sicuro”. Le auguro di riuscire ad avere coraggio nell’affrontare il suo passato, ricordando che ora è una adulta e che ha degli strumenti utili per proteggersi, diversamente da quanto poteva accadere nella sua infanzia.

  2. Gentile dottoressa,
    Ho 35 anni e quando ne avevo 12 sono stata sessualmente abusata da un amico di famiglia che frequentava di continuo casa mia e che io adoravo. Gli episodi li ricordo benissimo, durante i quali io restavo immobile pensando soltanto “io non sono qui”.
    Continuo a sentirmi vittima è sbagliata insieme, sono una bella ragazza e ho sempre la percezione che gli uomini siano solo interessati sessualmente. Questo ha totalmente compromesso la mia sfera relazionale con gli uomini: non riesco ad avere relazioni stabili, anche in quei pochi così dove riesco a superare l’approccio iniziale che per me è fonte di terrore, si ripetono sempre le stesse situazioni: le persone scappano, sempre. Io mi chiedo cosa vedono che li terrorizza…per anestetizzare il dolore sono diventata una bambola vuota, in una prigione da cui non riesco a uscire. Tutto questo mi causa una sofferenza indicibile. Ho fatto un percorso con una professionista e anche se alcune cose sono cambiate la situazione è questa. Non so cosa fare…io vorrei solo una vita normale.

    1. Author

      Gentile Nicoletta,
      la sua sofferenza merita del tempo e un percorso mirato. Non tutte le esperienze di terapia possono essere risolutive per molti motivi, provi però a continuare a cercare una soluzione in questo senso che la aiuti ad alleggerirsi.
      Una vita normale è la sintesi personale dell’accettazione per ognuno di noi sia delle esperienze negative che delle positive fatte, che ci rendono nel bene e nel male ciò che siamo. Non può cancellare ciò che ha subito, ma provare ad integrarlo e a trovare in quella esperienza vissuta un punto di vantaggio e non una conferma del sentirsi inadeguata. Non lasci che quell’abuso gestisca la sua identità, ma che sia lei a gestire quello che è accaduto.

  3. Gentile dottoressa,
    Non voglio far sapere il mio nome per paura che qualcuno possa scoprire chi sono…. comunque sono una ragazza di 15 anni. Da piccola all’incirca verso i 4 anni ho inviato a subire abusi da parte di due miei cugini e forse anche da uno zio. Gli abusi erano fisici ed ho ricordi frammentati. All’inizio avevo cercato di rimuovere tutto ma non c’è l’ho mai fatta completamente. Da piccola facevo incubi, poi questi hanno smesso di esserci ma nell’ultimo anno son tornati più forti che mai. Non riesco più a dormire visto che si ripetono ogni notte e io spesso parlo nel sonno. Non so come fare e vorrei dei consigli: 1) É meglio se prima provo a ricordare o a dimenticare? 2) Come posso fare per far smettere gli incubi?

    1. Author

      Gentilissima,
      putroppo non posso rispondere a queste domande molto complesse in questa sede. Il problema non è provare a ricordare o dimenticare, ma affrontare la sua situazione, avere coraggio di parlarne con un adulto fidato e chiedere aiuto a un professionista. Non c’è un modo per “far smettere gli incubi”, che non passi attraverso un lavoro su quello che è accaduto. Lei è molto giovane e questo è un vantaggio. Se riesce a trovare la forza di farsi aiutare, potrà giovare della sua età per evitare che le conseguenze di ciò che ha subito diventino ancora più importanti.

  4. Buonasera, mi chiamo Sara e ho 33 anni. Vi scrivo per sapere se la causa dei miei problemi possa ravvisarsi in quello che mi è accaduto quando avevo 18 anni: stavo aspettando l’ascensore per salire al mio piano, erano le 5 del mattino e tornavo dalla discoteca, un uomo con solo una maglietta e un cappellino in testa( non aveva indumenti di sotto, nemmeno mutande..) mi ha minacciata con un cacciavite, mi ha detto di non urlare altrimenti mi avrebbe sfregiata e mi ha chiesto ripetutamente di voler andare con una prostituta. Dopo poco mi ha spinta sulle scale e toccandomi il sedere ma senza spogliarmi si è masturbato. Di lì a poco è andato via, per me è stato a dir poco scioccante. Mi chiedo se 18 anni sia un’età in cui il trauma può condizionare la vita futura e a che livello. Grazie mille

    1. Author

      Gentile Sara,
      molestie come queste, independetemente dall’età, sono certamente esperienze traumatiche che quindi possono disturbare e minare il normale decorso della nostra quotidianeità, dando eventualmente anche dei problemi.
      Non possiamo però parlare di abuso infantile e di conseguenze in tal senso, nè mi è possibile in alcun modo in questa sede comprendere se e in che modo questo episodio possa aver inciso sulla sua vita.

  5. Gentile Dottoressa,
    premetto che di quel fatto ne ho parlato con pochissime persone e con nessun estraneo o specialista perché penso che non ci riuscirei (anche scriverlo non mi risulta meno difficile ma più fattibile), oltretutto mi sembra di dare troppa importanza a quel pervertito che sicuramente non se la merita! La mia storia comunque non è mostruosa come quella di tanti altri, anche se si avvicina e assomiglia a quella di alcuni diciamo che sono stata fortunata. Allora avevo 14 anni e stavo recuperando una lezione con un professore; mi trovavo sola con lui quando senza che potessi immaginare le sue intenzioni ha abusato di me ma mentre lui si è calato i pantaloni a me ha lasciato gentilmente i vestiti addosso. Quello che ho provato e provo tutt’ora è la grandissima vergogna di non avere fatto nulla, ero pietrificata. Ora però il problema è un altro, se Le scrivo è perché in questo periodo mi sono accorta di dimenticare diversi dettagli di quel pomeriggio, allora ne sarei stata felicissima, desideravo mi accadesse, alle volte fingevo fosse stato un incubo e basta, però adesso no. Probabilmente Le sembrerà strano ma mi mette ansia non ricordare esattamente quello che fino a qualche tempo fa era perfettamente chiaro e dettagliato. Mi sembra di perdere il controllo un’altra volta. Forse è normale dimenticare, ma è normale che mi accada adesso dopo 7 anni in cui ricordavo tutto come se mi fosse accaduto il giorno prima?
    Grazie mille per l’attenzione!

    1. Author

      Gentile Chiara,
      può essere del tutto normale avere problemi a ricordare i particolari di un evento, soprattutto se traumatico. I ricordi in generale, e quelli emotivamente importanti in particolare, non sono mai la copia esatta di ciò che è accaduto e mutano col variare delle sensazioni o paure che esso porta nel corso del tempo. Ad esempio, un trauma che viene elaborato e perde la sua intensità emotiva, può diventare “sbiadito” quando proviamo a riportarlo alla mente, così come uno ancora molto disturbante essere ogni volta che lo si pensa, molto colorato e ben definito.
      Ciò che è giusto è lavorare sul ricordo per lasciarlo andare, senza che ci leghi alla sensazione che il perderlo possa portarci via qualcosa di prezioso.

  6. Gentile Dottoressa,
    premetto di non avere nessun ricordo di avere subito un abuso, ma solo una forte sensazione di averlo subito…
    Non ho grandi ricordi della mia infanzia in generale, è come una bolla di sapone nella mia mente…non mi ricordo nemmeno che rapporti avessi con i miei genitori…so solo che dall’età dello sviluppo, quindi da circa i 10 anni, ho iniziato a ripudiare fortemente mio padre…non volevo e tutt’ora non voglio che lui mi veda, non voglio che guardi il mio corpo…se compro un vestito nuovo e lui mi chiede di farglielo vedere provo un fortissimo disagio perché non voglio che mi guardi…
    Sono stata una persona molto infantile, molto bambina fino ai 19 anni circa e ho sempre avuto paura del sesso… a 21 anni ho deciso di perdere la verginità con un amico perché volevo battere questa paura e sono contenta di essermi sforzata in questo perché ora in superficie ho un rapporto normale con il sesso… anche se nella mia mente sento che quando gli uomini adulti (dalla quarantina in su) mostrano una sorta di interesse nei miei confronti mi sento strana…come se volessi andare da loro e essere il loro oggetto, ma poi non lo faccio perché so che è sbagliato e non mi fa bene…non so se sono nata strana o se è successo qualcosa nella mia infanzia di cui non ho ricordo…ma proprio non riesco a capire…
    Ha mai sentito di casi simili o comunque può gentilmente darmi il suo parere in merito?

    Grazie mille

    1. Author

      Gentile Silvia,
      grazie per la sua testimonianza. Certamente quello che posso dirle è che sono sensazioni plausibili che meriterebbero di essere approfondite per aiutarla a capire meglio da dove arrivano (non importa ricordare esattamente, ma lavorare sulle sensazioni e le conseguenze di quello che prova).
      Aggiungo che la condizione a cui si riferisce non è assolutamente poco comune e che non si “nasce” mai “strani”, ma molti fattori oltre alla indole personale incidono su ciò che poi diventeremo, soprattutto l’ambiente in cui cresciamo e le esperienze che viviamo.
      Se può cerchi uno spazio utile che la aiuti ad approfondire questi vissuti.

  7. Gentile Dottoressa,
    Mi sono imbattuto in questo sito per caso e mi piacerebbe condividere la mia storia. A differenza di molti altri che hanno descritto i loro abusi avvenuti in età infantile, nel mio caso essi sono avvenuti appena compiuti 14 anni, per circa tre anni. La persona che li ha fatti è stato un mio insegnante, una persona fidata e che rispettavo molto. Lui conosceva anche i miei genitori e questo ha reso la cosa più difficile per me. Dopo essersi conquistato la mia fiducia in modo molto gentile e subdolo è passato alla fase peggiore, quella del ricatto psicologico e quindi sessuale. Io dovevo assecondarlo, altrimenti ero un “cattivo” studente e lui, data l’influenza che aveva su di me, avrebbe potuto “rovinarmi”. A volte mi minacciava che se la “relazione” non fosse continuata si sarebbe suicidato. Sono stati gli anni più brutti della mia vita e, nonostante ora siano passati 10 anni, viva in un’altra città, gli abbia detto tutto quello che penso di lui e abbia tagliato i ponti, la sua ombra è sempre con me. Durante e dopo quegli anni di liceo ho iniziato a soffrire di attacchi di ansia, fobie e pensieri ossessivi che ancora oggi sono parte della mia quotidianità. Per fortuna sono in cura da un terapista che mi ha aiutato molto, ma la strada sembra ancora lunga.. Non ne ho mai parlato con i miei genitori, ma penso che sia giusto farlo, ne sento l’esigenza. Secondo lei potrebbe essere uno shock troppo grosso per loro? Come è meglio comportarsi in questi casi? Loro non si immaginano minimamente, perché per questi anni ho sempre tenuto il segreto con me per paura e vergona di essere scoperto. Ma ora non ce la faccio più..
    La ringrazio anticipatamente per sua risposta, saluti

    1. Author

      Gentile Giancarlo,
      non posso rispondere nello specifico a queste domande poichè ogni storia ha le sue peculiarità di cui io non sono a conoscenza, ma posso suggerirle un’altra domanda da porsi, cioè: “quale utilità ha per me e perchè sento l’esigenza di parlarne?” ed esplorare poi con attenzione le paure connesse.
      Tutte cose che può fare all’interno del suo lavoro di psicoterapia e che saranno sicuramente utili ad approfondire una parte importante del suo vissuto di abuso, ovvero l’aver provato una grande vergogna in merito.
      Se sente di volerne parlare sarà sicuramente qualcosa che per lei ha un significato importante e quindi partirei sicuramente da questo punto.

  8. Salve Dottoressa, da circa un anno frequento un ragazzo un po più piccolo di me. una sera mi ha confessato che da piccolo all’età di circa sei anni ha subito degli abusi da parte della nonna (la mamma del padre) e dalla zia (che attualmente ha la mia età).Ora ha 19 anni e io 23.. con me è un ragazzo fantastico l’unica cosa che mi chiedo è se questa situazione avuta da piccolo possa continuare ad avere riscontri nella vita attuale in determinate occasioni? questo mi viene da chiederglielo perchè si è legato a me in maniera possessiva cioè è come se non riuscisse a fare a meno di me, diventando però spesso aggressivo, ha paura degli altri, paura nel senso che odia sapermi in giro anche solo per un caffè con un amica, diventando particolarmente fastidioso e pesante ed esasperandomi. io cerco ovviamente di rassicurarlo e di stargli vicino..però quando si innervosisce sta male davvero male o inizia a piangere e non vuole essere toccato avvicinato, oppure diventa aggressivo e un po violento, nel senso che trema, mi urla contro, e poi mi chiede scusa cercando di riavvicinarsi. So che magari in maniera così generale è un po difficile capire.. però non so vorrei solo capire se questo suo essere è dovuto a quell’accaduto e come posso aiutarlo. Grazie in anticipo per la risposta Dottoressa.

    1. Author

      Gentile Francesca,
      mi scuso come faccio spesso per aver dovuto tagliare il commento troppo lungo per il contesto.
      E’ possibile che gli abusi siano uno dei motivi per cui il suo ragazzo ha queste insicurezze, ma difficile in questa sede dare una risposta esaustiva in merito e, come sempre dico, purtoppo non c’è nulla che si può fare per far “cambiare” atteggiamento alla persona che abbiamo accanto, poichè ci vuole tempo e un luogo adatto per sistemare queste problematiche. La domanda che mi farei non è da dove arriva questo comportamento per giustificarlo, ma quanto sia doloroso e deleterio per me, poichè mi sembra una situazione difficile quella che sta vivendo ed è sempre prioritario proteggersi, a volte anche da chi si ama se oltrepassa il confine personale prezioso, che mai deve essere oltrepassato. Anche se alle spalle si ha una storia di grande sofferenza, come un abuso, non può da sola bastare come spiegazione a consentire che l’altro ci faccia del male o diventi intrusivo.

  9. Salve,
    Vorrei sapere quali sono le sensazioni di chi ha vissuto una situazione analoga a quella che sto vivendo.Sono da diversi mesi in terapia con emdr e gia’ da un po’ sto avendo delle immagini riguardo un possibile abuso sessuale ( non so ancora di che entita’) subito all’eta’ di 2 o 3 anni. Premetto che ho avuto un’infanzia segnata da abusi fisici e verbali, ma questo tipo di abuso non lo avevo valutato, anche se oggi mi rendo conto che il mio trascorso probabilmente poteva lasciarlo intuire. Ho paura che quelle immagini possano essere dei falsi ricordi, anche se l’angoscia conseguente alla loro visione mi suggerirebbe il contrario. La mia domanda e’: come ci si sente quando si ricorda un abuso rimosso? E’ davvero possibile rimuovere? Mi sento dissociata riguardo a quel pensiero, nonostante provi una profonda tristezza, ansia e paura durante la stimolazione, quando ci rifletto dopo non provo nulla, e’ come se non empatizzassi con quell’immagine, non provo niente per quella bambina, che poi sarei io. Mi sento abbastanza confusa e spiazzata. Ultimamente mi e’ capitato anche, che ad un certo punto durante la stimolazione , la mia mente si bloccasse, le immagini ed i pensieri non andavano avanti o non volevano farlo chissa’. Ringrazio anticipatamente chiunque potra’ fornirmi la sua testimonianza.

    1. Author

      Gentile Giulia,
      è purtroppo possibile rimuovere il ricordo di abuso. Così come è altrettanto complesso portarlo nuovamente alla luce. Questo perchè il meccanismo della dissociazione, che lei ben descrive quando spiega come si sente, portato al suo estremo può arrivare a cancellarne il ricordo. Quando tenta di accedervi la mente ripete il meccanismo di difesa che ha attuato, staccandola dalla percezione di sè e impedendole così di avvicinarsi ad una fonte troppo dolorosa e quindi pericolosa per la mente.
      In realtà quello che accade non è propriamente una cancellazione, ma una separazione così netta tra la parte cognitiva da quella sensoriale che impedisce alla mente di raggiungere il ricordo.
      Quando vi è una situazione così estrema, quello che è importante è sempre seguire la traccia emotiva e sensoriale, poichè il ricordo potrebbe non emergere mai, oppure emergere ma in modo sfuocato. Il lavoro che si fa (e che sta facendo con l’EMDR, molto utile in questi casi), è di tentare di aprire un dialogo tra la parte razionale – cognitiva che “non ricorda l’episodio”, da quella emotiva – sensoriale che invece ha tenuto traccia e “ricorda come si è sentita”.
      Come dico sempre in questi casi, contano le emozioni e le sensazioni in merito: se la mente ha prodotto un disagio, che sia reale o meno, ha sempre un valore e un significato che conta più della ricerca della verità che si sta esplorando.

  10. Ci tengo a precisare che la mia paura non e’ della malattia, se e’ quella giusta! E’ molto piu semplice gestire una malattia che le persone.Preciserei anche altro,ma l’esperienza insegna. Grazie per la risposta.

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