Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

Abuso sessuale infantile: Conseguenze in età adulta e trattamenti

C'era una volta un bambino: L'adulto vittima di abuso sessuale nell'infanzia
Una lettura facile per meglio comprendere cosa accade all’adulto che è stato vittima di abuso sessuale nell’infanzia.

Quando si parla di “abuso sessuale infantile” ognuno di noi ha in mente una definizione precisa, dettata il più delle volte da esperienze indirette. Purtroppo in alcuni casi l’abuso sessuale entra direttamente nella vita di un individuo, impattando violentemente sul suo normale corso, lasciando dietro di sé delle ferite psicologiche che variano per gravità a seconda del tipo di abuso subito, l’età e la capacità di autocura di cui ogni mente umana dispone.

Partiamo da una definizione generale: intendiamo per abuso sessuale infantile qualsiasi attività che implica il coinvolgimento in attività sessuali di un minore da parte di un adulto.

Da notare bene, quando ci riferiamo ad attività sessuale, non parliamo necessariamente di un rapporto fisico diretto, ma di tutto ciò che ha a che vedere con la sfera della sessualità, se una delle due parti rifiuta o non è nella posizione di comprendere (o comprendere con un senso di maturità piena in caso di adolescenti) ciò che sta accadendo. Ad esempio, oltre alla violenza sessuale che implica una penetrazione, la costrizione al toccare o baciare; la visione non desiderata di nudità o atti sessuali del singolo adulto, di una coppia o più individui; riferimenti sessuali e argomentazioni oscene.

L’abuso sessuale infantile ha solitamente e comprensibilmente un elevato livello di gravità e rischio per la salute mentale di un individuo e la sua crescita. Una persona che è stata abusata in età infantile porta nel decorso evolutivo della sua mente le tracce di un evento traumatico che solitamente ne devia il normale sviluppo.

Possiamo dire in linea generale che il livello di gravità segue tre dimensioni fondamentali:

  • il tipo di abuso subito e la sua durata – ovvero, se si è trattato di veri e propri rapporti fisici, toccamenti o esposizioni visive o racconti e provocazioni e quanto a lungo;
  • l’età e le risorse individuali del bambino – ovvero, in quale fase dello sviluppo il trauma lascerà traccia e di quali risorse dispone;
  • l’identità dell’abusatore – più la parentela è prossima alla vittima, peggiori saranno le conseguenze del trauma subito.

Per intenderci, potremmo dire che un abuso sessuale subito da parte di un genitore ad un bambino in età pre-puberale (8-11 anni circa) che si protrae nel tempo, con un coinvolgimento fisico totale, con ogni probabilità si rivelerà un’esperienza tra le più distruttive per la salute psichica.

Naturalmente essendo queste tre dimensioni molto variabili, fare previsioni nei singoli casi è molto complesso e, proprio per le capacità e risorse individuali, situazioni che potrebbero far pensare a conseguenze peggiori potrebbero rivelarsi meno gravi di altre da cui ci si aspetterebbe al contrario quadri meno compromessi.

A fronte di ciò ricordiamo che trattandosi di abuso sessuale infantile, stiamo facendo distinzioni all’interno di una situazione che presenta comunque, in qualsiasi forma avvenga, una potenzialità traumatica di livello elevatissimo, che si parli di un episodio con coinvolgimento minimo, ad uno massimo.

Le conseguenze psicologiche di un abuso sessuale possono toccare differenti aree: l’autostima, lo sviluppo della sessualità, le capacità relazionali.

Solitamente un bambino reagisce all’abuso innescando meccanismi di difesa basici, quali rimozione e dissociazione – la mente cerca in questo modo di sganciarsi dal ricordo traumatico insostenibile creando una barriera tra ciò che è accaduto e le implicazioni emotive o cancellando letteralmente l’episodio dalla memoria. E’ stato rilevato come il minore affronti una situazione molto simile a quella degli adulti che, dopo aver subito un trauma, sviluppano un disturbo post-traumatico da stress.
Il senso di colpa si riversa su di sé ed è tanto più intenso, quanto l’ambiente circostante ignora o copre l’episodio, e di contro, si sviluppa un profondo senso di sfiducia e paura nei confronti degli altri.

Un adulto che è stato abusato deve scontrarsi con queste credenze sviluppate e consolidate dal bambino che era un tempo. Tenderà a seconda dei casi, ad essere altamente aggressivo, ad incolparsi ferocemente, avrà una bassa autostima, tenderà a deprimersi o ad oscillare molto tra stati emotivi. È prevedibile che abbia difficoltà a regolare gli impulsi e problematiche ad inquadrare e sviluppare una corretta identità sessuale ed una vita sessuale soddisfacente.

Tra le patologie che possibilmente si sviluppano troviamo il disturbo borderline di personalità, la depressione, disturbi alimentari e dipendenze, proprio in conseguenza all’incapacità di regolarsi e al costante bisogno di “tenere il controllo” su una situazione che si percepisce in pericolo costante.

Ad oggi la psicoterapia è uno strumento di elezione per trattare e curare storie e conseguenze degli abusi. Ovviamente, parlando di età adulta, si dovranno affrontare gli effetti di schemi disfunzionali consolidati nel tempo. Si può dire che il trauma dell’abuso innesca una serie di meccanismi di difesa estremi della mente che portano purtroppo, seppure con lo scopo di proteggere la persona da un crollo, alla formazione di sistemi difettosi e patologie che probabilmente non sarebbero comparsi altrimenti.

In quest’ottica, abbiamo personalmente usato l’esperienza nata da un lavoro costante sul campo in questo ambito per sviluppare un metodo mirato, la cui filosofia di base è mantenere al centro la narrazione della persona, integrando tecniche e conoscenze in campo psicotraumatologico sempre più innovative: l’Emdr; la Psicoterapia Sensomotoria; la terapia dell’Esposizione Narrativa, ne sono alcuni esempi.

Tutto ciò all’interno del percorso di psicoterapia, per fornire a chi ne fa richiesta un’esperienza che garantisca una totale e complessa strategia di intervento il più possibile risolutiva, nel rispetto della natura articolata del trauma, la cui cura non può ridursi alla sola rimozione dei sintomi da esso generati (per saperne di più, vedi: Alicanto – Centro Cura del Trauma Psicologico).

Se volete approfondire il tema in modo dettagliato e avere risposte più complete potete acquistare il libro in versione cartacea oppure ebook (gratis con abbonamento KindleUnlimited) cliccando sul titolo: C’era una volta un bambino: L’adulto vittima di abuso sessuale nell’infanzia

NB. Vorrei estendere un ringraziamento particolare a tutti coloro che con coraggio stanno commentando l’articolo, facendo domande o semplicemente condividendo il dolore e il disagio delle loro esperienze di abuso vissute in età infantile.
[E’ possibile che parti dei commenti con contenuti marcatamente espliciti vengano tagliati per il contesto nel quale sono pubblicati.]

Vorrei altresì specificare che purtroppo NON E’ POSSIBILE FARE CONSULENZE VIA EMAIL O TELEFONICHE.

Usate questo spazio qualora vogliate un commento da parte mia.

1.081 commenti

  1. Sono vite condannate le nostre … continueranno e si pagheranno a vita le dannate conseguenze di ciò che questi luridi bastardi ci fanno … si può provare ad andare avanti ma purtroppo consapevoli che le nostre esistenze sono segnate a vita e che i momenti di angoscia e malessere domineranno le nostre vite senza permetterci di respirare. Mi scusi se scrivo ancora.

    1. Author

      Gentile Melany,
      non deve scusarsi. Mi spiace constatare che permane in lei ancora fortemente il suo stato di perdita di speranza. Spero possa trovare una via d’uscita a questo dolore.
      L’impossibilità di liberarsi da questo stato è un sentore comune, ma le posso dire con certezza – attraverso la viva testimonianza delle persone meravigliose con cui lavoro ogni giorno – che l’abuso non domina, se non gli si consente di farlo, e che è possibile avere una vita serena e felice anche con una storia traumatica alle spalle.
      L’abuso non è affatto una condanna a vita, ma solo una parte di una storia molto, molto più complessa.

  2. Buongiorno, ho 33 anni…e sono stata abusata da mio fratello maggiore quando ero piccola, forse avro’ avuto 4/5 anni… è successo più volte e poi ha smesso…. mi chiedeva di praticare sesso orale o si sfregava su di me….successivamente è successo lostesso con l’altro mio fratello che ha un paio di anni in più di me…. e poi anche lì ha smesso… per quanto sembri assurda la cosa, ci frequentiamo cm se nulla fosse e per me è un po’ come se mi rendessi conto ora di quello che è successo e di tutti gli strascichi che mi sono portata dietro, come se avessi minimizzato in questi anni quello che è accaduto…mi sento perennemente inferiore agli altri….faccio fatica a relazionarmi perché penso sempre che quello che ho da dire non interessi agli altri… altrrno momenti felici con momenti di piena depressione…tutto nascosto agli occhi degli altri…chi mi conosce non immaginerebbe mai il mio passato o ciò che provo dentro…. mio marito in primis….è la prima volta che ne parlo e sono confusa, secondo lei dovrei seguire un percorso? Oppure continuo la mia vita così ed evito di scoperchiare il vaso di pandora?
    Grazie

    1. Author

      Gentilissima,
      prima di tutto volevo dirle che non è “strano” quando si parla di abuso, soprattutto se intrafamiliare, avere situazioni in cui i protagonisti tacciano o pretendano che non stia accadendo nulla e che continuino a tacere per anni, se non per tutta la vita.
      La domanda che pone è certamente da rivolgere a se stessa. Mi pare che in certi casi, porsi il dubbio e aver collegato con lucidità le sue difficoltà alla sua storia, sia già un principio utile di un percorso interiore. Intendo dire che forse il vaso di pandora è già scoperchiato e la domanda dovrebbe essere se ho voglia di guardarci dentro oppure no. Naturalmente il mio punto di vista è quello di lavorarci sempre, o almeno tentare, ma la risposta deve essere la sua.

  3. sono una mamma di due ragazze di 26 e 24 anni. la minore è stata abusata dal padre dall’età di 3 anni ai 6 circa mentre vi sono dubbi sulla maggiore. due mesi fa ho chiesto a loro cosa era successo e la reazione è stata di una violenza inaudita nei miei confronti. negazione, minacce di suicidio e di morte a me, uscita di casa della minore. come posso aiutarle?

    1. Author

      Gentile Clelia,
      l’aiuto che può dare è supportivo, come ogni parente o persona vicina di chi ha subito un trauma. Nel suo caso specifico la situazione è certamente più complessa, trattandosi di un abuso paterno. Non conosco lei e la storia nello specifico, quindi mi è impossibile darle delle indicazioni personali in merito “al cosa fare”. Sarebbe importante provare a confrontarsi assieme sull’accaduto per valutare i sensi di colpa, le percezioni vissute da ognuno e magari risolvere delle incomprensioni nate dalla situazione e foriere di sentimenti di rabbia.

  4. Salve, ho subito due abusi: a 7 e a 11 anni, per mano di un parente.. questo quello che ricordo…
    Ho letto un sacco di articoli, storie, ricerche, punti di vista sul tema, sulle conseguenze… oggi ho 23 anni e sto valutando seriamente di parlarne con i miei genitori (l’ho raccontato solo al mio ragazzo e ad una vecchia amica) mi blocca la loro possibile reazione.. mi sono sempre impegnata nel cercare di non essere un problema (dati i mille problemi già presenti in famiglia) e quindi non mi è mai capitato di dover raccontare qualcosa di personale e negativo ai miei, so che mi vogliono bene e dicono sempre che per me ci sono, ma non ho la minima idea della loro possibile reazione.. ho cercato su internet articoli o ricerche sul punto di vista/la situazione/ la reazione di chi ascolta la storia di un abuso.. come potrebbe reagire… cosa potrebbe provare.. Non ho trovato praticamente nulla
    Lei può essermi d’aiuto? Qualsiasi informazione, articolo, dettaglio… qualsiasi cosa…
    Mi scuso per il disturbo, piena libertà di rispondere o meno ovviamente
    Grazie per avermi letta.

    1. Author

      Gentile Ilaria,
      si potrebbero elencare una serie di risposte possibili, ma questo non risponderebbe alla domanda e probabilmente ne influenzerebbe il suo intento di parlare o meno dell’accaduto. Ci sono reazioni molto positive ed altre altamente distruttive per la persona che decide di confrontarsi in merito alle vicende di un abuso. Quello che si valuta nel corso di un lavoro terapeutico, infatti, non è la previsione (impossibile) di come reagirà l’altro, sui cui non si ha un controllo, ma sul significato che ha per la persona quella rivelazione.
      Si dovrebbe insomma lavorare prima sull’abuso, sui suoi significati e quindi ragionare sul come e se sia utile dire, in modo da preparare la persona anche ad una risposta negativa.

  5. Salve,

    Vorrei chiederle un approfondimento: quali sono le conseguenze sullo sviluppo della sessualità derivate da un abuso?

    Grazie per l’attenzione

    1. Author

      Gentile Giovanni,
      le conseguenze possono essere molte ed estremamente variabili. Dipende dalla persona, dalle modalità dell’abuso e dal corso dello sviluppo in generale. Le problematiche legate alla sfera sessuale possono esprimersi in qualsiasi modo: ad esempio, si può andare dalla totale assenza di interesse per la sessualità, all’iper-sessualizzazione. Oppure possono essere legate al cattivo rapporto con il corpo, che spesso si crea come causa di queste esperienze traumatiche. Inoltre, anche se per ovvi motivi sono tra i sintomi più frequenti in questo campo, le problematiche legate alla sessualità possono non presentarsi affatto.

  6. Buon giorno, ho una domanda che mi ossessiona e ho bisogno di conoscere la risposta:” perché nel mentre si è vittima di abusi da parte di un pedofilo non si cerca di scappare o urlare o attirare l’attenzione delle persone circostanti?”.
    Sono stata vittima di una classe di abusi quando avevo 9 anni e raccontandolo al mio attuale marito oggi mi ha fatto questa domanda. Io non ho una risposta precisa. Ho detto che non sapevo che stesse facendo qualcosa di sbagliato e che non volevo umiliarlo davanti a tutti pensando che mi stavo sbagliando sulla nAtura delle sue Azioni.
    Leí me lo saprebbe spiegare?
    La ringrazio

    1. Author

      Gentile Claudia,
      la sua domanda è più che legittima ed è spesso una domanda che si pongono molte persone abusate. Proverò a semplificare al massimo la risposta, perchè in realtà ci vorrebbe molto tempo per spiegare come mai questo accade e l’argomento è decisamente complesso.
      In parte la risposta è già nella sua affermazione “non sapevo cosa stesse facendo” e “mi stavo sbagliando”. Quando si parla di un abuso subito in età infantile, l’adulto tende a dimenticare che sta parlando di un bambino e quindi applica delle regole che sono “adulte”. Non si considera quindi che un bambino sotto minaccia non ha alcuna chance di ribellarsi, perchè non ha le risorse. Inoltre, i bambini dipendono in tutto e per tutto per la loro sopravvivenza dagli adulti, questo li rende ciecamente fiduciosi nei confronti di chi è più grande e, di conseguenza, se accade qualcosa che non va, è più facile per il bambino pensare di aver fatto lui qualcosa, piuttosto che ammettere che sia stato l’adulto.
      Spero, in linea generale, di aver dato un’idea di come sia naturale che un bambino non reagisca ad un abuso.

  7. Salve mi chiamo m. Ho un famigliare stretto che ha avuto problemi di abuso ma era piccolo di 5 6 anni.. aveva.. e per più di 25 anni lui si è portato questo peso addosso e non c’è giorno che ci pensa.. è stato abusato ma non di sua volontà.. volevo sapere se c’erano cure che lo riescano a fa dimenticare i ricordi.. e se ha qualche diritto di risarcimento per danno celebralo causati da sta persona?? Chiedo a voi perché in questo momento sono disorientato .. grazie

    1. Author

      Gentile Mustpha,
      non esiste un trattamento in grado di far dimenticare i ricordi e in verità (anche se giustamente coloro che hanno sofferto di esperienze traumatiche a volte desidererebbero dimenticarle) non è utile per la mente, ma piuttosto lavorare sul ricordo e cercare di elaborarlo per poter andare avanti serenamente con il resto del percorso di vita. Un percorso terapeutico potrebbe aiutare il suo familiare sia a capire come superare l’evento e se sia possibile e utile fare una denuncia.

  8. Buongiorno, in questi giorni una cara amica, che conosco e frequento da i tempi della prima superiore (oggi abbiamo entrambe 39 anni) parlando di una nuova relazione che sta approcciando, raccontandone le difficoltà che sta nuovamente affrontando è crollata e ha raccontato di aver subito degli abusi da parte del nonno quando era molto piccola (fino ai 6 anni), poi il nonno grazie a dio è mancato. Tenga conto che lei non ha mai detto nulla hai genitori, nonostante la nonna sapesse anche lei degli accadimenti. Questa ragazza che come predetto conosco molto bene e da tanti anni è sempre stata estremamente insicura, sia sul suo aspetto fisico, nonostante sia molto bella, sia nei rapporti con gli uomini sopratutto per quanto riguarda la sfera sessuale che lei poveretta vive con disagio e mai con appagamento pieno. Le ho consigliato di rivolgersi ad uno specialista, dicendole fin da subito che io sono presente, che le voglio bene e può ritenere di avere il mio supporto pieno nel percorso che vorrà intraprendere. Dopo molti anni di tribolazioni deve aver capito che in lei c’e uno scoglio che non le permette di vivere come tutti gli altri si è mostrata volonterosa di andare da un terapeuta. Può darmi qualche consiglio sui percorsi adatti a traumi di questo tipo? la ringrazio anticipatamente per la risposta.

    1. Author

      Gentile Silvia,
      come già scritto in commenti precedenti, la cosa più importante a mio avviso è che la sua amica si trovi bene con il terapeuta. Certamente affidarsi ad un professionista che abbia esperienza con la cura del trauma sarebbe l’ideale, ma tenga presente che come terapeuti ci troviamo a contatto con queste tematiche quotidianamente e, quindi, la competenza, la serietà e l’esperienza, restano i fattori che considererei nella scelta. Più opportune per queste storie traumatiche di abuso sono le psicoterapie di modello dinamico, come la psicoanalisi, ma di matrice contemporanea possibilmente (per intenderci sconsiglierei oggi la classica psicoanalisi freudiana con lettino e terapeuta collocato dietro di esso).

  9. Salve, da pochi mesi ho interrotto la mia psicoterapia ad orientamento psicoanalitico. Dopo 2 anni di terapia con setting di 3 sedute a settimane l’avversione verso la mia terapeuta ha avuto il sopravvento. La sua parcella ed il setting costituiscono le resistenze che non supero. Dalle sedute è emerso ciò che non credevo fosse possibile. Sono un ragazzo abusato dal padre da non so quando fino ai 9 o 10 anni. Con l’analisi tanti comportamenti li ho potuti mettere in fila. Sorvolo sul mare di episodi, storie, comportamenti, e disagi a cui sono incappato nella mia vita e di cui mi nutro ogni giorno.
    Via mail non si fa diagnosi, per cui alcune domanda: si guarisce?
    Si resta a vita “invalidi”?
    Avrò sempre disturbi?
    Le faccio queste domande perché la proverbiale distanza necessaria tra terapeuta e cliente/paziente ha sempre impedito alla mia psicologa di darmi queste risposte e mettermi a conoscenza dei nomi delle patologie di cui soffro per poter iniziare a fare i conti con esse, insomma attrezzarmi a sopravvivere.
    Infine temendo che non si guarisca mai da questo, tra psicanalisti e cognitivisti, chi ha gli strumenti più validi a trattare queste patologie?
    Grazie per l’attenzione

    1. Author

      Gentile Gabriele,
      non ho mai piacere nel riferirmi all’esperienza traumatica come qualcosa che rende “invalidi”. E’ piuttosto una frattura in un percorso di vita che è del tutto possibile affrontare e di cui i significati distorti possono essere assolutamente corretti ed elaborati, anche a distanza di tempo. Il trauma non ci definisce e la mente umana è perfettamente in grado di sanarne le ferite.
      La proverbiale distanza, per usare le sue parole, tra terapeuta e paziente è pensata per essere protettiva per il paziente, serve a consentirgli di stare in un luogo sicuro e libero. Non è non rispondendo a queste legittime domande che manteniamo questa protezione. Questa modalità di pensiero risale ad un modello psicoanalitico classico ormai ampiamente superato dai modelli teorici moderni. Quindi come terapeuti in realtà possiamo rispondere a tali quesiti e anche dare nomi a patologie, sempre se è di utilità per la persona.
      In linea generale ogni percorso terapeutico è valido se a condurlo c’è un’ottima alleanza terapeutica tra professionista e paziente. Ci sono naturalmente delle condizioni che giovano più di un tipo di intervento rispetto ad un altro. Nel caso del lavoro con il trauma il mio personale parere è che sia indubbiamente ideale un percorso di psicoterapia analitica di matrice contemporanea (per ribadire, quindi, non parlo del modello classico ortodosso), in grado di modificare le dinamiche della mente alla radice e non solo di trattare il sintomo, mantenendo un approccio integrato.

  10. Buonasera, la mia compagna ha subito violenza all’età di 14 anni, adesso a 51 anni, dopo 30 di matrimonio, sta mettendo in discussione il nostro matrimonio, (e in cura da una psicologa) dice che é confusa e ha optato per una separazione, dicendo che non sa se vuole continuare a stare con me! Cosa posso fare per aiutarla? Starle vicino? Cosa che lei rifiuta ma le fa piacere o lasciarla andare x la sua strada?. O è il caso che a mia volta vada anch’io da un psicologo? Grazie

    1. Author

      Gentile Roberto,
      credo sia sempre opportuno fare una distinzione tra le vicende personali e quelle di coppia. Nonostante le vicende personali influiscano a volte anche in modo ingente sulla relazione di coppia, quello che accade nel rapporto a due è comunque il risultato di una doppia interazione tra due individui. Le dico questo perchè la fine di un rapporto sarà certamente dovuta a molte cause, non solo dipese da una esperienza di vita passata di uno dei due.
      Non posso certamente suggerirle io cosa fare, se non di pensare a se stesso a al suo benessere, se necessario anche chiedendo un supporto per un momento difficile come questo.

    2. Salve,
      ho 34 anni e quando avevo circa 10-11 anni sono stato abusato sessualmente da un uomo che a quei tempi aveva circa 19 anni. Sono sempre cresciuto con l’idea che le persone più grandi o più forti di me avessero il diritto di farmi del male o di picchiarmi perchè io ero più piccolo e più debole, e questo fatto mi ha portato ad essere più volte vittima di bullismo nel periodo delle scuole medie. Non ho mai potuto denunciare ne rivelare gli abusi sessuali subiti in quanto questa persona è molto vicina alla mia famiglia e temevo forti conseguenze per chiunque.
      Mi trovo ora ad affrontare questo trauma in un percorso di psicoterapia e solo ora mi rendo conto di essermi addossato la colpa di quanto accaduto (in quanto mi sono sentito costretto a dover “pulire” dal pavimento il liquido seminale che poteva essere visto e scoperto da altri nascondendo così l’abuso, contribuendo a sentirmi complice di ciò che avvenne).
      L’ essermi incolpato e l’aver dovuto gestire autonomamente l’accaduto credo abbiano causato in me più problemi di quanti non ne avrebbe causati l’abuso stesso.
      Le domande che le porgo sono la seguenti:

      1) spesso mi trovo a parlare con questa persona e a salutarla come se niente fosse, pur tenendo a mente ciò che è accaduto, come se avessi una sorta di maschera e come se una parte di me fosse impentrabile. Ai fini di un percorso che possa aiutarmi a risolvere i miei problemi pensa che dovrei evitare definitivamente di avere contatti con questa persona, anche se apparentemente in me non provocano reazioni così insopportabili?

      2) Come mai, pur essendo io vittima di abusi da parte sua, non sento un forte sentimento di odio nei suoi confronti ? Eppure non ho attrazione per gli uomini ma solo per le donne. Vedo che altre vittime provano addirittura sentimenti di vendetta nei confronti di chi abusa di loro…perchè io no?

      Grazie mille.

      1. Author

        Gentile Simone,
        mi pare stia facendo un ottimo percorso che la sta già facendo confrontare al meglio con le tematiche più importanti legati all’abuso, come la gestione e il superamento del senso di colpa per l’accaduto. Dunque proseguendo in questo percorso troverà le risposte alle sue domande.
        Proverò comunque a dire qualcosa in merito.
        La risposta è la stessa per entrambe le domande. Credo debba ancora esplorare molti aspetti dell’abuso e di quello che ha provato veramente (temi che emergono lentamente dopo aver superato l’ostacolo della colpa). Quindi quando questo inizierà ad avvenire potrà capire cosa è meglio per lei.
        Deve riconnettersi a cosa ha provato davvero quando era bambino in quei frangenti e ricollocare il suo abusante in una dimensione reale. Questo non necessariamente porterà a sentimenti di odio o vendetta, ogni sfumatura è possibile. L’importante è che si senta sempre bene con se stesso e finalmente in equilibrio rispetto alla sua vita attuale e a quanto accaduto in passato, benché tragico.

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