La violenza sessuale è una esperienza traumatica che influenza moltissimi aspetti della vita di un individuo. Essa può compromettere gravemente l’equilibrio mentale della persona, la sua capacità di socializzare, la sua capacità di valutare l’ambiente circostante e i pericoli.
Un adulto che subisce violenza sessuale si ritrova all’improvviso proiettato in una dimensione molto alterata di quello che era il suo mondo precedentemente percepito: l’impatto con il modo di vedersi e di vedere l’altro è profondamente compromesso. Ci basti pensare che in un episodio di violenza sessuale si sperimenta non solo un danno al corpo, ma si minano le normali percezioni di quanto ci si sente al sicuro, si altera il modo di vedere gli altri (“pericolosi”) e noi stessi (“fragili” “incapaci”), si subisce una pressione sociale negativa che aumenta il danno inferto all’autostima.
In linea generale, quando si subisce un’aggressione come una violenza sessuale si sperimenta un’esperienza di blocco e costrizione, con un attacco fisico diretto alla persona. Il risultato per la mente umana è sperimentare una tra le situazioni di peggior pericolo per la propria sopravvivenza. Questo livello di attacco è così grave che porta ad attuare meccanismi di difesa e risorse mentali che solitamente non è necessario attivare. Dopo questo stato di “iperattivazione” il sistema torna lentamente alla normalità.
Questa sequenza si traduce in un lungo processo che può contenere diverse fasi. Purtroppo questo processo di elaborazione del trauma subito può bloccarsi in qualsiasi momento, impedendo alla persona di tornare al precedente stato di normalità e facendole sviluppare una serie di sintomi.
Nelle fasi immediatamente successive alla violenza sessuale la persona tende a sviluppare una sintomatologia molto forte, solitamente si origina un vero e proprio disturbo post traumatico da stress (PTSD). In questo frangente la persona vive costantemente in uno stato di allerta e minaccia, quasi fosse ancora in pericolo; rivive con dei flashback l’aggressione; è insonne; evita di uscire o di ripercorrere i luoghi dell’aggressione.
Lentamente la violenza sessuale inizia ad essere elaborata ed iniziano a prendere piede i sentimenti di colpa. Le persone che subiscono una violenza sessuale si incolpano spesso, si vergognano profondamente per l’accaduto e per questo tendono a non voler parlare, poiché si convincono che la propria scoperta fragilità abbia avuto un ruolo nella violenza – dunque temono il giudizio degli altri. Così facendo si isolano sempre di più, aumentando il rischio di sviluppare una depressione, che spesso si tramuta in una caratteristica tendenza all’isolamento.
È frequente che la vittima di violenza sessuale abbia pensieri suicidari e purtroppo molte persone che hanno subito questa esperienza traumatica si tolgono la vita.
A questa fase può accostarsi o subentrare uno stadio di rabbia nei confronti dell’aggressore. Questo è positivo perché la persona sposta l’attenzione da sé all’altro, reale responsabile della violenza sessuale. Quando ci si può “permettere” di rivolgere la rabbia al di fuori di sé, si inizia a recuperare la fiducia in se stessi, si isolano i carnefici e si può provare a recuperare anche la confidenza nell’altro e nel mondo circostante.
Come detto, è del tutto possibile fermarsi ad una di queste fasi e non riuscire a recuperare l’equilibrio perso nella tragica esperienza di violenza sessuale.
È bene inoltre precisare che nel lavoro con vittime di violenza sessuale è sempre necessario comprendere quale sia la storia personale di questa violenza.
Nell’immaginario collettivo quando si parla di stupro c’è un estraneo che violenta una donna in un vicolo. Purtroppo le modalità con il quale una violenza sessuale viene attuata sono molteplici: per la maggior parte dei casi a violentare non è un estraneo, ma una persona conosciuta; ci sono molte violenze che vedono vittime degli uomini; molte sono le storie di violenze multiple su una stessa persona; ci sono sempre più violenze sessuali perpetrate con uso di droghe che stordiscono le vittime e non fanno uso diretto della costrizione fisica.
Tutte queste sfumature devono essere attentamente prese in considerazione per prevedere quali potrebbero essere le conseguenze di una esperienza traumatica come questa e quindi quale trattamento terapeutico proporre.
Un intervento terapeutico è certamente tanto più efficace, quanto precocemente si interviene sull’accaduto, proprio per aiutare e facilitare questi diversi momenti e l’elaborazione del trauma subito. È importante seguire la persona nelle prime fasi, per aiutarla ad abbassare il livello di stress accumulato; impedire che i sentimenti di colpa prendano il sopravvento e portino a sviluppare una depressione maggiore e infine gestire la rabbia e orientarla nella giusta direzione, poiché vi è il rischio che ci esponga ad una ri-traumatizzazione.
L’adulto che vive una esperienza traumatica di violenza sessuale, ha le risorse per affrontare e superare l’accaduto, sebbene sia tragico e doloroso. Come ogni trauma, vi sono le possibilità e le capacità di poterlo elaborare, ma vi è la necessità di non sottovalutare il difficile processo necessario per arrivare al recupero della serenità e sicurezza perduta.
Come si è detto, tanto più precoce l’intervento, migliori sono le possibilità di alleviare i sintomi del trauma e bloccarli sul nascere, ma resta fondamentale potersi inserire anche nelle fasi più tardive, anche a distanza di anni, proprio là dove il processo di elaborazione si è arrestato ed ha compromesso a lungo termine delle aree prima funzionali.
È quindi possibile intervenire con successo sul trauma generato dalla violenza sessuale anche nel tempo, per sciogliere nodi in sospeso di quella esperienza.
In conclusione, la violenza sessuale genera una violazione sul corpo della persona le cui conseguenze per la mente possono essere devastanti, sia in una prima fase, che a lungo termine. La conoscenza sul trauma e le dinamiche che lo muovono consente oggi, in modo più preciso, di aiutare coloro che hanno dovuto subire questa tragica esperienza. Affrontare e superare la violenza sessuale è possibile, anche quando, lontana nel tempo, porta delle cicatrici apparentemente incurabili.
Salve, ieri dopo tanti anni mi è tornato alla mente un ricordo del 2016 che avevo rimosso ed elaborandoli mi sono resa conto di aver subito un abuso e adesso mi sta facendo stare molto male. Quando è successo avevo 13 anni, con un mio amico (coetaneo) ci siamo ubriacati, abbiamo iniziato a baciarci ma a una certa mi sentii male perché dovevo vomitare, nonostante avessi pure vomitato lui si è approfittato di me facendomi praticare del sesso orale. Ricordo che io non lo fermai, probabilmente incapace di capire che ciò che stava succedendo era sbagliato. Mi Ricordo solo che i giorni dopo non mi sentivo bene riguardo a quello che era successo, però non capivo che si era trattato di un abuso. Solo ora me ne rendo conto, dal momento che questo ricordo mi è ritornato alla mente, mi sento in colpa perché probabilmente gli avevo fatto capire che lo volevo anche io, ma non era così, mi fa stare male che si sia approfittato di me in quelle condizioni
Gentile Antonella,
il senso di colpa è comune in queste situazioni, si tende a pensare di essere in qualche modo responsabili della violenza subita, soprattutto se non si è potuto reagire. La non reazione fisica e mentale è invece del tutto normale in situazioni simili e non indica certo consensualità, ma protezione verso il corpo che cerca di “sopravvivere” ad un evento pericoloso per la propria incolumità. Se possibile si rivolga ad un professionista che possa aiutarla nell’elaborazione di questo ricordo traumatico.
Io ricordo ke mio fratello più grande mi ha fatto provare piacere alle carezze e a sentire qualcosa di molto caldo su di me..ricordo ke mi piaceva e lo cercavo nei momenti in cui ero sola cn lui ..mia madre un giorno si accorse di questo momento e incolpo’ me ke ero ina poco di buono e ke mi dovevo confessare da un prete ..avevo 12 13 anni…ho vissuto cl senso di colpa nn ho mai detto niente a nessuno…mi sono sposata a 15 anni sempre spinta da mia madre ke pensava fossi stata sverginata …ma erano solo toccamenti..io ero diventata aggressiva e lo sono tutt ora senza rendermene conto..e ricordo di aver fatto la stessa cosa io su mio fratello più piccolo…anke lui ha reagito come me…gli piaceva…ma ora lui mi ricatta e dice di voler dire tutto ai miei figli…mi vergono ..ma nn gli ho mai detto ke la causa è stato di nostro fratello più grande è lui ke ha rovinato la nostra famiglia e il nostro rapporto….come devo comportarmi? Ora ho 64 anni!
Gentile Paola,
il consiglio è sempre quello di poter trovare supporto per elaborare questa storia di abusi. Il senso di colpa e la rabbia sono elementi costanti nelle esperienze traumatiche che ha vissuto e poter lavorare su di essi sarebbe molto importante.
Utile anche non sottovalutare un aiuto a capire come affrontare le paure dovute alle minacce rivelatorie di suo fratello minore.
Buongiorno, in questi giorni a causa di una chiacchierata profonda si sono risvegliate delle sensazioni a causa di un accaduto successo anni fa che non ho mai considerato abuso. Ero indecisa sul mio orientamento sessuale e chiesi a un mio amico di sperimentare, credendo che, come amico, sarebbe stato gentile e aperto ai miei bisogni… ma appena abbiamo cominciato io mi sono pentita di tutto e non sono stata capace di fermarlo, ero paralizzata dalla paura, anche perché dentro di me mi dicevo che dovevo continuare per “sperimentare”. Abbiamo continuato a vederci come amici per un po’ e l’ho sempre considerato un fatto spiacevole ma normale, sminuendolo. Ora è come se mi fosse esploso tutto addosso e non riesco a fare nulla che rientri nella sfera sessuale, nemmeno con la mia ragazza… l’ho accennato alla mia terapeuta ma non voglio parlarne ancora, da una parte vorrei non averlo mai tirato fuori, anche perché non sono sicura si tratti di un abuso visto che io non l’ho mai fermato. Cosa dovrei fare?
Gentile Giulia,
la domanda migliore da porsi inizialmente in questi casi è “come mi sento in merito a quel ricordo?”, indipendentemente dal cercare di definirne le circostanze. Questo perchè è fondamentale affidarsi sempre alle emozioni provate e soprattutto a cosa ci sta suggerendo la mente. In questo caso, l’episodio ha lasciato delle conseguenze che sarebbe molto importante affrontare e poi eventualmente in seguito definire. Provi a fare un piccolo sforzo e parli con la sua terapeuta. Sarebbe opportuno lavorare su di esso.
Buongiorno, ho elaborato con emdr una violenza subita da un uomo che contro la mia volontà mi ha inserito un dito. Io piangevo e lo supplicavo cercando di respingerlo. Poi il vuoto non ricordo nulla …sono passati 13 anni e havevo rimosso gran parte dell’accaduto. Non l’ho mai detto a nessuno. L’anno scorso mi sono aperta ad una psicoterapeuta che mi ha aiutato con l’emdr. All’inizio era come se tutto fopsse appena accaduto ho sofferto molto, poi l’elaborazione mi ha dato sollievo. Oggi, a distanza di un anno dall’elaborazione ho ancora dei momenti in cui il ricordo mi fa male…può essere che non l’abbia elaborato del tutto? Inoltre soffro di disturbo ossessivo compulsivo di controllo e paura di contaminazione, può essere collegato? Grazie
Gentilissima,
il lavoro con il trauma è in generale complesso. Emdr è molto utile ma necessita sempre di essere accompagnato da un lavoro collaterale per evitare che restino residui non elaborati. Il collegamento potrebbe esserci in linea del tutto teorica e generale. Non conoscendo lei e la sua storia mi è impossibile darle una risposta specifica. Il ricordo negativo di una esperienza traumatica non sarà mai cancellato, importante è che non rechi più disturbo. Se vi sono ancora angosce o sensazioni invasive è necessario ulteriore approfondimento.
Gentile dottoressa, voglio raccontarle ciò che mi è accaduto recentemente. Il 30 agosto bevvi abbastanza, insieme a questo ‘mio amico’, e lui successivamente venne a dormire da me. Saliamo a casa, ci beviamo un altro goccio di spumante, lui mi ferma alla porta della mia camera e prova a baciarmi, iniziando a toccarmi il seno. Io staccai subito e gli dissi sdrammatizzando ‘che fai, mi tocchi il seno?’ e lui mi disse ‘ah, perché l’ho fatto?’. (Premetto che a me questo ragazzo non è mai attratto sessualmente e mentalmente e sono sempre stata chiara nei suoi confronti). Da lì ci mettiamo a letto, mi inizia a girare la testa e capisco di essere ubriaca, a tal punto di non ricordarmi quasi più nulla. Ho piccoli frammenti: lui che inizia a baciarmi, io che ero un peso morto e farfugliavo ‘no’, lui che ha inizia l’atto sessuale, io che cercavo di scansarmi (senza alcun risultato) e infine lui che smette per una mia frase (ma non ricordo quale). Purtroppo ricordo perfettamente le emozioni che provai: rabbia, paura, disgusto, ansia e vergogna, soprattutto vergogna. Non sono sicura se effettivamente in quell’arco di tempo gli dissi ‘ok, facciamolo’, anche perché lui mi disse che ero totalmente consenziente, ma il giorno dopo io rimasi disgustata da ciò che accadde e lavai le lenzuola. Successivamente l’accaduto non riuscii più ad avere un contatto (anche stretta di mano) con questa persona. Ripeto, non so se effettivamente sia stato un abuso anche perché lui sostiene che io ci sia stata ma sono sicura al 100% che lui era abbastanza sobrio da non approfittarsi della situazione, anche perché venni a sapere (tramite ad amici) che gli piacevo. Ora abbiamo chiuso i rapporti ma ho seriamente paura di aver subito un abuso e di starlo ad elaborare solo ora. Ho bisogno di aiuto.
Gentile Beatrice,
in questi casi è molto importante che chieda un aiuto per elaborare al meglio quanto successo e iniziare a mettere ordine tra quelli che ora sembrano pensieri confusi su quanto e come sia accaduto. Sarebbe importante intervenire quanto prima per poter contenere le emozioni e convogliarle al meglio, qualora queste stesse emozioni diventassero sempre più forti.
Ho 45 anni e ieri, dopo un sogno rivelatore, ho scoperto di aver vissuto violenze sessuali per diversi anni. Dai 18 ai 33 ho avuto una lunga relazione con il mio primo ragazzo che oltre ad avere un carattere forte ed esuberante, abusava in alcool e droghe coinvolgendomi. Non è mai stato violento, il fatto è che quasi ogni volta che ci vedavamo, insisteva per fare sesso, spesso era già ubriaco o comunque alterato ed io per mancanza di polso mi lasciavo sempre condizionare, pensando che per essere amata dovevo assecondarlo, evitare discussioni, insomma fare ciò che mi veniva richiesto. Questo anche dovuto al fatto che dai 15 anni mio padre si è ammalato andandosene in cielo ai miei 21 anni. Credo di aver sostituito la figura paterna, tra l’altro autoritaria, con quella del mio ragazzo. Credo che non avendo ancora sviluppato la mia identità, mi sia fatta manipolare. Ora che riconosco l’accaduto e che sono passati così tanti anni, capisco le difficoltà che ho avuto a costruire la mia autostima e molto altro. Vorrei avere dei chiarimenti su quelli che possono essere i danni che ho subito a livello psicologico e cerebrale e capire cosa posso fare oggi per superare definitivamente questo trauma. Grazie
Gentile Silvia,
non mi è possibile dirle quali danni abbia subito dal trauma di queste violenze relazionali, poichè non conosco lei e la sua storia. In linea generale, certamente queste relazioni abusanti possono avere un effetto molto distruttivo sulla psiche e sarebbe certamente opportuno approfondire in sede adeguata la sua storia per aiutare ad elaborare e superare l’accaduto al meglio.
É una cosa molto complessa da raccontare..
Non so se sia una violenza ma la mia testa la percepisce così…
Qualche anno fa (ho 25 anni) andavo a fare i mestieri da un mio vicino di casa .. lo conoscevo bene come se fosse un mio parente (ha 70 anni)
Conosco la sua famiglia e i suoi figli…
Ha cominciato a toccarmi ripetutamente per diverse volte e io non riuscivo a dir di no.. ero impassibile ..non riuscivo a pensare a nulla se non speriamo finisca presto …
Sono una ragazza cin un carattere molto forte ma in quella circostanza mi sono sentita così piccola…indifesa…
Sono riuscita a parlarne alla figlia ( in maniera soft senza entrare nei particolari ) e anche con la mia famiglia .
Con il mio compagno mai…
Mai parlato di questa cosa e ogni tanto queste scene mi tornano in mente
Con il mio ragazzo quando facciamo l’amore (d quell episodio poche volte) mi sento sbagliata ,non mi piace e non riesco a venirne fuori…
Gentile Angela,
i pensieri e le reazioni che descrive sono usuali nelle persone che vivono un abuso. Sarebbe molto importante affrontare l’accaduto in sede opportuna per dare l’opportunità all’esperienza traumatica di venire riassorbita adeguatamente.
Gentile dottoressa, non credo di aver subito una vera violenza sessuale, ma quello che ho vissuto mi ha distrutta e mi tormenta. Vengo da una famiglia violenta. Mio padre picchiava me e mia sorella per divertimento. Minacciava e insultava mia madre, ma non l’ha mai picchiata. Mia madre non ci ha mai difese e per quanto lo odiasse lo giustificava sempre e non l ha mai lasciato. Mio padre non aveva controllo. Gridava, bestemmiava, ruttava e spuntava atavola davanti a noi. Mia madre non è mai intervenuta. La cosa peggiore è che durante le vacanze, da quando ero bambina fino ai 15 anni (18 mia sorella) si accoppia anno davanti a noi. Ho assistito a quegli amplessi con la peggiore disperazione. A casa, spesso la mattina mia madre faceva colazione con noi con solo la vestaglia addosso, senza preoccuparsi di rimettersi la camicia da notte per pudicizia. Mentre mia madre era malata la. notte lui andava nel bagno affianco alla camera in cui dormivo io e si masturbava rumorosamente. Queste cose per me sono state distruttive. Ho parlato tanto con psicologi e psichiatri delle violenze fisiche ma mai di queste cose, per vergogna, per paura, perché non vorrei sentirmi dire che queste cose non sono gravi. Ad oggi, che non vivo più con loro non riesco ad avere una vita sessuale. Come posso superare la paura e parlarne con uno psicologo? E soprattutto a chi potrei rivolgermi? L EMDR può aiutare?
Gentile Carla,
forse lo scrivere di questa storia è già in parte un modo di affrontare e superare una paura di raccontarsi. La sua è una storia complessa e altamente traumatica che andrebbe certamente valutata ed elaborata in sede opportuna. L’EMDR è utile nel lavoro con il trauma, ma è sempre importante comprendere che per la sua complessità, una esperienza traumatica necessita di un lavoro appropriato che operi su più fattori.
Vevo scritto quelche anno fa di questa mia esperienza di violenza da parte de mio fratello, che era il mio idolo, poi trovando rifugio fece amicizia con una donna che ad un certo punto era come mia mandre, ma poi anche lei mi tocco da tutte le parti e mi senti tradita per la seconda volto. Quando compi 18 anni decise di intrare in comuni religiosa confidandolo ad un sacerdote, che per anche lui non risparmio le sue insinuazioni del voler prendermi, Ora ho 43 anni sono una religiosa che desidera continuare il proprio percorso ma ho queste ombre nella mia vita e non mi lasciano vivere bene. Per alcune circostanze vorrei tornare a casa e dire alla comunità che una delle principlai motivazione e peche non trovo veramente quele sia la mia vera indentità a livello ri ragione. Io sono donna e e mi sento donna ma qualcosa non mi lascia vivere bene ho un dolore e una grande rabbia dentro di me perche ogni volta che cado contro la purezza sento in me tutto quello che sentivo quado queste persone mi mettevano le mani addoso. Vorrei uscire dalla comunità e vivere da sola ma nono so cosa alla fine sia meglio se questo lo porterto tutta la vita.
PER FAVORE: prego se riusciti a rintracciare il mio articolo vorrei capire semplicmente se il mio percorso è maturato o sono ancora lì intannata senza poter uscire da me stessa.
Gentile Angelica,
non mi è possibile dirle se e come il suo percorso sia maturato. Non abbiamo lavorato assieme e non la conosco per poterle dare questo tipo di riscontro. La invito a chiedere un supporto psicologico, perchè dalle sue parole si evince la necessità di mettere ordine in queste sue tragiche esperienze, che necessitano di essere elaborate in sede adeguata per poter ottenere la serenità cercata e meritata.
Pur essendo molto giovane ho subito più volte degli abusi sessuali.
La prima volta dormivo in una tenda con degli amici in una vacanza scout. In dormiveglia sentii che una mano mi stava sollevando le mutande ma non uscii dalla paralisi.
La seconda volta ero ubriaca a una festa e il ragazzo in questione (“amico”) mi disse che ero stata io a chiedergli di farlo, non saprò mai se fosse vero ma dubito in quanto avevo anche il ciclo. In seguito uscii con lui in amicizia, come nulla fosse successo. La terza ero ubriaca in vacanza e dei ragazzi appena conosciuti mi offrirono ripetutamente da bere.Io finii per concedermi sulle scale di un albergo, a due passi dalla camera dove i miei mi aspettavano preoccupati. Questo ragazzo mi sporcò gli stivali e mio padre mi trovò rannicchiata e incosciente.
Riesco a parlare tranquillamente di tutto ciò: è come se mi rendessi conto che sono stati abusi ma non avessi al contempo la consapevolezza della loro gravità. Nel mentre ho le spalle sempre più contratte, problemi allo stomaco, stanchezza persistente (talvolta invalidante), difficoltà a concentrarmi, e un’inettitudine abbastanza marcata nei miei rapporti con le persone.
Sono stata seguita da una psicologa anche se ho qualche dubbio sulla sua professionalità, l’ultimo abuso è successivo alla fine del nostro percorso. Non so cosa fare per eliminare questo male e questa fatica schiacciante di vivere, mi fa sentire fredda e isolata, e non mi piace.
Gentile Giulia,
questi episodi meriterebbero un approfondimento, possibilmente con un professionista che si occupi di traumi così da poterle dare un riscontro e supporto più appropriato.