Uno dei temi più importanti e ricorrenti in psicoterapia è certamente il lutto.
La morte è una tra le paure ancestrali più radicate negli esseri umani, che in ogni epoca e in ogni luogo ha vissuto e vive di particolari rituali per aiutare a venire elaborata, se non addirittura “esorcizzata”.
Uno stato di depressione è del tutto comprensibile nella fase di elaborazione del lutto, ma se questo persiste e getta la persona in una condizione di angoscia perenne da cui è incapace ad uscire, allora è bene che si affidi ad un aiuto che possa accompagnarlo nel difficile percorso della accettazione e superamento della perdita.
Infatti, molte delle problematiche psicologiche che spingono una persona a cercare sostegno si rivelano essere legate proprio alla mancata elaborazione di un lutto – che sia una perdita reale o, simbolicamente, una perdita di qualcosa di fondamentale nella vita di una persona.
La nostra visione occidentale-centrica ci fa tendere a costruire teorie basate sulla cultura del nostro mondo, per poi generalizzarle. Questo è uno dei grandi problemi della psicologia classica, che oggi però sta vivendo lentamente un risveglio. Studiare la mente e le sue espressioni non può certo prescindere dalla cultura di appartenenza dell’individuo, così come, più in particolare, dalla sua individualità.
Così anche per il lutto, come per altri disagi psicologici, si è teso per lungo tempo ad applicare teorie che fossero basate sull’analisi delle reazioni “tipiche” di un occidentale. La più famosa è quella della psichiatra svizzera Elisabeth Kubler-Ross – una delle massime autorità in materia – che nel 1969 pubblicò un libro La morte e il morire[1], divenuto una sorta di bibbia per i terapeuti intenti ad affrontare con i propri assistiti una perdita.
In questo libro la Kubler-Ross teorizza cinque fasi attraverso le quali passerebbe obbligatoriamente un individuo (anche se non necessariamente in questa esatta sequenza) a seguito della perdita di una persona cara – o dell’annuncio di un’imminente perdita.
- Negazione/Rifiuto (in principio si nega il lutto come naturale meccanismo di difesa);
- Rabbia (quando si realizza la perdita, subentra un enorme carico di dolore che provoca una grande rabbia alle volte rivolta verso se stessi o persone vicine o, in molti casi, verso la stessa persona defunta);
- Negoziazione (si tenta di reagire all’impotenza cercando delle risposte o trovando soluzioni per spiegare o analizzare l’accaduto);
- Depressione (ci si arrende alla situazione razionalmente ed emotivamente);
- Accettazione (si accetta l’accaduto, riappacificandosi con esso, spesso sperimentando fasi di depressione e rabbia di natura moderata, volte a riconciliarsi definitivamente con la realtà).
Questa teoria, assieme ad altre meno conosciute che ugualmente individuano delle fasi di passaggio in cui dovrebbe fluttuare l’individuo, tende a generalizzare un quadro assai complesso che subentra nel caso di lutto. Di fondo vi è il suggerimento – per chi lavora con persone che stanno attraversando un simile momento di difficoltà e per le persone stesse in cerca di conforto e spiegazione – che se ci si blocca o non si attiva una di queste fasi, allora la persona in questione non sta elaborando adeguatamente e va aiutata in questo senso.
Ma, seppure è spesso riscontrabile il passaggio tra queste fasi a seguito della perdita o nel corso dell’annuncio di una perdita imminente di una persona cara, una delle critiche più costanti e, a mio avviso, puntuali degli ultimi anni è proprio quella di non rispettare né le diverse altre culture (che spesso affrontano ed elaborano la morte con tutt’altre modalità), né la specificità dell’individuo stesso, che può non necessariamente passare per una o più di tali fasi, senza per questo riscontare una mancata elaborazione.
Dunque, resta fondamentale accompagnare le persone in un momento così delicato, soprattutto coloro che chiedono aiuto o che sentono di non essere riusciti a passare oltre una perdita importante, con un occhio utile alle teorie ed uno ancora maggiore alle risorse personali della persona e alla sua cultura familiare e sociale, che può portarlo ad accettare ed assimilare la morte in modi del tutto differenti eppure altrettanto funzionali. Non è detto, ad esempio, che “piangere” o “deprimersi” sia un passaggio sempre obbligato, così come spesso accade che non si arrivi mai alla fase di accettazione, senza per questo che il lutto resti irrisolto e che si debba intervenire per paura di conseguenze o intoppi futuri nel benessere psicofisico della persona.
Ciao.. ho letto vari commenti e risposte, purtroppo come leggo non c’è una vera soluzione al dolore se non andare da uno specialista, peró non so cosa fare, un mese fa è morto mio padre e da quel momento ho attacchi di panico fortissimi, questi sono causati dall’ossessione della morte, un giorno moriró anche io, ho 22 anni sono relativamente giovane, ma si sente in continuazione gente che muore a qualsiasi età, quindi niente è sicuro e un giorno moriró anche io, e a quel punto dove saró? Chi saró? Ho letto di tutto sulla morte, quando si muore non si puó percepire ne la vita ne la morte e quindi non si avrà paura, ma questo pensiero mentre sono in vita mi causa degli attacchi di panico fortissimi, il pensiero che per sempre non esisteró più mi uccide, non mi lascia vivere normale, perchè io ho questa paura? Non potevo avere un altra paura che non sia la morte.. so gia che dovrei andare da uno psicologo, ma non ho soldi per permettermelo e mi vergogno a dirlo a mia madre perché avendo un educazione terapeutica scarsa pensa che lo psicologo sia per i pazzi, moriró e nessuno potrà impedirlo, come e quando non lo so, ma moriró.
Non esiste una soluzione, e non so neanche perchè sto scrivendo questo.. niente potrà aiutarmi, amo vivere ma la morte non me la fa godere la vita..
Gentilissimo,
come lei intuisce, gli attacchi di panico e questa angoscia generata dalla morte di suo padre, è certamente elemento degno di approfondimento in sede opportuna. Consideri che ci sono delle strutture pubbliche che possono, con costi minimi, poterle offrire un supporto adeguato. Si lasci aiutare, senza avere timore.
Salve,
lo scorso 22 marzo ho perso mio marito tragicamente a soli 42 anni, ucciso dal nostro stesso cane durante la consueta passeggiata quotidiana. Abbiamo preso quel cane da cucciolo e lo abbiamo cresciuto con tanto amore, mio marito lo adorava, era lui da 3 anni a prendersene cura ogni giorno, a dargli da mangiare, a portarlo a spasso… Eppure quel pomeriggio qualcosa di incomprensibile è accaduto… Sono stata io a ritrovarlo perché non vendendo rientrare e non ricevendo risposta alle chiamate sono uscita a cercarlo con mio figlio minore e l’ho trovato a terra in un prato a pochi metri da casa…una scena inimmaginabile… Il buio è piombato nella mia vita, sono rimasta sola con 2 bambini di 7 e 10 anni, tutto quello che avevamo, che eravamo, è stato spazzato via in pochi minuti nella maniera più dolorosa possibile. Ciò che provo è straziante, sto cercando di andare avanti giorno per giorno, devo prendermi cura dei miei figli l’unica cosa che mi resta di mio marito, ma non so come far fronte a tutto questo, ho tanta tanta paura, eravamo insieme da 27 anni, avevo solo 16 anni quando ci siamo fidanzati ed eravamo insieme anche nel lavoro, ora la mia vita è stravolta. Non ho più neanche mia madre, di cui avrei tanto bisogno ora, mi sento smarrita…
Gentile Isabella,
come già detto, in caso di lutti traumatici e improvvisi come questo è necessario, oltre l’attesa giusta dell’elaborazione della perdita, prevedere di farsi sostenere in questo difficile percorso. Provi a farsi aiutare, a creare uno spazio di contenimento e ascolto che la sostenga in questo momento difficile.
Salve.. Tra 2 giorni mia sorella fa un mese che é morta per un aneurisma improvviso e violento, aveva 42 anni e stava benissimo… Io ero partita per una vacanza e dopo un giorno che ero in hotel mi è giunta questa notizia incredibile.. Ho avuto attacchi di panico, e vivo sensazioni altamente contrastanti, delle volte mi sembra di star bene.. Ma è come se non ci credessi.. E solo di tanto in tanto mi rendo conto e tornano gli attacchi di panico
Gentile Alessandra,
nel caso di un lutto così improvviso, si potrebbe essere generata una reazione traumatica che sarebbe importante approfondire. In questi casi è importante sciogliere i nodi che si sono formati per consentire alla mente di proseguire con il normale processo di elaborazione del lutto.
Salve, ho conosciuto il mio attuale ragazzo durante la malattia di suo padre poi dopo la sua morte ci siamo persi di vista e dopo un pò lui mi ha ricercato.
Abbiamo consolidato il nostro rapporto nonostante lui soffra molto anzi moltissimo per la perdita paterna a ed è passato quasi un anno.
A volte è molto affettuoso con me, mi dimostra il suo amore , a volte fa anche fatica a parlarmi ,so che mi vuole bene e che in certi momenti ha bisogno di isolarsi( è anche un carattere molto introverso )ma quando so che sta male sto male anche io e vorrei aiutarlo, solo che ho paura di peggiorare la situazione e spesso mi chiedo quale sia il modo più corretto di comportarmi. Poi Roma è grande ed a volte è anche difficile vederci con continuità…grazie mille per la risposta,
Lucia da RoMa
Gentile Lucia,
come già detto, non è possibile individuare un modo corretto di comportarsi. Il lutto ha bisogno di essere elaborato e ogni percorso dipende dalla persona e da come è fatta. La cosa migliore è sempre non strafare, ma accompagnare il processo dell’altra persona seguendo i suoi movimenti emotivi. Seguire cosa l’altro ci indica e i suoi tempi di guarigione.
Io ho preso il mio compagno un anno e sei giorni a oggi. Era l amore della mia vita. Ora deserto intorno a me, e io sento che mi sto rimpicciolendo ….io non ho tante motivazioni per restare qui, troppo disagio, povertà e miseria,
Gentile Marcella,
mi rincresce leggere del suo lutto, evidentemente ancora molto presente nella sua vita. Le suggerisco, se permette, di provare a parlare in uno spazio adeguato di questi sentimenti e della perdita di speranza che si evince. Sarebbe importante per provare a vedere se è possibile sbloccare questo stato e riportarla a raggiungere una prospettiva più propositiva per la sua vita.
Salve 6 mesi fa è venuto a mancare improvvisamente il marito di una mia carissima amica, ci sono state diverse fasi in questi 6 mesi sono passata dal sentirmi dire “meno male ci sei tu” al silezio assoluto, per un mio errore a mio avviso non estremamente grave, forse dettato dall eccessiva preoccupazione nei suoi confronti, mi sono ritrovata nella situazione in cui lei non vuole più parlare con me, dice che ho sbagliato e se puó fare a meno del marito puó fare a meno di tutto il contorno… Sono confusa e non so che fare, ho cercato un chiarimento ma con scarsi risultati, non c è apertura mi trovo davanti un muro, e non voglio forzare. Mi dispiace ma non posso che stare al mio posto senza cercare nessun contatto… Grazie
Gentile Giulia,
a volte è necessario dare alla persona lo spazio e il tempo che chiede. Tenga presente che la sua amica sarà sicuramente in uno stato emotivo peculiare e forse la cosa migliore da fare è proprio assecondare il suo volere, attendendo pazientemente che il tempo possa lenire il suo dolore e quindi riaprire una possibilità di dialogo con lei. Spero riesca a recuperare il suo legame prezioso.
Ho perso papà come posso reagire io e mamma ad aiutarla ad andare avanti ?
Gentile Savio,
come spesso scrivo, il lutto ha un suo naturale percorso di elaborazione. E’ comprensibile che oggi faccia fatica a sentire di poter andare avanti e si faccia anche carico della sofferenza di chi le sta vicino. Confidi nel fatto che il tempo aiuterà la mente a “sistemarsi”, superata la sofferenza e il senso di vuoto che il lutto accompagna. Se si vive assieme l’esperienza, quello che si può fare è parlarsi e dirsi come ci si sta sentendo. Condividere il dolore è molto utile e aiuta ad alleviare il senso di solitudine che spesso porta con sè.
Buon giorno mia madre é deceduta dopo 3-4giorni dalla mia nascita mio padre si é risposato ed ha avuto un figlio tra mio padre e il fratello di mia madre c’é sempre stato del astio mio zio incolpava mio padre per la morte di sua sorella e viceversa ma nessuno dei due si occupava di me morto mio padre ho avuto un crollo durato anni inoltre con la mia matrigna non andavo d’accordo mio fratello si é suicidato e adesso non c’é più nessuno a 62anni fatico a dormire.grazie
Gentile Marco,
quando molti lutti, anche violenti, segnano il corso di una vita è molto difficile il decorso della loro elaborazione. Sarebbe importante che lei provi a parlare di quanto accaduto con qualcuno per provare ad alleggerirsi e sopratutto che si prenda cura della sua salute (ristabilisca il sonno).
Salve pochi giorni fa mio padre è venuto a mancare,il peso al petto è grande,non credevo,non avevamo un bel rapporto,so che ero la sua preferita,so che mi voleva bene,anche se non me lo diceva anche se non lo vedevo spesso,nella sua vita ha fatto parecchi errori forse è per quello che non mi riesco a perdonare di non averlo salutato come volevo,o di non avergli detto quanto gli volessi bene,nessuno più me lo riporterà indietro per poterglielo dire anche solo una volta.credo che non me lo perdonerò mai,anche se sapevo che era quasi alla fine dei suoi giorni..avrei potuto ma non sono riuscita avevo più rabbia che amore.
Gentile Anna,
quando una persona cara viene a mancare – soprattutto nelle prime fasi, quando il dolore è ancora molto vivo – si viene spesso sopraffatti dai sensi di colpa e ci si chiede cosa avremmo potuto fare di più, o dire. Quando si lascia qualcuno con cui abbiamo delle storie “sospese” con dei sentimenti che includono anche la rabbia, improvvisamente ci si sente colpevoli, come se quella rabbia avesse in qualche modo preso parte alla morte della persona cara. D’altro canto finchè la persona era in vita quella stessa rabbia aveva un senso e una legittimità, ma come mai non è più consentita dopo?
Immagino che col tempo riuscirà a perdonarsi, poichè lentamente potrà separare la sua storia e quella rabbia che le ha impedito di salutare suo padre, dall’amore che ha provato per lui. A volte le persone non riescono a dirsi addio come vorrebbero, ma ciò non cambia la sostanza profonda delle loro relazioni e la percezione che hanno di esse. Non è certo un saluto mancato ad aver cancellato la memoria, nel bene e nel male, di quanto vissuto da entrambi e quindi gli affetti, oltre i sentimenti negativi che quella stessa storia ha generato.
La ringrazio di cuore per le parole ,e le dirò che mi sento già meno in colpa,come se lui mi avesse perdonato e anch’io. È proprio vero che il tempo guarisce. Ancora Grazie.
Mio nonno si è ucciso nel suo garage tre settimane fa…a trovarlo e a tagliare la corda è stata mia nonna che sembra essersi fermata a quel 24 gennaio…in un primo momento ripeteva in continuazione le parole “mamma mia” poi quando ci hanno portato la salma non ce l’ha fatta più..la mattina del funerale è dovuta andare in ospedale e non è tornata in tempo per la celebrazione in chiesa..da quando è tornata a casa dice che a lei non manca, che sta bene ma ovviamente non è così. Si comporta come un fantasma e dorme solo di giorno. Sembra riufiutare tutto ciò che riguarda mio nonno e scarica tutto sul fisico, un giorno ha mal di schiena, il giorno dopo le braccia. Cosa dobbiamo fare? Dobbiamo sforzarla per accettarlo o dobbiamo assecondare tutte le sue richieste?
Gentile Silvia,
quando un lutto ha una natura violenta, come quella che riguarda la morte di suo nonno, la sua elaborazione può certamente avere un decorso più complesso e necessitare di un’attenzione particolare.
Sua nonna ha vissuto un’esperienza traumatica, ma ad oggi è ancora presto per valutare quale siano e se ci saranno delle conseguenze. Solitamente in questi casi sarebbe importante che parlasse con un professionista per alleggerire la portata dell’esperienza e valutare se sia rintracciabile una situazione sintomatologica post-traumatica. Se però la persona interessata non vuole accettare alcun tipo di aiuto, è sempre bene non forzare nulla e lasciare che la mente segua il suo corso di elaborazione.
Sta già seguendo uno psicoterapeuta…spero che il tempo guarirà tutto.
Salve, sono alessandra madre di due splendidi bimbi piccoli…. ad agosto ho perso mio fratello di 22anni… ha deciso di lasciarci …una sua scelta che forse è impossibile accettare… ha sofferto tanto il mio Andrea e il senso di colpa é sulla mia schiena come un pesante macigno… ogni singolo giorno… soprattutto perché noi siamo sempre stati molto legati e complici. sono molto arrabbiata e confusa. in teoria so cosa va fatto e cosa no, ma nella vita di tutti i gironi è dura …poi c’ è il grande dolore di mia mamma. Una donna sola che ne ha passate tante e che ha solo me e i miei figli … ed è dura per lei vivere serenamente in casa sua. Io oggi per la prima volta ho parlato con un terapeuta, mamma ha seguito una dottoressa sin da subito… teorie tante teorie… la prego mi dica qualcosa… qualcosa che possa alleviare nella quotidianità un dolore e una rassegnazione così grande …
Gentile Alessandra,
è del tutto comprensibile la sensazione che il terapeuta le abbia proposto solo futili teorie oppure, immagino, che chiunque tenti di dirle qualcosa non sembri proprio capire granchè di quello che sta provando e non sembrerà mai sufficiente a confortarla. Dunque credo che qualsiasi cosa possa dirle anche io non allevierà il suo dolore. Questo accade perchè forse attende una risposta che gli altri non hanno, per quanto possano con i loro strumenti (chi professionali, chi affettivi) fare del loro meglio per aiutarla. Non c’è modo di alleviare un dolore che deve fluire, a contrario si può cercare, se si ha voglia, di dare un significato utile a quello che è accaduto e alla rabbia che prova. Lentamente le emozioni troveranno un ordine ed un luogo adatto.
Ciao e grazie, sono Laura , mamma 43 enne di Eleonor , 18 mesi. Mio marito è morto, annegato durante un escursione lavorativa, era un canyonista, 7 mesi fa …. e io sono rimasta sola con la nostra piccolina. Ho paura che il mio dolore, la mia disperazione, per la mancanza di mio marito ma anche per le difficoltà da affrontare da sole, possano rovinare la crescita di Eleonor, non vorrei che senza accorgermene, io mi stia attaccando a lei stile ancora di salvezza e che questo possa poi recarle qualche trauma da adulta 🙁 , grazie per un consiglio.
Gentile Laura,
prima di tutto sono proprio l’ansia e la paura di stare facendo un danno a creare un’atmosfera negativa. Il dolore in questo momento non può essere evitato e deve avere il suo giusto tempo per trovare quiete. Mi sembra che abbia un’ottima capacità di comprendere, con questi timori che esprime, quello che può o non può essere di disturbo per sua figlia, quindi sta già facendo bene. Tenga sempre presente che quella che sta vivendo lei, prima di tutto, è un’esperienza traumatica e che se ha voglia e se la sente, potrebbe chiedere un supporto utile proprio a calmare questi timori e superare il momento doloroso.
Il prossimo 10 novembre è un anno che la mia compagna è scomparsa a causa di un tumore maligno e raro. Ho 40 anni (tra pochi gg) e da 18 sempre insieme. L’amore come valore indescrivibile e impalpabile era il nostro marchio. Siamo cresciuti insieme e fino alla fine…lei ha sospirato accanto a me! Subito dopo ho reagito con pura chiusura e immediato smantellamento di casa. Da due mesi mi frequento con un’altra donna, mi fa stare bene, diciamo, ma non credo che il dolore possa svanire, al massimo si possa trasformare. Mentre scrivo piango infatti. Questo è anche amore! Non saprei come definire il mio stato psico-fisico di oggi, mi riesce difficile. Il mio medico consiglia di farmi aiutare per elaborare il lutto. Ci sto pensando con tutti i miei dubbi. Mi piacerebbe raggiungere l’obiettivo da solo senza cagionare alcun danno ad altri, specie alla persona che con grande serenità e maturità mi ha accolto oggi. La morte non fa paura, provoca dolore e dispiacere profondo. Questo per me è un dato di fatto. Una splendida vita a tutti.
Grazie Alfredo per le sue parole, spero si decida ad affidarsi per un aiuto.
A volte ci sono cose che può essere utile non affrontare da solo, come giovare di uno spazio per parlare di queste emozioni che sta provando.
Salve. Scrivo semplicemente per condividere la mia storia, perché ne ho bisogno. Dunque, un anno fa (23 Settembre 2016), ho perso il mio ragazzo in un incidente stradale. È stato… Terribile. Io ho sempre reagito. Ho cercato di riprendere in mano la mia vita, i miei ritmi, e ci sono in parte riuscita, almeno a fare le cose che dovrei fare (piccoli impegni quotidiani e lo studio in primis). Però soffro tanto. Io lo amo ancora, a me non sembra passato un anno, non riesco ad accettarlo, nè per Lui che ha smesso di vivere, nè per noi come coppia. Ci amavano tanto, stavamo bene insieme e io per la prima volta in vita mia ero davvero felice. Cerco di andare avanti, ma mi fa molto male l’idea di non amarlo più un giorno, mi manca tanto. Però forse vale la pena credere ancora nell’amore. Forse. Sono confusa.
Gentile Irene,
perdere una persona cara in modo violento e inatteso è un’esperienza traumatica vera e propria che, come tale, ha bisogno di più tempo e processi più complessi per essere elaborata. Provi se ha piacere a trovare uno spazio per parlare di questa confusione, poichè potrebbe esserle di aiuto a ritrovare un po’ di serenità.
La mente viaggia sempre verso la ricostruzione, quindi le auguro di trovare la strada verso il recupero di quella speranza nell’amore di cui parla.
Ho perso mio marito 1 mese e mezzo fa..un tumore..ci siamo sposati pochi giorni prima che mancasse…mi sento totalmente confusa…sono stata via un mese e al ritorno mi è crollato tutto..era il mio tutto..ci amavamo così tanto…eravamo uniti in tutto..era la mia famiglia e io la sua..vado avanti ma mi manca sempre più la voglia e la forza
Gentile Mel,
non posso scrivere molto più di quanto faccia in questi casi. Lasci che il doloroso processo del lutto faccia il suo corso, per quanto crudele e senza speranza sembri nel momento in cui lo si vive, troverà uno sbocco se avrà fiducia e pazienza di attendere.
Anche se le persone che ci stanno accanto stanno male non si è mai pronte a lasciarle andare veramenre. Ho perso mia nonna e non ero pronta a farla, era la nonna a cui ero più legata è ancora ora a distanza di una settimana anche se faccio finta che tutto vada bene non va bene, e te ne accorgi da quelle piccole cose che poi fanno traboccare il vaso e ti fanno uscire di testa veramenre.
Gentile Giulia,
è del tutto normale che si senta così e che provi a respingere il dolore che affiora. La parte più difficile è accoglierlo senza avere paura che ci travolga. E’ un passaggio necessario e bisogna affrontarlo con fiducia e coraggio.
Venti giorni fa una cara amica ha perso la figlia di soli 23 anni , in un tragico incidente. Come per il funerale, sarò presente al trigesimo, ma sono bloccata perché vorrei andarla a trovare ma non so quando può essere il momento giusto per non dare fastidio. Non vorrei sembrare inopportuna. Non ci frequentiamo ma ci stimiamo da tanti anni . Datemi un consiglio, per favore.
Gentile Tina,
non ci sono consigli standard in questa situazione. Solitamente è comprensibile avere difficoltà e non sapere come muoversi, ma la cosa migliore è fare ciò che ci si sente e sarà eventualmente la risposta dell’altra persona (se distanziante o accogliente) a darci poi gli indizi su come procedere.
Seguirò il tuo prezioso consiglio. Grazie di cuore , Sara. Alla prossima. ..
Cara Tina, da mamma che pochi mesi fa ha perso un figlio di 20, ti posso solo dire che a volte basta un piccolo messaggio, due parole in un biglietto, una fetta di torta lasciata di passaggio per far sentire che ci sei. Quando sarà il momento per una parola, una lacrima o un caffè te lo farà sapere. Un lutto così grande ti prosciuga tutto e solo il tempo ti concede una ricarica.
salve…racconto brevemente la mia storia, sperando qualcuno mi sia di conforto.
quattro anni fa circa conosco un uomo che avrva perso da poco la moglie.
per circa sei mesi parliamo e lui si sfoga molto con me. Il rapporto diventa sempre piu stretto finche non diventa anche fisico…questo sette mesi dopo la morte di lei.
Abbiamo attraversato momenti alti e bassi, dovuti sempre ai suoi ripensamenti: troppo presto, troppo diverse, amo ancora lei.
Io nel frattempo cercavo di comprendere e stargli vicino, accettavo foto di lei in casa e sui social, accettavo dediche poesie sempre rivolte a lei…accettavo che tutto di lei fosse ancora in camers…
tre giorni fa, sentendomi sempre piu trascurata l ho pungolato finche non è esploso dicendomi che è confuso…che non ss cosa sono per lui…che è ancora innamorato di lei.
Oggi mi ha detto che ha intenzione di resettare la sua vita, togliendo ogni cosa della moglie e dicendosi sicuro, per il momento, di voler chiudere con me…che non nego di essere a pezzi…
p.s. circa 2/3 mesi fa lui ha intrapreso un percorso con una psicologa.
Gentilissima,
come ha potuto leggere anche dall’articolo, l’elaborazione del lutto è molto personale e necessita di tempo per essere assimilata ed assorbita a pieno.
Mi sembra che questa persona si stia prendendo già cura della sua guarigione, dunque quello su cui la inviterei a soffermarsi è lei stessa, come si sente in tutto ciò e di proteggersi in caso ritenga che questa situazione la stia danneggiando.
Ho perso mio padre 1 mese e mezzo fa, e ora mi ritrovo qui a leggere queste testimonianze perché ho la sensazione di che nulla altro sia sensato fare in questo momento. Trascorro il tempo in cui non lavoro a guardarele sue foto e video, a consultare sue cartelle cliniche, leggere i suoi sms..cerco di circondarmi di lui come posso. Mi rivedo in molte delle testimonianze lette, soprattutto in chi come me non soppprta i discorsi inutili degli altri. Ho la sensazionedi vivere in un mondo parallelo, dove ogni cosa passa in secondo piano. Dentro me c’è tanta, tanta rabbia per aver perso un papà che ho amato e curato fino all’ultimo senza riuscire a salvarlo. In questo percorso difficile ho per fortuna la possibilitàdi un supporto psicologico garantito dalla struttura che ospitava mio padre. Ma nulla mi sembra sufficiente a emergere da questo oblio. ringrazio ogni testimonianza, perché in qualche modo leggendo ho avuto modo di normalizzare cio cje provo.
Gentile Anika,
grazie a lei per aver condiviso la sua esperienza. Come lei stessa dice, poter comprendere che ciò che si sta provando sia presente, in molte sfumature riconoscibili, nelle esperienze di altre persone, è un aiuto fondamentale a normalizzare e a ridurre i timori che chi vive una perdita solitamente prova. Viva ed esplori con coraggio questi sentimenti, la sua mente ha necessità di fare il suo percorso per poter elaborare questo dolore.
Salve, ho perso la mia bambina tre mesi fa alla 17esima settimana di gravidanza…u a gravidanza ricercatissima che è arrivata dopo anni di tentativi faticosi. Mi sento mancare di senso, ho ripreso la mia vita “normale”, il lavoro… Ma ogni giorno che passa ci pensò e mi dico ad esempio che ora saremmo giunte al settimo mese insieme… credo di essere alla quarta fase e sono accompagnata da una brava psicologa ma non vedo, ad oggi, come potrei un Domani superarla…mi sento svuotata, triste, non trovo senso in ciò che faccio, mi scoccia addirittura alzarmi dal letto e lavarmi al mattino… Ogni consiglio sarà ben accetto poiché non so proprio dove sbattere la testa. Grazie per avermi letto e avermi permesso di scrivere queste parole.
Gentile Roberta,
si dia del tempo per elaborare questa perdita.
Sono processi che richiedono un percorso a volte anche lungo e, data la storia che riporta, certamente questa è stata un’esperienza molto traumatica con anche altri significati importanti connessi ad essa. Se ha piacere, prenda in considerazione di ritagliarsi uno spazio per parlare di ciò che sente, potrebbe esserle di aiuto a superare il momento e monitorare eventuali ostacoli al processo di elaborazione del lutto che ha vissuto.
Ho perso mio marito da venti giorni, era tutto per me.. il mio complice, amico e amante. Fortunatamente sono circondata da persone che mi vogliono bene e sto cercando di organizzarmi per stare insieme agli altri per non star da sola. Mi sento mancare il pavimento sotto i piedi e quando rientro a casa e giro le chiavi nella toppa sento un vuoto incolmabile… un tumore me l’ha portato via, aveva solo 60 anni e una vita ancora da vivere insieme. Cerco di sorridere, metto una maschera e sopravvivo…
Grazie della condivisione Luisa,
mi pare stia usando le sue risorse al meglio per affrontare il momento difficile. Le auguro che il necessario, doloroso processo di elaborazione della perdita, possa riportarla in breve alla serenità meritata. Il vuoto non si colma, ma potranno crearsi certamente nuovi spazi.
Cosa strana il lutto: un groviglio di sentimenti che come un’onda va e viene. E incomprensibile per molti.
Non so dove mi porterà il mio lutto, spero mi lasci ancora vivere e sorridere in onore di chi ha ‘deciso’ a sorpresa di lascirmi troppo presto. Per una mamma è complicato. Per una mamma la vita comincia e finisce con i propri figli e mezza della mia è già svanita. Chiudo gli occhi e spero che il tempo torni a scorrere quasi come prima veloce e indaffarato… nel frattempo sopravvivo.
Grazie per l’articolo, utile e di conforto.
Gentile Cinzia,
la mente, in condizioni normali, per sua natura tende sempre verso la ricerca e la conservazione di uno stato di benessere. Una certezza nel lutto e nella sua elaborazione è che, anche nella perdita peggiore, questa tendenza spingerà a riparare la ferita con le risorse a disposizione per tornare verso la stabilità, prendendosi il tempo necessario.
Grazie per le preziose parole. Le conservo per i momenti più difficili.
Ancora grazie e buon lavoro.
Gentile Sara,
ho perso mio padre alla fine di dicembre dell’anno appena passato.
Ho sicuramente attraversato quella che viene definita fase della negazione della durata di un paio di mesi, seguita da una fase relativamente tranquilla (fino a qualche giorno fa), nella quale mi piaceva ricordarlo con gli amici che lo conoscevano o il mio compagno, soprattutto riferendomi a cose che aveva detto o avrebbe cucinato in quel momento..insomma, qualcosa di piacevole, accompagnato da risate e dolci pensieri.
Da qualche giorno invece il suo pensiero mi tormenta, penso a lui continuamente e soprattutto agli ultimi giorni della sua vita (ha avuto una malattia gravissima che in tre mesi ce lo ha portato via); penso all’ uomo forte che era e a come era ridotto gli ultimi istanti, e non riesco a trovare pace, né una risposta. Sono senza parole e come immobilizzata in un’angoscia senza tempo.
Non sono credente, per cui non ho neanche la magra consolazione di pensare che un giorno potremo tutti ritrovarci per un consolatorio abbraccio finale.
Piango poco…solitamente. Ma in questa ultima settimana mi sono ritrovata ad accostare la macchina tornando dal lavoro per sfogarmi in un pianto disperato, e sperare che il mio compagno non si accorgesse di nulla rientrando a casa. Anche adesso ho le lacrime agli occhi solo scrivendo queste cose.
Ho male alla testa, non mi concentro in niente, trovo scuse banali per non uscire con gli amici o andare in palestra. Mi sembrano tutti quanti superficiali, ovvi, banali.
Non mi interessano i ragionamenti delle persone, ho l’impressione che parlino per dire soltanto delle amenità, cose senza significato.
Sto bene soltanto a casa, leggendo qualcosa o giocando con i miei animali.
Che fase sarebbe questa?
La saluto cordialmente
Simona
Gentile Simona,
la popolare teoria delle cinque fasi fornisce un riferimento per ordinare delle reazioni o modalità possibili nel corso dell’elaborazione del lutto. Come specificato nell’articolo non va interpretata alla lettera come un rigido schema. Può non esserci un ordine costante, nè si deve per forza passare attraverso tutte le fasi. Non può ridurre inoltre la complessità delle dinamiche che un lutto attiva.
Detto ciò, rispondendo in linea generica e senza riferirmi specificatamente al suo caso di cui non conosco la storia nè lei, da ciò che descrive direi che i sintomi che descrive si accostando a quelli di una fase depressiva – del tutto coerente con la perdita.
Se quello che prova la preoccupa o non la fa sentire bene, si rivolga ad un professionista per una valutazione coerente e ricevere risposte e sostegno adeguate.
Le fasi di elaborazione del lutto sono tassative???? Perchè ho 35 anni, ho perso papà x improvviso arresto cardiaco 3giorni dopo la prima chemio di mamma ed ho seguito mamma, da sola, nella malattia fino alla fine facendo il possibile ed oltre (tutto in 1 anno).Avevo lasciato il lavoro, ora mi trovo a ripartire da zero ma non ho sensi di colpa, non ho avuto fase di negazione/rifiuto, nè rabbia (perchè è stato fatto tutto il possibile ed eravamo molto legati),pure la fase di negoziazione non credo di averla passata, perchè so che la morte arriva per chi prima e per chi dopo.Ora cerco di non andare in depressione nei momenti di “ricordi” e di solitudine cercando di andare in palestra mangiando bene ed evitando alcool,droghe e relazioni sbagliate x colmare il vuoto, ho ricominciato a studiare x affrontare concorsi per trovare un lavoro e provo ad affrontare le cose con leggerezza.Spero di essere già nella fase di accettazione, ma secondo lei è possibile un salto di fasi o una diversa percezione di esse? La Ringrazio anticipatamente
Gentile Vale,
come specificato anche nell’articolo, le fasi del lutto possono non seguire l’ordine indicato nè presentarsi necessariamente tutte.
Bisogna tenere presente che le teorie psicologiche servono a guidare ed orientare la conoscenza sui diversi processi che articolano il funzionamento mentale. Nel rispetto di ogni storia individuale e complessità umana, esse vanno poi applicate al singolo e variano da persona a persona. Ognuno segue ed elabora a seconda delle proprie risorse e non esistono passaggi obbligati.
Ho letto l’articolo e alcune fasi le sto vivendo in questo momento. Ho perso mio padre 2 settimane fa (lo scrivo ma ancora non ci credo) e oltre i primi due giorni di totale disperazione e lacrime ho passato 12 giorni come se nulla fosse successo. Tanto che una mia amica mi chiese: “Ma tu come fai a reagire così davanti ad una perdita così importante, mentre io che mi sono appena lasciata dal mio ragazzo non smetto di piangere?”
Ragionando …ho capito che ero nella fase di negazione.
Adesso sto realizzando cos’è successo e piango come il primo giorno che l’ho saputo.
Per quanto riguarda le altre fasi …Rabbia ecc. secondo me, dipendono dal rapporto che hai avuto con la persona che hai perso, se hai rimorsi e rimpianti, se non sei riuscito a dirgli delle cose importanti, se questa persona ti ha fatto soffrire ma perderla è una cosa impensabile…
Mentre per quanto riguarda la cultura… Io sono albanese…. Noi abbiamo un modo straziante di elaborare il lutto, ma che a lungo termine ti fa solo del bene. Sembrano delle pratiche psicologiche che ti aiutano a sopportare e superare il dolore. Per almeno 7 giorni hai la casa aperta, piena di parenti e si parla solo della persona che non c’è più. Con le persone più vicine si spiega e si rispiega l accaduto …dove stavi quando è successo ecc.
Serve una tesi di laurea sulle pratiche albanesi del lutto 🙂
Ogni cultura ha il proprio modo di vivere la perdita di una persona cara e sono questi riti che aiutano ad accettare e lasciar andare la persona che non c’è più.
Gentile Laura,
grazie per questa preziosa testimonianza. Ha perfettamente ragione, la cultura e le tradizioni di ogni popolo hanno tutte rituali precisi più o meno elaborati che aiutano a curare il dolore della perdita ed elebarorare il concetto della morte, da sempre grande incognita dell’esistenza.
Trovo l’usanza albanese che descrive molto bella e terapeutica. Il racconto e la condivisione delle esperienze soprattutto di perdita sono fondamentali processi per il superamento del lutto e del dolore.
ho letto solo oggi, grazie è molto bello.ho perso mia madre meno di un mese fa
Ho letto con attenzione i 5 passaggi. non capisco se debbano essere tutti obbligatori per l accettazione oppure no,
Ho passato la fase della negazione della negoziazione, ma se non ho giornate interamente programmate subentra una forte depressione,
Mi hanno suggerito dei fiori di bach (all inizio il rimedio d emergenza è stato molto efficace) ma ora che me ne è stato fatto uno personalizzato mi sta uscendo una rabbia immotivata verso persone, compresa aggressività- Non so se sia utile al processo, grazie se vorrete rispondermi,
Gentile Alessandra,
come scritto nell’articolo, che illustra la teoria delle cinque fasi, è certamente indicativo e non obbligatorio che si palesino tutte quante durante l’elaborazione di un lutto. La mente e la sua naturale predisposizione alla cura reagisce sempre seguendo le risorse peculiari di ciascuno di noi, che sono comunque sempre soggettive. Il lutto ha dei tempi lunghi e complessi per venire smaltito e non c’è bisogno di preoccuparsi di sentire emozioni forti, a volte contrastanti. Può essere spiacevole naturalmente, ma di certo non innaturale.
Molto interessante davvero.Grazie ho apprezzato.Con piacevole sorpresa apprendo che non è detto che le 5 fasi del lutto siano passaggi obbligati per ogni individuo tanto più se si tiene in doverosa considerazione l’appartenenza culturale. Sarebbe interessante approfondire la tematica :in particolar modo m’incuriosisce come altre culture vivono il lutto.
Ho prestato assistenza ad un vicino di casa anziano negli ultimi momenti del suo percorso terreno senza però una piena consapevolezza e tanto meno pronta alla sua imminente e inaspettato decesso.Mi chiedo a che punto sono nell’ elaborazione del lutto.( credo alla negazione)Ma mi chiedo soprattutto se e come sia possibile prepararsi alla morte ( di un assistito ondi un anziano genitore, piuttosto che di un fratello, amico,…) ho letto qualcosa sulla teoria del non attaccamento. Cosa propone la psicologia in merito?
Ringrazio con cordialità
Rosa
Gentile Rosa,
grazie per le sue parole in merito all’articolo.
La letteratura in merito alla perdita, il lutto e alla sua elaborazione in psicologia è molto vasta. Può sicuramente fare una ricerca e trovare le fonti che le sembrano più utili sulla base degli aspetti specifici che intende approfondire.
Da alcuni anni sono venute a mancare molte persone, intendo genitori e familiari, conoscenti, cantanti e personaggi pubblici che hanno accompagnato e significato la mia vita, ed ora a 60 anni molte volte al giorno mi trovo a ragionare sull’inutilità dell’azione che sto compiendo, in vista del principio di assolutezza e della successiva morte, ovvero a fantasticare sul periodo di tempo che mi separa dalla mia personale “mancanza”, istituendo una sorta di ragionevole conto alla rovescia, e davvero ad interrogarmi sull’effettiva possibilità di ritrovare tutte
quelle persone venute a mancare ( ed attualmente per me “mancanti”) una volta venuta a mancare IO STESSA…. come comunemente si dice… ed in effetti credendoci… “ma allora sarebbe il caso di mancare fin
da subito !… tanto qua non c’è più nessuno !”.
Gentile Fiorella,
nell’elaborazione della perdita ci si trova a congetturare spesso su queste tematiche, a confrontarsi con la nostalgia e il desiderio di ricongiungimento, quando anche con la solitudine che spesso ne deriva. E’ anzi importante e naturale porsi queste domande, che per loro natura non hanno risposta certa e aprono stimolanti dubbi e sfide alla nostra mente. Importante è non caderne preda, nel tentativo distorto di risolverle in modo definitivo, dimenticando così che il senso più profondo dell’elaborazione di ogni lutto risiede nell’accettazione di esso e nel proseguimento di un progetto di vita a suo seguito.